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- 39 - Notte di comprensione



I rigidi allenamenti erano finiti subito dopo che Kaharan aveva scoperto la verità sulla principessa. Essere sconfitto da una donna lo aveva fatto ricredere. Gli allenamenti però erano proseguiti su un altro tipo d'arma: l'arco, strumento che Roxane non sapeva usare al meglio, anche se il suo istruttore al castello aveva impiegato molto tempo per farle capire come impugnarlo.

In quei giorni non poteva dirsi che i progressi non c'erano stati. Dopo quel pomeriggio di allenamenti la principessa riusciva finalmente a colpire il suo bersaglio o almeno a prenderlo di striscio. Anche se ancora a distanza molto ravvicinata.

Era scesa la notte e Kaharan era appena tornato al trotto con Febo da una battuta di caccia dalla quale era uscito vincitore. Un grosso cervo maschio, strisciava il muso per terra trascinato da una corda legata all'unicorno. Kaharan scese da cavallo e la sciolse.

Lasciato libero Febo, il principe si voltò a guardare Roxane per un secondo, ignorando lo stato di agitazione che cresceva nelle sue viscere. Notò che lei lo stava osservando col suo solito sguardo smarrito e innocente. Era rannicchiata sotto un albero e sembrava averlo atteso con trepidanza per tutto il tempo.

Il principe Nero si inginocchiò per terra davanti la preda e cominciò a scuoiarla col suo pugnale, tentando di ignorare Roxane. La ragazza intanto iniziò ad avvicinarsi a lui cautamente. Si chiedeva perché Kaharan celasse nei suoi sguardi tutto questo mistero.

Quando la sentì avanzare il ragazzo prese a osservarla di sottecchi di tanto in tanto, fin quando la curiosità non fu più forte di lui e convinto che ormai erano abbastanza in confidenza da parlare decise di rivolgerle la parola.

"Si può sapere a che pensi? Mi dai sui nervi quando ti metti con quella faccia!", sbottò inchiodandola al suo posto col suo sguardo di ghiaccio.

Roxane che si era accorta solo in quel momento di avere lo sguardo vuoto, puntato verso un'altra direzione, sobbalzò e tentò di riordinare i pensieri per ragionare su quanto era accaduto in quell'attimo.

Kaharan le aveva chiesto a che pensi? E lei a che pensava? Ovvio, a lui.

Ma quello che più l'aveva stupita era stato il fatto che in quel preciso istante il principe si fosse interessato a lei. Ai suoi pensieri. Al suo giudizio.

Mise automaticamente in moto il cervello e le uniche sillabe capaci di uscire furono: "A te...".

A differenza di quello che si sarebbe aspettata, magari una sfuriata per aver osato solo pensarlo, la principessa rimase stupita. Kaharan aveva stirato le labbra in un ghigno beffardo e aveva alzato le sopracciglia curioso.

"A me? ", chiese.

Roxane annuì.

"Allora è meglio se mi dimentichi...", continuò, "visto che posso minimamente immaginare tutto quello che ti frulla in quella testolina...", si interruppe, "e posso anche garantire che le congetture che ti sei fatta sono tutte sbagliate, o quanto meno, in parte...". detto questo si zittì e ripose la carne tagliata a striscioline in una ciotola per poi tornare a chinarsi sul cadavere del cervo e iniziare nuovamente a sezionarlo.

Roxane non credeva ancora alle sue orecchie. Stava intrattenendo una conversazione con lui? Stavano parlando di lui? Per una volta il tema della loro conversazione non era né la caccia, né la sua disobbedienza, né l'autodifesa... ma lui?

Dal tono di rassegnazione di Kaharan Roxane capì di avere via libera nel fare domande, ma si disse che sarebbe stato meglio non esagerare. Presumibilmente a certe sue domande il principe si sarebbe chiuso in se stesso come un riccio e sarebbe diventato di nuovo acido e scorbutico. Chi l'avrebbe sopportato poi? Era il caso di avere un po' di tatto nei suoi confronti e iniziare da qualcosa di più semplice, magari che includesse pure lei nella domanda.

"In effetti, la domanda che mi pongo in continuazione è una... Solo non sopporto il fatto che tu diventi acido quando non ti va di rispondere, quindi se proprio non vuoi dare risposta a quello che ti chiedo, taci, ma non prendertela!".

Kaharan chinò lo sguardo sul cervo, le mani insanguinate si mossero decise al ventre dell'animale squarciando e aprendo ancora un po'.

"Allora? Me lo prometti?", cantilenò Roxane.

Il principe sospirò e lanciandole una veloce occhiata sussurrò: "Te lo prometto. Se ci tieni tanto".

"Non mi piace che tu te la prenda con me...", continuò Roxane, "allora posso?".

"Puoi".

"Bene...", disse lei, e in quel momento un milione di domande le affollarono la mente. Cosa avrebbe chiesto per prima? Poteva avere tatto? Ma no! Si sarebbe buttata con la prima domanda che le passava per la testa e addio buoni propositi.

"Kaharan, che cosa sei veramente?", chiese a bruciapelo facendosi poi piccola piccola per paura di una sfuriata e serrando gli occhi.

A quella domanda il principe si rabbuiò e non rispose.

Quando la principessa riaprì gli occhi notò che tutto era calmo come prima, così ripreso il controllo di sé tornò a parlare. "Ecco, lo sapevo che te la saresti presa!", mise il finto broncio, quello che con Lyron funzionava sempre. Magari sarebbe riuscita a intenerire anche lui.

"Non me la sono presa... ma non posso rispondere...", rispose il principe calmo. Si alzò e andò a lavarsi le mani in una ciotola piena d'acqua. Questa, non appena ve le immerse, si colorò subito di rosso.

"Oggi, quando mi sono avvicinata è...", iniziò di nuovo Roxane. Era incoraggiata dal fatto che non la avesse ancora zittita.

"Conversazione chiusa!", mormorò a denti stretti Kaharan.

Roxane si alzò in piedi con espressione di protesta, "No! Questo lo devi sapere! Mi hai stregata mio caro...", urlò, "e non mi piace che qualcuno giochi con i miei sentimenti".

Kaharan la guardò con disprezzo. "Non so di cosa parli...".

"E invece sì che lo sai! Per poco non ti baciavo pure, e penso che tu l'abbia capito, no? Se non mi avessi allontanata da te... Tutto questo mi ha lasciato completamente confusa e... e... irritata ecco!".

All'ultima parola Kaharan rise sinceramente divertito. "Irritata?", disse tra un risolino e l'altro. Per la prima volta Roxane notò la bellezza di quelle labbra, di quel sorriso... non era un sorriso crudele, era bonario. Ed era rivolto a lei.

"Non ci trovo nulla da ridere!", sbottò seccata mentre sentiva i crampi allo stomaco dalla fame, o forse dall'emozione di stare intrattenendo una conversazione con lui.

"Non vedo perché tu...".

Kaharan la zittì con un gesto della mano. "Questo è quello che succede alle principesse testarde come te! Sapevo sin dall'inizio che prima o poi l'avresti fatto, e non è di certo colpa mia se ti sei sentita irritata!", roteò gli occhi stizzito, poi tornò serio e come una doccia d'acqua fredda le pose una domanda più che insolita per uno come lui. "Cos'hai provato?". Quando glielo aveva chiesto, in un soffio, aveva smesso di fare quello in cui era occupato e l'aveva fissata intensamente con espressione di genuina curiosità.

Roxane lo guardò turbata. "Mi chiedi...", balbettò, "tu... tu mi stai chiedendo... cosa ho provato?".

"Sì, te lo sto chiedendo!". Disse lui puntando quegli occhi verdi e penetranti sui suoi.

"Beh, ecco... è... è stato...", l'espressione del principe così attenta la faceva tartagliare, la ragazza allora, alquanto in imbarazzo, perse il controllo e sbottò risentita: "Ma insomma, punteresti gli occhi altrove? Mi metti in agitazione se mi guardi così!".

Kaharan soffocò un sorriso con la mano fingendo di schiarirsi la gola e le voltò le spalle. "Così va bene?", chiese.

"Che c'entra, puoi girarti, ma non guardarmi come se mi dovessi condannare a morte per una sola parola sbagliata".

Il principe si voltò di nuovo e tolse la carne dal fuoco. Vedendolo assorto in quell'occupazione a Roxane venne in mente un'improvvisa osservazione da fare. "A proposito, non te l'ho mai detto, ma sei un ottimo cuoco!". Questo, naturalmente, voleva dire cercare di catturarsi le sue simpatie e sviare il discorso che per lei era troppo imbarazzante. Tuttavia Kaharan non ci cascò.

"Ti ho fatto una precisa domanda. Cosa - hai - provato?". Scandì le ultime tre parole ma stavolta fissò un punto indefinito dietro di lei.

Roxane sospirò, non poteva non dire altro per controbattere o eludere la risposta. "Va bene. Io... te l'ho già detto. Mi hai stregata. Quando ho sentito il calore del tuo corpo, il tuo... profumo, non... non ho capito più niente... È come se mi fossi innamorata di te e... tu mi abbia attratta...", arrossì di vergogna per quelle ultime parole, meravigliata dell'espressione impassibile del principe.

