Capitolo sei
Ah bene Pensò Lauren, sbuffando al limite della pazienza Ecco che se ne va di nuovo. Maledizione.
Camila, che aveva appena imboccato il corridoio principale, tornò su i suoi passi e indietreggiò a capo chino. Pretese di non averla vista, ma Lauren sapeva che stava scappando proprio perché aveva incontrato il suo sguardo.
Dopo quel giovedì sera, Camila non le aveva più rivolto la parola. Era diventata fredda, scostante e lontana. Lauren aveva provato ad aggiustare le cose, ma più di tanto non poteva fare. Quello che era fatto era irreversibile e per quanto fosse stato bello, Lauren non sapeva se ne fosse valsa la pena dato che, apparentemente, le aveva fatto perdere la sua migliore amica.
Per qualche giorno, quando Camila cambiava strada o si inventava delle scuse per non pranzare con lei e le altre, la corvina aveva provato a seguirla e parlarle, ma l'amica l'aveva sempre congedata con qualche espediente e lo sguardo colmo di risentimento che le lanciava, non piaceva per niente a Lauren.
Per questo non ci provava più. Forzare le cose le avrebbe soltanto intaccate maggiormente. Aveva imparato che a volte era meglio aspettare che tornasse la calma, che avventurarsi in mezzo alla tempesta. Solo che lei non sopportava più quel silenzio e avrebbe preferito di gran lunga lanciarsi in mezzo all'uragano, ma sentiva che ogni sforzo era vano. Che più lei tentava, più Camila le scivolava via.
Così si era messa da parte, lasciandole il tempo necessario per meditare sulle sue scelte, ma dopo dieci giorni iniziava a perdere la pazienza e tutta quell'attesa l'opprimeva: sentiva di attendere un verdetto -o forse un perdono- che non sarebbe arrivato mai.
Avevano fatto sesso, sì. Era stata magnifico, forse anche di più, ma non è che Lauren l'avesse obbligata! Camila era consenziente.
Eccome se lo era Aggiunse puntiglioso il suo subconscio, accrescendo solamente la sua impazienza.
Lauren non faceva altro che pensare a quella notte. Alle mani di Camila che l'avevano toccata con lussuria, ai suoi occhi che vagheggiavano le sue curve, ai baci passionali che le aveva impresso sulla pelle, ai gemiti strozzati che avevano echeggiato nella stanza, ai brividi che avevano accelerato le pulsazioni di entrambe ed infine, alle sue dita dentro di lei.
Se Lauren ci ripensava riusciva a richiamare a se ogni sensazione che le aveva avvinte da quando Camila si era tirata giù la cerniera, a quando era venuta gridando soffocatamente il suo nome.
Come faceva Camila ad evitarlo? Come poteva non sentire il sangue ribollirle nelle vene quando il suo pensiero si concentrava su quella notte? Provava forse disgusto...? E verso chi: Lauren o se stessa?
È stato solo sesso, cazzo Avrebbe voluto urlarle contro, spiattellandole in faccia la verità.
Camila la stava facendo troppo lunga per una notte di passione. L'avevano deciso di comune accordo proprio perché questo non avvenisse, perché nessuna delle due si pentisse della loro prima volta.
E ora lei sembrava voler non aver mai vissuto quella notte.
Lauren non poteva fare niente per rimediare e, in fondo in fondo, non voleva farlo, perché lei non si era contrita di aver perso la verginità con la sua migliore amica e tantomeno se ne vergognava.
Non cambierà niente Si era ripetuta e l'aveva detto mille volte anche a Camila, ma forse avrebbe dovuto ripeterlo una di più.
«Ehi!» Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare.
Senza rendersene conto, si era fissata nel punto in cui Camila era scomparsa. Si voltò verso l'interlocutrice e azzardò un sorriso falso come la firma che Normani inscriveva su tutte le giustificazioni, ma tanto nessuno ci faceva caso, perché era talmente simile che non si notava la contraffazione.
«Ciao Dinah.» Disse, intenta a sfilare i libri, che le sarebbero serviti per la prossima lezione, dall'armadietto.
«Oggi in mesa servano pollo e patatine. Dopo la sbobba di ieri, ce lo devano.» Borbottò, inserendo la combinazione nel lucchetto.
L'anta cigolò mentre l'apriva, Lauren strizzò gli occhi infastidita da quel rumore metallico che ogni volta le provava la pelle d'oca come le unghie contro la lavagna.
«Già.» Assentì, voltandosi a guardare se Camila stesse per caso passando di lì, ma era sicura che fosse già andata a rintanarsi da qualche parte.
Che cazzo. Pensa se avessi sbagliato buco: sarebbe già scappata in Messico. Si consolò Lauren, valutando la sua prestazione assolutamente sopra le aspettative.
«Camila ci onorerà della sua presenza oggi?» Domandò Dinah allusiva.
Ovviamente le ragazze si erano accorte che qualcosa non andava e dato che la corvina non aveva mostrato nessun cambiamento con loro, ma a Lauren non rivolgeva più la parola... be', avevano fatto due più due. Sia Normani, Ally e la stessa polinesiana tentavano ogni giorno di andare in fondo alla faccenda. Lauren non sapeva che cosa avessero chiesto a Camila o che cosa avesse detto, ma lei si limitava sempre ad essere evasiva.
«Non lo so. Credo che abbia dei corsi di recupero.» Mentì Lauren, scrollando le spalle con disinvoltura, come se non le importasse.
«Corsi di recupero, eh?» Storse la bocca Dinah, facendo poi schiacciare la lingua contro il palato «Avevo capito che stava studiando per l'ultima verifica di chimica...» Asserì, lanciandole un'occhiata di sottecchi.
«Ah sì, chimica... corsi di recupero... Fa lo stesso.» Tagliò corto Lauren, con tono indifferente.
Dinah richiuse l'armadietto con un botto, producendo un rumore assordante che fece saltare Lauren dalla paura e attirò l'attenzione dei presenti che dopo aver ricevuto un'occhiata truce da parte della polinesiana tornarono a farsi i fatti propri.
«Non so cosa diamine stia succedendo fra di voi e non mi interessa saperlo.» Ringhiò, puntando il dito in maniera accusatoria contro il petto di Lauren, la quale restò impassibile «Ma vedete di aggiustare le cose, perché io non posso continuare a giocare a Sherlock. Voglio pranzare con entrambe allo stesso tavolo, come è stato sin dal primo giorno di medie. Quindi vedete di chiarire.» La minacciò, riducendo gli occhi in due fessure e parando a denti stretti.
Lauren tolse la mano dalla sua visuale, allontanandole il braccio con un movimento brusco. La infastidiva l'atteggiamento tracotante di Dinah, perché sapeva che non si sarebbe mai permessa di parlare così a Camila. Certo, perché lei era la piccola indifesa e vulnerabile Camila, ma questa volta era Lauren a sentirsi così e a nessuno sembrava importare.
«Queste sono cose mie e di Camila.» Rispose acerba, sentendo la rabbia che per tutto quel tempo aveva represso arroventarle lo stomaco «Tu, o chi per te, non c'entrate niente! Quindi vedete di farvi i cazzi vostri, okay?!» Lauren sbatté con forza l'anta arrugginita, facendo echeggiare il suono per tutto il corridoio.
Poi voltò bruscamente le spalle a Dinah e marciò verso la sua aula, senza voltarsi quando la polinesiana la richiamò a gran voce.
Aveva voglia di piangere, sentiva le lacrime bruciarle gli occhi, ma non avrebbe mai permesso di mostrarsi debole davanti a tutti. Si asciugò gli occhi con rabbia e cacciò indietro il pianto, deglutendo a fatica.
Mentre camminava verso la lezione, appurando che era sicuramente in ritardo, decise di fare una deviazione per il bagno e una volta dentro si passò l'acqua fredda sulla fronte e sulle guance, fregandosene del trucco.
Non c'era cosa che Lauren odiasse maggiormente che sentirsi impotente. Non le piaceva soccombere agli eventi, o alle decisioni degli altri senza poter rettificare. Non sapeva proprio come controllare le emozioni che le tendevano una retata nel momento in cui iniziava a scivolarle il controllo di mano.
Non avrebbe dovuto farlo, ma tanto ormai la scuola stava per finire e non potevano sospenderla per così poco. Sfilò il pacchetto di sigarette dei jeans e ne portò una alle labbra, poi, con il clipper pronto nell'altra tasca, l'accese frettolosamente e aspirando la prima boccata si sentì già molto meglio.
Si appoggiò contro la parete del bagno, infastidita dalla presenza dello zaino che premeva contro la sua schiena, puntandole gli spigoli dei libri contro le scapole.
«Vaffanculo. Cazzo, vaffanculo.» Disse con voce fin troppo alta.
Mentre il fumo si distribuiva lentamente nell'aria, allargando le sue spire piano piano che saliva verso il soffitto, sentì qualcuno ridacchiare. Lauren non aveva controllato se fosse sola e quella risatina la fece vacillare. Se ci fosse stato uno dei professori, avrebbe passato un brutto quarto d'ora.
«Ti stai facendo una canna?» Domandò la voce divertita, ottenendo una risata da parte della corvina che tossicchiò appena a causa del fumo incastrato in gola.
«Se, magari.» Disse senza tanti giri di parole, scuotendo la testa «È solo una sigaretta.»
Dopo qualche minuto di silenzio -che Lauren valutò d'esitazione- la serratura del bagno scattò e lentamente la porta si aprì, pigolando sui cardini arrugginiti.
Una ragazza dai capelli rosa uscì camminando a passo incerto, poi voltò la testa verso Lauren e quest'ultima, per un attimo, non seppe se scoppiare a ridere o imprecare.
«Ah ecco, altrimenti avresti potuto offrire, Jauregui.» Portò le mani sui fianchi e la squadrò con un sorriso sul volto.
Lauren lasciò cadere la sigaretta nel lavandino, dove si spense in un leggero friggere. Si avvicinò alla ragazza e la strinse in un abbraccio, sentendo una risata leggera vicino al suo orecchio.
«Che cazzo ci fai tu qui, Kira?» Domandò Lauren incredula, ispezionando la donna davanti a se con sguardo incredulo.
Kira. Erano amiche più o meno dalle medie; le erano sempre piaciuti i capelli rosa dell'amica e i piercing che ornavano il suo volto. Le aveva sempre dato la sensazione di essere una tipa tosta e Lauren non aveva resistito al suo fascino, lasciandosi trascinare in marachelle non del tutto legali... Doveva ringraziare Kira de aveva scoperto la sua omosessualità: a lei aveva dato il primo bacio.
Poi, la ragazza dai capelli rosa, si era trasferita in un altro stato e a Lauren era rimasta solo Camila, alla quale aveva confessato di quel bacio che si era scambiata con l'amica che alla cubana non andava proprio tanto a genio. Lauren si era sempre chiesta se in parte Camila fosse gelosa.
«I miei hanno espanso il negozio e mio padre ha deciso di tornare a vivere qui, cosicché potesse restare accanto a mia nonna.» Senza chiederle il permesso infilò la mano nella tasca dei pantaloni di Lauren e prese il pacchetto di sigarette, facendone roteare una fra le dita che appuntò dietro l'orecchio e un'altra che portò alle labbra.
«Terminerò gli studi qui, tanto i professori mi conoscano.» Ammiccò nella sua direzione, alludendo a tutti i rapporti che aveva preso in un solo anno di liceo.
Era davvero una peste, ma Lauren preferiva definirla spirito libero.
«Cavolo! È fantastico.» Mormorò, non con tutta quell'eccitazione che si sarebbe aspettata perché ora che era passato il momento, ricordava la motivazione per la quale era entrata nel bagno.
«Puoi scommetterci.» Bofonchiò Kira, infastidita dalla scarsa riserva di gas nell'accendino che non le permetteva di accendere la fiammella. Lauren le passò il suo e la ragazza dai capelli rosa se lo intascò.
«Sei diventata più...» Iniziò Kira osservando Lauren dalla testa ai piedi e viceversa «Alta.» Constatò infine, ma non era esattamente ciò che avrebbe voluto dire.
Lauren controllò velocemente l'orologio, rendendosi conto che aveva venti minuti di ritardo. Imprecò sottovoce e si diresse verso l'uscita, quando l'amica l'afferrò per il polso e la fece voltare
«Domani darò una festa a casa mia. Vengono tutti i brutti stronzi dei vecchi tempi. Devi esserci, okay? Porta chi vuoi. Più casino c'è, meglio è.» Poi chiuse la mano a pugno e aspettò che Lauren facesse lo stesso.
Nonostante la corvina avesse aggrottato le sopracciglia sorpresa dall'infantilità del gesto, si limitò a batterle il pugno e uscì di corsa, dirigendosi verso l'aula.
*****
Aveva invitato tutte le ragazze alla festa. Anche loro conoscevano Kira, ma non avevano legato con lei tanto quanto Lauren. Dinah la considerava un po' fuori di testa, Normani sosteneva che non le piacesse il giro di amici con i quali uscita e Ally la considerava sopra le righe. Tutte affermazioni più che vere, ma a Lauren poco importava. Era contenta di aver ritrovato qualcuno che la sostenesse e la distraesse dall'assenza di Camila.
