Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

- 48 - Convalescenza


Il rifugio di Firya, se rifugio poteva definirsi, era molto accogliente. Roxane all'inizio aveva notato la presenza di una stalla coperta, con un ramo trasversale e piuttosto spesso sul fondo della parete al quale avrebbero potuto legare i cavalli.

Quando la principessa dissellò la sua giumenta e la lasciò legata al ramo, con un grugnito di protesta Freya scalpitò, ma Roxane non volle più rischiare di perderla lasciandola libera, perciò ignorò la sua reazione. Non avrebbe sopportato che si fosse messa in pericolo un'altra volta. Freya era l'ultimo legame che la teneva vicina a suo padre. Era stata un dono di Kassin per il suo sedicesimo compleanno.

La giumenta si voltò a fissare Febo che scorazzava libero sul tappeto di foglie e rivolse alla padrona uno sguardo desideroso e pietoso insieme.

"Non ti lamentare, se sei in queste condizioni un po' è anche colpa tua!", la apostrofò la principessa lasciandola sola in un fallito tentativo di liberarsi.

Quando tornò nel grande spazio dove scoppiettava il fuoco di Metlydi, una fessura in fondo alla parete di tronchi e foglie attirò la sua attenzione. Roxane ci si infilò in mezzo e facendosi largo tra le foglie si ritrovò in un'altra stanza enorme dove due grandi mucchi di foglie soffici fungevano da giaciglio.

Tra un sorriso e l'altro la principessa notò un'altra fessura che portava a una stanzetta ricolma di mucchi di castagne, foglie d'alloro e altri aromi.

Continuando a ringraziare mentalmente Firya Roxane si riempì le tasche di castagne e sollevati due lembi della camicia ne raccolse altre là dentro, per tornarle ad arrostire sul fuoco magico dell'entrata principale.

Kaharan giaceva malamente sul sacco a pelo e tremava vistosamente per i brividi. La ragazza si soffermò a guardarlo turbata senza sapere cosa fare, ma un brontolio allo stomaco la fece sentire egoista. Aveva fame, perciò prima avrebbe mangiato e poi si sarebbe occupata del resto.

Si limitò a coprire il principe col suo sacco a pelo e per un attimo si sentì pungolata dal senso di colpa quando lo vide tremare. Fece un altro passo incerto verso di lui ma poi si riscosse. Quanti soprusi e cattiverie le aveva rivolto lui durante tutto il viaggio?

Si accucciò vicino al fuoco e prese a disporre le castagne con ordine ai lati delle fiammelle guizzanti, aspettando che i loro gusci si schiudessero con scoppiettii. Quando furono ben aperte le raccolse, le sbucciò tutte, e procurandosi qualche scottatura le sistemò già calde dentro una ciotola riempiendola fino all'orlo. Quando ebbe terminato andò a riempire d'acqua una nuova ciotola di creta e iniziò a mangiare con gusto il misero pasto frugale.

Al di là della scarsa varietà di cibo Roxane pensò che quella cena era stata più buona di quanto immaginasse. Aveva mangiao le castagne avidamente, una per una, e dopo aver raccolto alcuni frutti nel giardinetto antistante, finalmente si era saziata.

La principessa bevve una lunga sorsata d'acqua e si stiracchiò per terra a pancia piena.

In quel momento un gemito la fece sussultare. Kaharan aveva gli occhi e le labbra serrate, il suo respiro era veloce e affaticato, come fosse irrequieto nel suo sonno.

Fu in quel momento che la principessa piombò in un profondo senso di colpa. Si issò in piedi e si precipitò da lui accoccolandoglisi vicino, in ginocchio. Con decisione strappò un lembo della sua camicia e lo deterse nella ciotola d'acqua, poi con molta delicatezza scostò il sacco a pelo da sopra di lui e gli sfilò la camicia sporca di dosso proponendosi di lavarla l'indomani. Di nuovo quello strano disegno sul petto del principe catturò la sua attenzione.

Perché Kaharan aveva quel tatuaggio sul petto?

All'improvviso uno scintillio negli occhi rosso rubino del drago la fecero sussultare. Avvicinò ancora di più lo sguardo ma la creatura d'inchiostro non diede più alcun segno di vita, così Roxane si convinse che era stata solo una sua impressione.

La principessa raccolse la stoffa dalla ciotola e dopo averla strizzata cominciò a passarla lentamente sul petto di lui, cercando di pulirvi ogni ferita. Il torace di Kaharan si alzava e si abbassava irregolarmente a ogni respiro.

"Roxane...", sussurrò a un certo punto scuotendo la testa senza riaprire gli occhi.

"Sì?", fece la ragazza confusa.

L'aveva chiamata, giusto?

Kaharan tornò nel silenzio più assoluto a respirare piano, come se non l'avesse sentita.

