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Epilogo - Seconda parte


Camila si trascinò dietro la valigia, spossata. Le ruote scorrevano rumorose contro l'asfalto, ma la voce di Normani risultava comunque più fastidiosa.

Alla fine, la torta, non l'aveva mangiata nessuna delle due. L'hostess si era spazientita ad attendere che l'alterco si appianasse e aveva servito la fetta di cioccolata ad un altro passeggero che, per tutto il tempo di volo, si era guardato le spalle, ricevendo continuamente occhiate torve da parte di Normani e altre più affamate da parte di Camila.

«Se per una volta, una fottuta volta, evitavi di intrometterti, adesso il mio stomaco non brontolerebbe.» Fece notare la cubana con stizza, a denti stretti, ma con tono placido.

Normani roteò gli occhi al cielo, sospirò annoiata e si rimirò le unghie senza dar ascolto alle recriminazioni di Camila che la irritavano, e non poco.

Lauren, intanto, si era distaccata dalle due e camminava a grandi passi verso l'uscita. Aveva tollerato i continui diverbi intercorsi fra le due, ma adesso, da tutto quel battibeccare, le ronzavano le orecchie e un acuto mal di testa le martellava sulle tempie. Somatizzò il dolore massaggiandosi ai lati della fronte, mentre ancora udiva dietro di se il canticchiare di Normani che tentava di sovrastare le invettive di Camila.

«Che poi, non è per la torta! Tu mi fai dispetti di continuo, di continuo!» Inveiva la cubana che, ora, aveva alzato notevolmente il volume, destando l'attenzione della ressa di persone che si dirigevano verso i loro rispettivi aerei.

«Hai il ciclo, per caso?» Domandò sarcasticamente Normani, ma prima che Camila potesse replicare aveva già ripreso la parola «Ah no, già! Lauren ti ha scopata tutta la notte. Persino i muri hanno sentito i tuoi gemiti! Quando imparerai a controllarti, io smetterò di farti ammattire.» Disse mordace, puntandole il dito contro come se tutti gli irritanti scherzi che aveva subito se li fosse inflitti da sola.

Camila farfugliò qualcosa di incomprensibile; l'imbarazzo era visibile sulle sue guance imporporate. Normani stava già incassando la sua ennesima vittoria, sfoderando il suo consono sorriso sardonico.

«La volete piantare?!» Sbottò Lauren, voltandosi verso di loro, al limite della sopportazione... Anzi, quel confine l'aveva valicato da tempo.

«Sembrate due bambine immature. Al collage... ma io vorrei sapere come avete fatto ad entrare al collage!» Disse tutto d'un fiato, facendo defluire l'innegabile frustrazione attraverso il flusso di pensieri che fino ad allora si era riguardata dal proferire.

«Ho bisogno di cinque, dico cinque minuti, di silenzio!» Ingiunse imperiosa Lauren, mostrando il palmo della mano, con le dita schiuse in maniera rigida.

Normani occhieggiò Camila risentita, come se lo sfogo di Lauren fosse colpa sua. L'altra, invece, la guardò di sottecchi, risentita, attribuendo al suo atteggiamento infantile il germinare di ogni diverbio. Lauren si assicurò che entrambe avessero recepito il messaggio, poi voltò le spalle e riprese a camminare, bofonchiando qualcosa sottovoce.

Mentre non le guardava, Normani diede una gomitata a Camila, che rispose al suo attacco con un colpo d'anca. Infine, seguirono Lauren, deferenti.


                                      *****

Lasciò cadere lo zaino a terra, abbandonò la valigia vicino alla porta d'ingresso e poi, con passo felpato, sopraggiunse in cucina dove sua madre stava preparando la cena.

«Mila!» Strillò Sofi euforica, correndole incontro con le braccia aperte.

La cubana si inginocchiò sorridente e sollevò agilmente la sorella da terra, ma solo per qualche istante. Sofia continuava a crescere, e presto o tardi non sarebbe più stata in grado di prenderla in braccio.

Sinu girò la testa di scatto, abbassò la fiammella e pulì le mani ad uno strofinaccio, prima di incamminarsi verso la figlia che sostava sulla soglia. Le accarezzò i capelli in un gesto affettuoso, rivolgendole uno sguardo velato della lacrime che denotavano quanto le fosse mancata Camila, ma al contempo la contentezza che provava nel rivederla.

«Come è andato il volo?» Chiese, facendo scorrere gli occhi sulla figura longilinea della figlia.

Sicuramente avrebbe avuto da ridere sulla sua alimentazione, asserito che la trovava svilita e tutte quelle omelie che era costretta ad ascoltare ogni qualvolta che tornava a casa.

«Lasciamo perdere.» Scosse la testa Camila, ancora intontita delle incessanti proteste di Normani. Le sentiva riecheggiare nelle orecchie, come una canzone non piacente che rimane impressa ugualmente.

Sinu tornò ad occuparsi della cena, mentre Sofi mostrò a Camila il disegno che stava facendo e disse che una volta completato glielo avrebbe regalato. La cubana si sedette al tavolo, cercò di rimbastire un discorso sensato, ma le parole collidevano fra loro perdendo ogni senso.

«Tu e Normani non siete riuscite ancora a risolvere le discrepanze fra voi?» Chiese sua madre, agevolandola. Parlare d'altro la sollevava, ma sapeva che stava solamente rimandando l'inevitabile.

«Non molto.. Vedremo.» Rispose con una scrollata di spalle Camila, come se l'argomento l'angustiasse ben poco, al momento.

«E Lauren che ne pensa?» Domandò Sinu con disinvoltura, quasi disinteresse.

Era avvezza a parlare della corvina con sua figlia, aveva sempre fatto parte delle loro vite, ma ora a Camila sembrava quasi che parlare della sua amica senza rivelare in realtà che ruolo avesse nella sua vita, aggravasse le bugie e perpetuasse la menzogna che avevano edificato.

«Beh'..» Abbassò la testa, cercò di rimarginare i sensi di colpa che affluivano dentro di lei «Ne resta fuori, giustamente.» Asserì infine, costringendosi a riportare lo sguardo in quello della madre.

«Mh, strano.» Suonò pensierosa Sinu, intenta a comprendere l'atteggiamento insolito di Lauren «È la tua migliore amica, ha sempre preso le tue difese. Strano che non lo faccia adesso.»

Migliore amica. Era da tanto che Camila non udiva quella definizione attribuita al loro rapporto. Ormai erano già tre anni che stavano insieme, e anche se Lauren sarebbe rimasta comunque la sua migliore amica, indipendentemente dall'evolversi della relazione, risentire quelle due parole la scombussolò molto. Le parve di tornare indietro, anzi: di non essere mai andata avanti. Rivide Lauren entrare di soppiatto nella sua camera, sentì nuovamente gli espedienti che usavano per deviare il pensiero altrui dalla verità, tornò ai tempi della scuola, a quando era una ragazzina incosciente e immatura.

Quel viaggio, durato pochi secondi, bastò per improntare nella sua mente un animo indomita che prima le mancava. Le sembrò di dar credito a ciò che era stata in quegli anni, di sopprimere il cambiamento che aveva tanto anelato. Giorni inutili, battaglie che aveva combattuto invano, sforzi e progressi depennati in un solo istante. Venne sorpresa da una frustrazione inenarrabile, uno stato di abnegazione che la indusse a ribellarsi, a riprendere in mano ciò che aveva conquistato.

«A proposito di Lauren... Ci sarebbe una cena, domani sera, a casa Jauregui. Hanno invitato anche te e Sofi, verrai?» Prese a giocare nervosamente con le dita, raschiando le pellicine indurite ai margini delle unghie, però non abbassò nemmeno per un secondo lo sguardo, come se stesse guardando in faccia ciò che personificava il suo passato e con tutto l'ardore possibile lo fronteggiasse impavida, mostrando quanto fosse forte adesso, nel presente.

«Oh, volentieri! Devo ricordarmi di riportare a Clara la padella che mi aveva prestato.» Spense la fiammella, con gentilezza domandò a Sofi di sgomberare il suo banco da lavoro e servì in tavola la cena. «Ci sarò, puoi confermare.» Disse infine, sorridente.

Non si scappa più. Pensò Camila, increspando le labbra in una linea ricurva che rassomigliava ad un sorriso.


                                       *****

Il giorno seguente, dopo aver disfatto le valigie, tutte e cinque avevano prefissato un incontro al centro commerciale. L'idea era stata di Normani, la quale si rifiutava categoricamente di passare la giornata sotto al Sole (come aveva proposto Ally). Si sarebbe presentata solo in un luogo fornito d'aria condizionata e, così, erano scese a patti.

Lauren passò a prendere Camila, la quale schizzò velocemente in auto, già accaldata solo dopo pochi passi che era costretta a compiere dalla veranda verso la portiera della vettura.

Lauren la salutò con un rapido bacio sulla guancia, riservandosi dal baciarla sulle labbra per l'estrema vicinanza all'abitazione della cubana. Era strano. Dopo tre anni, era davvero insolito tornare a salutarla come se fosse soltanto un'amica. Lauren si era dovuta impegnare per districarsi dall'amabile abitudine di salutare la sua ragazza con un casto bacio sulle labbra.

Quando, però, svoltarono l'angolo e le mura di casa di Camila scomparirono dietro la curva, la corvina di appropriò delle labbra dell'altra. Camila avvinghiò le braccia al suo collo, chiuse gli occhi e approfondì il bacio. Non si vedevano dalla sera prima e anche la notte, trascorsa in lontananza, era stata una pungente novità.

Solitamente, anche se i letti nella loro stanza erano tre, Camila dormiva con Lauren come una coppia normale. Certo, dovevano farsi strette perché lo spazio a disposizione era ideato per una sola persona, ma in fondo a loro non dispiaceva schiacciarsi contro il petto dell'altra o dormire aggrovigliate. Anzi...

«Lo hai detto a tua madre? Della cena, intendo.» Esordì Lauren, distaccandosi dal bacio solo di qualche centimetro perche intenzionata a volerne ancora un assaggio.

«Sì. Tutto sistemato.» Annuì Camila, slanciandosi verso l'altra per succhiarle il labbro inferiore, quello più enfio.

Lauren fece scivolare la punta della lingua nell'adito che la cubana le aveva volontariamente aperto. Assaporò Camila con fervore, mai abbastanza sazia di quel gusto che solo le sue labbra sprigionavano. Con la dita tracciò i suoi lineamenti, ammorbidendoli, e poi calcò i polpastrelli sulle guance dell'altra, spingendo con più forza la bocca contro la sua.

Infine la lasciò andare e riprese a guidare verso il centro commerciale; stavolta però fu Camila a prenderle la mano e portarla sulla sua gamba.


                                     *****

Normani, Ally e Dinah erano già sedute ad un tavolino all'interno del bar. Mentre Ally avrebbe preferito trovare un posto fuori, le altre due prediligevano una posizione più strategica: sotto l'aria condizionata.

Le loro ordinazioni erano sistemate sulla superficie argentata, cangiante a causa dei raggi solari che si infiltravano dalla finestra e risplendevano, accecando, a momenti, la vista. Dinah si era permessa di controllare il menù e, scovando la brioche preferita di Camila, ne aveva richiesta una al cameriere. Adesso, il cornetto ai frutti di bosco, la invogliava a dargli un morso, dato che la legittima proprietaria non era ancora arrivata, ma si astenne dall'assecondare l'ennesimo peccato di gola.

«Eccoci, scusate il ritardo.» La voce familiare di Camila, ma allo stesso tempo dimenticata per il lungo periodo di tempo che avevano trascorso lontane, arrivò alle orecchie di Dinah che drizzò subito la testa e si alzò dalla sedia per andarla a salutare adeguatamente.

La strinse a se, con forza e a lungo, procurandosi un'occhiata torva da parte di Lauren che era rimasta in piedi accanto alla cubana aspettando che salutasse anche lei, ma invano.

«Cinque minuti e sono subito da te.» Rispose Dinah allo sguardo bieco che le aveva rivolto la corvina, tornando ad immergere la testa nella spalla di Camila.

«Ma tu guarda.» Sibilò a denti stretti Lauren, lasciando cadere le braccia in un gesto risentito e lanciando gli occhi al cielo, annoiata.

«Ci penso io a te.» Ally andò incontro a Lauren, rasserenandola.

Per la corvina era come se non fosse passato nemmeno un giorno. Ally non era cambiata affatto, anzi, era sempre la solita personcina che si aveva il timore di stritolare in un abbraccio, ma che se voleva mostrare la sua maturità e sovvertire torbidi pensieri in idee chiare e precise. L'unica cosa che era variata erano i suoi capelli; adesso, sulle punte, spiccava un rosa acceso che sotto la luce del giorno risaltava, striando il biondo naturale con riflessi rosati.

Lauren fece la linguaccia a Dinah, mentre abbracciava Ally. La polinesiana sorrise e attese che il momento fra le due fosse terminato per discostarsi finalmente da Camila e riservarsi all'altra corvina. Il loro fu un abbraccio più rapido, ma non meno sincero.

Quando ebbero terminato, si sederono tutte assieme al tavolino. Camila, già prima di tirarsi la sedia sotto al sedere, aveva addentato la sua brioche. Era da anni che non ne mangiava una così buona: quella era in assoluto la sua preferita.

«Stavo invecchiando. Altri minuti e avrei già in braccio tre figli e due nipoti.» Asserì Normani scorbutica, sempre infastidita e, oserei direi, inorridita dalle dimostrazioni plateali d'affetto.

Lei credeva che una mancanza non fosse necessariamente annessa ad un contatto fisico. Perché tutti avevano il costante bisogno di sbandierare i loro sentimenti in maniera così patetica? Lei proprio non ci riusciva, ma questo non voleva dire che non avesse avvertito la mancanza di Dinah e di Ally in maniera minore, semplicemente non percepiva la necessità di esprimere tale emozione attraverso un abbraccio. Era tanto sbagliato? Non lo capiva.

«Sempre simpatica.» Commentò Camila fa un morso e l'altro, roteando gli occhi al cielo mentre leccava le labbra cosparse di confettura di frutti di bosco.

«Meglio che taci Cabello, altrimenti ti strozzo con quel cornetto.» Replicò stizzita Normani, portando le braccia conserte.

Ally e Dinah si guardarono fra di loro, poi i loro occhi si diressero verso Lauren, in cerca di risposte. Erano abituate al rapporto scontroso fra le due, ma adesso presupponevano che le discrepanze, invece di attenuarsi, si fossero accentuate. Lauren sospirò arrendevole, scuotendo la testa. Non sapeva nemmeno lei perché fosse sbocciata quella relazione che si alternava fra odio e amore (più spesso odio), non si spiegava come la sua ragazza e la sua amica si dispregiassero tanto, ma era sicura che un motivo ci fosse.

Per il resto della giornata, Normani e Camila, non si rivolsero parola se non costrette dal caso. La cubana passò gran parte del tempo a confabulare con Dinah che la ragguagliò dettagliatamente e meticolosamente sulla sua nuova vita, mentre Ally spiegò a Lauren e a Normani come aveva previsto si sarebbe svolta la sua cerimonia, dove e quando.

«E voi? Non avete novità?» Domandò infine la polinesiana verso Lauren e Camila, le quali avevano trascorso l'intero pomeriggio ad ascoltare senza dire niente.

«Beh..» La cubana fece scivolare lo sguardo su quello dell'altra, che sorrise e le afferrò la mano premurandosi di terminare la frase per lei.

«Stasera diciamo alle nostre famiglie della nostra relazione.» Intrecciò le dita a quelle di Camila e una strana sensazione si impossessò di lei, come se solo adesso si rendesse conto dell'importanza del passo che stavano per compiere.

Ne furono tutte entusiaste, a parte Normani che era già al corrente della notizia e aveva già simulato la sua "contentezza" nel miglior modo possibile.

Mancavano poche ore alla cena, poche ore e il segreto mantenuto celato per tre anni sarebbe finalmente divenuto una certezza immacolata nella realtà. Era come comprovare la forza del loro legame ancora una volta, anche se l'avevano fatto giorno dopo giorno, sottoponendosi a svariate avversità.

Entrambe erano molto spaventate e paventavano il momento in cui avrebbero dato voce alla verità, taciuta troppo a lungo per essere ignorata. Erano spaventate, sì, ma anche sicure che la loro relazione avesse subito troppi colpi e contraccolpi per cedere proprio adesso... L'amore che provavano accecava e sfigurava la realtà dei fatti, ma ben presto le loro certezze si sarebbero sgretolate, una ad una.

                                     *****

Lauren stringeva la mano di Camila, non l'aveva lasciata nemmeno per un secondo, mentre passeggiavano verso casa. Sapeva che era nervosa, lo percepiva dal modo in cui Camila tratteneva il respiro affannoso e tentava di esalare in modo naturale, ma a Lauren non era sfuggita la pesantezza che colmava ogni anelito. E poi il suo palmo era madido e gli occhi abbacinati, spenti. Chissà in quali pensieri si stava immergendo adesso. La sua mente stava già ipotizzando e creando un futuro venturo in cui sua madre non avrebbe mai accettato il cambiamento di sua figlia? Era questo ciò che lo sguardo di Camila si prospettava davanti adesso?

Cercò di stringerle le mano con più mole, ricordandole la sua presenza, infondendole un po' di fiducia e tentando di riportarla alla realtà, ma Camila scosse solo per un istante la testa per rivolgerle un sorriso tirato e poi ri-sprofondò nell'illusione idealizzata ad occhi aperti, miglia e miglia lontana da Lauren.

La corvina spinse il cancello arrugginito, i cardini cigolarono, riportando alla mente della ragazza anni di infanzia ripiegata e accantonata  nella scatola dei ricordi. Solitamente, da bambina, le piaceva interpretare un pirata che con la spada si dava all'arrembaggio, saltava sulle inferriate del cancello e con una spada costruita interamente in cartone, sventava la minaccia degli inglesi che cercavano di abbordare la sua nave. Ovviamente sconfiggeva sempre il nemico e veniva assoldata da Jack Sapprow, che la scortava nei suoi viaggi lungo mete sconosciute.

Camila la oltrepassò rapidamente, spirando un sospiro più greve e stavolta l'apprensione che emanava fu tangibile. Prima che potesse raggiungere gli altri, Lauren avvolse la sua mano contro il suo polso e l'avvicinò a se.

«Camz, andrà tutto bene. Rilassati.» Accarezzò il dorso della mano con il pollice, come era avvezza fare in un momento di tensione.

Sovente le sue dita riuscivano ad acquietare l'animo irrequieto di Camila, ma adesso non notava alcun cambiamento nello sguardo vacuo della ragazza. Troppe previsioni nefaste si erano impossessata del suo pensiero e ora la sua voce aveva effetti di persuasione blandi sulla mente ingombra della cubana.

«Non pensarci. Non stiamo facendo niente di male. Io e te ci amiamo, le nostre famiglie lo capiranno.» Era disarmante la convinzione che appropriava Lauren, ma era reduce di un passato dissimile da quello di Camila.

I genitori della corvina erano a conoscenza del suo orientamento sessuale e l'avevano sempre ben accolto, anche se non era stato facile abituarsi all'idea. Mentre Sinu e Alejandro, il quale comunque non era presente alla cena per cause lavorative, non avevano il minimo dubbio su loro figlia. Adesso, venire a scoprire tutto ad un tratto che non era interessata ad un ragazzo, ma bensì alla sua migliore amica, poteva stravolgere completamente gli equilibri.

Si avviarono assieme verso il giardino, dal quale proveniva il suono di più voci conosciute. Avevano deciso di dare la notizia subito, senza aspettare un minuto di più, tanto l'attesa avrebbe soltanto aggravato lo stato angoscioso di Camila.

Quando svoltarono l'angolo, le loro famiglie erano riunite. Oziavano parlando di inezie, ma sembravano sollazzarsi, tutti quanti. Taylor fu la prima a vedere le due assieme e andò incontro alla sorella per salutarla, non avendo avuto la possibilità di incontrarla il giorno precedente perché ancora in volo. Chris, purtroppo, non era potuto rientrare a casa, ma a Lauren bastava sapere di avere una persona solidale al suo fianco, gliene bastava una. Camila non aveva nessuno, oltre la sua ragazza, che avrebbe capito e appoggiato la sua scelta. Forse Sofia, ma era troppo piccola per essere un effettivo conforto.

«Finalmente, così possiamo mangiare!» Disse Mike, passando la mano sulla pancia, facendo ridere la comitiva.

Tutti fecero per alzarsi, ma la voce stentorea di Camila li arrestò «Veramente, ci sarebbe una cosa.. prima.»

Lauren percepì la mano della cubana sfiorare il suo dorso, poi afferrare timidamente le sue dita e intrecciarle. Lo sguardo di tutti cadde su quel movimento che, anche se svolto con lentezza, colmo di significato.

Non c'era niente di più forte che stringersi la mano, dire a tutti lei accompagna me, io scorto lei, ci sorreggiamo a vicenda.

«È da un po' che avremmo voluto parlarvene, ma non c'è mai stata occasione. Invece di aspettare abbiamo deciso di crearne una noi.» Spiegò Camila, riferendosi all'adunanza che avevano ideato assieme lei e la sua ragazza.

Lauren sentì l'incrinarsi della voce di Camila, le parole incespicarsi sulle sue labbra frementi. Fece un bel respiro e riprese lei a parlare, al posto della cubana.

«So che sembrerà strano, ma.. io e Camila stiamo insieme, da tre anni ormai.»

Ci fu un silenzio assordante, almeno questo fu quello che udì la cubana. Nessuno disse niente, fin quando Clara si alzò dalla sua sedia e andò incontro alla coppia, stringendo entrambe in un abbraccio che fece rinsavire Camila. Ebbe un effetto quasi catartico.

La famiglia Jauregui si congratulò con loro, anche se Mike si dimostrò dispiaciuto di essere venuto a conoscenza della loro relazione solo tanto tempo dopo. Taylor, ovviamente, già sospettava di loro e non ebbe niente da dire a riguardo se non applaudire entusiasta.

Sinu non aveva ancora detto niente. Lo sguardo fissato su Camila non preannunciava niente di buono. Le si erano adombrati gli occhi, un cipiglio confuso traversava la sua fronte aggrottata. La cubana tentò di fare un passo verso di lei, ma quando sua madre si accorse che si apprestava ad andarle incontro si alzò rapidamente e mostrò il palmo della mano.

Afferrò la mano di Sofia, che era seduta al suo fianco, e si avviò verso l'uscita «Perdonami Clara, ma ho perso l'appetito.» Disse rivolta verso la donna, guardandola con un certo rimprovero scolpito nelle labbra assottigliate, come se non si capacitasse di come una madre potesse accettare tale indole della figlia.

«E tu. Vieni a casa. Dobbiamo parlare.» Sentenziò infine, lanciando un'occhiata a Camila che lentamente scivolò sulle mani delle due ragazze ancora una volta legate assieme.

La cubana annuì e districò le dita da quelle di Lauren, seguendo tacitamente sua madre fuori dalla casa.

-Spazio autrice-

Ciao a tutti.

Sono contenta di essere tornata con questo epilogo, perché la storia ha trattato alcuni temi importanti, per me, e mi sembrava che avesse ancora qualcosa da dire...

Spero che vi sia piaciuto il capitolo.

Vi aspetto nei prossimi aggiornamenti che, a proposito, non so esattamente quanti saranno e quando usciranno. Spero a breve :)

A presto.

Grazie ancora di tutto.

Sara.

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