Capitolo quattordici
Lauren si era svegliata sudata e con il respiro pesante. Le mancava poter toccare Camila a tal punto che aveva iniziato a sognarla di notte.
La rivedeva nuda ed esposta davanti a lei, bramosa di un contatto che non le provocava timore o imbarazzo ma piacere. Percepiva la sua pelle scivolarle sotto le dita, i polpastrelli scavare nell'incanalature dei suoi fianchi, le sue labbra baciarla lì dov'era più sensibile. E poi avvertiva gli occhi di Camila su di se, la udiva tubare a corto di fiato, avvertiva le sue mani stringerle le ciocche con avventata disperazione...
Quando si svegliava impiegava qualche secondo per fagocitare il sogno e interponeva una distanza fra realtà e finzione, anche se ora non sapeva più distinguere bene cosa fosse successo davvero e cosa fosse frutto della sua immaginazione.
Fece una doccia fredda per sciacquare via il sudore e la cupidigia amalgamati sull'incarnato roseo. Sua sorella le aveva sottratto la sua felpa preferita, così Lauren si accontentò di indossare una maglietta con il logo di una band che rincalzò dentro ai pantaloni. Afferrò lo zaino, già preparato la sera prima, ed uscì di casa.
Si sorprese di trovare Dinah sulla sua strada, perché la polinesiana abitava dall'altra parte della città e solitamente prendeva il bus per raggiungere l'istituto, ma quella mattina camminava al suo fianco.
«Ho ricevuto un invito.» Esordì sorridendo, si vedeva che scalpitava per poterne parlare con qualcuno.
Lauren non voleva sentir parlare di ballo, ma simulò un sorriso entusiasta e le chiese di fornirle dei dettagli mentre si accendeva una sigaretta.
«È un ragazzo al quale ho dato delle ripetizioni di chimica lo scorso anno. È un tipo apposto, rientra nella media.» Dinah sembrava felice di quella proposta, infatti aveva accettato senza batter ciglio.
«A te sono arrivati degli inviti?» Domandò la polinesiana, scacciando con la mano il fumo che la corvina espirava nella sua direzione.
«No, ed è meglio così.» Rispose risoluta Lauren, scrollando le spalle.
«Manchi solo tu all'appello.» Le fece presente Dinah, al che la corvina si voltò di scatto verso l'amica con le labbra leggermente dischiuse.
«Camila con chi va?» Chiese retoricamente: conosceva la risposta, ma voleva averne l'assoluta certezza.
«Con Shawn. L'ha invitata tre giorni fa...» Disse Dinah stranita, aggrottando le sopracciglia confusa. La polinesiana si aspettava che Lauren ne fosse a conoscenza, ma evidentemente sbagliava.
La corvina sbatté per un istante le palpebre incredula... Aveva incontrato Camila il giorno prima e non le aveva raccontato niente, ma bensì l'aveva detto a Dinah. Non poté fare a meno di sentirsi insultata. Erano migliori amiche da tanto tempo ormai, ciò che accadeva ad una era direttamente collegato all'altra.
Lauren non aveva avuto l'occasione di rivedere Camila dopo il tema, perciò non le era stato possibile raccontarle di Lucy. Era intenzionata a farlo... prima di scoprire che la sua migliore amica l'aveva tenuto all'oscuro di qualcosa che probabilmente era anche una banalità, ma non per lei.
«Non te l'ha detto?» Domandò Dinah sorpresa. Intanto stavano imboccando la strada che le avrebbe portate alla scuola e Lauren era sempre più decisa a presentarsi in palestra.
«No... Abbiamo tipo... tipo discusso.» Farfugliò, non sapendo bene cos'altro aggiungere.
Le regole parlavano chiaro: era un segreto che non poteva essere svelato e Lauren era d'accordo su quel punto, perché sapeva che le persone non avrebbero capito, però, adesso avrebbe voluto parlarne con qualcuno per alleggerire la pesantezza di quei giorni che si trascinava dietro. Non lo fece. Rispettò la volontà di Camila. Si limitò ad ascoltare Dinah che la rassicurava e ad aspirare, di tanto in tanto, una boccata di fumo.