"Kaharan, ci penso io a te. Sono io, riesci a sentirmi, Kaharan? Sono Roxane...".

Nessuna risposta.

La ragazza tornò a immergere la pezzuola per passargliela sul viso.

Accidenti, come scottava! Di sicuro aveva la febbre.

Ripulì tutte le ferite che fortunatamente la pozione era riuscita a rimarginare e andò a sciacquare la stoffa al laghetto, distendendola, bagnata per bene, sulla sua fronte.

Con molta fatica provò a farlo entrare nuovamente nel sacco di pelliccia, ma i suoi sforzi furono vani. Il principe era troppo pesante per lei, senza tenere conto che, per chissà quale motivo, urlava e si dimenava nel sonno ogni qualvolta Roxane lo sfiorava sulla pelle.

La ragazza provò ad aguzzare l'ingegno. Come poteva coprirlo se era impossibile prenderlo di forza? La sacca con i vestiti puliti era andata persa, e il fuoco non sarebbe bastato a riscaldare quell'ambiente immenso.

Rifletti, Roxane, come puoi fare?Si disse concentrata.

Idea!

A passo veloce si recò alla bisaccia del principe e vi rovistò dentro. Febo che era nelle vicinanze iniziò a squadrarla con aria ostile vedendola alle prese con la borsa del padrone, ma Roxane non ci fece caso. L'unicorno non vedendola demordere le lanciò un nitrito di avvertimento.

"Vuoi piantarla?!", sbottò la principessa irritata all'animale.

Il destriero del principe le si avvicinò e si parò davanti a lei come per fare da scudo alla bisaccia mentre continuava a grugnire infastidito.

"Insomma! Vuoi che lo aiuti o no? Kaharan ha la febbre e se non riesco a coprirlo le sue condizioni potrebbero peggiorare, fammi passare!", sbottò la ragazza ad alta voce.

A quelle urla l'unicorno abbassò le orecchie con uno sbuffo, come stesse ascoltando ogni parola, ma non si mosse di un passo.

"Senti, Febo. Non voglio fargli del male. Voglio solo tagliare il suo sacco a pelo per poterlo coprire. Ho bisogno di quel pugnale". Un altro grugnito, e l'animale indietreggiò con diffidenza lasciandola passare.

Roxane gli sorrise. "Grazie!", disse, poi raccolse quello che le serviva dal mucchio di armi e ritornò dal principe.

Kaharan era ancora immobile, nella stessa posizione in cui l'aveva lasciato. La ragazza si accorse che Febo la seguiva passo passo ed era rimasto sull'orlo del grande arco d'entrata a guardare. Sembrava essere pronto a intervenire. Del resto l'entrata era talmente vasta che ci sarebbe passato anche lo stesso unicorno, se avesse voluto.

L'animale la osservò mentre tagliava il sacco di pelliccia da un lato e ne sollevava un lembo per coprire il suo padrone, poi Roxane non fece altro e tornò a sedersi vicino al fuoco poggiando il pugnale accanto a lei.

"Visto? Non gli ho fatto niente", rassicurò Febo.

Il cavallo rimase sulla porta, con un brontolio si accucciò all'entrata e le tenne compagnia.


Ormai era scesa la sera e fuori era completamente buio per via della mancanza della luna. Per la prima volta in vita sua la principessa si trovò a riflettere sulla gravità di quello che aveva fatto scappando dal castello quel maledetto giorno. Se solo non lo avesse mai fatto!

Ora era prigioniera di Kaharan, e per giunta, si stava prendendo cura del suo nemico. Se gliel'avessero detto due mesi prima non ci avrebbe creduto, ma un po' ci teneva a non restare sola e senza una guida. Il principe era ferito e aveva la febbre molto alta. Sarebbe mai riuscito a riprendersi?

La ragazza sprofondò nel sonno senza rendersene conto quando un urlo squarciò il silenzio. "Madre, no! Che cosa fate?! Madre!".

Risvegliata all'improvviso dall'assopimento vicino al fuoco, Roxane vide Kaharan dimenarsi nel suo sacco a pelo mentre urlava a squarciagola.

Febo aveva drizzato anche lui le orecchie in espressione preoccupata.

La ragazza si alzò in fretta e gli si accovacciò accanto. "Kaharan, stai calmo, è tutto finito adesso...".

Roxane lo vide tremare violentemente, come scosso da mille brividi di freddo.

"Leda, io non volevo... no, l'ho ammazzata, padre... !", continuò a urlare nel sonno. Le mani del principe si contrassero a pugno e con la forza della stretta sembrava che avrebbe potuto stritolare la stoffa che lo copriva.

"Kaharan, che succede?", chiese Roxane colta dal panico senza sapere cosa fare.

