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Capitolo 34~ Acqua, ghiaccio o vapore?

Nel pomeriggio, dopo aver preso il the con i sovrani, Acquaria e mia sorella, andai ad esercitarmi con Meilì a duello magico.
«Non conosco le nuove regole» ammise, ed io la presi in giro. «Meilì Fang, sei deludente» dissi scuotendo la testa. Lei sbuffò, mentre lucidava la sua bellissima bacchetta. Sopraggiunse Dave con una pergamena in mano chiusa con un nastrino viola e ce la porse, mentre ansimava e si teneva sulle ginocchia, la fronte imperlata di sudore e il fiato corto. Mei lo guardò, bisbigliando un perplesso "okay..." mentre scioglieva il nodo. Il ragazzo cadde a terra tra lamenti e frasi del tipo "devo aver perso un polmone per strada".
«Lo cercheremo più tardi» lo rassicurò Mei, e Dave le rispose sollevando il pollice. «Qua dice che per i duelli a coppie si useranno solo le prime due linee ed il cerchio centrale, e siccome è stata fatta lega le coppie potranno essere mischiate e si potranno avere elementi di terra con fuoco eccetera...» scorse ancora un po' le righe ed esclamò: «come cerimonia di apertura si svolgerà un'amichevole tra le coppie di capigruppo! Wow! E la coppia vincente farà vincere un punto di vantaggio a ciascun membro della lega!»
«Non è poi così amichevole...» borbottai. «Le coppie di lega si scontreranno una volta sola. Ogni membro della coppia guadagnerà un punto in caso di vittoria e così, quando gli scontri diventeranno a coppie tutti contro tutti, sommeranno i punti vinti fino ad allora. E poi... ah sì praticamente la coppia della stessa torre varrà come un unico giocatore, quindi un solo punto a vittoria». Troppe informazioni. La guardai con fare smarrito. «Spiegato a parole?» le chiesi. Anche Dave sembrava piuttosto confuso. «Mettiamo caso che io faccia coppia di lega con lui» disse indicando il ragazzo. «E mettiamo caso che vinciamo. Io ho un punto, lui pure, per un totale di 2 punti. Quando andrò a gareggiare con la coppia di torre, quindi con Ignes, sommerò il mio punto a quello di tua sorella, se lo avrà conquistato, e partiremo con un bonus di due punti. Perfetto. Quando io e Ignes vinceremo una partita non ci verranno dati un punto ciascuna, quindi due, ma solo uno, perchè la coppia di torre viene considerata come un singolo. Chiaro?» annuimmo, anche se a Dave sembrava tutto tranne che chiaro. Eravamo al limitare del boschetto che correva tutt'intorno al laghetto, in una zona ombrosa e fresca, circondati da altri ragazzi che si esercitavano come noi. La fata tracciò le linee e il cerchio che ci sarebbero serviti per allenarci, e chiese a Dave di fare da arbitro. Non ne fui certa, ma la guardava con reverenza, come se fosse una dea. Sorrisi mentre lei cercava di spiegargli cosa fare e quando gli chiese «domande?» lui sfacciatamente rispose: «vuoi uscire con me?». Arrossì violentemente e fece finta di niente, ma, per come era fatta, in testa aveva un caos di possibili ipotesi.
Ci disponemmo spalla contro spalla e contammo i soliti dieci passi. «Dichiarare elemento e mezzo...» disse Dave, strascicando le parole. «Potresti essere un po' più convincente?» gli chiese Mei. «Oh ma dai! Devo stare qui a recitare la parte dell'arbitro, fammi almeno essere annoiato!» protestò. La ragazza lo ignorò e dichiaro: «Proprietà fisiche e anatomiche dei draghi d'argento. Userò la bacchetta». «Ghiaccio, non userò la bacchetta» le feci eco. Proseguimmo l'allenamento, tra le lamentele di Dave, che giocava con Bob e si distraeva in continuazione, e l'atmosfera leggermente caotica intorno a noi.

