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-19- I gattoleoni tre teste



Si era fatto giorno nella foresta. Roxane che non aveva chiuso occhio tutta la notte, aveva approfittato di quella nottataccia per vedere sorgere il sole in tutte le sue varie fasi prima di svenire.

Quando si svegliò era infreddolita fino alla più remota punta del suo corpo. Tremava vistosamente e tossiva. La gola le bruciava e aveva perfino esaurito la voce, dopo quella che era stata una frenetica notte di urla. La testa le doleva e si sentiva del tutto svuotata dalle forze, per non parlare dei morsi della fame che la stavano divorando.

Dovette attendere che il sole fosse già alto perché il principe nero sbucasse dalla grotta stiracchiandosi beato. Kaharan si fermò a guardarla con un ghigno mellifluo sulle labbra, e vedendola tremare con passo cauto le si avvicinò.

"Credo che tu abbia imparato la lezione adesso, stupida sciocca. Vedi cosa si ottiene a mettersi contro di me? ". Girò attorno al tronco dell'albero e Roxane lo sentì trafficare con la corda che la teneva legata. Ad un tratto sentì allentare la presa e finalmente, sciolta, ricadde sfinita sull'erba. Era esausta e dolorante in ogni arto.

Non parlò, non ne aveva le forze. Osservò Kaharan riporre la corda dentro la sacca e tornare da lei risoluto.

Prima di chinarsi a osservare le sue condizioni gettò un fischio sonoro che rintonò per tutta la foresta e richiamò Febo. Questo, sbucò dal folto degli alberi al galoppo nitrendo al padrone per tutta risposta mentre gli si avvicinava.

Roxane vide il ragazzo accostarsi all'orecchio dell'animale e sussurrare alcune parole incomprensibili. Accadde allora che Freya, con passo cauto, si avvicinò all'altro animale e lo affiancò. Roxane si stupì nel vedere che l'unicorno non reagì alla vicinanza dell'altra cavalla. Vide Kaharan sellare la sua giumenta come se nulla fosse e, cosa ancora più assurda, vide Freya lasciarlo fare mentre allungava il muso verso quello dell'unicorno nero, per annusarlo.

La povera Roxane si sentì tradita. Dunque adesso anche la sua cavalla si era schierata col nemico.

Kaharan parve avere più o meno gli stessi pensieri perché scacciò Freya molto malamente, quasi con gelosia. Roxane pensò che probabilmente Kaharan vedeva Freya come una minaccia da scacciare, perché era più simile a Febo di quanto non lo fosse lui, e questo avrebbe potuto portarglielo via, se i due animali avessero trovato una certa intesa.

Doveva esserci un legame al di là di ogni apparenza tra il ragazzo e quell'unicorno. Si notava da come il principe si comportava con lui. E poi era risaputo che quelle bestie erano inavvicinabili. Se Kaharan era riuscito ad addomesticarlo, con il gesto di Freya doveva aver avuto paura di poterne perdere l'appoggio.

Infine Roxane esausta trascurò quei pensieri, pensare non le sarebbe servito a niente. Piuttosto si crogiolò nella più completa angoscia, conscia di aver perso l'ultima amica che le rimaneva.

Kaharan finì di sistemare i finimenti al suo unicorno e si diresse verso di lei. La osservò da lontano e quella che parve un'espressione apprensiva balenò sul suo viso. Forse si era reso conto che la notte scorsa aveva esagerato.

Le toccò la fronte che scottava. Di sicuro Roxane aveva la febbre e se non si fosse preso cura di lei non sarebbe riuscito nel suo intento.

Imprecò. Rischiava di mandare tutto all'aria per una sua stupida soddisfazione.

La principessa gemette. Era ancora sdraiata a terra, i suoi occhi semiaperti erano lucidi, e aveva ancora i vestiti fradici addosso.

"Alzati", le ordinò il principe, ma lei non riuscì ad eseguire l'ordine, il suo corpo si rifiutava di farlo.

"Ho detto alzati!", ringhiò Kaharan, in verità arrabbiato più con se stesso che con lei. Questo intoppo avrebbe di certo prolungato il viaggio e lui non tollerava di aspettare ancora di più.

Roxane mugolò, voleva parlare, dire: "Non ce la faccio", ma non ci riuscì.

Kaharan la sollevò di peso consapevole che la ragazza necessitasse di vestiti asciutti. Avrebbe provveduto lui visto che non aveva neanche le forze di muoversi.

Avrebbe dovuto fare tutto lui, e questo particolare, a dirla tutta, lo inquietò. La caricò sulle sue braccia senza dire una parola e la portò nella grotta. Poi, quando la ebbe adagiata per terra cominciò a slacciarle il corpetto e dopo non poca fatica riuscì a sfilarle l'intero e ingombrante vestito, reso ancora più pesante dalla presenza dell'acqua che lo inzuppava.

La ragazza era priva di sensi e respirava molto lentamente. Probabilmente la febbre era molto alta.

Kaharan uscì dalla grotta e si diresse al cavallo delle provviste sopra del quale aprì un sacco e ne tirò fuori dei vestiti puliti. Erano i suoi, non aveva altro da metterle. Così scelse la camicia e i pantaloni che le parvero più stretti e tornò dentro cominciando cautamente a rivestirla. Nel farlo sfiorò involontariamente la sua gamba e come pronta a scattare la creatura dentro di lui gli lacerò la costola sinistra.

Il principe si lasciò sfuggire un grido di dolore ma strinse i denti e riprese ad abbottonarle i pantaloni cercando, il più prudentemente possibile, di non sfiorare nuovamente la pelle di lei.

Il ragazzo si rese conto che adesso toccava a lui patire le pene dell'inferno per averla fatta ammalare. Aveva fatto un solo errore, e adesso lo stava pagando caro. Orribili furono i momenti in cui dovette infilarle la camicia. L'aveva dovuta sollevare e questo significava contatto fisico.

Richiuse il corpetto di pelle, poi si tolse il mantello e glielo attorcigliò addosso per tenerla più al caldo.

Quando ebbe finito di vestirla, uscì nuovamente fuori e prese dalla sua bisaccia una boccetta con del liquido verde. Era un impasto curativo che si era portato già pronto dal castello. Gliene fece bere un sorso nella speranza che bastasse ad accelerarne la guarigione.

Per Roxane intanto tutto ciò che la circondava sembrava essere attutito a causa del cattivo funzionamento dei suoi sensi.

Il principe nero si caricò la ragazza sulle spalle e con molta fatica la issò in sella al suo unicorno nero.

"Ce la fai a reggerti?", le chiese più a mo' d'ordine che di domanda.

Roxane barcollò un attimo, poi con tutte le forze che le restavano strinse le mani attorno alle redini, rendendosi conto che quel cavallo non era la sua Freya, era Febo, l'unicorno del principe. Un colpo di tosse le fece quasi perdere l'equilibrio, l'unicorno non si mosse di un millimetro, quasi avesse ricevuto precisi ordini.

Kaharan fece per sorreggerla, ma Roxane ce la fece da sola, così il principe si allontanò per assicurare Freya a Febo e all'altro cavallo delle provviste. Quando terminò si issò in groppa della cavalla grigia e con un colpo di tallone partirono.

Procedettero molto lentamente per tutto il tempo. Le erbe curative avevano sortito un buon effetto sulla principessa, e adesso lei era più lucida, tuttavia la sua fronte continuava a scottare.

Camminarono tutta la mattina. Il tempo non era dei migliori. Una densa coltre di nubi nascondeva il sole, e un forte vento freddo presagiva l'imminente arrivo di un altro temporale.

La sorte volle che giunti nel folto di una pineta comparve di fronte a loro un'altra parete rocciosa lineata proprio al centro da una crepa. Era ormai pomeriggio e dei rombi lontani indicavano che il temporale era sempre più vicino.

Kaharan si sentì sollevato. Anche per quella sera avevano un rifugio asciutto assicurato.

