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Capitolo ventisei



Lauren la fece retrocedere fino al letto, dove la spinse all'indietro per lasciarla cadere sul materasso che uggiolò sotto il peso morto di Camila.

La corvina non si rendeva conto di quello che stava succedendo. In primo luogo: perché Lauren fosse andata a trovarla quel giorno. Secondo: perché si era arrabbiata tanto trovando Shawn in casa? Rabbia e preoccupazione, oppure possesso e gelosia?

E per concludere, Camila, si domandava quale origine arcana avesse lo sguardo algido e accattivante che adombrava le pupille di Lauren? Certo, l'aveva guardata tante volte prima di allora con lo stesso desiderio, ma per la prima volta si sentiva vista. C'era qualcosa di diverso negli occhi della corvina che, ora, torreggiava cavalcioni sopra di lei.
Due smeraldi dello stesso colore, ma di diversa intensità.

Camila provò a parlare, a far uscire quelle domande che tanto la tormentavano, ma Lauren la zittì catturando il labbro inferiore dell'amica fra i denti.

«Stai zitta.» Le mormorò ad un passo dalle sue labbra. Camila ammutolì davanti all'autorità di Lauren.

Non aveva mai visto questo suo lato tanto accentuato, ma ora che la corvina prendeva il controllo e imponeva le proprie regole, Camila non poté negare che le piacesse. L'imperiosità di Lauren era disarmante e il corpo della cubana veniva attaccato con virulenza da questo suo temperamento maledettamente eccitante.

«Se pensi che ti darò ciò che vuoi, ti sbagli.» Sussurrò Lauren al suo orecchio, iniziando a baciarle il collo proprio da quel punto.

Camila rabbrividì quando le labbra della corvina le leccarono la pelle caramellata, lasciando una scia umida. Affondò le mani nei suoi capelli, pregandola con gemiti soffocati di soddisfare il suo desiderio, di toccarla sul centro pulsante.

Lauren, inaspettatamente, la morse. Camila lanciò un gridolino soffocato, obbligandosi di trattenere gli strepiti perché sua madre e sua sorella erano ancora al piano di sotto, in cucina.

La cubana alzò istintivamente i fianchi contro quelli di Lauren, ma la corvina gli riportò in basso e mosse il dito indice davanti agli occhi socchiusi di Camila.

«No, no, Camz..» La provocò con tono malizioso e timbro roco, mentre con l'altra mano le sollevava l'orlo della maglietta per scoprire la pancia piatta dell'amica «Questo non è per compiacerti, ma solo per darti una lezione.» Sentenziò, provocando nell'amica una scossa di brividi ripetuti che le raffreddarono le ossa.

Era leggermente intimorita da quello che le sarebbe successo di lì a poco. Non che non si fidasse abbastanza di Lauren per lasciarsi andare al suo dominio, era solo congestionata dallo sguardo torvo e cupo che ora vagheggiava il suo corpo, scorreva lungo le sue curve, accarezza i seni scoperti.

Lauren stuzzicò i suoi capezzoli con le labbra, gli rese turgidi con movimenti decisi della lingua e morsi ben assestati.

Camila, ora, per lei, era come una tela e i pennelli di Lauren erano soltanto bocca e denti. Aveva intenzione di disegnare su tutto il suo corpo i segni che avrebbero demarcato la sua proprietà.

Iniziò dal collo. Scelse il punto più visibile, proprio sopra la giugulare. Addentò un lembo di pelle con talmente tanta forza che Camila lanciò la testa all'indietro nel vano tentativo di recuperare aria.
Lauren, intanto, leccava, mordeva e succhiava il punto prescelto e con le mani le accarezzava i fianchi, percorrendo tutto il costato per arrivare a stringere i suoi seni minuti e sodi che le facevano perdere il senno.

«Lo vedi, Camz, cosa succede quando mi fai arrabbiare?» Disse con un filo di malizia accompagnato da una sfumatura d'ira, mentre osservava il primo marchio violaceo e ben marcato che aveva lasciato sulla pelle della corvina.

