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-29- Velkam sovrano di Lumos

Il principe Velkam stava seduto in silenzio su un tronco d'albero reciso. Si trovava nel giardino reale di Lumos e portava ancora la corona sulle testa. Era distrutto, e dentro di sé la consapevolezza dell'imminente morte del re gli faceva presagire che sarebbe accaduto qualcosa di peggiore.

Per un attimo si ritrovò a pensare alla principessa. Chissà quante volte, da bambina, era stata a giocare in quel giardino reale. Magari aveva riposato proprio dove sedeva lui in quel momento.

Sorrise per non pensare al futuro, sfiorando una parte del tronco con le sue mani lisce. Guardò più avanti di fronte a lui, là dove giaceva inerte tra le foglie secche e l'erba nascente la sua spada, gettata via già da prima che Tayri fosse venuta a chiamarlo.

Si tolse la corona dalla testa e la scrutò malinconico. L'oggetto color oro rispecchiava esattamente la sua immagine. L'immagine di un giovane principe bello, forte, ma anche abbattuto. Un ragazzo che non aveva dormito tutta la notte e col trucco da cerimonia sbavato sotto gli occhi. I suoi capelli invece avevano perso il volume e ricadevano lisci e ribelli sulle sue guance chiare.

Velkam tornò a concentrare l'attenzione sulla corona.

Aveva una forma delicata, era molto leggera e decorata da ghirigori e foglie di acanto in rilievo. Lo stemma del sole nascente, tipico della corte di Lumos, parve scintillare alla luce del tramonto.

Il giovane la fece ballare un po' tra le mani, incapace di muoversi e senza avere la minima idea di cosa dovesse fare. Come se, all'improvviso, la speranza di ritrovare Roxane l'avesse abbandonato.

Pigramente si alzò deciso a mettersi all'opera.

Ma come? Cosa poteva fare più di quanto già non avesse fatto?

Ormai era più che certo che la principessa non si trovava dalla loro parte dell'isola. Uno squadrone intero era stato decimato nella Selva. Poteva lui avere intenzione di aggiungere ulteriori perdite a quell'elenco?

No, impossibile. Addentrarsi di nuovo nella foresta sarebbe stata una follia.

Con charme si alzò dal posto e raccolse la spada. Fendette l'aria risollevato dal familiare suono metallico dell'arma e poi la rinfilò nel fodero per tornare dentro al castello.

Era tutto così strano per lui. Fino a poco tempo prima veniva quasi ignorato quando attraversava quell'edificio, ora invece, ogni servo che lo incontrava faceva profondi inchini e riverenze, ma Velkam in cuor suo già sapeva di non essere il benvenuto. La perdita del re Kassin era pur sempre qualcosa di doloroso, e uomini e donne che da anni erano stati al servizio e sotto la protezione di Kassin avevano paura del nuovo arrivato.

Poteva quasi sentire i dubbi che si affollavano nella mente di questa gente, come fossero i suoi. Era sensibile, molto sensibile. I suoi occhi leggevano là dove molti non avrebbero visto altro che tristezza.

Sarebbero stati cacciati via? Sarebbero stati trattati male?

Erano queste le domande che quei poveri uomini al suo servizio tornavano a porsi in continuazione di giorno in giorno.

Poteva udirli, dentro se stessi, rispondere che nessuno poteva saperlo. Ma pur pensando tutto questo, Velkam li vedeva fare buon viso a cattivo gioco.

E con quelle riflessioni si accorse subito che era questo che doveva chiarire. Doveva spiegare che avrebbe fatto di tutto per mantenere le loro tradizioni inalterate, che non avrebbe sconvolto nessuna legge e che li avrebbe protetti fino alla morte. Per partire col piede giusto le prime cose di cui aveva bisogno erano la fiducia e il rispetto dei suoi sudditi.

Il popolo si stupì di venire a sapere all'improvviso che il re non sarebbe più stato Kassin. Dei bandi avevano annunciato che il principe Velkam di Nublia sarebbe stato il loro sovrano perché delegato da Kassin stesso. All'inizio un senso di timore e diffidenza nei confronti di Velkam si era diffuso in tutto il regno, ma poi, tutti si erano trovati a riflettere sui fatti storici che lo vedevano protagonista. La storia parlava bene di questo principe. Era stato lui a liberare la città di Nublia dalle guerre civili e dalla tirannia. Il nuovo principe meritava un po' di fiducia , sarebbe stato certo in grado di difendere Lumos.