Il ragazzo continuò ad agitarsi a mai finire in preda alla sofferenza, mentre era sconvolto dai suoi incubi.

Alla reazione del padrone Febo iniziò a nitrire spaventato e si alzò scalpitante.

"Sta' zitto!", strillò esasperata la ragazza all'unicorno.

Si sentiva agitata, con gli occhi lucidi per il senso di impotenza che si era impadronito di lei. Cosa doveva fare? Come poteva calmarlo?

"No! Roxane no...", continuò a urlare Kaharan sofferente.

La principessa spalancò gli occhi nell'udire il suo nome.

"Lei no...", concluse con un sussurro Kaharan tornando ad ansimare. "Ginevra, non l'avrai mai!", ruggì all'improvviso senza risvegliarsi da quell'incubo, poi un urlo di dolore e il principe si scoprì del tutto.

In quel momento Roxane lo vide di nuovo, il drago, ed ebbe la stessa impressione di quel pomeriggio. Gli occhi della bestia tatuata al petto di Kaharan parvero prendere vita ed emanare un bagliore sinistro, ma per troppo poco perché lei potesse rendersene veramente conto.

Il principe sollevò una mano e se la cacciò sul petto in direzione dell'immagine con un altro rantolo. "No...", continuava a gemere tremando, "no...", il tono della sua voce iniziò ad affievolirsi sempre più, e dicendo un ultima volta: "lei no...", si spense.

Il respiro del ragazzo tornò a farsi regolare, e Roxane prese coraggio provando ad avvicinarsi. Bagnò di nuovo la pezzuola nell'acqua fresca e la posò sulla fronte del principe che scottava di febbre.

Ebbe l'impeto di fargli una carezza, consapevole di quanto stesse soffrendo maledettamente in quel momento, ma lei non avrebbe potuto farci niente.

Per un attimo indugiò con la mano su di lui, ma quando fu giunta a poca distanza dalla sua fronte Febo nitrì indignato. Allora Roxane si ricordò, chissà per quale motivo non poteva toccarlo.

Ritrasse la mano e se la posò sulle ginocchia.

"È tutto finito adesso...", mormorò, più a se stessa che a lui. "Kaharan, se puoi sentirmi, sappi che mi prenderò cura di te, te lo prometto!", singhiozzò la ragazza asciugandosi una lacrima.

Era da pazzi! Piangere per il proprio nemico! E intanto lei lo stava facendo...

"Roxane...", sussurrò lui a palpebre calate con l'espressione del volto finalmente rilassata.

"Sono qui...", rispose lei agitata.

"Non te ne andare... non lasciarmi...", disse lui implorante.

Roxane sorrise.

E come potrei? Neppure le catene più forti e spesse hanno una forza eguale a te...

"Sta' tranquillo, sono qui con te...", lo rassicurò la principessa con la voce.

Con molta delicatezza ricoprì di nuovo il petto di Kaharan che era tornato a tremare come una foglia, tuttavia, nonostante la coperta pesanti, il ragazzo non smise di a sudare freddo.

Roxane guardò Febo con aria di supplichevole impotenza. "Come faccio?", chiese implorante. Sapeva che quell'animale aveva qualcosa di speciale. Sapeva che lui avrebbe potuto aiutarla!

L'unicorno non si mosse, la scrutò per un attimo con sguardo austero e poi il suo sguardo si fece triste. A passo lento portò i suoi grandi zoccoli all'interno della capanna e appena fu vicino al principe gli si accovacciò al fianco, toccandolo da vicino per trasmettergli il calore del suo corpo come in un abbraccio.

Anche lui era preoccupato, anche lui non sapeva cosa fare.

La ragazza si commosse, impressionata dall'amore incondizionato e dall'intesa che c'era tra quei due. L'unicorno nero prese ad annusare il volto del padrone con aria triste, sfregando poi il muso tra i suoi capelli rossi.

"Ce la farà, Febo...", lo rassicurò Roxane, "è forte, ce la può fare".

Il cavallo rivolse lo sguardo verso di lei e non tentò nemmeno di scappare quando Roxane avvicinò la mano per accarezzarlo. Non la morse neppure.

Allora la principessa poggiò la mano sul suo collo muscoloso e affondò le dita nella folta criniera nera. L'unicorno mugugnò soddisfatto e la scrutò con espressione indecifrabile, quasi a darle il permesso di sedersi accanto a loro. La ragazza eseguì. Febo vicino a lei torreggiava imponente e lei appoggiò la testa contro l'immenso petto dell'animale, stupita dal fatto che lui la lasciò fare senza muoversi.

Fu quando Febo cominciò ad annusare con espressione incuriosita le sue mani che la principessa fu certa di aver fatto amicizia con quell'unicorno, e che Febo, come Kaharan, era buono dentro.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro