23.
"E' questa la tua idea di passare inosservati? Su una Audi da non so quante migliaia di sterline che urla ehi-guardate-sono-Henri-Byles-sulla-mia-nuova-auto?" apro bocca prima ancora di chiudere lo sportello, visibilmente scioccata. Henri, dal canto suo, sorride allegramente scuotendo la testa.
"Che c'è?" non riesco a decifrare la sua espressione.
"Con te è come non essere mai andato via, mi sembra di non vederti solo da pochi giorni", spiega immettendosi nel traffico.
"Non capisco se lo dici in senso positivo o negativo e comunque, tecnicamente ci siamo visti tre giorni fa via Skype", gli faccio notare.
"Lo sai che non mi riferisco a quello. Non ci vediamo da più di due mesi e la prima cosa che fai è rimproverarmi", mi lancia uno sguardo divertito per poi tornare a fissare la strada.
"Che ti aspettavi, trombe e tamburi?" lo rimbecco strappandogli una risata. Solo in questo momento mi concedo qualche istante per osservarlo con maggiore attenzione. Ha i riccioli leggermente più lunghi e spettinati, anche se credo che sia un effetto voluto, le labbra rosa sempre molto invitanti e la pelle più colorita rispetto all'ultima volta che l'ho visto di persona settantadue giorni fa. Se solo non stesse guidando mi lancerei su di lui per baciarlo fino a perdere il fiato.
Ad ogni semaforo rosso a cui si ferma, la gente lungo i marciapiedi si volta ad osservare l'auto. Attira l'attenzione come una luce nella notte.
"Forse era meglio se ti facevi accompagnare da qualcuno", mi lamento indicando un paio di ragazzi alla mia destra intenti a fissare a bocca aperta il bolide dei loro sogni.
"Sono stanco di farmi scarrozzare ovunque, almeno quando non sono in giro con gli altri voglio essere indipendente", sbuffa. "Allora, ti piace?" mi chiede entusiasta cambiando discorso.
"E' molto bella. Hai scelto questo modello per rimorchiare di più?" lo provoco un po', tanto per rimanere in clima giocoso. Tuttavia, non posso non ammettere che certe foto aleggiano ancora nella mia mente, dettagli e articoli di giornale compresi e questo potrebbe aver leggermente influito sul tono della mia battuta.
Henri, inaspettatamente, si irrigidisce. Noto subito la mano stretta con forza attorno al volante e il volto farsi cupo. Da quando è così suscettibile?
"Guarda che stavo scherzando", provo a giustificarmi. Cosa gli è preso? La sua espressione è cambiata in un paio di secondi e la reazione mi sembra davvero eccessiva per una battuta innocente.
"Merda!" impreca scocciato fissando lo specchietto retrovisore.
"Cosa?" grido istintivamente in preda a preoccupazione e paura.
"Ci sono i paparazzi", risponde asciutto continuando a lanciare occhiate feroci alle auto dietro di noi mentre accelera.
"Dove?" mi volto a guardare alle mie spalle. Ci sono molte macchine ma mi sembra che non ci stia seguendo nessuno. Quando, però, ci fermiamo ad un altro semaforo, vedo qualcosa, o meglio qualcuno, muoversi convulsamente due auto dietro di noi sulla corsia di destra. L'uomo sul sedile del passeggiero sta armeggiando con un oggetto che solo ora riconosco come l'obbiettivo di una macchina fotografica. È pronto a prendere la mira come se stesse maneggiando un'arma per poi scattare ma sono ancora troppo lontani per riuscire ad immortalare qualcosa di concreto.
"Non ti girare, rimani nascosta dietro al sedile", mi richiama bruscamente Henri. Mi rimetto seduta composta senza fiatare e lo guardo aspettare nervosamente che la luce torni verde. La sua mandibola contratta mi rende nervosa e il battito del mio cuore, schizzato alle stelle in un paio di secondi, non accenna a diminuire.
"Reggiti forte, cerco di seminarli", annuncia subito prima di schiacciare l'acceleratore al massimo. L'auto parte così velocemente da farmi sbilanciare in avanti e quasi rischio di spiaccicare la faccia sul cruscotto. Allungo le mani a riprendermi giusto in tempo per evitare lo scontro.
Henri inizia a sorpassare convulsamente ogni veicolo che si trovi sulla nostra strada tracciando una traiettoria a zig-zag piuttosto fastidiosa oltre che dannatamente pericolosa. Cerco di capire se i paparazzi ci stanno ancora alle calcagna ma dallo specchietto sul mio lato non si vede nulla. Non mi rimane che voltarmi di nuovo rimanendo il più possibile coperta dal sedile.
La Ford scura è ancora un paio di file dopo di noi ma si accinge ad azzardare un sorpasso in curva pur di avvicinarsi. Davanti ai miei occhi scorrono improvvisamente le immagini dell'auto che trasportava Lady D schiantatasi contro la parete di un tunnel di Parigi per sfuggire ai paparazzi. Non che io abbia niente a che vedere con una principessa, ma le due dinamiche sono piuttosto affini e questo di certo non aiuta a calmarmi.
"Potresti smettere di girarti in continuazione? Mi mette l'ansia", mi ammonisce stizzito lanciandomi un'occhiataccia. È molto più agitato di quello che vuol dare a vedere e non è affatto un buon segno. "Sto cercando di proteggerti", aggiunge dopo un lungo silenzio addolcendo il tono e lo sguardo.
"Guidare come un pazzo non mi sembra un grande modo di proteggermi", ribatto contrariata. Capisco la situazione ma non voglio finire addosso a qualcosa per colpa di due fotografi ficcanaso che, se pur con metodi poco ortodossi, stanno facendo il loro lavoro.
"Non mi riferisco solo a quei due", prosegue imboccando l'autostrada. Se non altro adesso non incontreremo altri semafori e le strade poco illuminate renderanno più difficile fare delle foto decenti.
"Cosa intendi allora?" domando più per distrarmi che per indagare.
"Non vedi? Questa è la normalità per me. Io e gli altri siamo costantemente tenuti d'occhio, tutti pronti a registrare ogni nostro movimento e a sbatterlo in prima pagina. Credimi, non è una bella sensazione". D'accordo, ma questo cosa ha a che vedere con me? "Vorrei evitare di fartela provare", risponde inconsapevolmente alla mia domanda. Mi guarda così intensamente che è come se avesse un cartello sopra la testa con su scritto: leggi tra le righe.
"Lo stai già facendo mi sembra", borbotto distogliendo lo sguardo. Ho paura di immergermi in quel verde così limpido e di non uscirne mai più, ho paura di andare così a fondo e non ritrovare più la strada di casa. Sento una stretta proprio sopra lo stomaco, come se stessi tirando gli addominali ma non ha niente a che vedere con la tensione dei muscoli né con l'agitazione dell'inseguimento. È la sua presenza a scuotermi, il suo sguardo penetrante, il suo sorriso radioso, l'allegria e la passione che mette quando mi racconta la sua giornata, le sue strambe imitazioni.
Torno alla realtà quando la macchina sbanda improvvisamente per evitare un'altra auto immessasi con imprudenza nella corsia di sorpasso dove eravamo noi.
Ora i paparazzi ci stanno davvero col fiato sul collo, posso vedere dallo specchietto accanto a me le due figure maschili ormai a pochi metri e mi sfugge un gemito di frustrazione.
"Mi è venuta un'idea per seminarli ma devi tenerti pronta perché dovrò fare una brusca frenata, ok?" mi avverte con estrema premura, come se stesse parlando con una bambina di cinque anni. Quel tono mi dà sui nervi ma forse non è il momento di farglielo notare così mi limito ad annuire e a stringere con maggiore forza la maniglia della portiera.
Henri comincia lentamente a rallentare, controllando attentamente i movimenti dei nostri inseguitori. Questi si fanno subito sotto e continuano ad accelerare per affiancarsi alla nostra destra. Ancora pochi secondi è si saranno allineati a noi e la mia faccia sarà su tutti i giornali di domani. Mi volto istantaneamente verso sinistra così da rendere visibili solo i miei capelli e chiudo gli occhi, non voglio assistere alla scena.
Proprio allora Henri frena talmente forte da far stridere le ruote sull'asfalto e sento l'auto piegare verso sinistra. Non so come, è riuscito a prendere un'uscita all'ultimo secondo mentre i paparazzi hanno tirato dritto, colti di sorpresa e troppo lontani per poter frenare e immettersi anche loro.
Tiro un sospiro di sollievo e vedo la tensione di Henri lasciare il suo volto. Quando si rilassa contro lo schienale del sedile allento la presa sulla maniglia e riprendo a respirare normalmente.
"Devo smettere di decidere in anticipo dove portarti perché ogni volta c'è qualcosa che fa saltare tutto", torna finalmente a sorridere.
"Dove volevi portarmi?" chiedo con nonchalance fingendo di non morire di curiosità.
"Non te lo dico, magari un giorno riesco a portartici davvero", mi lascia volutamente in sospeso perché sa quanto io voglia saperlo.
"Eddai, non puoi lasciare le cose a metà. Potevi non dire nulla se poi non volevi rivelarmi il posto", brontolo incrociando le braccia al petto.
********************************
Hi everyone!
Eccomi finalmente con un nuovo aggiornamento.
Che ve ne pare di questo inseguimento? E delle brevi frasi che si sono scambiati lui e lei?
Fatemi sapere se vi è piaciuto e se vi aspettate qualcosa di particolare nel prossimo 🌟
State all'erta perché l'uscita di Henri e Annie non finisce qui...e il prossimo capitolo arriverà presto ;)
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro