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Capitolo ventuno



Lauren si era accorta subito che mancava qualcuno all'appello. Non l'aveva vista più nei pareggi e aveva avuto subito un tuffo al cuore.

Dinah l'aveva rassicurata che poco prima era sparita dietro la collina «Probabilmente è preoccupata per gli esami. Ora tornerà.» Aveva detto, ma Lauren non era riuscita a restare seduta ad aspettare e così le era andata dietro.

Normani, l'unica persona a conoscenza del loro segreto, aveva scosso la testa con disappunto mentre guardava la corvina raggiungere l'apice della collina e discendere piano piano.

Camila camminava lentamente sulla battigia, con lo sguardo rivolto verso il mare e le braccia conserte a ripararsi dalla brezza. Lauren aveva riconosciuto subito la figura esile stagliata alle porta della notte e ai piedi del mare, così si era incamminata verso di lei.

Le orme che aveva lasciato alle sue spalle stavano svanendo lentamente, coperte dalla sabbia che le onde riversavano sulla battigia.
Lauren si era sforzata di camminare sopra le impronte di Camila, di ricalcarle affinché l'oceano non le inghiottisse.

La corvina, ad un certo punto, aveva virato verso di lei e le aveva sorriso, racchiudendo nelle labbra tutta la luce che la luna sprigionava.

«Ciao.» Disse Lauren, avanzando ancora di qualche passo nella sua direzione.

«Ehi.» Fece un cenno con il capo Camila, mettendosi a sedere sulla sabbia asciutta, discosta dalla battigia.

«Stai bene?» Domandò la corvina, prendendo posto accanto all'amica. Si sfregò le mani assieme per detergere le mani dai granelli di sabbia che si erano insinuati nelle venature dei suoi palmi.

«Sto bene.» Annuì Camila, volgendo lo sguardo verso il mare piatto e porse la stessa domanda a Lauren ottenendo la medesima risposta.

Il rumore delle onde smorzò il silenzio che si era creato. Lauren avvertiva che la cubana era lontana con la mente e non se la sentiva di interrompere i suoi pensieri, così aspettò che fosse lei a stemperare l'attesa.

«Ci pensi che fra qualche mese nessuna delle due sarà più su questa spiaggia?» Domandò Camila con aria nostalgica, facendo scivolare un grumo di sabbia fra le dita come se le sue mani fossero divenute due clessidre.

«Lo so, Camz.» Bisbigliò Lauren in un sospiro. Fa paura avrebbe voluto aggiungere, ma tacque.

Entrambe stavano crescendo, entravano nella primavera della età adulta ed avendo attraversato ogni cambiamento assieme -dai primi anni all'infanzia, dall'infanzia all'adolescenza- si sentivano perse a surclassare un confine l'una senza l'altra.

Camila voltò lentamente il viso verso di lei, la luna le tagliò a metà il volto e lo stesso raggio fendette la guancia di Lauren obliquamente. Si guardarono negli occhi per un attimo infinito, si desiderarono per ancora di più.

Lauren ad avvicinò il volto, ma fu Camila a stringere le mani sulle sue guance e imprimere un bacio sulle sue labbra salate.

Le dita dell'altra le accarezzarono il collo, poi affondarono nella massa di capelli corvini e intrecciarono le ciocche sulle punte. Lauren si accostò all'amica, tracciò il labbro inferiore con la lingua e le chiese dolcemente il permesso di entrare. Camila ebbe un fremito quando si incontrarono e danzarono assieme, ma era un brivido diverso che le percosse la schiena, ma a differenza delle altre volte non si concentrò sul suo basso ventre -anche se ne rimase affetto- guizzò principalmente verso il suo cuore e lo fece palpitare.

Lauren spostò la mano sul suo fianco e l'adagiò sulla sabbia, mettendosi poi a cavalcioni su di lei. Camila si soffermò ad osservarla immersa nelle tenebre della notte, ma rilucente del chiarore della Luna.

L'avvicinò a se afferrandola per la nuca, ma stavolta il bacio fu più esigente. I fianchi di Lauren si mossero contro i suoi, i gemiti si mischiarono con il rumore soave delle onde e Camila non seppe discernere qualche suono fosse il più celestiale.

Avvinghiò le gambe attorno alla sua schiena e la fece rotolare, trovandosi ora al di sopra dell'amica. Lauren rimase incantata dalla visione che poco prima aveva avuto la cubana. Le sfiorò la guancia, catturando il pallore lattiginoso della luna sulla punta delle dita.

«Dio, Camz...» Sussurrò abbagliata, incapace di controllare le sue parole proprio come i suoi gesti «Sei così bella.»

La ragazza che stava sopra si distese sul corpo dell'altra e la baciò di nuovo, sfregando il seno minuto contro il suo più prosperoso. Le gambe di Lauren si divaricarono e permisero alla corvina di immettersi nello spazio venutasi a creare, cosicché le loro intimità si scontrassero attraverso il costume da bagno.

Camila fece scivolare la mano sul fianco sinuoso di Lauren, poi lo sollevò leggermente e si infiltrò sulla schiena. Percorse l'infossatura della spina dorsale con le dita, catturando ogni respiro greve che l'amica emetteva mentre le sue mani la sfioravano. Slacciò il reggiseno nero e lo lasciò cadere da una parte.

Il seno di Lauren venne inondato dalla luce bianca, i suoi capezzoli rosei si schiarirono sotto l'effetto delle fronde nivee. Camila dischiuse la labbra attorno ad uno di essi, succhiandolo e passandoci la lingua in seguito ad alcuni mordi che avevano fatto grugnire l'amica.

Sfilò le mutandine di entrambe, mente Lauren le toglieva il reggipetto. Camila piegò il collo all'indietro e inclinò la testa su un lato quando le mani di Lauren strinsero i suoi seni. I capelli le scivolarono su un'unica spalla e la luce bianca illuminò il suo collo, si propagò lungo il suo braccio e creò un'alone sul fianco.

Ora erano nude, distese sulla sabbia come se la terra le avesse appena concepite.

Camila le divaricò ancora una volta le gambe e incastrò i suoi fianchi fra quelli dell'altra. Lauren, con un movimento gentile, appuntò le ciocche corvine dietro le sue orecchie e la guardò fissa negli occhi, anneriti dal manto notturno, mentre prendeva a muoversi contro di lei.

Lasciò cadere la testa all'indietro, affondò le unghie nelle scapole di Camila e la graffiò, cercando di governare i brividi che tempestivamente le vibravano sotto pelle.

Lauren le cinse la schiena e ribaltò ancora una volta la situazione, portandosi, ora, sopra l'amica. Si sistemò fra le sue gambe ed imitò i movimenti che Camila aveva messo in pratica prima.

Per qualche minuti si sostenne con i palmi premuti ai lati della testa della cubana e la guardò negli occhi, compiacendosi dei gemiti che spirava ad ogni colpo. Poi, afferrò le sue mani, aderì al suo corpo e portò le braccia sopra la sua testa, intrecciando le dita alle sue.

Immerse la fronte nel collo di Camila, le baciò la pelle bagnata e salata, avvertendo il tocco del mare scivolarle sulle labbra.

Il respiro mozzato della corvina le accarezzava l'udito e anche il suo era divenuto pesante, così alzò il mento e reclinò leggermente la testa, facendo combaciare l'incongruità dei loro sospiri. Camila spinse in profondità la lingua, cercando di assaggiare interamente Lauren.

Le loro mani erano ancora saldamente intrecciate l'una all'altra e i polpastrelli premevano così forte nella carne che lasciarono un'impronta terrea.

I colpi di Lauren erano divenuti pian piano più decisi. I loro corpi iniziarono a traboccare di piacere, una lussuria che affluiva nel sangue, scartava le ossa... I muscoli prima di una e poi dell'altra si contrassero, le loro bocche si spalancarono ancora le une congiunte alle altre e si tramandarono un ultimo mozzato respiro.

Lauren accarezzò il dorso delle mani dell'amica con i pollici e Camila le baciò il mento, la guancia, il naso, le palpebre... Poi lasciarono che i loro corpi riposassero sulla sabbia; embricate l'un all'altra a riprendere fiato.

                                     *****

«Camila e Lauren sono sparite da un po'. Forse è meglio andare a cercarle.» Proruppe Shawn fra il crepitare del fuoco. Il ragazzo era davvero in apprensione per la corvina, anche se si sentiva rassicurato dal fatto che Lauren fosse in sua compagnia.

«Concordo.» Disse prontamente Dinah. La polinesiana era quella più in apprensione di tutti. Controllava ripetutamente se alle sue spalle vedeva apparire le due ragazze dal punto nel quale erano scomparse, ma alle arrivava solo l'alito del vento a schernirla.

Entrambi si alzarono dal tronco dove erano seduti e decisero che era meglio portare delle torce per farsi luce nel buio. Anche Halsey si era alzata pronta a unirsi alla ricerca.

«No, no, no, no!» Protestò Normani, alzandosi di scatto e mantenendo fermi i ragazzi con l'esilio delle mani puntate verso di loro.

«Sicuramente Camila ha avuto un attacco d'ansia per l'esame e Lauren la sta consolando.» Le scappò un sorrisetto beffardo che si dissipò quando le immagini poco pudiche delle due amiche le passarono davanti agli occhi.

«Fareste solo ulteriore danno.» Fece passare lo sguardo su ognuno di loro, assicurandosi di risultare abbastanza convincente da farli rimettere seduti.

