Capitolo ventitré
La prima notte in tenda fu un incubo. Non tanto perché Shawn russava, quello poteva sopportarlo avendo dormito più di una notte con sua sorella... Era per le risatine che provenivano dalla tenda di Lauren ed Halsey.
Camila era sicura che la corvina non si fosse prodigata in cose avventate, ma la cosa la infastidiva ancora di più, perché se la ragazza dai capelli celesti poteva farla ridere per tutta la notte allora aveva un ascendente su di lei. Questo era molto peggio di una notte di sesso, anche se Camila non sapeva cosa avrebbe odiato di più: che Halsey la sfiorasse come osava lei o che la divertisse come poteva solo lei. Non sapeva dirlo.
Comunque si svegliò con un gran mal di testa; l'assenza di sonno le procurava sempre un acuto dolore alle tempie e non se ne andava per tutto il giorno se non prendeva degli antidolorifici. Ne aveva portato una scatola per sicurezza e, ora, si apprestava a prenderne uno.
Ma una pasticca era contro il fastidioso dolore che le stringeva le meningi, non poteva scacciare il suono delle risate sommesse che echeggiava nella sua testa.
Camila uscì dalla tenda, facendo attenzione a non svegliare Shawn. Pensava di essere l'unica sveglia, ma quando mise piede fuori trovò Normani seduta accanto al falò del quale restava solo un cumulo di cenere nera.
La salutò con un gesto della mano; l'altra ricambiò allo stesso modo e continuò a sorseggiare dalla sua borraccia.
Camila indugiò per qualche istante, ma poi avanzò un passo nella sua direzione e si sedette accanto all'amica, se così si poteva chiamare... Le due si volevano bene, non fraintendete, ma negli anni avevano sviluppato un astio reciproco. Camila era consapevole che Normani non fosse contenta di essere messa al secondo posto da parte di Lauren, ma aveva sempre fatto finta di non vederlo perché lei deteneva il primo e non le serviva sapere nient'altro.
Ora provava un certo senso di cameratismo nei confronti della ragazza perché, forse, anche lei era stata surclassata adesso.
Camila infilò le mani nelle tasche. L'aria mattutina era fresca e le sferzava il viso con carezze dolci e leggere. Doveva godersi il clima ora che poteva, perché presto il sole avrebbe irradiato la pianura con le sue grandi braccia roventi.
«Stai bene?» Domandò con tono disinteressato Normani, prendendo un altro sorso dalla borraccia.
«Sì. Tu?» Voltò lo sguardo verso di lei che fino ad allora era rimasto immoto verso le fronde degli alberi attraverso i quali si scorgeva dei pezzi di cielo ad intermittenza che potevano allargarsi o scomparire a seconda di come il vento stormiva fra le frasche.
«Il sacco a pelo non è proprio la mia prima scelta, ma comunque...» Scrollò le spalle in un gesto indifferente e tornò a bere, fissando il leggere fumo che si alzava dalle ceneri smosse dal refolo.
Camila virò istintivamente la testa verso la tenda di Lauren. Ora le risate erano cessate, ma continuava a sentirle risuonare nella sua testa e si chiedeva continuamente se lei fosse mai riuscita a far ridere l'amica per una notte intera. Proprio non riusciva a ricordarlo, forse perché non ne era mai stata capace...
«Gelosa, Camila?» Domandò improvvisamente Normani, accorgendosi che la ragazza aveva lo sguardo fisso sulla tenda rossa di Halsey.
«Che?» Scosse la testa, rinsavendo, e guardò l'amica adagiata sul tronco accanto a lei «Io? No, figurati. Sono contenta per lei.»
Normani grugnì sardonica e con un piede spostò dei piccoli rami anneriti, scuotendo flebilmente la testa con disappunto.
Il sole iniziava a infiltrarsi attraverso le fronde verdi, tagliandole in più punti. Il vento alitava afoso adesso e si udivano le prime voci, sconosciute provenire da diverse direzioni nel campeggio.
«Non ci sarebbe niente di male, se lo fossi.» Concesse Normani, sciabordando la borraccia per constatare se ci fosse ancora acqua all'interno.
«Non lo sono, Mani. Davvero.» Rispose in tono rigido, stringendo le mani l'un all'altra con forza.
L'altra ragazza annuì in maniera solenne, ma il sorrisetto che contornava le sue labbra non svanì.
Camila le chiese un sorso per placare l'arsura che aveva. Normani le passò la borraccia e la corvina tracannò un sorso, accorgendosi troppo tardi che si trattava di vodka e non acqua. Sputò il contenuto a terra e tossì.
«Ma come fai a bere questa roba alle sette di mattina?» Domandò allibita Camila, restituendole la borraccia mentre si puliva le labbra con la manica della felpa.
«Sennò come pensi che affronterei la giornata?» Storse la bocca in una smorfia come se fosse normale bere alcol appena svegli.
Camila non poté trattenersi dal ridere e anche l'altra si lasciò sfuggire una risata. Adesso che Lauren le aveva confessato il loro segreto, Normani aveva iniziato ad apprezzare di più Camila. Non la vedeva più come una ragazza innocente e pura, aveva visto un lato di lei più trasgressivo che le piaceva e stare in sua compagnia le era più gradito, anche se l'immagine di lei che cavalcava Lauren le si ripeteva in testa. Forse era meglio prendere un altro sorso.
Intanto, anche gli altri si svegliavano e piano piano popolavano l'area adibita al ritrovo. Shawn andò a sciacquarsi la faccia alla cannella e poi tornò per dare il buongiorno a Camila.
La corvina non riusciva a distogliere lo sguardo da Lauren. Aveva i capelli ancora arruffati, le palpebre socchiuse e sbadigliava ogni poco. Camila sospirava di continuo, guardando l'amica mezza assonnata e comunque raggiante.
«Ho sentito che c'è una gara d'orientamento oggi.» Esordì Troy, guidando Ally sopra le sue gambe per occupare meno posti e permettere a tutti di sedersi.
«Orientamento?! Dobbiamo partecipare.» Lo assecondò Siope, volgendo lo sguardo verso Dinah per ottenere il suo consenso. La polinesiana assentì: adorava l'idea di perdersi per i boschi.
«Che cosa si vince?» Chiese Normani, cercando di mettersi in piedi barcollante.
«Che ne so!» Esclamò stizzito Troy al quale non importava per niente del premio, ma solo di arrivare primo. Avevo lo spirito combattivo da calciatore.
«Come si gioca?» Si interessò Halsey, portando un braccio attorno alle spalle di Lauren che si fece avvicinare solo perché era troppo stanca per non poggiate la testa da qualche parte.
«A squadre. Non importa da quante persone sono formate: possono essere due, o quattro... Non c'è nessuna differenza. L'importante è che sia una squadra perché non è un gioco individuale. È rischioso aggirarsi da soli.» Aggiunse in maniera suggestiva, muovendo le mani come per ricreare un effetto terrorizzante. Per tutta risposta Ally gli schiaffeggiò i palmi e lui le ritrasse all'indietro.
«Be', allora... Mi sembra ovvio!» Esclamò Dinah mettendosi al centro e posando lo sguardo su ognuno di loro «Io prendo le mie quattro ragazze. Voi fate come vi pare.» Poi afferrò una ad una tirandosele dietro le spalle e legò la benda rossa che le fermava i capelli al polso per contrassegnarsi capitano.
*****
Erano sulla linea di partenza. I gruppi si dividevano a cinque: Dinah, Ally, Normani, Lauren e Camila da una parte; dall'altra Siope, Troy, Halsey, Shawn e Arian.
La polinesiana e il suo ragazzo erano i più agguerriti, si guardavano con aria di sfida dai diversi fronti e non vedevano l'ora che la gara cominciasse per dimostrare l'uno all'altro chi portava i pantaloni.
Lauren se ne stava in disparte a parlare con Halsey, mentre le altre ragazze stavano studiando la mappa. Sulla cartina erano segnate tutte le strade, solo che da un certo punto in poi, erano state cancellate e lo scopo era proprio ritrovare la via più facile per tornare al campeggio passando attraverso il bosco. Ogni sentiero apparteneva ad una squadra ed era contrassegnato con il colore prescelto.
Si stimava che per completare l'intero percorso, senza rallentare, si impiegasse almeno un giorno. Camila sentiva già i piedi dolerle e non era nemmeno iniziata la gara.
«Ehi! Sono venuto ad augurarti buona fortuna.» Gongolò Shawn avvicinandosi. Dinah nascose immediatamente la mappa sulla quale era segnato con il pennarello la loro strategia. La stava prendendo davvero sul serio...
«Ne avrai bisogno tu.» Rispose spavalda la corvina, dandogli un leggero colpo sul braccio.
Shawn sorrise e le scompigliò i capelli prima di tornare dagli altri. Camila iniziava a pensare che fosse davvero un bravo ragazzo, che forse quella seconda chance la meritava davvero... allora perché non glielo aveva già detto?
Voleva farlo al ballo, ma per evidenti motivi era stata distratta, però avrebbe potuto farlo dopo: di occasioni ne aveva avute fin troppe! Eppure c'era qualcosa che la frenava.
Quando uno degli organizzatori richiamò l'attenzione su di se agitando le braccia in aria per farsi vedere anche dai partecipanti più lontani, calò il silenzio.
Elencò le regole, i tempi e distribuì ad ognuno l'essenziale per affrontare la notte. Tutto il resto, come acqua e cibo, dovevano procurarselo da soli, se fossero finite le scorte che avevano nello zaino. Poi la trombetta diede il via e partirono tutti di corsa, diretti verso il bosco.
*****
Dopo qualche ora di cammino attraverso sterpaglia, arbusti caduti e insetti irritanti, Normani piegò le ginocchia e poggiò le mani sulle gambe chiedendo cinque minuti pausa.
«Non possiamo! Perderemo così!» Obiettò Dinah inviperita.
«Se continuiamo ancora l'unica cosa che perderai sarà la mia vita!» Protestò Normani lanciando la testa all'indietro, cercando di riprendere fiato.
Dinah sbuffò seccata e si sedette per terra, tirando fuori dallo zaino una bottiglietta d'acqua che porse poi all'amica affaticata.
Camila si era appoggiata contro un albero, mentre Lauren ed Ally erano sedute contro un tronco caduto di tralice sul terreno.
«Quando?!» Estemporaneamente la voce acuta e sorpresa di Ally interruppe il frinire degli insetti.
Camila alzò di scatto la testa, ma poi ribassò subito lo sguardo ostentando indifferenza quando in realtà aveva le orecchie ben tese verso la loro conversazione.
«Shh!» La istigò Lauren guardandosi circospetta attorno «Ieri sera.»
«E che è successo?» Chiese a voce sempre troppo alfa Ally venendo redarguita un'altra volta da Lauren.
«Stavo per addormentarmi... era già mattina... no, no... ho sentito la sua mano scivolare nei pantaloni e... poi mi sono girata...» Camila riusciva a captare solo spezzoni della frase, ma quello che sentì le bastò.
Chiuse gli occhi e inspirò profondamente, cercò di calmare la rabbia che cresceva a dismisura dentro di lei, ma il sentimento le crosciava addosso senza via di scampo. Non poteva restare lì un minuto di più.
Si chinò per riprendere lo zaino, lo legò in spalla e si avviò verso la direzione opposta di dove erano dirette.
«Mila! Dove vai?!» Scattò in piedi Dinah allarmata. La corvina continuò a camminare.
«Voi proseguite per la vostra strada. Io vado da sola.» Sentenziò colpendo un sassolino sulla sua strada.
«Ma che cazzo dici? È pericoloso, non hai sentito?!» Provò a richiamarla Dinah, ma Camila non sarebbe tornata indietro per nessuna ragione.
Non le importava quanto rischioso fosse, avrebbe preferito perdersi nei meandri del bosco piuttosto che raggiungere nell'area confortevole e vedere Lauren con Halsey.
«Mila!» Urlò più forte la polinesiana, ma la corvina continuava ad addentrarsi nella fitta boscaglia diventando sempre più piccola.
Normani si alzò e afferrò il suo zaino decisa a seguire la ragazza, ma prima che potesse incamminarsi una mano si frappose davanti a lei impedendole di proseguire.
«Ci penso io.» Dichiarò Lauren, tenendo sottocchio l'amica che ora scompariva fra gli alberi e riappariva sempre più lontana.
Normani annuì e la lasciò passare.
Lauren non ricordava di aver mai corso così tanto, nemmeno agli allenamenti di softball. I piedi affondavano nel fango, alcune volte aveva rischiato di scivolare e cadere, ma fortunatamente aveva prontamente ripreso equilibrio aggrappandosi ai tronchi che l'attorniavano.
«Camz!» Gridò abbastanza forte da farsi sentire, ma la corvina continuava a camminare, anzi le sembrava che avesse aumentato il passo.
«Camila, aspetta un attimo!» Le disse ancora una volta, rallentando il passo perché più vicina all'amica.
Con un balzo riuscì ad afferrarle il laccio dello zaino e l'arrestò, voltandola verso di lei.
Ora che si trovava così vicina, il fiato che aveva perso durante la corsa non era niente paragonato a quello che le era stato sottratto adesso.
Le diede una leggera spinta sulla spalla e in tono duro le disse «Hai perso la testa?»
«Vaffanculo Lauren.» Sibilò a denti stretti e le diede di nuovo le spalle.
«Cosa?» La corvina aggrottò le sopracciglia confusa e la riprese per il cappuccio della felpa prima che potesse andarsene.
«Mi lasci stare?!» Si divincolò dalla presa dell'amica con un gesto brusco, facendo ricadere il suo braccio nel vuoto.
Lauren era interdetta. Non aveva mai visto Camila reagire così, o almeno: non con lei. Non capiva che cosa avesse potuto portarle tanta rabbia che oltre ad essere impressa nei suoi movimenti, sfumava anche nei suoi occhi, accendendoli come fuoco.
«No che non ti lascio stare! Sono la tua migliore amica, ho il diritto di...»
Camila rise sarcastica, scuotendo la testa contrariata «Adesso ti ricordi che siamo migliore amiche? Non hai fatto altro che evitarmi per due settimane, però certo! Siamo migliore amiche.» La schernì la corvina, mentre slacciava lo zaino, perché aveva iniziato a gravare sulle sue spalle, per dimenticarlo a terra.
«Non ti ho evitato.» Si difese automaticamente Lauren, imitando l'amica e alleggerendosi del peso «Sono stata impegnata.»
«Oh, sì lo so!» La guardò con aria iraconda è un sorrisetto sardonico impresso sulle labbra rosee «A scoparti Halsey.»
Lauren strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca. Farfugliò qualcosa d'incomprensibile, ma mentre cercava di articolare una frase sensata Camila aveva già preso a millantare.
«Va bene, Lauren. Spero che tu ti sia svagata, sia con lei che con me. Dev'essere divertente per te, dev'essere...»
«Non è successo niente.» L'anticipò la corvina prima che Camila adducesse altro.
La cubana riprese fiato e invece di dare aria alle parole, sospirò. Era sollevata, dispiaciuta, amareggiata, contenta...? Non sapeva definirlo, dentro di se cozzavano sentimenti che non sapeva, o forse non voleva, riconoscere.
«Ma, ma... hai detto ad Ally..» Balbettò indicando il punto dal quale erano venute. Lì il bosco si chiudeva, la piana dove si erano rilassate non era più visibile.
«Sì, è vero. Halsey ci ha provato, ma non è successo niente.» Ribadì Lauren scandendo bene le parole. Si portò indietro i capelli e respirò profondamente «La verità è che, che non mi sento pronta! Non mi sento pronta a fare sesso con lei né con nessun altro...» Alzò lo sguardo verso Camila e mormorò «Eccetto che con te.»
La corvina gonfiò il petto inorgoglita e trattene a stento un sorriso. Non voleva dargliela vinta così facilmente, non aveva dimenticato le due settimane in cui Lauren l'aveva rimpiazzata. Si era sentita sola per la prima volta e si era chiesta se si sarebbe sentita così anche a Cambridge.
«Ho bisogno di te Lauren.» Le disse sinceramente, fissandola negli occhi più profondi del verde che le circondava.
«Sono qui.» La rassicurò lei accorciando il divario fra loro, ma Camila scosse la testa.
«No, non ci sei.» Sussurrò a capo chino, con gli occhi velati da lacrime rabbiose. Le scacciò via con il dorso della mano.
«Certo che ci sono.» Ribatté Lauren convinta, annullando la distanza. Poggiò le mani sulle sue spalle e inclinò la testa per intercettare lo sguardo di Camila. Questa alzò gli occhi su di lei e continuò a scuotere impercettibilmente la testa.
«Non ci sei nel modo in cui ti voglio io.» Bisbigliò, riuscendo a far vacillare Lauren come fosse stato un tornando ad averla investita invece che un innocuo sussurro.
«Per-perché.. in, in che modo mi vuoi tu?» La presa sull'amica si allentò piano piano, capì che forse era meglio arretrare prima di commettere qualche sciocchezza, ma Camila fu più veloce.
«In questo modo.» Disse frettolosamente prima di afferrarla per la nuca e premere con forza le labbra contro le sue.
Lauren alzò le braccia sorpresa e sgranò gli occhi. Per qualche istante lasciò che la corvina la baciasse, perché anche lei ne sentiva un'estrema necessità, ma poi, quando avvertì lo stesso mutamento che aveva percepito in spiaggia quella notte, mise le mani sul suo petto e l'allontanò.
Camila, comunque, non si arrese. Sapeva che Lauren era spaventata perché lo era anche lei, così la chiuse fra le sue braccia e il tronco di un albero. La corvina era ingabbiata, ma se avesse voluto avrebbe potuto smuovere la cubana in qualsiasi momento solo che... non voleva.
«Camz, penso che, che tu avessi ragione... Credo che non sia, che non sia giusto per...» Incespicò. La sua mente le stava dettando ciò che avrebbe dovuto dire per rettificare le cose, ma i suoi occhi continuavano a cadere sulle labbra arrossate di Camila.
«È vero. Forse non è giusto..» Concordò inizialmente l'amica, ma poi si fece più vicina, i suoi fianchi furono premuti contro quelli dell'altra, i loro seni schiacciati assieme «Ma sbagliare non è mai stato così piacevole.» Le sussurrò maliziosa all'orecchio, lasciandole la scia di un sorriso.
«E nemmeno tu, Lauren, vuoi smettere di... sbagliare.» La stuzzicò ancora una volta, riportando il volto davanti a quello dell'amica.
Il suo respiro si era spezzato e abbreviato, le mani che prima teneva alzate contro la corteccia ora afferravano i capelli di Camila e la riportavano alle sue labbra... Dove le appartenevano.
Sì, anche lei voleva continuare a sbagliare ancora, ancora e ancora.
Continua....
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