"Reggiti, siamo arrivati", annunciò alla sua compagna di viaggio. Scese dalla groppa di Freya e tirò fuori dalla sacca la sua spada. Il principe sapeva che ormai erano nel folto della foresta, e qui doveva aspettarsi di tutto. Si avvicinò cauto all'apertura, pronto all'attacco nel caso questo fosse stato il rifugio di una qualche creatura feroce.

Un movimento dall'interno lo fece sobbalzare, quella era la conferma che dentro la grotta ci stava qualcosa.

Roxane, ancora in groppa a Febo osservò la scena ammutolita. Nell'assoluto silenzio si sentiva soltanto lo scroscio della foglie scosse violentemente dal vento.

Kaharan tese i muscoli pronto a colpire non appena un ringhio gli giunse chiaro all'orecchio. La creatura, qualunque cosa fosse, lo stava osservando da dentro la crepa. Poteva scorgere senza fatica il luccichio dei suoi occhi avvicinarsi sempre di più all'uscita, fin quando la luce non inondò il muso dell'essere e il principe lo riconobbe.

Un gattoleone tre teste avanzava risoluto verso di lui, lo fissava negli occhi avido di cibo e sembrava piuttosto deciso a non farselo sfuggire dato che il pranzo era venuto a trovarlo dritto in casa.

Quando la bestia uscì del tutto allo scoperto anche la stessa Roxane poté scorgerlo. Era orribile. Aveva un corpo possente e grande quanto quello di un leone dal colore bruno che lasciava spazio a tre teste giganti molto simili a quelli di un gatto ma con zanne di gran lunga più affilate e grandi.

Roxane aveva letto di loro che un solo morso poteva essere letale a un uomo. I gattoleoni erano creature che conoscevano i punti deboli delle loro prede e tendevano ad attaccare in gruppo. sperò che Kaharan lo sapesse.

Vide il principe protendersi, pronto ad affrontare la bestia, che nel giro di pochi secondi spiccò un balzo per attaccarlo, questa chiuse le mascelle a vuoto mentre Kaharan con la spada la feriva ad una zampa. Allora il gattoleone guaì e richiamò in ausilio le sue compagne.

Ben presto il principe nero si ritrovò circondato da un branco di gattoleoni tre teste che ringhiavano, pronti ad attaccarlo. Quarantadue paia di occhi felini lo fissavano con ostilità e ferocia.

Uno di loro spiccò un balzo improvviso verso il principe.

"Kaharan attento!", urlò la principessa spaventata.

All'avvertimento Kaharan balzò subito di lato e schivò l'attacco mentre con una rapidità che stupì Roxane affondò la lama sulla schiena dell'animale.

La bestia si accasciò morente a terra e le sue compagne vendicative si gettarono addosso al principe ancora più risolute.

Intanto tutto quel fragore aveva gettato scompiglio tra i cavalli che irrequieti si opponevano alle corde.

Roxane notò uno strano comportamento in Febo. Questo alla vista del suo padrone in pericolo aveva iniziato a raspare per terra e a nitrire, ma non si era assolutamente mosso di un passo, come se attendesse un ordine preciso.

In quel momento la principessa urlò vedendo un gattoleone affondare una delle tre coppie di zanne nel braccio destro del principe che per il dolore lasciò cadere la spada a terra. Era riuscito a farne fuori quattro, ma le altre tre erano più furiose che mai per la perdita delle compagne.

Roxane orripilata non seppe cosa fare. Non era in condizioni di poter combattere, non a distanza, e con la testa che le girava era a dir poco impossibile.

Febo nitriva e scalpitava ad ogni movimento, e ad un tratto Roxane capì. Kaharan gli aveva ordinato di non muoversi, per questo, pur disperandosi, l'unicorno non andava in soccorso al padrone.

Facendo mento locale ai suoi libri la principessa ricordò che gli unicorni neri potevano essere messi al pari delle bestie feroci. Era sicura che l'animale sarebbe riuscito ad aiutare Kaharan se solo non gli fosse stato ordinato di stare lontano dalla battaglia.

Con le poche forze che le rimanevano Roxane scese da sella e in meno tempo possibile lo lasciò libero dai finimenti. "Vai!", gli disse, "aiutalo".

Poco più avanti la battaglia infuriava, e seppur di sinistro, Kaharan sapeva tenere bene testa alle tre belve. Senza esitare più un attimo la ragazza diede un colpo sulla groppa di Febo.

L'unicorno si impennò e partì alla carica colpendo con un calcio un gattoleone dritto allo stomaco. Riuscì a toglierlo di dosso al suo padrone, appena in tempo prima che questo gli avesse inferto il morso letale.

Kaharan affondò la spada nella pancia della bestia priva di sensi e assieme al suo unicorno si catapultò sulle altre due rimaste vive.

Vide una delle due belve allontanarsi e dirigersi verso Roxane. La ragazza atterrita si era riparata dietro un albero ma il gattoleone aveva già spiccato un balzo.

Fu un attimo. Con un gesto fulmineo Kaharan corse verso di lei, sarebbe arrivato tardi se Freya, impaurita, con un colpo di zoccolo non avesse stordito la bestia.

Roxane vide Kaharan raggiungerla e sfoderare il pugnale dal suo stivale per conficcarlo nel ventre della belva appena stordita.

"Prendi questo per difenderti", le urlò Kaharan mentre tornava da Febo. L'unicorno infatti era stato aggredito alla schiena dall'ultimo gattoleone tre teste superstite con cui aveva intrapreso una cruenta battaglia.

Mentre il suo destriero scalciava e nitriva ferocemente cercando di scrollarselo di dosso, un'unghiata della bestia gli squarciò parte dell'elegante collo nero.

"No!", urlò il principe furioso.

Una feroce rabbia divampò nei suoi occhi. Kaharan si lanciò all'attacco sollevato nel vedere che il suo unicorno continuava a reagire, e alla vista del suo padrone Febo si gettò a terra riuscendo una volta per tutte a disarcionare la bestia che lo aveva aggredito. Kaharan colpì a morte l'ultimo gattoleone che guaì sonoramente e spirò.

Dopo la feroce battaglia tutto piombò nel più assordante silenzio, Kaharan rimase per un attimo accucciato a terra cercando di riprendere fiato e il suo unicorno nero, zoppicante, gli andò incontro.

Solo allora, come in una favola, per la prima volta, in mezzo a quello scempio, Roxane vide Kaharan sorridere al suo destriero. Il principe nero che sorrideva... incredibile. Il cattivo aveva rivolto un luminoso e tenero sorriso al suo animale.

Un sorriso pulito, splendido, che non aveva nulla di crudele.

Il ragazzo accarezzò il manto lucido di Febo e si perse per un attimo nei suoi occhi, poi si fece di nuovo serio e prese a controllargli il collo. Fortunatamente lo squarcio era poco profondo e non aveva colpito i punti vitali dell'animale. Alla zampa Febo riportava una ferita che di certo non sarebbe stata difficile da curare.

Roxane gli si avvicinò cauta, sentì che la febbre stava tornando e tossì sonoramente rivelando la sua posizione. Kaharan si voltò di scatto.

"Non muoverti, possibilmente dentro ce ne sono ancora!", l'avvertì.

Il ragazzo si trascinò cauto fino all'entrata, ma con sollievo si accorse che lui e il suo fedele amico ne avevano fatto strage. Dentro la grotta non c'era più nulla.

Uscì dal rifugio facendo segno a Roxane di avvicinarsi. La mano destra gli doleva mentre il sangue scorreva fluido. Sentì assalirlo un bruciore lacerante.

"Entra! Io vado a procurarmi della legna per accendere un fuoco", le disse allontanandosi silenzioso. Roxane rimase a fissarlo fin quando non lo vide sparire dietro una grande quercia.

Era fantastico, pensò la principessa, per la prima volta era riuscita a cogliere il principe in un momento di debolezza! Aveva sorriso.

Guardò il punto preciso in cui aveva visto Kaharan pochi minuti prima di sparire.

Chissà perché, ma questo pensiero le confermò che dentro di lui doveva per forza esserci qualcosa di buono.

Con queste nuove e più allegre speranze iniziò a scaricare le loro cose da cavallo e si infilò attraverso l'apertura per portare tutto dentro e riporlo all'ingresso dell'antro.

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