Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

3

Musica classica.   (Viola)

La notte che era seguita al suo primo concerto, Viola l'aveva trascorsa ascoltando lunghi monologhi da parte di Caterina, sotto le coperte di uno dei due letti gemelli, nella stanza della casa di lei.
L'esaltazione di Caterina si concentrava tutta sulla proposta ricevuta da Oliver di una collaborazione fra i due, e le novità ricevute dai membri della band: l'ingaggio al Bloom e la serata di Halloween.
Viola si stupiva alquanto di come una ragazza come Caterina potesse essere matura e infantile al contempo, alla soglia dei suoi diciannove anni.
Quello che Caterina pianificava nelle sue notturne farneticazioni era di includerla in tutto; ma non aveva ben compreso il carattere di Viola.
A lei non interessava che Caterina si sentisse in obbligo; parlando dell'ipotetico tempo che avrebbe dedicato alla collaborazione con gli Shand, Caterina era certa il tempo tolto alle loro passeggiate in centro o ai pranzi alla mensa universitaria, Viola lo avrebbe vissuto come uno sgarbo; non aveva davvero capito che Viola poteva, voleva e amava trascorrere ore in solitudine senza che altri le ipotecassero le giornate coinvolgendola appieno.

Se qualcuno avesse chiesto a Caterina un parere su Viola; questa l'avrebbe definita: una scoperta, un'amica che non sapeva di avere, ma della quale era certa non potersene più privare. Rovesciando il quesito invece Viola avrebbe indicato Caterina come una conoscente, allegra e solerte, ma non una componente irrinunciabile della sua vita.

La mattina si erano svegliate grazie all'amorevole richiamo della madre di Cat che aveva sintonizzato la tv sul canale di musica con cui la ragazza e il fratello erano soliti iniziare la giornata. Musica spaccatimpani di prima mattina.
Avevano preso il treno insieme e seguito i corsi della giornata, prima che Viola potesse trovare la pace nel suo piccolo bilocale in affitto in via Padova.

Martina al contrario di Caterina non era invadente: aveva chiesto poco o nulla a Viola della sua serata, solo felice di saperla a casa. Spesso in giornate grigie come quella, restavano, barattolo di nutella alla mano, a guardare orrende telenovelas o programmi spazzatura.

Per la serata di Halloween, Caterina aveva già organizzato la trasferta monzese di Viola pianificandola nel dettaglio; mentre guardava quei messaggi che arrivavano a raffica intasando il display; uno in particolare aveva colpito Viola.
*Oggi vedo Ollie*
Era stata incerta se indagare sulla natura di quell'incontro; i castelli erti nella sua testa, legati all'affinità che credeva di aver avuto con lui, si stavano sgretolando come creta al sole, lasciandole la convinzione che il ragazzo fosse stato semplicemente gentile.

Il cellulare aveva smesso di vibrare impazzito proprio durante l'orario del loro appuntamento e Viola aveva guardato il cielo capriccioso invogliata a uscire, nonostante la pigrizia contagiosa di Martina che alternava fasi rem a zapping furioso.
Non poteva certo stare ad aspettare di sapere come avrebbero trascorso il tempo quei due, così simili e probabilmente destinati a stare assieme.

Il programma di glottologia sparpagliato sul letto era davvero poco interessante; aveva allora infilato dei leggins sulla felpa oversize di Oliver ed era andata a correre.

《Sta per piovere.》Aveva berciato Martina dal letto.
《Lo so!》 Aveva solo confermato, ovvia, Viola, cercando le scarpette da corsa.
《Programmi per la serata?》
Viola aveva gonfiato le guance ed alzato le spalle rassegnata; non era certo lei la festaiola fra le due.
《Senti se invitassi Cat... Qua, intendo, una sera. A te starebbe bene?》
《Quando?》Aveva chiesto curiosa Martina, sollevando il busto interessata.
《Boh non so. Il mercoledì in piazzale Loreto, al Parco delle Rose, c'è la serata per le matricole; potrebbe essere divertente?!》Viola non era nel circuito mondano; conosceva pochi e sporadici eventi, alcuni appuntati sulla bacheca studentesca.
《O anche no.》Aveva ribattuto Martina lanciando il cuscino al soffitto, palesando il disgusto latente per la discoteca dozzinale.

《Bowling?》
《Che?》
《Marco e Milena vogliono andare al bowling stasera, quello subito dopo il ponte, per noi sono davvero quattro passi. Ci uniamo?!》 Martina le mostrava fiera il display del cellulare che a tre metri lei ovviamente non poteva decifrare.
《Fattibile.》Concesse Viola sovrappensiero.
《Lo propongo anche a Michele, Tango e Diego.》
Aveva alzato le spalle Viola, di rimando.
《Più siamo meglio è! Invita anche la tua amica Caterina...》
La proposta si era persa mentre Viola chiudeva la porta.
Caterina non era una sua amica era una buona conoscente, ottima, e poi la sua serata si sarebbe certamente conclusa in compagnia di un cantante dagli occhi di brace e dalla voce suadente; aveva pensato amareggiata.

Pestò l'asfalto con rabbia. Erano le tre di un brutto pomeriggio; avrebbe piovuto, constatò con immenso piacere.
Iniziò a camminare piano aumentando il ritmo; il tempo peggiorava e il suo sorriso si ampliava di pari passo.
Niente musica, solo il sottofondo della pioggia, dei claxon che man a mano che lasciava la città alle spalle si facevano sempre più radi.
Mise distanza emotiva fra sé e il piccolo appartamento al quarto piano, ma ricadde nel vortice contorto dei dolorosi ricordi.
Amava correre sotto la pioggia, cosicché se avesse incontrato un altro temerario, costui non avrebbe badato alle sue lacrime scendere copiose rigandole il volto. La pioggia si
sarebbe mescolata al dolore vivo.
Al ricordo di Paolo.
Mancavano pochi giorni alla ricorrenza dei morti e in tre mesi non aveva ancora scoperto dove fosse sepolto il suo ex.
Paolo era morto alla fine di un'estate meravigliosa, quella del suo primo amore e da allora non era riuscita ad andare avanti; un blocco di cemento si era ammassato nel suo cuore lasciandola inerme.
Arrivò sotto un diluvio torrenziale al cimitero maggiore di Milano, vagò tra le tombe cercando il viso di lui, ma verso le sei, un guardiano, solerte, l'aveva avvisata che stavano per chiudere i cancelli. Era stata un'altra ricerca infruttuosa.
Aveva pestato a ritroso il tracciato, furiosa e delusa, ritornando a casa.

La accolse il silenzio, Martina era uscita; Viola, stremata, con le ultime forze aveva affrontato quei maledetti gradini.
Una doccia bollente e si sarebbe stesa sul letto, ignorando il display che segnalava una trentina di chiamate;
staccò anche la spina del telefono fisso dopo aver ordinato una consegna, per una pizza, di lì a una mezz'ora. Chiuse gli occhi e spense i ricordi.

Il campanello emise un suono acuto, molesto; Viola fece scattare il cancellino alla base del palazzo, il fattorino della pizzeria all'angolo, ormai sapeva di dover affrontare novantaquattro scalini per recapitare il cartone.
Stirò il collo indolenzito, raggiungendo la porta, il denaro stretto nel pugno; si perse nel riflesso dell'ogivale specchio: puntò i capelli con una matita sulla sommità del capo. Una volta mangiato avrebbe raggiunto Martina: aveva già fatto incetta di solitudine abbastanza per quel giorno.
Bussarono alla porta e si stupì per l'ennesima volta che la padrona di casa non avesse mai messo uno spioncino alla porta, visto e considerato che quello non era uno dei quartieri piu sicuri di Milano.
Aprì appena l'uscio per ritirare il pasto e non esporsi agli occhi lascivi del fattorino, visto che indossava solo un lungo maglione bianco di lana, a collo alto.
Un urlo isterico le ferì i timpani mentre qualcuno irrompeva nel piccolo soggiorno dell'appartamento.

Caterina la stava stritolando, con vere lacrime disperate, il viso affondato nel suo collo e scossa da angoscianti singhiozzi.
《Cat!》 Riuscì solo a dire liberandosi dalla stretta micidiale.
La ragazza tirò su con il naso e la guardò sconvolta.
《Stai bene?》Le aveva chiesto con un fremito particolare nella voce.
《Ehm si!》
E Caterina era tornata ad arpionarle la schiena in una ferrea morsa.
《Cat?》
《Ti ho chiamato un'infinità di volte al cellulare e quando al fisso ha risposto Martina ci siamo entrambe preoccupate tu fossi uscita a correre sotto questo temporale.》
Viola ammutolì a disagio; sentì alle sue spalle la porta chiudersi con il consueto cigolio, voltò allora il capo e si specchiò nelle iridi di Oliver, avvampando.
Mosse le labbra a vuoto ma non ne uscì alcun suono articolato o di senso compiuto.
Tornò quindi a concentrarsi su Caterina; 《Non volevo farvi preoccupare. Io vado spesso a correre e solo se piove.》Ammise.
《Sei lontano da casa, se ti fosse successo qualcosa...》
Con la coda dell'occhio vide Oliver spaziare con lo sguardo nel piccolo soggiorno.
《Mi, mi dispiace.》
《Siamo venuti per la serata al bowling. Ci ha invitato Martina.》
Viola non aveva nulla da replicare. Non credeva, non pensava che queste persone avrebbero davvero potuto preoccuparsi.
Caterina non era mai stata nel suo appartamento, fece, non invitata, un giro veloce e si sedette sul letto sfatto di Martina. Il campanello riprese a trillare.
《Credo sia la mia cena.》
Caterina spalancò la finestra che dava sul viale principale, guardò giù e rise.
《Claudio è il fattorino della pizza? Quel ragazzo fa tedesco con me.
Scendo io.》Aveva urlato afferrando i soldi per poi volatilizzarsi.
L'imbarazzo divenne qualcosa di solido.
Oliver la guardava senza parlare; il fatto che fosse lì con Caterina, sicuramente chiariva l'esito dell'appuntamento: avevano prolungato il loro incontro pomeridiano.
《Dunque?》
《Ecco!》 Dissero in simultanea.
Scarlatta dall'imbarazzo pescò un jeans dall'armadio che infilò mentre lui garbato si era voltato.
《Quindi vivi qui.》Disse ovvio Oliver con un timbro roco.
《Già!》 Ammise lei.
Lo sguardo di Oliver si portò sulla piccola scrivania tra le due librerie, ricoperta di fogli e appunti.
Viola non finse neanche di voler mettere ordine, si sedette sul suo letto a gambe incrociate scrutandolo.
Oliver si muoveva sicuro, ora rimirava l'albero, disegnato sul calorifero, che si ergeva fin sugli infissi con le sue schelettriche diramazioni.
《Bello!》
《Lo ha fatto Martina.》
《La tua coinquilina?》
《Lei.》
《E questo?》
Oliver stava accarezzando il disegno che restava sopra la spalliera del suo letto. Si era avvicinato sedendole accanto sul quel minuscolo letto a una piazza.
Le loro schiene si sfioravano, le spalle accostate.
《Simboli ...in realtà.》
Ad un occhio meno attento pareva il profilarsi di cadenzate barrette orizzontali nere, come quando da un calendario si segna un giorno che è passato: come le immagini in carcere di coloro che fanno il conto segnando le tacche, ma sullo sfondo appena accennato a matita, sfumato, stralci di foglie e spine.
《Sono lo scorrere dei mesi...》Provò a spiegargli lei.
《Tutti marcati con un pantone grigio.》 Constatò lui; era stato l'unico a notare quel particolare cromatico.
《E questo piccolo segno rosa cosa sta a indicare?》
《L'ultima volta che il mio cuore ha emesso un battito.》Ammise con un filo di voce.
I loro sguardi impattarono in un muto dialogo, dinnanzi quella confessione; con il pollice Oliver marcò la linea dello zigomo scendendo lieve sino al labbro; tracciò una scia di fuoco, destabilizzandole il respiro.
《E cosa ha arrestato la corsa del tuo cuore?》Oliver era a pochi centimetri dal volto di Viola che ne sentiva il fiato sul viso.
《Il mio ex.》Aveva detto ad alta voce.
Oliver dilatò le pupille e serrò la mascella perplesso tornando a fissare quelle linee.
Si alzò e prese dal caos della scrivania due pantoni: uno grigio e uno rosso.
Fissò gli occhi di Viola a cercare un muto permesso che nel silenzio lei ignara gli concesse.
Viola lo guardò non sapendo intuire la mossa di lui.
《Mensilmente giusto?》Le chiese soffiando la domanda nel suo orecchio.
Viola poté solo annuire, Oliver tracciò con il grigio la linea che avrebbe sancito la fine di ottobre, poi guardò il cipiglio perplesso di Viola.
Rimarcò delicatamente il bordo con il pantone rosso poco oltre la metà.
La confusione sul volto di Viola era tangibile ma non lo avrebbe ammesso.
《Questo mese il tuo cuore ha perso dei battiti e tornerà a farlo entro la sua fine. Te lo garantisco.》
Quasi una promessa implicita impressa in quelle parole; Viola avrebbe voluto dire altro ma l'arrivo di Caterina alleggerì l'atmosfera.

Caterina portò la pizza tagliata a spicchi, Viola offrì da bere e restarono a finirla in pochi attimi.
Oliver rigirava la lattina di coca cola fra le mani con un sorriso evocativo, guardando il disegno sul muro, le fece un muto brindisi.
Caterina riempiva i vuoti parlando senza freno; si era alzata e aveva acceso lo stereo di Marina, in sottofondo Guccini.
All'espressione raccapricciante di Viola, Oliver aveva riso.
《Immagino non sia tuo.》
《Esatto; quasi tutti di Martina i cd sullo scaffale.》
《E tu che ascolti?》
Anche Caterina sembrava interessata alla risposta.
Si alzò ed estrasse dal suo cassetto un paio di cd masterizzati.
《Se vi mettete a ridere vi definestro.》Aveva annunciato Viola solenne.
Caterina aveva allora preso l'anonimo cd inserendolo nel vano: musica classica lieve e soave aveva riempito l'aria regalando un sorriso ai tratti di Viola.
《Particolare.》 Aveva acconsentito indulgente Cat.
Il sorriso furbo di Oliver diceva tutt'altro, quasi avesse scoperto la chiave di un mistero magico e irrisolto; il suo viso altamente espressivo era in grado di turbare Viola nel profondo.
《Raggiungiamo gli altri al bowling!
Per inciso mentre parlavo con Claudio ho avvisato la tua coinquilina che sei sana e salva.》
E Viola aveva riso, di pancia, come non le accadeva da tempo all'espressione fintamente contrita di Caterina e quando anche Oliver aveva unito la sua risata alla loro, a lei non era parso di respirare, o forse era come se stesse riimparando a farlo.

Al bowling non erano andati, Caterina si era stesa un istante, appisolandosi in un attimo e dopo averla spogliata, Viola le aveva rimboccato le coperte.
Oliver era in quella stanza con lo sguardo capace di trapassarla.
Martina sarebbe arrivata a breve e Oliver se ne sarebbe andato.
Si stese anche lei, carezzando la fronte di Caterina che dormiva leggermente girata sul fianco.
Si sfilò il jeans sotto le coperte e li depose a terra; conscia dello sguardo di Oliver, anche se era venuto con Caterina c'erano davvero tanti sottintesi fra loro: alchimia, elettricità pura... Viola si sentiva confusa.
Trovò il volto di Oliver sul suo.
Mentre i fiati si mescolavano se lo chiese se per lui non fosse un gioco; pronta a baciare qualcuno che non fosse Paolo.
Ma con l'arrivo di Martina lui si era scostato e Viola non ebbe il coraggio di chiedersi se davvero l'avrebbe baciata: a pochi centimetri da Caterina tra l'altro.
Appena Oliver fuori casa, capì che voleva una risposta.
Allora lo seguì sul ballatoio e lo chiamò.
Oliver la raggiunse in un attimo, divorò con uno sguardo acceso ogni centimetro del copro di lei; con dita incerte fece partire una carezza dalla coscia sino alla vita insinuandosi sotto la stoffa del maglione.
Viola poteva solo guardarlo ansimando forte perché quella mano aperta sul suo fianco incendiava ogni sua terminazione nervosa.
Lo stava forse provocando?
O forse era lui che lo stava facendo?
Viola voleva azzerare la distanza fra loro e stringersi a quel corpo sconosciuto che la sua anima reclamava, perdersi nel suo profumo e invece fece un passo indietro e ringraziò Oliver per averle portato Caterina. Caterina che si era preoccupata a morte per lei .
Caterina che era innamorata di lui.
Chiuse la porta e vi si appoggiò di peso, pronta a vegliare il sonno della rossa, perché lei era certa non avrebbe chiuso occhio.

Forse Viola non aveva ben capito o lo stavo solo riscoprendo che nella vita contano le presenze e non le sofferte assenze; era questo di cui era terrorizzata che altri legami a lei vitali venissero recisi.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro