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- 47 - Cassandra



Alla fortezza di Nublia si respirava aria di tensione. Era ormai il momento del raduno e l'intero esercito si sarebbe apprestato a partire in prima mattinata.

Lianus, all'ingresso principale, continuava a fare da supervisore a tutti i lavori, come gli era stato ordinato. Miriadi di carri con i viveri erano già stati schierati in fila pronti alla partenza, e altri stavano per finire di essere riempiti di provviste e armi.

Alcuni uomini, i generali, gli si avvicinarono con un'aria piuttosto strana. Lianus li squadrò con sospetto, dalle loro facce sembrava che fossero mortificati.

"Signore, siamo pronti alla partenza, manca solo...".

Il consigliere li guardò con aria interrogativa. "Manca solo... cosa?".

Uno dei cinque uomini si fece coraggio. "Manca uno di noi... il vostro, per così dire, sostituto...".

"Ah già, il mio sostituto, ricordo solo adesso di ignorare chi mi abbia sostituito dopo la mia nomina a consigliere. È un uomo in gamba? Il mio esercito non merita mica una femminuccia! Quegli uomini sono valorosi, ma hanno bisogno di un comandante con fibra morale per dare il loro meglio, ci vogliono grinta e vigore!", rise orgoglioso dando una pacca sulle spalle al generale che gli aveva rivolto la parola.

Questi però non smisero di essere preoccupati, si scambiarono uno sguardo enigmatico senza dire altro. Lianus sembrava di buon umore, meglio non farlo andare su tutte le furie.

"Ehm, sì, è molto capace signore!", lo assecondò un altro uomo.

"Bene, non vedo l'ora di fare la sua conoscenza...", sorrise allegro il consigliere del re.

Si voltò per andare a controllare come stessero procedendo i lavori di organizzazione delle file e quando terminò tornò a scrutarli insospettito da quello strano comportamento. Tentò di sorridere loro per rassicurarli.

"Non preoccupatevi, non sono arrabbiato perché è in ritardo, ma che si sbrighi... o si perderà la più grande battaglia che Elea abbia mai ricordato. Piuttosto... perché non mandate qualcuno a cercarlo?". L'espressione di Lianus si incupì, come se gli fosse balenato un pensiero in mente. "Scusate, miei generali... a cosa sarebbe dovuta la sua mancanza?".

Prontamente l'uomo che sembrava il più temerario rispose. "Non lo sappiamo con certezza, sapeva benissimo dell'orario di partenza, probabilmente avrà avuto un imprevisto".

Lianus si voltò e diede le spalle ai suoi uomini con aria pensierosa. "Ebbene, che si muova, a questo punto. Non sopporto i ritardatari, lo sapete bene!".

Fu durante quella conversazione che un galoppo sfrenato attirò l'attenzione dei sei uomini. Dall'immenso cancello aperto fece ingresso una ragazza a cavallo di un gigantesco stallone bianco.

"E questa matta chi è ora? Come si permette? Entrare a tempesta in momento di adunata!", sbottò Lianus irritato.

"Ehm... signore...", farfugliò uno dei generali più adulti.

Il consigliere non lo ascoltò nemmeno. Continuava a tenere gli occhi puntati sulla figura che avanzava a cavallo e sembrava essere sul punto di perdere la pazienza.

"Pure una spada! Chi è questa matta suicida? Bene, uomini... andate e sbattetela fuori, non abbiamo bisogno di volontari esaltati!".

"Ma signore...".

"Niente signore, è un ordine!".

La giovane scese da cavallo e soffermò lo sguardo al portone d'ingresso, come se stesse cercando proprio Lianus. Il consigliere la vide avvicinarsi di corsa con il fiatone.

La nuova arrivata aveva lunghissimi capelli lisci e arancioni, che se fossero stati sciolti le sarebbero arrivati fino alla vita, ma che teneva puntualmente raccolti in un elegante e allo stesso tempo rigorosa coda di cavallo. Fece un cenno di saluto verso l'esercito senza generale e alcune acclamazioni dei suoi vecchi uomini giunsero fino alle orecchie di Lianus. La ragazza allora, con un sorriso smagliante e una fossetta alle guance dovuta all'espressione ridente, proseguì dritta verso di lui.

Aveva delle labbra che sembravano disegnate, il naso terminava con una leggera curva all'insù; ma a fare da calamita in quel volto angelico erano senz'altro i meravigliosi occhi color dell'ambra con sfumature ramate dalle ciglia lunghissime.

La giovane corse verso il portone, la lunga coda di cavallo che sbatacchiava al vento. Quando fu giunta proprio ai piedi delle scale ansimava ancora.

"Scusate... il... ritardo". Si premette una mano sul petto affaticata. "Consigliere, i miei ossequi...", disse inchinandosi con un allegro sorriso.

Lianus rimase senza parole, quella ragazza aveva appena detto: "scusate il ritardo"? Aveva sentito bene?

"Signorina, ehm... quale ritardo? Nessuno la stava aspettando...".

La ragazza si accigliò e una fossetta comparve sulla sua fronte liscia, guardò gli altri compagni che la ricambiarono con uno sguardo preoccupato. "Non gliel'avete ancora detto?", chiese loro furente.

"Ehm, signore...", balbettò una delle guardie, "è lei il vostro sostituto...".

La ragazza tornò allegra e strinse vigorosamente la mano di Lianus. "Molto piacere, mi chiamo Cassandra Reìs, e sono il nuovo generale del vostro esercito".

Lianus non diede alcun segno d'aver compreso. Era rimasto impalato davanti alla figura tanto esile quanto muscolosa della ragazza, credendo forse di trovarsi vittima di una qualche burla. Era una donna quella che aveva davanti a sé? A quel punto dubitava perfino della sua lucidità. Se era uno scherzo di certo non aveva sortito l'effetto sperato, perché in quel momento non era affatto divertito, ma furente. Poi si ricordò che i generali avevano un segno di riconoscimento sulla divisa, una luna d'oro incisa sulla maglia dell'armatura e perciò percorse la corazza della ragazza con lo sguardo fino a fermarsi, ancora più sbigottito, sulla piccola e lucente luna dorata. Ingurgitò la saliva e tornò a guardare i suoi uomini.

"Adesso sto sinceramente perdendo la pazienza, che cos'è questa buffonata? Una donna? Che guida il mio esercito?".

Cassandra parve offesa da quell'affermazione.

"Ma signore...", intervenne uno degli uomini, "ha superato tutte le prove, è stata la migliore nei combattimenti corpo a corpo e nell'uso di tutte le armi. Il regolamento non vieta alle donne di entrare a far parte dell'esercito... e poi, lo stesso Velkam ha detto che non ci sarebbe stato alcun problema ad ammetterla. Secondo il re voi sareste stato contento di cedere il vostro posto ad una ragazza, se lo avesse giustamente meritato".

Cassandra stava ascoltando silenziosa la conversazione.

"Mi spiace, ma non se ne parla proprio, è ridicolo!", sbottò Lianus spazientito.

"Ma...",obbiettò la ragazza.

"Niente ma, il discorso è chiuso, trovate subito un uomo che guidi l'esercito. Smettiamola con le baggianate. Nublia è all'avanguardia, ma non fino a questo punto! Dove arriveremo in questo modo?", chiuse la discussione il consigliere.

Cassandra alle ultime parole di Lianus si agitò vistosamente. "Io non ho intenzione di andarmene, Consigliere! Ho avuto il permesso del re e resto!".

Uno sguardo di sfida da parte di Lianus la trapassò da parte a parte, ma lei continuò con la sua protesta per nulla intimorita. "Io sono il generale di quell'esercito e io lo guiderò in battaglia fino alla fine!", terminò la ragazza indignata.

"Porta rispetto, donna!", la apostrofò irato Lianus alzando la voce.

Cassandra tornò seria e si impose di stare zitta.

"Non posso credere che Velkam abbia...", grugnì nervoso l'uomo pestando un piede per terra. "E sia, verrai con noi. Ma ti giuro che se non è vera questa storia... saranno guai, per te e per chi ti appoggia", concluse Lianus coi nervi a fior di pelle voltandosi e lasciandoli tutti fermi al loro posto.

Cassandra guardò i suoi compagni infuriata. Era sull'orlo di una crisi di nervi. "La prossima volta, aspettate ancora un po' per dargli notizie sgradite!", terminò dirigendosi senza indugi fino alla schiera ordinata dei suoi soldati. Con professionalità salì a cavallo e raggiunse la testa dell'esercito. Qualcuno dagli altri eserciti le fischiò contro, qualcun'altro le fece l'occhiolino, ma lei li ignorò passando oltre senza degnarli della benché minima attenzione. Era troppo abituata a destare un certo tipo di attenzione visto che aveva passato la maggior parte della vita tra le armi e gli uomini.

Ben presto tra gli eserciti si sparse la voce, e non furono pochi i commenti lusinghieri, anche se, il numero di quelli spietati li superava di gran lunga.

Il movimento della massa di uomini cessò all'improvviso e tutti rimasero sull' attenti quando Lianus salì in cima alle scalinate per essere ben visibile. Lo vide lanciarle un'occhiataccia con sguardo truce, e senza aggiungere altro il consigliere del re disse. "In marcia per Lumos! Il re ci sta aspettando, dobbiamo fare in fretta!".

L'immensa massa di uomini, carri e cavalli parve prendere vita all'improvviso iniziando a defluire dal cancello principale. La grande coda di uomini attirò lo sguardo di numerosi popolani curiosi durante la traversata del regno, poi presto, molto presto, ad un ritmo di marcia serrato, si lasciarono alle spalle la loro città per rivederla chissà quando.

Quella donna, pensò Lianus mentre proseguiva a cavallo, quanto disonore dovrà portarci?

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