Anche lei era stata invitata, la polinesiana si era preoccupata di recapitarle l'indirizzo e le aveva proposto di passare a prenderla a casa, ma a quanto pare la corvina preferiva guidare per conto suo. Probabilmente non voleva rischiare di incontrare Lauren, ma una vocina dentro di lei continuava a insinuare il dubbio in lei che la cubana avesse deciso di uscire dalla sua tana perché una parte di lei era ancora gelosa di Kira.
Almeno Lauren si consolava così.
Stavano uscendo di casa, tutte assieme. Ally si era presa la briga di scortarle con la sua macchina, ma sentendo i piani che aveva Dinah quella sera, Ally iniziava a pentirsi di aver accettato di fare da autista. Come sempre sarebbe rimasta l'unica sobria e si sarebbe dovuta occupare delle altre.
Si erano vestite tutte abbastanza casual, ma Lauren aveva optato per un vestito nero attillato che fasciava le sue curve in maniera elegante e sexy. Non avrebbe dovuto pensarci, ma non poteva fare a meno di sperare che Camila la notasse. Aveva indossato quell'abito per lei, perché voleva che glielo strappasse di dosso o che infilasse la mano sotto il bordo succinto e arrivasse a toccare le sue mutandine.
Cosa? No! Si rimproverò mentalmente.
Lei doveva parlare con Camila e risolvere le cose, non peggiorare la situazione. In più, il loro accordo prevedeva una sola notte, non avevano mai parlato di replicare. E per quanto tentasse di nasconderlo, Lauren lo voleva, voleva passare un'altra sera con Camila.
Solo un'altra volta, l'ultima...
Quando arrivarono alla villa, Ally parcheggiò la macchina nel viale dove sostavano anche le altre. Dinah avvertì fin da subito che si sarebbe ubicata e che non voleva sentire lamentale, sé nessuna voleva riportarla a casa avrebbe strisciato fino alla porta; e se ne andò. Normani la seguì impettita, mentre Lauren ed Ally indugiammo un po', prima di entrare nel vivo della festa.
Conosceva Kira, doveva aspettarsi una cosa in grande, ma era da troppi anni che non partecipava a feste del genere ecco perché rimase a bocca aperta vedendo quanti alcolici aveva comprato, quante persone si stipassero in tutte le stanze come sardine, la quantità esagerata di cibo che era ammassata un po' dappertutto e la musica a palla trasmessa in tutta la casa attraverso degli stereo wireless.
«Vado a cercare Normani e Dinah!» Urlò Ally nel suo orecchio, e si addentrò nella folla, sparendo velocemente fra la folla.
Si girò attorno cercando un paio di capelli rosa, ma l'unica cosa che riuscì a vedere furono due occhi color cioccolato che la fissavano dall'altra parte della stanza. I capelli corvini, leggermente ondulati, le incorniciavano il volto truccato più del solito.
Lauren provò a non pensarci, eppure la cubana sembrava averla imitata... Forse anche lei stava cercando di attirare la sua attenzione, ma che senso aveva dopo averla ignorata per dieci giorni?
Infatti le illusioni di Lauren si spezzarono quasi subito, perché Camila le voltò le spalle e andò a salutare Kira che era apparsa nell'altra stanza.
Lauren non la perse di vista nemmeno per un secondo; attraversò il salotto gremito di persone e varcò la soglia della stanza adiacente, trovandosi nella cucina. Riconobbe dei visi vagamente familiari seduti all'isola di legno a mangiare schifezze.
Probabilmente fame chimica Pensò. Lei lo sapeva bene.
Camila e Kira stavano parlottando fra di loro quando Lauren fece la sua entrata, intromettendosi senza riguardi nella conversazione.
«Ciao.» Esordì spavalda, ma le bastò posare gli occhi su Camila per sentirsi le ginocchia molli.
«Ehi.» Rispose timidamente la corvina, facendo un cenno freddo con il capo nella sua direzione.
Lauren abbassò lo sguardo, sentendosi colpevole di un peccato che in realtà non aveva commesso se non sotto richiesta. Stavolta non sapeva proprio come rattoppare lo strappo, anche perché non capiva il vero motivo di tanta lontananza.
Si era pentita? Non le era piaciuto? Si vergognava? Qual era il vero problema?!
«Venite.» Kira fece scivolare le braccia attorno al collo delle due corvine e le condusse su per le scale, in una zona più tranquilla.
«Adesso andiamo a giocare.» Rise «Ci divertiremo.»
-Spazio autrice-
Ciao a tutti! Questo capitolo è stato un po' piatto perché mi serviva per ricollegarmi al prossimo!
Spero non sia stato eccessivamente noioso e vi assicuro che quello dopo sarà molto meglio e credo che lo pubblicherò stasera :)
Vi aspetto.
Sara.
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