V
Meilì Fang era una ragazza seria. Era cresciuta in un ambiente familiare solido e stimolante, entrambi i genitori provenivano dai Regni d'Oriente, improntati sulla cultura nipponica, quelli dell'Est, e su quella cinese, quelli dell'Ovest. Qualche farfalla, poi, aveva conosciuto quei luoghi e ne aveva riportato la storia sulla Terra, influenzando le culture nascenti.
Questi erano dettagli che Meilì conosceva bene. E sapeva per certo che si era trasferita nel Regno di Acquaria perché la sua patria era finita sotto la malata influenza della Regina Nera. E non solo quella.
Sua sorella era anche la sua gemella. Un destino segnato, agonizzante, morto ancor prima di nascere. Sua sorella era identica a lei, stessi occhi a mandorla, stessi capelli di seta nera, stessa pelle di porcellana. Meilì dipingeva all'ombra dei ciliegi in fiore del suo giardino e sua sorella ci si arrampicava, facendo sì che i petali le cadessero sul colore fresco e le sporcassero l'opera in modo disordinato. Bao Fang odiava il suo nome e la sua famiglia. "È da maschio" diceva, solo perché finiva con la "o". Meilì e suo padre la redarguivano, la madre sopportava in silenzio la ribellione della figlia. Avevano scelto i nomi con cura, come qualunque genitore nel regno: conoscevano il loro potere. A una avevano augurato la bellezza, all'altra la lode. E così Bao Fang era diventata la fata della persuasione, un elemento pericoloso e astuto. Non avrebbe ricevuto lodi, ma le avrebbe tessute per far cadere l'interlocutore nella sua trappola e ottenere ciò che le serviva. La madre era saggia e scrupolosa, il padre austero e intransigente, perciò nessuno dei due cadeva in simili tranelli. Meilì, invece, col tempo aveva imparato a evitare le insidie.
L'uomo era impegnato nella politica e nella gestione del regno. Aveva ricoperto sufficienti cariche pubbliche per guadagnarsi esperienza e stima, così aveva fatto il suo ingresso a palazzo ed era diventato il braccio destro del Re d'Oriente. Possedeva terreni agricoli e bestiame, viveva nell'agio ma rimaneva saldamente attaccato ai valori in cui era stato allevato. Quando nacquero le sue figlie, però, venne progressivamente allontanato dai suo collaboratori, rimanendo però un pilastro e un fedele amico per il regnante. "Qualsiasi vita deve essere accettata e accolta con gioia" gli aveva detto, e lui aveva fatto tesoro di queste parole per non cadere nella trappola dello sconforto e cedere alla tristezza. Le streghe avevano trasformato un evento meraviglioso come l'amore in una disgrazia, e molte famiglie abbandonavano una delle bambine in fasce, o le facevano crescere separate, per evitare che la profezia si compisse. Ma tutto era vano. E questo Jun Fang lo sapeva bene. Le aveva tenute unite, come fanno le famiglie ragionevoli, e aveva placato ogni contrasto. Ma Bao sembrava nata per mettere alla prova la sua saldezza. Si vestiva da maschio e imparava le più temibili maledizioni. "Mi avete voluta così" li provocava. "Mi loderanno le streghe". La ragazza era in aperta ostilità con Meilì, anche se quest'ultima non le aveva fornito nessun movente. Le faceva i dispetti, le infilava i vermi nei vestiti o tra i libri, le rubava i compiti o faceva sparire le sue bacchette. E poi le streghe arrivarono davvero e cacciarono il re, e con lui Jun. Dal ceto abbiente venne catapultato nella dura realtà di un poveraccio, senza più una terra e una casa, con al seguito una moglie e due figlie. E la donna sopportava in silenzio, unita a quel marito duro ma dal cuore buono che le aveva dato amore incondizionato. Legati da un filo invisibile fatto di solidarietà, passione, fiducia e complicità. Quando tornò a casa, quel maledetto giorno, la moglie riconobbe lo sguardo di chi si sente in errore, pur non avendo commesso nessuna azione ingiusta. Gli accarezzò la guancia rasata, passò un dito sul mento scolpito e lo baciò sorridendo. "Quanto tempo abbiamo?"
"Domani all'alba dobbiamo esser andati via" rispose con gli occhi colmi di lacrime. Poi lei era andata via e aveva preparato le valigie. A Meilì dispiacque la notizia, ma amava i genitori e volle aiutarli. Bao invece rinfacciò le mancanze di suo padre, la vigliaccheria di sua madre, e la sorella, con una semplice definizione, ruppe per sempre quel fragile filo che teneva ancora appesa la sorella al baratro. "SEI CATTIVA!" gridò. Poi fece un respiro profondo e ripose i vestiti nella borsa.
Quella sera Bao tradì. Uscì e nessuno la rivide più. I tre partirono nella notte, abbandonando la loro casa, consapevoli della fatica ma decisi a risollevarsi. Al confine denunciarono la scomparsa della figlia, e un ufficiale poco interessato non avrebbe poi archiviato la pratica, rendendo di fatto impossibile qualunque tipo di contatto.
Esuli, soli, feriti, arrivarono al mare, un mare che Bao non aveva mai visto, e nessuno di loro, per un patto implicito, la nominò mai più o menzionò ad altri. In quel regno sommerso nessuno li conosceva, e Jun non volle reclamare l'assistenza che avrebbe potuto ricevere. Vendettero i mobili antichi che non entravano nell'appartamento nel quartiere F, con grande rammarico della madre di Meilì, e il marito trovò lavoro come impiegato.
La ragazza aveva appena compiuto 15 anni.
Conobbe l'esuberanza di Clhoe e la pazienza di Ignes. Divenne amica di entrambe e si sentì a casa guardando gli occhi scuri di Dave. Quando le chiesero chi delle due avrebbe tradito aveva risposto che nessuna lo avrebbe fatto, perché loro erano la risposta.
Condannava l'atteggiamento malato di Brigitte ma lo comprendeva. Forse, si disse, se fosse rinata lo avrebbe fatto anche lei, per un riflesso inconscio ad un ricordo sbiadito. Studiava e si impegnava per sopperire a quella mancanza che i genitori sentivano. Era ineccepibile, la figlia perfetta, sempre elogiata e premiata dai professori, in prima linea alle lezioni, assolutamente invidiabile. Osservava il rapporto delle sue amiche con reverenza, cercando di capire dove aveva sbagliato, cosa aveva fatto di tremendo. Ma sia in Clhoe che in Ignes non vedeva la malizia che brillava dentro Bao, accendendola di odio e disgusto quando la guardava. Aveva accettato i suoi limiti ma non riusciva a superarli
"Dove ho sbagliato?" aveva pensato di chiedere a quel bacile di pietra pieno di acqua limpida. E invece chiese solo dove fosse quella scellerata sorella. La superficie si increspò e rivelò quello che sapeva ma ancora temeva. Una ragazza uguale a lei stava davanti a una porta, con i capelli corti e la tuta mimetica, il viso duro e scavato, la bacchetta puntata contro il basso, pronta ad agire. Si avvicinò un vecchio e inveì contro la dittatura, borbottando sommessamente. Bao lo osservò sprezzante e rise. Con uno scatto lo mandò a terra e puntò il legno contro la sua fronte. L'uomo, improvvisamente impaurito, chiese pietà, ma sulla bocca della fata spuntarono le parole di una maledizione di morte e Meilì, in un gesto di irrazionale tristezza, gettò la mano nella fonte per chiederle di fermarsi. L'acqua sciabordò e l'immagine svanì.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro