-11 - Partenza
L'indomani mattina Roxane fu svegliata da un grande fragore. Quando aprì gli occhi vide che Ghernò era già entrato in cella per portarla via. La principessa lo vide scrutare Sulheyda con disprezzo. La ragazza si massaggiava il cranio per la posizione scomoda in cui aveva dormito quella notte.
"Forza, vieni con me", disse gelido il secondino, rivolgendosi alla principessa.
Sulheyda balzò in piedi: "Dove la portate?".
"Questo non ti riguarda, dovresti solo ritenerti fortunata a non essere ancora morta!".
In reazione alle sue parole la ragazza sputò per terra proprio ai piedi di Ghernò, cosa che le fece guadagnare un sonoro schiaffo sul viso. La ferita sul volto riprese a sanguinarle.
In una smorfia di dolore e con gli occhi lucidi, Sulheyda fronteggiò Ghernò con rabbia: "Avrei preferito la morte piuttosto che marcire in questa lurida prigione per sempre!".
Ghernò la guardò con disprezzo: "Allora ti accontenterò, se è questo che vuoi, maledetta ingrata. Se hai salva la pelle è solo grazie alla mia bontà".
Sulheyda lo ignorò, corse verso Roxane e l'abbracciò: "Spero di rivedervi un giorno", disse commossa. Roxane ricambiò l'abbraccio, e solo allora si accorse che Sulheyda le stava lasciando qualcosa tra le mani.
"Portala con te e abbandonala vicino alle mura della città, è un messaggio che i nostridevono trovare a tutti i costi, devono sapere che sono stata catturata...", le sussurrò ad un orecchio. Roxane nascose la pergamena sotto la veste approfittando del fatto che Ghernò non stesse guardando dalla loro parte.
"La fortuna sia con te", aggiunse Sulheyda con un debole sorriso. Una goccia di sangue le scorse giù per il viso e lei se la asciugò con la mano.
Roxane la salutò a malincuore. Aveva appena trovato una persona amica, e già era costretta a separarsene.
"Dobbiamo aspettare ancora a lungo queste cerimonie?", sbottò Ghernò spazientito mentre le osservava da lontano.
Roxane si voltò e si diresse verso di lui. "Addio", disse a Sulheyda. Seguì Ghernò senza dire altro, chiedendosi se l'avesse mai più rivista. Lei e Ghernò si richiusero la porta della cella alle spalle e lasciarono la ragazza da sola in quell'eterna oscurità, poi, come il giorno prima, Ghernò la condusse attraverso le buie segrete fino alla gigantesca sala del trono.
Roxane si accorse, una volta varcata la soglia, che alla luce del sole le grandi finestre rigettavano una luce cremisi che rendeva l'immensa sala ancora più maestosa. Il trono in cima alla scalinata era vuoto, segno che Kaharan la stava già aspettando fuori.
Fu condotta nell'androne. L'immenso portone scuro era aperto e uno spiffero la fece rabbrividire. Fuori albeggiava.
Attraversarono i giardini reali alla volta delle scuderie e qui Roxane notò che la vegetazione era costituita unicamente da pini e cipressi secolari.
Davanti alle scuderie Freya era già stata sellata. Non appena vide la sua padrona nitrì di gioia e strattonò la corda che la legava ad una barra disposta sull'ingresso del capannone. Al suo fianco un altro cavallo dal manto sauro raspava con lo zoccolo. Sul suo dorso erano stati caricati due grossi sacchi di provviste.
Roxane corse verso la sua cavalla deponendole un grosso bacio sulla fronte. "Ciao Freya", la salutò rincuorata.
La giumenta le annusò il volto assestandole una leccata sulla mano e Roxane accarezzò di rimando la sua morbida criniera.
Ghernò dietro di loro si era appoggiato alla staccionata e aveva cominciato a fissare con sguardo divertito l'interno della stalla dove uno stalliere si disperava cercando di mettere la sella ad un cavallo imbizzito dal manto nero. Il povero uomo tentava di tenerlo fermo in tutti i modi cercando di evitare i calci che la bestia sferrava per ostacolarlo. Lo stalliere non era ancora riuscito a sistemare le briglie al cavallo e si era già rimediato un bel morso sulla spalla.
La principessa guardò la scena un po' perplessa. Immaginò, dal temperamento dell'animale, che si trattasse del cavallo del principe. Poi notò un corno dorato ergersi proprio sulla fronte dell'animale, e allora capì. Quello non era un semplice cavallo. Era un unicorno nero.
Era tutto vero. Il principe Nero ne possedeva uno ed era come si raccontava. Oltre ad essere incredibilmente bello, quell'animale era anche terribile.
L'unicorno scalpitò minaccioso sbattendo uno zoccolo sul piede dello stalliere che ululò dal dolore.
Ghernò, ancora appoggiato alla barra di legno, scoppiò sguaiatamente a ridere.
La risata di giubilo cessò non appena dal cancello fece ingresso il principe solitario in persona. Indossava gli stessi abiti del giorno prima. Portava un pugnale dentro lo stivale di cuoio e la spada argentata assicurata alla vita. Dietro la schiena gli pendeva una faretra colma di frecce e tra le mani scintillava un arco di egregia fattura.
I capelli rossi di Kaharan erano mossi dalla leggera brezza e nella scarlatta luce dell'alba il suo sguardo appariva ancora più minaccioso. I suoi occhi verdi la scrutarono da sotto in su, seri.
Roxane ricambiò con uno sguardo acido. Lo odiava con tutta se stessa, per tutto il male che aveva fatto a lei, a Sulheyda, a Lyron e a suo padre.
"Dov'è Febo?". Chiese il principe a Ghernò.
Il sicario indicò la stalla co noncuranza.
"Maestà...". Lo stalliere si gettò ai piedi del principe stravolto, "posso spiegarvi. Ho provato in tutti i modi, non ci sono riuscito, si rifiuta...".
Kaharan lo scrutò con freddezza: "Sei un buono a nulla. Fuori di qui!", gli assestò un calcio e tirandolo su a forza per i capelli e cacciandolo fuori dalla stalla.
"Assicurati di trovare uno stalliere un po' più efficiente se non vuoi fare la sua stessa fine!", minacciò infine Ghernò.
Alla vista del padrone l'unicorno nitrì. Kaharan gli sfiorò il corno posando la mano sulla fronte dell'animale e l'unicorno, che fino a poco prima aveva scalpitato nervoso, sembrò calmarsi all'istante.
Roxane osservò la scena sbalordita. Era impossibile domare un unicorno nero, lo aveva studiato sui libri quando era una bambina! Era impossibile catturarli. Erano pericolosi perfino a debita distanza. Come avrebbe fatto il principe Nero a cavalcare un animale del genere?
Kaharan prese la sella con molta naturalezza e gliela sistemò in groppa senza il minimo sforzo. L'animale sbuffò voltando la testa dall'altra parte, ma lo lasciò fare. Poi fu la volta delle briglie. Facendo attenzione al corno dorato il principe posizionò anche quelle. L'animale continuava a scuotere la coda senza contestare la presenza del ragazzo che gli ronzava intorno.
Mentre Kaharan era indaffarato a chiudere la cinghia della sella l'unicorno gli annusò il volto e lo scrutò curioso coi suoi occhi acquosi, neri come la pece.
Quando anche Febo fu pronto, Kaharan gli salì in groppa e lo guidò fuori dalla stalla. Il cavallo rispose diligentemente a ogni comando del principe.
Ghernò, abituato a vedere il principe cavalcare quell'animale leggendario, abbozzò un sorriso compiaciuto. Roxane, dal canto suo, non riuscì a capacitarsene. Fu svegliata da quell'annebbiamento da uno strattone di Ghernò. "Sali!", ordinò il sicario indicando Freya con lo sguardo.
La principessa annuì. Mise un piede nella staffa e si issò a fatica.
A quel punto Ghernò assicurò una corda alle briglie di Freya e ne chiuse l'altra estremità nelle briglie dell'unicorno nero. Nel farlo l'uomo riuscì ad allontanarsi in fretta evitando per un pelo che Febo gli mordesse il braccio.
L'altro cavallo sauro venne assicurato dietro Freya. Non poteva seguire l'unicorno, dato che questo scalciava in continuazione.
Kaharan impartì gli ultimi ordini a Ghernò fece aprire i cancelli del giardino.
A quel punto il principe calciò il suo destriero e l'unicorno partì in un galoppo sfrenato, trascinandosi dietro Freya che faceva fatica a tenere il passo.
In pochi secondi varcarono i cancelli e a passo svelto si allontanarono dalle mura del castello. Quando giunsero fuori dalla fortezza di Nox, il principe rallentò l'andatura del suo unicorno e finalmente Freya poté tirare un respiro di sollievo. Il sole era alto in cielo, ma ancora la città dava l'impressione di essere addormentata. I primi galli cominciarono a cantare poco dopo. Roxane e Kaharan scesero per tutto il pendio della montagna fino a giungere alle mura che recintavano il regno. Due guardie facevano da sentinella all'ingresso per Nox. Alla vista del principe la sentinella più anziana corse ad aprire il grande portone e con un lungo inchino si congedò.
Varcarono la soglia. Davanti a loro si spalancò l'immensa e inquietante foresta.
L'unicorno del principe scalpitò nervoso, desideroso di galoppare a rotta di collo.
Un colpo di tallone da parte di Kaharan gli fece capire che era concesso, e così ripresero velocità dirigendosi verso la foresta.
Poco più distante, accanto a un masso dove cresceva un piccolo germoglio di fiori di Ghello, giaceva inerte la pergamena che Sulheyda aveva consegnato a Roxane quella mattina. La principessa l'aveva gettata per terra in una svista del principe, nella speranza che fosse stata trovata dalla persona giusta.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro