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VI

Faticava a pensare. Il caldo gli appiccicava il pigiama addosso e i pensieri al cervello, per cui si rotolava nelle lenzuola cercando di trarre un senso a quello scompiglio. Ricordava quel volto malvagio e fondamentalmente solo. Non la odiava. Piuttosto provava compassione per quella strega innamorata che non lo aveva incantato nell'anima come nel corpo. Lui era libero di amare chi voleva, la mors amori non glielo impediva. Abracadabra aveva scoperto con lui una parte intima della sua essenza, e lui con mano esperta aveva dipanato le sue insidie. La ragazza che tutti avrebbero riconosciuto dal mantello calato sul volto, lui non sarebbe riuscito a distinguerla fra tanti. Se si fosse mostrata in pubblico esponendo i capelli biondo scuro e gli occhi smarriti, nessuno l'avrebbe notata, eccetto lui. Ma non era quella strega a destare i suoi timori. Era una fata dagli occhi ribelli e l'arco sempre in spalla, con quel blu oceano in cui lui si immergeva volentieri. Però lei non c'era. Se n'era andata, non per sempre, ne era consapevole, ma non riusciva a scacciare il senso di abbandono e la fame che divora lo stomaco, sentimento che non riusciva a chiamare con il suo nome: gelosia. Sarebbe morto per lei cento volte, sarebbe risorto per salvarla di nuovo, avrebbe fatto qualsiasi cosa purchè l'ultima cosa che avrebbe visto fossero stati i suoi occhi mare e il suo volto meraviglioso. La amava e non gli era difficile ammetterlo.

Il cielo nero copriva la sua stanza e lui temeva di veder spuntare il sole, immerso com'era nei tormentosi pensieri. Se ne stava sdraiato e accalorato, cambiando posizione ogni 60 secondi per cercare un riparo fresco. Sentiva le molle del materasso scricchiolare nella sua stanzetta, e ricordò l'espressione impaurita della sua metà. O forse avrebbe dovuta definirla intero, perché lei aveva tutto completo, non un pezzo. Lui non la completava, lui la arricchiva come lei faceva nei suoi riguardi. La bacchetta gelata, il ghiaccio che si spande. Non lo temeva. Temeva che lei venisse divorata dal terrore e aveva così deciso di instaurare un legame profondo con quella fata che nessuno osava avvicinare. Aveva capito di amarla nel momento esatto in cui l'aveva presa per il fianco e aveva impedito che cadesse. Non si era fatto vedere, discreto com'era anche nelle azioni, e aveva accettato in silenzio che lei attribuisse il merito a qualcun altro. La guardava da lontano e si corrodeva l'anima perché non osava farsi avanti. La regina gli aveva dato quell'incarico, perché Antares aveva visto in lui qualcosa. E quel qualcosa era amore sopito e non ancora ridestato. Ma come poteva lei, così importante e potente volere lui, principe diseredato -o almeno così credeva- e fuggito perché incolpato di fratricidio? La risposta si rivelò essere un sì. E lì, senza la luce, lui pensava al profumo di quella ragazza che sapeva di mare e salsedine, alla sua esuberanza, al suo modo di combattere e comandare. Ne rimaneva affascinato, e la vedeva avvolta in un'aura di potere misto a santità.

Ah Clhoe, mare e tempesta, onda distruttiva e dirompente. Faccio fatica a restare calmo con te, perché mi coglie una sottile euforia, che mi corre sotto la pelle e mi impedisce di pensare. Clhoe, se solo sapessi quanto mi sento onorato che tu abbia scelto me come custode delle tue paure e dei tuoi dubbi. Te lo ricordi che eravamo in piscina? E che ti sei abbandonata a me come garante della tua felicità?
Trattengo il fiato finchè non parli, sto in silenzio e taccio. E poi tu sospiri e io respiro, tu respiri e io mi sento attonito. E darti la mia vita è solo un gesto simbolico. Perché tu mi hai salvato dai rimorsi, dai tormenti, dalla fatica. Tu hai salvato me, non sarà mai il contrario. Combattere ogni giorno per restare in piedi è immensamente faticoso e controproducente, invece stare al tuo fianco è meraviglioso e rigenerante. Combatterò al tuo fianco per sempre, finché avrò forza, e quando arriverà quel momento, quel fatidico giorno, la mia missione avrà compimento. Sarò morto per la persona che avrò amato sopra a tutte, sopra di me. L'unica degna di un tale sacrificio. E lì allora avrà compimento la mia profezia: donarmi a te, e avere come ultima immagine il tuo viso in fiore, la tua pelle liscia, le tue labbra, così soffici e delicate. I tuoi occhi di mare. Nuoterò per sempre in quel mare e non ci sarà cosa più bella.

Si addormentò con il suo volto ben impresso nella mente. Il caldo ardeva ancora, ma bastò immaginare la freschezza della sua amata per trovare conforto. Fu sufficiente ricordarsi di lei per essere felice.

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