Erano ormai passate circa due settimane dalla morte del fratello, e Ilya vestita di nero, come ogni giorno, stava raccogliendo tutta la merce dalla bancarella per ritornare a casa dalla madre. Il bambino era ormai prossimo a nascere, e la ragazza si era ripromessa che se fosse stato maschio, l'avrebbe chiamato come suo fratello, in suo ricordo. Fortunatamente la gravidanza procedeva bene, mancavano ormai poco più di due settimane alla sua nascita, e negli ultimi giorni sentiva scalciare il bambino dentro di lei con più forza del solito.

Lenta e malinconica si allontanò dal mercato fino a casa. Dopo la morte di Lyron non si era più sentita capace di lasciar sola la madre, così lei e suo marito si erano trasferiti a vivere con lei per tenerle compagnia.

Era sempre stato Lyron l'unico a mandare avanti la famiglia, e ora che non c'era più neanche lui, si occupavano di tutto Ilya, seppur fosse in avanzato stato di gravidanza, e suo marito Marcus.

Quando entrò in casa di sua madre la giovane si accorse che la tavola era già stata apparecchiata. Vide la madre trafficare nervosamente con le ciotole, e quando ne studiò il volto si accorse che aveva pianto, come faceva sempre ormai, dal giorno della morte di Lyron a quella parte.

Merydian dal canto suo, non era più andato a giocare con i suoi coetanei. Sembrava che la morte del fratello lo avesse fatto crescere definitivamente, e al posto di giocare coi ragazzini della sua età trascorreva il suo tempo dandosi da fare per portare qualche soldo a casa.

Kassin naturalmente continuava a sostenerli. Il re aveva disposto che fosse stata data loro una somma di denaro ogni mese, perché alla famiglia dello stalliere non mancasse nulla. Ma chi avrebbe ridato loro Lyron?

Nessuno.

Con un innaturale silenzio e una profonda tristezza Ilya si sedette a tavola col resto della sua famiglia.

Marcus, che era appena arrivato, aveva preso posto accanto a lei dandole un leggero bacio sulla guancia. "Avete saputo?", disse quando tutti si furono seduti. "Kassin è in punto di morte, e in assenza della figlia ha nominato il suo alleato Velkam come successore, lo dicono i bandi appesi per tutto il regno, Velkam ora è anche nostro re a tutti gli effetti".

Ilya e sua madre ascoltarono tutto senza replicare, il piccolo Merydian che cominciava a capire la gravità della situazione invece intervenne contrariato. "Un'altro re? Cosa c'è che deve andare storto ancora?".

Marcus gli sorrise. "Vedrai, Velkam sarà in grado di governare degnamente Lumos. Vedi i cittadini di Nublia? Sono felici e stanno bene da quando lui è diventato loro re. Io personalmente ripongo moltissima fiducia in lui, credo che in qualche modo riuscirà a tirarci fuori da questa situazione. Kassin sa quello che fa!".

...

Velkam subito dopo la sua incoronazione aveva convocato una riunione alla quale avrebbero dovuto partecipare tutti gli abitanti della corte di Lumos e i generali della corte di Nublia. Il nuovo re aveva stabilito che fosse fatta il giorno dopo per dare il tempo ai suoi generali di essere presenti e raggiungerlo alla nuova corte. Fu proprio in mattinata che circa cinquanta cavalieri fecero ingresso nelle mura della corte mentre Velkam li attendeva all'entrata principale in tenuta militare.

"Saluti maestà...", si inchinò Lianus, "abbiamo saputo della vostra convocazione e siamo corsi, sappiamo che siete stato nominato sovrano di queste terre".

"Saluti, Lianus", fece Velkam austero e deciso.

"Lunga vita al principe Velkam!", aggiunse il generale voltandosi a incitare gli altri generali.

"Lunga vita!", risposero in coro questi.

Presto Velkam li invitò a entrare e tutti si disposero nell'enorme sala del trono dove il re prese il posto d'onore affiancato dagli altri generali più intimi. Furono convocati i servi di corte e tutti i soldati di Lumos. In meno di un'ora la sala fu completamente piena e Velkam prese parola.

"Salve a tutti voi, miei sudditi. In quanto vostro sovrano ho il dovere di informarvi sui miei programmi, e voglio dare la priorità a voi. Sapete benissimo come la situazione qui a Lumos stia precipitando. La cattiva salute di Kassin, il rapimento di Roxane... tutto a causa del principe Kaharan e dei suoi ingressi non autorizzati a Lumos. Ieri sera, inoltre, mi sono ritrovato a pensare che approfittando di questa nostra debolezza Kaharan potrebbe avere l'idea di attaccarci. È necessario, dunque, intensificare i controlli ai confini del regno, e ordinare un'adunata per essere pronti a respingere l'esercito nemico.

Sappiamo benissimo che Nox è il regno della guerra. Kaharan possiede enormi battaglioni, niente però che Lumos e Nublia insieme non possano sconfiggere.

Vi annuncio dunque, qui, davanti a tutti voi generali e servi, che farò di tutto per proteggervi e per far procedere tutto come farebbe Kassin. Ripeto, credo solo che sia necessario intensificare la produzione di armi e dare il via ad un'adunata.

La prudenza non è mai troppa, e inoltre, se mai riuscissimo a capire in che modo Kaharan sia riuscito ad attraversare la foresta, dovremmo tentare noi un attacco a sorpresa per riprenderci la principessa. Credo che questo sia chiaro, ma in questo caso... bisognerebbe sperare solo nell'aiuto degli dei".

Velkam vide Tayri con espressione triste ascoltare le sue parole. Riuscì a immaginare come si sentisse la ragazza con l'avvicinarsi di una possibile guerra, e guardandola, il suo il viso gli fece balenare un nuovo pensiero nella mente.

"Ah, approfitto di questo momento per disporre inoltre che sia devoluta una somma di denaro maggiore per la famiglia dello stalliere ucciso, e se essi lo riterranno necessario, avranno il permesso di trasferirsi a corte: qui o a Nublia... non c'è alcuna differenza, anche se suppongo che preferiscano il loro luogo d'origine. Affido a te, Lianus, l'incarico di occuparti di quanto ho appena detto."

Lianus truccato alla stessa maniera del principe e con l'armatura argentata si chinò in segno di sottomissione al suo re. Con la luce del sole il busto scintillò di una sfumatura cerulea. "Sarà fatto, maestà!", annunciò.

"Bene, penso di aver detto quanto di necessario per oggi, ribadisco che non appena sarò uscito da questa stanza darò l'ordine di adunata. Riguardo la scelta dei miei consiglieri, credo che sia il caso di nominarli in veste ufficiale. Lianus, generale del mio regno, ti voglio in veste di mio consigliere adesso! Chiedo inoltre che si faccia avanti il miglior generale di Lumos, perché possa rappresentare a me la volontà di questa corte". Velkam scrutò austero la sala silenziosa. Non ci fu nessuna risposta, ma i soldati si spostarono sonoramente lasciando fermo al suo posto un giovane ragazzo dai capelli corti e biondi.

"L'esercito esulta, vedo. Sei tu il generale migliore?", domandò il re.

Il ragazzo dai limpidi occhi azzurri rispose colto alla sprovvista. "Sì, signore, il re Kassin mi ha sempre nominato per gli affari o le faccende militari più importanti di Lumos".

Velkam sorrise in maniera dignitosa. "Molto bene, avvicinati, come ti chiami?".

"Dalhom signore!".

"Allora Dalhom... io ti nomino mio consigliere, mi affiancherai per ogni decisione e mi seguirai durante ogni spostamento. La tua carica ti fa onore generale, spero che ne sarai all'altezza". Detto questo gli posò una mano sulla spalla e con un mezzo sorriso disse: "I miei nuovi consiglieri si facciano trovare all'uscita per domani mattina, partirò per Nublia, dato che ho un po' di cose da sbrigare. In caso di urgenza saprete così dove trovarmi", terminò rivolgendosi a tutti.

"Pretendo regolari notizie sulla salute del re, e riguardo ciò incarico te, Tayri".

La ragazza parve stupita di sentirsi chiamare in causa e sussultò sotto lo sguardo di tutti puntato su di lei.

"Quello che voglio farvi capire con tutto ciò...", riprese Velkam, "è che tra me e voi è importante che ci sia collaborazione, solo così potremmo tener fronte al nemico, ricordatelo".

E con quelle ultime parole il giovane re si alzò in piedi e uscì dalla stanza risoluto.

"Fate preparare il mio cavallo e la mia roba. Che sia tutto pronto per domani all'alba", disse ai servi, "Ora salirò di sopra a parlare con Kassin, voi Tayri, accompagnatemi".

"Sì, vostra maestà", si inchinò la ragazza premurosa.

La folla di generali aveva cominciato a defluire dal grande portone della sala riunioni e nessuno stava guardando Velkam e Tayri l'uno di fronte all'altra.

"No...", intervenne Velkam con espressione corrucciata trattenendola per una spalla, "non voglio che ti inchini di fronte a me, tu... non è necessario... Andiamo!".  

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