No, Camila non si aspettava quella reazione perché in tanti anni aveva visto poche volte Lauren incollerita, ma mai aveva reagito con tanto ardore.

Forse avrebbe voluto dirle forse non sei arrabbiata Lau, sei solo gelosa.

E ancora quel pensiero la fece sorridere, ma non ebbe tempo di espandersi perché la corvina attaccò un'altra parte del suo corpo. Stavolta sotto le clavicole. La morse abbastanza forte da farle scomparire l'increspatura delle labbra per lasciare spazio ad una "o" dischiusa, rossa come una ciliegia.

Le lasciò un altro vistoso segno, sorridendo compiaciuta per la grandezza che occupava. Poi si spostò più in basso, sopra il suo seno e succhiò anch'esso con forza, lasciandole un livido rossastro vicino all'aurea chiara del capezzolo.

Lauren ci passò la punta del pollice applicando una leggera pressione solo per sentire Camila sussultare. Adorava i suoi gemiti mozzati, le sue imprecazioni sommesse, il fiato corto, il contorcersi del suo corpo manipolato dal proprio tocco... Ne aveva bisogno più di una sigaretta al risveglio più perturbato.

Lauren dedicò le stesse attenzioni anche all'altro seno, marcandolo in maniera più vigorosa con morsi più audaci che fecero vibrare ogni terminazione nevosa della cubana adagiata sul letto.

Camila, impulsivamente, con le mani strette attorno alle ciocche corvine dell'amica, la spinse verso il basso, lì dove si focalizzava il piacere e ardeva sul suo centro. Aveva già divaricato le gambe per Lauren, inarcato la schiena e aspettava solo di sentire le sue labbra succhiarla.

«Forse non hai capito.» La redarguì Lauren, afferrandole prontamente i polsi fra le mani. Li portò sopra la sua testa, sfiorando con il respiro le sue labbra tremule, prostrate.

«Sono fottutamente incazzata con te.» Ringhiò a denti stretti, soffiando l'alito caldo contro la pelle dell'amica.

Camila, però, nonostante le postulanti minacce di Lauren non poteva fare a meno di cercare un contatto con lei. Ogni fibra del suo corpo bramava per averla e, oramai, non era più padrona dei propri istinti.

In quel momento, mentre Lauren le ingiungeva di placare il suo desiderio e subire la punizione, Camila allungò il collo verso l'alto per catturare le labbra della corvina nelle sue.
Per un breve attimo riuscì a far collimare le loro bocche gonfie, ma Lauren si distaccò subito lasciandola abbandonare a lamenti uggiolanti.

«Non impari mai, Camz.» Le sussurrò, cercando di apparire il più iraconda possibile, ma in realtà era estremamente compiaciuta di poter testimoniare che l'amica non le resisteva.

Lauren si abbassò sulla sua pancia, facendo scivolare la mani lungo le spalle, il torace e poi il seno di Camila. Le lasciò dei deboli morsi qua e là, poi ghermì l'esigua pelle sull'anca, succhiando così tenacemente che, con i denti, arrivò a sentire l'osso sottostante.

Camila avvertì una vampata di calore squassarla e riversarsi sul suo sesso pulsante. Se prima era difficile resisterle, ora che Lauren si stava prodigando vicino al suo basso ventre, era più che impossibile.

«L-Lauren... Ti.. ti prego.» Supplicò balbettando, stringendo le lenzuola nelle mani per non afferrare i capelli scarmigliati della corvina: sapeva che se l'avesse fatto, inevitabilmente, avrebbe cercato di riportarla verso la sua intimità.

«Mi stai implorando?» Chiese accattivante Lauren, facendo scivolare un dito sotto l'elastico dei pantaloncini di Camila. Lo passò su tutto l'orlo delle mutandine, percependo il calore sprigionato dalla sua intimità inumidirle la pelle. Poi lo sfilò.

«Si... si..» Ammise senza ritegno la corvina, annuendo contro il cuscino.

Lauren sorrise malevola, ma nonostante il suo ego fosse stato più che saziato, lei non ne aveva ancora abbastanza. Voleva marcare il corpo di Camila, delimitare il suo territorio, incidere ogni centimetro della pelle caramellata dell'amica per dimostrare a tutti a chi apparteneva.

Lauren afferrò Camila per i fianchi e la girò sul letto con agilità. La corvina era talmente disinibita che si lasciava manipolare senza opporre resistenza. Tutto quello che voleva era sentire Lauren, sentirla dentro di se e le avrebbe dato tutto quello che desiderava pur di ricevere la sua ricompensa.

Lauren le abbassò i pantaloncini, ma lasciò le mutandine al loro posto.
Nonostante fosse arrabbiata, era pur sempre intimorita di superare un limite di troppo e spaventate Camila, per questo moderò la forza.
Passò la mano sul sedere protetto solamente dallo scarso tessuto nero, poi le lasciò un fiacco schiaffo sulla natica.

La cubana, però, non sembrò impaurita ma anzi, si lasciò scappare un suono gutturale che istigò la corvina a darle un altro schiaffo sull'altra natica. E Camila, ancora una volta, gemette in assenso, spingendo il sedere verso l'alto come per porgerlo all'amica.

Lauren ghermì entrambe le natiche nelle mani, puntellando le unghie dentro l'abbondante carne e poi scelse una delle due per lasciarle un ulteriore segno. Le baciò la pelle soffice, poi la leccò, la morse, la succhiò e la leccò di nuovo finché un marchio violaceo rimase ben impresso su di essa.

«Ti..ti prego Laur... Ne hai bisogno, bisogno anche tu.» Riuscì ad articolare la corvina in parole strascicate.

Ed era vero. Lauren aveva una dannata necessità di farla sua e provarle una volta per tutte che non poteva essere di nessun altro.  Le divaricò maggiormente le gambe, Camila sussultò flebilmente quando sentì le dita di Lauren passare sulla sua entrata bagnata. La corvina si adagiò sulla schiena nuda di Camila, penetrandola senza preavviso con due dita.

«Ah!» Gemette acutamente la cubana, privata di tutto l'ossigeno che le era rimasto nei polmoni.

Lauren spingeva le sue dita dentro e fuori bruscamente, arrivando sempre più in profondità dentro le pareti strette dell'amica.
Camila poteva sentire tutta la rabbia della corvina affluire in quelle spinte decise che, da quanta forza esercitava, le facevano tremare le gambe.

Lauren le raccolse i capelli in una mano, gli spostò su una spalla di Camila e morse il collo esposto della cubana, facendole sentire il suo respiro ansante imbattersi sulla pelle sudata.

Camila aveva affondato la faccia nel cuscino, le mani serrate con forza contro il lenzuolo. Sentiva il corpo di Lauren muoversi sopra di lei, l'intimità dell'amica strusciare contro il suo sedere e le sue dita toccare punti deboli che la facevano gemere sempre più forte. Fortunatamente il cuscino ovattava le grida, altrimenti chissà che cosa avrebbe pensato sua madre dalla cucina...

Però, a Lauren, il tubare dell'amica arrivava nitido e questo la indusse a muoversi più veloce, a spingere con più decisione. Camila portò disperatamente una mano sul cuoio capelluto dell'amica e le strinse alcune ciocche, trattenendola a se. Sentiva un dolore acuto nel punto in cui Lauren le stava mordendo la pelle, ma era talmente disinibita che quella sofferenza le risultava piacevole.

«Sei mia.» Sussurrò Lauren con voce arrochita vicino al suo orecchio.

Camila riuscì solamente a gemere in risposta. Il suo corpo si stava abbandonando al piacere. I suoi muscoli si irrigidivano, le pareti diventano più strette stringendo le dita di Lauren. L'essenza della corvina si versò sulla mano dell'amica che, non contenta, continuò comunque a spingere per qualche secondo di troppo, portando Camila a boccheggiare.

Lentamente il suo corpo si rilassò, i muscoli si sciolsero, si rilassarono,  e Lauren rimosse le dita, permettendole di respirare.

«Cazzo.» Imprecò Camila «Devo farti arrabbiare più spesso.»

Lauren l'afferrò per i fianchi e la fece voltare, posizionandosi sopra di lei. Le sue iridi erano incandescenti a tal punto che a Camila sembrava di sentirle bruciare sulla pelle nuda.

«Non ti conviene. Non sarò così clemente la prossima volta.» La mise in guardia con un serio monito la corvina, puntando lo sguardo ridotto in due fessure su di lei.

Camila ingoiò a vuoto, ostentando un comportamento indifferente che differiva dal respiro accelerato che stava alzando irregolarmente il suo petto.

Lauren la lasciò andare, alzandosi dal letto, e si mise di spalle dandole il tempo di rivestirsi. Non capiva il motivo, aveva visto Camila tante volte senza veli e non aveva assolutamente niente di cui vergognarsi, ma la corvina insisteva perché Lauren non la guardasse mentre si rimetteva i vestiti.

Camila scivolò rapidamente verso gli angoli della stanza in cui erano caduti i suoi abiti. Passando davanti allo specchio notò il suo corpo costeggiato di marchi violacei e rossi che ricoprivano gran parte della pelle. La maggior parte erano nascosti in punti sempre coperti dalla maglietta, ma gli altri come avrebbe dovuto coprirli? Superò difilata il vetro che rifletteva la sua immagine e si accinse a indossare la maglietta.

Quando fu pronta, le chiese «Perché sei passata?»

Lauren si voltò verso l'amica, sorridendo compiaciuta nel vedere i succhiotti che caratterizzavano il suo collo come un accessorio ben visibile, ora che teneva i capelli legati in una coda di cavallo.

«Volevo invitarti alla mia ultima partita di campionato. Si terrà sabato. Normani verrà di sicuro e mi farebbe piacere se ci fossi anche tu.» Lauren parlò in tono placido e controllato.

Ora che aveva sfogato la rabbia non voleva darle la soddisfazione di farle vedere che era ancora molto infastidita dal suo comportamento, ma era pur sempre presente quel sentimento mordace allo stomaco.

«Ci sarò.» Concluse sbrigativamente Camila, portando le braccia conserte.

Lauren si avvicinò a lei, poggiò le mani sui suoi fianchi e la corvina sussultò. Evidentemente aveva sfiorato un livido fresco che lei stessa aveva lasciato.

Accostò le labbra a quelle dell'amica, permettendole di prendersi ciò che le aveva negato prima. Camila era confusa per il comportamento di Lauren e stizzita per tutta quella possessione che aveva esercitato su di lei, ma non poteva resistere alle labbra carnose dall'amica.

Portò le braccia attorno al suo collo e schiuse la bocca, permettendo un facile accesso alla corvina che la divorò in un bacio famelico del quale anche lei sentiva il bisogno.
Non durò a lungo, perché entrambe stavano nuovamente trascendendo il limite e nessuna delle due era in grado di lasciar prendere il sopravvento agli impulsi. Erano sfinite e stanche.

«Solo questo?» Domandò la cubana quando si scostarono.

Lauren la fissò dritta negli occhi e sorrise tenuemente. In fondo, alcune volte, si dimenticava che Camila era pur sempre la sua migliore amica e riusciva a capire quando Lauren ometteva qualcosa.

«Volevo dirti anche un'altra cosa..» Ammise sottovoce «Ma penso di aver reso chiaro il concetto.»

Camila aggrottò le sopracciglia e scosse la testa.

Che cosa intendeva?

Non ebbe il coraggio di indagare oltre e fece aleggiare l'affermazione di Lauren al vento, lasciando che si dissipasse come niente fosse.

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