Alla fine vinsi io, per un totale di 5 a 3. Tornai in camera e mi diedi una sistemata. La mia scrivania era un caos, così provai almeno a raggruppare i libri. Piegai una relazione sull'Illusorium che la Callaway aveva corretto, e dal quaderno degli appunti sbucò la lettera indirizzata a Matt che avevo raccolto prima della gita. Resistetti, non so come, all'impulso di aprirla, ma non potei fare a meno di osservare la grafia semplice delle parole "Per Matt". Aggrottai le sopracciglia. Giuravo di aver già visto quella scrittura, lo stesso tratto scarno, senza troppe pretese. Senza pensarci troppo ripiegai di nuovo la relazione ed eccolo lì, il riferimento perfetto. I miei pensieri furono accompagnati dal rumore della carta. Una nota della professoressa, scritta in rosso, in cui mi avvisava che dovevo fare riferimento alla mia esperienza in terza persona, e non in prima. Non mi stupii: avevo intuito da tempo che la donna si interessava alla fata dei fulmini, ma non riuscivo a capire se vedeva me di buon occhio. Forse nella lettera c'era scritto, ma non potevo farmi così sfacciatamente gli affari loro. Tenevo a Matt e all'idea che aveva di me, quindi no, non lo avrei deluso. Misi il foglio in evidenza, in maniera tale da ricordarmi di consegnarglielo.
Raccolsi i capelli in una coda, comoda e semplice, e indossai un abito leggero, che non impedisse movimenti fluidi. Dalla finestra lanciai un'occhiata agli spalti che la fata del legno, insieme a quella della falegnameria e dell'edilizia, stava costruendo. Sentivo un gran vociare e sbattere di martelli, e non riuscii a trattenere un moto d'ansia. «Questa trave è più robusta» sentii dire da un ragazzo alto e muscoloso. La sua voce mi arrivò come un'eco lontana.
Mi riscossi dai miei pensieri e pensai che dovevo parlare con Stephany. Dovevo spiegarle la strategia, dovevo darle istruzioni, dovevo impedirle di rovinare la reputazione di ben due torri in un colpo solo.

Entrai nella torre Æ e fui accolta calorosamente. Salutai molti ragazzi che avevo conosciuto a lezione, e molti altri che non avevo mai visto ma che mi rivolsero sorrisi amichevoli. «Portiamo a casa questi punti!» esclamarono alcuni. Io annuii, cercando di mascherare il nervosismo, e quando mi venne data la conferma che Stephany era in camera sua, mi affrettai a raggiungerla, superando gruppi di amici, fidanzati, gente che addirittura studiava con altri per le scale o svolazzava indisturbata da un piano ad un altro.
L'attico era spazioso, circondato da un portico dotato di una zona per far decollare e atterrare draghi di piccole dimensioni, forse cuccioli, e una zona da cui era possibile montarne uno adulto. Il marmo bianco delle colonne e la struttura in generale davano l'idea di trovarsi in un tempio greco. Sulla terrazza soffiavano venti da ogni direzione, e sul pavimento era stata disegnata, con la tecnica del mosaico, la rosa dei venti, con i punti cardinali, i nomi delle correnti, la velocità che potevano raggiungere. Era molto bello da vedere, ma per me c'era troppo caos, il che, lo so, sembra assurdo detto dalla sottoscritta. Il letto era sormontato dal solito baldacchino, sorretto da colonne in stile ionico e che reggevano una lastra di marmo bianco decorato con fregi di nuvole e spirali, nonché di volti intenti a soffiare. La peculiarità della scultura era però quella del movimento: le nuvole roteavano intorno al letto, e dalla bocche usciva aria vera. «Che ci fai qui?» mi disse la fata, sbucando dal portico. «Dovevo parlarti» risposi, sforzandomi di non insultarla. Mi osservò sprezzante, come se avesse davanti la peggior feccia del mondo, e incrociò le braccia, battendo nervosamente il piede per terra. «Sarò breve: durante l'amichevole cerca di non fare casini» le dissi a denti stretti. Era troppo faticoso trattenere l'odio. Reietta, orfanella, erano solo alcuni degli insulti che mi aveva rivolto. Per non parlare del modo in cui aveva parlato di mio padre. Io almeno un padre per fare il confronto ce l'ho, mi aveva detto la perfida ragazzina. «Sappiamo tutte e due che non muoverai un dito contro tua sorella, Fatillicis» cantilenò. «Si è saputo che l'hai gettata nello stagno e l'hai letteralmente spenta. Ora si inizia a scommettere su chi di voi due passerà prima dalla parte del male...» sorrise, e nei suoi occhi vidi brillare la discordia e il piacere nell'osservare l'odio. Strinsi i pugni e sentii le unghie trafiggermi il palmo. Non dovevo perdere il controllo, perchè ogni volta che la insultavo o la sbattevo al muro lei godeva, perchè sapeva di avermi irritata. «Sarà l'unica scommessa in cui perderanno entrambe le parti» risposi, cercando di moderarmi. Lei iniziò a girarmi in torno con lentezza, posando sguardi nervosi sull'elsa della mia spada. Raccolse la sua bacchetta dal comodino, un bastoncino di candido marmo screziato di grigio arricciato sulla punta, e ci giocherellò. «Tu dici?» continuò lisciandosi i lunghi capelli platino. «Hai fatto lega con me» sottolineò. «Solo perchè c'era il tuo ragazzo? Quello che hai ridotto in fin di vita? Poverino, sta solo sprecando il suo tempo». Ai miei piedi iniziò a formarsi uno spesso strato di ghiaccio. Ad ogni accento nella sua voce, un punto a caso sublimava, diventando vapore. Sbuffava con violenza, per poi esaurirsi nell'atmosfera. Lei non si scompose, si sedette sul bordo del letto e mi guardò soddisfatta. Stephany aveva toccato i miei punti scoperti, aveva individuato i miei sensi di colpa, e già la immaginavo a spifferarli tutti quanti, uno ad uno, alla strega che avesse offerto la somma maggiore e i più disparati privilegi. «Se non avessi fatto lega io con te, ti saresti ritrovata da sola. La tua torre sarebbe andata alla deriva, perchè l'unico leader che vedono sono io». Mi guardò disgustata, gli occhi chiari trasmettevano disprezzo puro. Anche io avevo toccato un nervo scoperto. «E probabilmente saresti stata la delusione di tua zia e dei tuoi genitori» improvvisai. Restò in silenzio, e io, che di tutto quello che le volevo dire sul duello le avevo riferito solo una minima ed insignificante parte, me ne andai.
Mi sedetti su una panchina e tentai di placare la tachicardia e il respiro affannato. La odiavo, con tutta me stessa. Ero agitata, confusa, in fibrillazione. Ma soprattutto ero stanca. Stanca delle avversità, dei continui ostacoli, degli affronti. Stanca di dover lottare per affermarmi, per essere rispettata. Per un solo istante desiderai tornare al mio solito anonimato, la ragazza strana di Pearl City che se ne stava per conto suo con Viola e che quando tornava a casa si occupava di sua madre.
Si scommetteva su chi tra me e mia sorella avrebbe fatto il voltafaccia, e le Parche avevano iniziato a fare il conto alla rovescia e a preparare il filo di Matt. Era straziante, e avevo l'impressione che dietro la quiete e la serenità della vita a Corallorosa si nascondesse invece una montagna insuperabile di agonia e sofferenza. Stria era in agguato, pronta a scattare. Era solo questione di tempo. Mi avrebbe cercata, avrebbe fatto a tutti quelli che mi stavano intorno ciò che Wendy aveva subìto. Wendy... pensai affranta. Era una ragazza così dolce, così disponibile, proprio come la sorella, Coraline, che io non ero riuscita a proteggere. Le menzogne, la finzione che mi erano state propinate mi avevano impedito di guardare con i miei occhi la realtà. Solo Ignes mi aveva aiutata, per il resto ero sola a Roccastrix. Solo il pensiero che una di noi due si sarebbe consegnata spontaneamente alle streghe mi fece venire la nausea.

Presi un respiro profondo e andai al campo. Gran parte degli ospiti aveva preso posto, e Perla mi venne incontro, portandomi in una zona occupata da una tenda blu. Aveva una cartellina in mano, e sembrava una segretaria. Tra gli spalti vidi Floridiana, Suavius, e Melissa Sterk, accompagnata da un uomo stempiato di mezza età che supposi fosse il marito. C'erano anche i genitori di Alga, che si occupavano delle gemelline. Laura Castle stava salutando il fratello maggiore, Daniel, uno dei legati di terra. La fata delle perle aveva i capelli biondi raccolti in una treccia e mi stava dando delle informazioni, non so bene su cosa. Taylor venne in mio aiuto: «allora Clhoe, strategia?». Feci mente locale: «Non posso attaccare direttamente mia sorella» confessai. Tutti i miei legati erano all'ombra del telo soretto da quattro paletti e mi ascoltavano attentamente. Taylor non sembrò affatto sorpreso della mia affermazione. «Ignes e Lisa collaboreranno come matte, e conoscendo mia sorella avrà già predisposto gli attacchi»
«e noi?» mi interruppe Ilary. Oh noi alla grande, abbiamo minacciato il nostro compagno di duello, pensai imbarazzata. «Ho parlato con Stephany... andrà bene» mentii. La mia tattica era dividere le avversarie in maniera tale che non potessero collaborare. Fine. Perla tolse un po'di scartoffie e mi disse: «non ti sei segnata tra le coppie di torre» mi avvisò. Mi diedi uno schiaffo sulla fronte. Come avevo fatto a dimenticarlo? Solo io potevo fare una cosa del genere. «Così ti ho segnato con Taylor, che era rimasto solo». La abbracciai sollevata e mi diedi un cinque interiore. Avevo fatto benissimo a sceglierla, era perfetta: «sei fantastica» le dissi abbracciandola. Acquaria si sedette nella postazione dell'arbitro, accanto a Kevin. «Buonasera a tutti!» esordì il ragazzo. Poi invitò i capigruppo a posizionarsi sulla linea centrale. Di sfuggita vidi Matt sotto la tenda Æ e il mio cuore fece una capriola. Strinsi la mano a Ignes e Lisa, mentre il sole illuminava di sbieco il campo. «Lisa Petricus e Stephany Sterk, dichiarate elemento e mezzo» ordinò Kevin. Lisa dichiarò le rocce, Stephany ebbe l'ardire di dichiarare "aria". Entrambe usarono la bacchetta. A me ed Ignes venne chiesto di dichiarare il mezzo, ovviamente negammo la bacchetta, e al tre l'elemento, cosicchè non si creassero svantaggi. Io avrei potuto scegliere acqua una volta sentita lei dire fuoco o viceversa. Ma cosa scegliere? Acqua, ghiaccio o vapore? Mi feci guidare dall'istinto, perchè non c'erano fiumiciattoli ad indicarmi la strada. «Fuoco»
«Ghiaccio». Imprecai silenziosamente. Iniziava malissimo. Spalla contro spalla e poi dieci passi. Stephany era rigida nei movimenti, e teneva la bacchetta strettissima nella sua mano.
Riuscivo a vederle le vene, e pregai che sapesse quello che faceva. Kevin diede il via, e ci voltammo. Giuro che sentii il silenzio: nessuno parve respirare, persino gli uccelli tacquero. Non soffiava un alito di vento e con la coda dell'occhio continuavo a guardare Matt, seduto all'ombra, lo  sguardo vigile. Stephany scattò ed evocò un soffio di vento caldo, ed Ignes, che aveva i nervi tesi, alzò un muro di fiamme. «Ma cosa fai?» la sgridai. Ovviamente il punto andò a loro. «Stephany, non puoi ragalare punti a caso, devi venirmi dietro, chiaro?»
«Lo so!» urlò. La lega FT esplose. Lisa sollevò un muro di rocce, che poi si trasformò in un gigante. E ovviamente mia sorella lo abbellì regalandogli un'aura di fuoco impenetrabile. La creatura non avrebbe mai puntato a me, così mi misi davanti alla mia spiacevole compagna di squadra, i pugni avvolti da un vento gelido, pronto a gelare in qualsiasi momento. Ero in notevole svantaggio, avrei dovuto mettere il triplo della concentrazione in ogni colpo. «Quel coso è alto 5 metri!» piagnucolò la fata. «Sta' dietro e zitta!» le intimai. Quello ruggì tanto da farci spostare. Sentivo la telecronaca di Kevin in sottofondo, stava urlando qualcosa come "colpo esplosivo! Fantastico!". Il mostro alzò un pugno, ed io glielo bloccai gelandolo e attaccandolo al suolo con una colonna di acqua solida. Il fuoco si spense, ed io osservai Ignes nervosa. Non sembrava sofferente. Persi un po' la concentrazione e la ragazza fece un'altra cavolata: fece soffiare altro vento caldo, alimentando le fiamme e facendo sciogliere il ghiaccio. «La devi smettere!» le urlai, e fissai ancora di più la colonna. Grazie al cielo Kevin fischiò l' 1 a 1. Ne mancavano solo 4 ed io ero già sfinita. Quella pazza non solo aiutava l'avversario, ma ostacolava me. Era davvero estenuante. I successivi due punti vennero guadagnati con la stessa tecnica: il mostro si agitava e contorceva, sputava fuoco e sollevava rocce (sempre infuocate), e creava non pochi problemi. Sebbene Lisa fosse solo una primizia, era in grado di tenere in piedi quella creatura per molto tempo. Al 3 a 3 la fata mollò, ed io ne approfittai per distruggere il golem del tutto, utilizzando una sfera di ghiaccio lanciata a tutta velocità. Mi guadagnai il vantaggio, e da lì sentii Taylor urlare e Matt andargli dietro, poi si aggiunsero i nostri tifosi, accaniti come sempre, mentre cantavano inni e si alzavano in piedi, facendo un gran baccano per sostenerci. Ignes si era demoralizzata, e potevo osservarla da vicino ora che ero confinata nel cerchio. Stephany aveva il fiatone, anche se non aveva fatto nulla. Lanciava occhiate nervose verso gli spalti, da dove i suoi genitori la osservavano con fare severo. Avrei voluto dirle: "stanno pensando se hanno fatto bene a comprarti il titolo", ma evitai. Non avevo bisogno di un peso morto.
Lisa reagì male alla temporanea sconfitta, e così fece sollevare tutte le rocce sul campo, a volte vidi vere e proprie zolle di terreno sollevarsi minacciose, e mia sorella non esitò ad incantarle, facendole diventare micidiali dardi fiammeggianti. Per proteggere sia me che l'altra ragazza costruii un muro di ghiaccio, ma le pietre lo passarono come fosse stato di burro. Si sentì come un vetro frantumarsi, e tutte le schegge di ghiaccio piovvero dall'imponente costruzione, ricoprendoci. Le feci sciogliere per impedire che ci ferissero, ma ormai il danno era fatto. 4 a 4. Le due capigruppo scelsero di entrare nel cerchio. «Punto decisivo!» annunciò Kevin come se ce ne fosse stato il bisogno. Percepivo l'ansia scorrermi nelle vene, un brivido di terrore percorrermi la schiena. Se avessimo perso, se avessimo fallito...
Cercai di scacciare quei pensieri e di concentrarmi solo sulla gara. Non potevo azzardarmi ad attaccare, perchè ero stanca, e se avessero difeso il loro campo io avrei solo sprecato un tentativo. Avevo bisogno di forze che mi bastavano a mala pena per difendermi, considerando poi che dovevo lavorare per due scartai immediatamente l'opzione "attacca".
La pioggia di meteore aveva funzionato, quindi ero sicura che l'avrebbero riutilizzata. Guardavo Stephany con occhi seri, preoccupati, stanchi. «Devi solo schivare» le sussurrai. «Schiva e basta» ripetei, sperando avesse afferrato il messaggio. Anche Lisa ed Ignes parlottarono per un istante, ma non colsi le loro parole. 4 a 4, continuavo a ripetermi nella testa. Era diventata una minaccia prima ancora di un mantra. Respirai di nuovo, mentre sentivo Taylor gridare: «Forza Clhoe! Non arrenderti! Sei grande!» e gli altri ragazzi dargli manforte. Matt si era spostato sotto la tenda blu, e stringeva lo schienale della sedia. Non avevo idea di come facesse ad essere così arzillo.
Lisa sollevò le braccia, e si materializzarono blocchi di pietra pesanti e letali. Acquaria stessa si alzò e si affacciò per osservare meglio la scena dalla sua postazione. Ignes infuse sfere infuocate dentro ogni proiettile, rendendoli a tutti gli effetti bombe pericolosissime. Non appena avessero toccato terra, sarebbero esplose in un gran baccano. Percepii un urlo morire nella gola di Stephany, mentre la tenevo d'occhio come potevo. Quando la fata delle rocce ordinò alle armi di abbattersi su di noi feci la prima cosa che mi venne in mente: mi accovacciai, cercando di proteggermi mentre costruivo un igloo spesso 20 cm. Mentre i proiettili fendevano l'aria fischiando, Stephany fece la follia. Iniziò a correre scomposta, ed io le afferrai il vestito, ma lei fece un incantesimo e si fece trasportare lontano da una folata di vento. Io persi la presa e caddi a faccia avanti tra il fango, graffiandomi. L'urto mi attraversò i denti, il viso, poi tutto il corpo, fino alla punta dei piedi. Nessun sasso mi colpì, e quando scoprii la testa per vedere cosa fosse accaduto, vidi la fata dello scirocco oltre la linea del cerchio. Mi voltai verso la postazione dell'arbitro. Sul tabellone segna-punti venne calato un cartellone con scritto "5". Un 5 enorme, definitivo, che non ammetteva repliche. Il mio grido risuonò per tutto il campo, forse anche oltre. «CHE COSA HAI FATTO?» tuonai in preda alla rabbia, all'odio puro, al rancore. Stephany aveva commesso un fallo, e il punto era stato assegnato di conseguenza. Mi alzai in piedi, mentre i tifosi della lega FT si abbracciavano, cantavano, gioivano. Sparai un colpo sul terreno, mentre Lisa e Ignes venivano travolte dai compagni ed issate dai legati, portate in trionfo in mezzo al campo. «TI ODIO!» urlai a quella specie di essere umano, sia per sovrastare il baccano, sia per sfogare la bile ed il veleno che ribollivano in me. Nessuno andò a consolarla mentre singhiozzava in ginocchio sul prato. Attorno a lei si creò un cerchio di persone troppo sconvolte per tenderle una mano. Io rimasi in disparte, accompagnata dal rimorso e dalla solita voce che, trionfante, sussurrava cantilenando: "è colpa tua".

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