«Lasciate che parlino e poi torneranno loro.» Requisì tutte le torce dalle mani dei tre complici e le nascose dietro al tronco, cautelandole dall'agguato degli amici.

«E se fosse successo qualcosa?» Domandò Halsey in evidente stato d'ansia.

«Oh, tesoro, fidati... Stanno benissimo.» Il sorrisetto che contornò le sue labbra non piacque per niente alla ragazza dai capelli celesti, ma pensò che fosse solo l'atteggiamento consueto di Normani e lasciò cadere il dubbio in men che non si dica.

«Va bene, ma se non tornano entro un'ora andiamo a cercarle.» Sentenziò risoluto Shawn, riprendendo posto davanti al fuoco che lui stesso stava alimentando con l'aiuto di un ramo.

Dinah, invece, non aveva ancora desistito dall'intento di iniziare una scrupolosa ricerca e provava ancora a incitare gli altri. Normani sospirò seccata e con calma le disse

«Dinah.»

«Si?» Chiese la polinesiana voltandosi verso di lei.

«Mettiti a sedere, cazzo!» Le ingiunse in tono per niente pacato. Dinah trasalì per la stentorea voce dell'amica e conoscendo quello che era in grado di fare ammutolì e si rimise seduta.

«Un'ora.» Ribatté Halsey sfidando la tracotanza di Normani senza timore «Un'ora e poi andiamo.»

                                     *****

Lauren le accarezzava i capelli insabbiati di granelli ruvidi, mentre Camila riposava la testa contro la sua spalla. Avevano indossato i rispettivi costumi, per coprire le loro nudità.

Avevano lo sguardo rivolto verso il cielo, anche se la era una sera fonda e tenebrosa. Una pennellata di nero senza stelle, solo la luna rischiarava con opacità il mantello scuro che il principe della notte aveva indossato.

«Hai già scritto a Cambridge?» Chiese Lauren spezzando il silenzio che finora solo il mare aveva riempito.

«Sì. Tu hai..»

«Si.» La precedette la corvina, annuendo. Aveva compilato il modulo per la New York Academy proprio la sera prima.

Nessuna delle due ebbe il coraggio di dire nient'altro. Sentivano che stare abbracciate, quella sera, non avrebbe sconfitto i mostri. Così allontanarono la paura nell'unico modo che conoscevano.

Camila puntò lo sguardo sull'amica, Lauren la guardò negli occhi qualche minuto di troppo prima di baciarla. Le sue labbra erano succulente e ancora tumide; leccarle era un piacere.

Camila strinse i fianchi della corvina, incuneando le dita nella carne un po' appicciata dal salmastro, un po' sudata per lo sforzo di poco prima.

Lauren le passò una carezza sulla guancia, si soffermò sotto il mento e glielo alzò leggermente verso l'alto per far scivolare il labbro inferiore dell'amica fra i denti. Desiderava morderla, mangiarla... Non le bastava più, qualunque cose potesse avere, Lauren voleva molto di più.

Camila accarezzò la sua pelle su e giù, lambendo l'addome tonico e ritornando a stringerla sul fianco. Anche lei sentiva che le mancava qualcosa, che per quanto Lauren colmasse i suoi vertici, Camila la sentiva sempre troppo lontana. La desiderava più vicina di quanto già fosse.

Si discostarono un attimo per guardarsi negli. Entrambe videro nelle iridi dell'altra una luce nuova e no, non era dovuta alla luna... C'era qualcosa di diverso nei loro sguardi, dopo quella notte, una consapevolezza diversa le aveva acciuffate.

Per Camila, Lauren, era sempre stato un libro aperto, ma ora era come se qualcuno avesse rilegato la copertina e le impedisse di leggere fra le pagine. Qualcosa le sfuggiva, qualcosa avveniva.

Lauren, invece, leggeva nello sguardo dall'altra, nelle sue labbra dischiuse e nel cipiglio che le attraversava la fronte un mutamento che anche lei percepiva germinare in lei. Non sapeva che cosa stesse accadendo, ma sentiva che stava succedendo.

Nessuna delle due volle sapere di più. Tornarono a baciarsi con foga, come per dimostrare a loro stesse che la loro amicizia era sbocciata solo in un rapporto di fisicità, ma anche i baci avevano un tocco diverso, un sapore nuovo.

E non passò un'ora, non ne passarono due e nemmeno tre... Restarono in disparte tutta la notte.

-Spazio autrice-

Ciao a tutti!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, che la storia vi stia coinvolgendo. Non penso ci sia da spiegare molto, è tutto abbastanza chiaro.

Volevo solo avvisarvi che domani partirò e quindi non so quanto riuscirò ad aggiornare. Non vuol dire che vi lascio senza capitoli per sette giorni, ma probabilmente non usciranno assiduamente come di solito.

Comunque, vi aspetto!

Buone vacanze a tutti.

Sara.

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