"Perché stai zitto?".

Kaharan cominciò a fissare altrove, pronunciare quelle parole era difficile per lui, ma come poteva non farlo? Doveva sapere. Sentiva che quel viaggio perdeva di giorno in giorno il suo significato iniziale, sempre di più, si sentiva sempre più spesso sul punto di invertire la rotta e tornare a continuare la sua vita di sempre. Se avesse chiesto quello che aveva intenzione di chiedere, e le sue congetture fossero state reali, la conferma di Roxane lo avrebbe spiazzato. Decise tuttavia di tentare. La curiosità aveva avuto la meglio nella battaglia con la prudenza.

"E... cosa provi... adesso?". La guardò dritto negli occhi, sperando di metterla in difficoltà. Sperando di farle negare l'evidenza. Metterla in imbarazzo sarebbe stato l'unico modo per salvare quel viaggio.

Vide Roxane arrossire e chinare lo sguardo, poi la sentì balbettare. "La stessa cosa... anche se in forma più leggera e razionale ora...", alzò il tono della voce, "e sappi che mi rincresce dirlo! A causa tua, ho perso le persone che amavo, come Lyron e mio padre... e quest'ultimo non sono neanche più tanto sicura di rivederlo vivo per via della sua malattia!", una lacrima trasparente scese ribelle sulla sua guancia.

Raccolse la carne nel suo piatto e la strappò a morsi. Nervosa com'era avrebbe voluto riservare lo stesso trattamento a Kaharan.

Lui dal canto suo mangiava silenzioso come poco prima di quella conversazione, ma forse un po' più incupito. Potevano le parole della principessa averlo messo in difficoltà?

Finirono il pasto insieme e quando terminarono Kaharan raccolse dalla groppa del cavallo ferito i sacchi di pelliccia, porgendone uno a Roxane. "Tieni, và a dormire", le disse.

Roxane lo prese e lo depositò a terra infilandosi dentro di esso. Il ragazzo alimentò il fuoco e si sedette poco lontano da lei appoggiandosi a un albero pensieroso.

"Tu non dormi?", gli chiese Roxane da dentro il suo sacco a pelo.

"Non ho sonno", mentì Kaharan. In realtà la sua mente galoppava già altrove. Se tutto fosse stato diverso. Se non avesse mai avuto quella condanna...

Ripensò a Leda, il suo primo amore. Quello che l'aveva tremendamente segnato.

"A che pensi?", la voce impertinente di Roxane lo fece risvegliare.

"A niente". Possibile che già quella principessa impertinente si fosse presa tutta quella confidenza?

"Non si può non pensare a niente!", sbottò la ragazza risoluta.

"E allora va bene, penso che ogni tanto dovresti farti gli affaracci tuoi!".

Roxane si imbronciò e gli diede le spalle lasciandolo tranquillamente a vagare tra i ricordi.

In quel silenzio Kaharan parve risentire nella sua testa, come in un'eco, quello che poco prima gli aveva confessato Roxane... si sfiorò il petto, a passò un dito sulla parte della camicia che nascondeva il drago della sua maledizione. La bestia che come un marchio a fuoco controllava il suo cuore e le sue emozioni bruciò improvvisamente facendogli male al cuore. Ed ebbe paura. Paura di provare di nuovo quello straziante dolore, ancora peggiore di quello orribile che gli arrecava la maledizione. Aveva paura di provare di nuovo la sensazione di perdita per qualcuno che amava. Possibile che Roxane fosse riuscita a minare i severi canoni che si era prefissato prima di intraprendere quel viaggio? Le limitazioni di parola, le vicinanze vietate. Tutto era scoppiato come una bolla di sapone. Tutto.

Si alzò dal posto cercando di fare il minor rumore possibile. Lei non si voltò, e ciò voleva dire che già si era addormentata. Le si avvicinò cauto e si inginocchiò accanto a lei. Guardò il suo viso tenero mentre dormiva. Era così bella. Nella sua espressione c'erano sia serenità che tristezza.

Rimase seduto lì a contemplarla per più di un'ora finché il sonno non lo colse vicino a lei, là stesso dove si trovava.

Sembrò essere passata un'eternità quando un nitrito d'avvertimento di Febo squarciò il silenzio.

Kaharan aprì gli occhi di soprassalto rendendosi conto che Roxane non aveva sentito e stava ancora dormendo. Era quasi un dolore svegliarla dal suo sonno, ma poi un rumore acuto lo distrasse. Era il verso di qualche animale.

"Roxane, svegliati!"

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