*****
Camila era seduta in mensa con Shawn. Lui era andato a prenderla davanti alla classe, invitandola a pranzare insieme. Le ragazze, in tutti i corridoi, bisbigliavano al loro passaggio e Camila sapeva che erano colte da un'accecante invidia nei suoi confronti.
Persino lei si riteneva fortunata ad aver rincontrato Shawn, o meglio.. La sua nuova versione più gentile e cordiale, ma mentre passeggiavano vicini, si scambiavano battute, assaggiavano il panino che aveva ordinato l'altro, sentiva che le mancava qualcosa e non doveva nemmeno sforzarsi di capire cosa perché sapeva che quella lacuna era dovuta alla lontananza con Lauren.
Era la sua migliore amica, si sentiva completamente spaesata senza di lei. Aveva provato a parlarle, ma le conversazioni erano talmente esigue che la imbarazzavano.
Lauren le aveva detto che non ricordava niente della sera precedente, ma Camila sapeva che era una scusa eppure si sentiva più a suo agio pretendendo che non fosse mai successo niente piuttosto che parlarne. Continuava a pensare che l'ebrietà avesse annebbiato Lauren, che l'avesse spinta a comportarsi in maniera avventata, ma lei non aveva bevuto nemmeno un goccio d'alcol eppure era rimasta al suo gioco.
Non era stato il sesso il problema, ma quelle domande spigolose. Era come se Lauren stesse cercando di strapparle una confessione che lei stessa aveva, ma non vedeva.
«Sabato passo a prenderti alle otto.» Disse Shawn con voce leggermente impastata dal bolo che stava masticando «Va bene?» Domandò dilatando i suoi grandi occhi.
«Perfetto. Sarò pronta.» Convenne Camila, alzandosi dalla panchina al seguito del trillare della campanella.
Shawn si offrì di accompagnarla in classe, ma la corvina ricusò la gentile proposta perché doveva fermarsi al bagno a smacchiare degli schizzi di olio che le avevano unto i pantaloni.
Lo salutò con un veloce bacio sulla guancia, pensando che baciarlo in bocca non fosse giusto dal momento che loro, per ora, erano soltanto amici che uscivano sporadicamente insieme. C'era stato un bacio, sì, ma non ne avevano mai parlato perché Shawn aveva capito che doveva lasciarle del tempo per fidarsi nuovamente di lui.
Camila aprì la porta del bagno, prese dei pezzi di carta e l'intinse nell'acqua, iniziando poi a tamponare le macchie.
*****
Lauren svoltò l'angolo ed entrò in palestra. L'androne era occupato da tavoli sui quali erano stesi gli striscioni colorati tenuti fermi agli angoli dai barattoli vernice. In posti diversi erano predisposti dei lavori manuali di statue di carta che raffiguravano stelle e cuori giganti. Lauren storse leggermente la bocca e aggrottò le sopracciglia. Se prima il ballo non le piaceva, ora ancora meno.
Lucy le andò incontro. Indossava una tuta maculata di chiazze di vernice celeste, verde e rossa. In mano brandiva un pennello intriso degli stessi colori e avanzava sorridendo.
«Sei venuta.» Esordì amichevolmente, girandosi a supervisionare i lavori che proseguivano.
«Ero curiosa.» Si strinse nelle spalle Lauren, nascondendo le mani nelle tasche dei jeans.
Lucy le fece cenno di seguirla. Le fece fare un giro della palestra, spiegandole ogni frase inscritta sugli striscioni, dicendole dove avrebbero appeso i cuori e dove, invece, sarebbero penzolate le stelle. Le svelò la playlist che avrebbero suonato durante la serata; Lauren riconobbe alcune canzoni che le piacevano, ma si limitò a restare in silenzio ed annuire ad ogni cosa che le spiegava.
Prese persino parte ad un progetto, aiutando dei ragazzi a terminare di riempire di colorare le lettere. Si era divertita, a dire il vero, anche quando il colore le era schizzato sui capelli e le aveva macchiato i vestiti.
«Magari.. Hai cambiato idea?» Domandò Lucy accostandola.
Lauren girò la testa verso di lei, smettendo solo per un attimo di dipingere «No. Sono sempre convinta di passare il sabato sera a casa.» Schioccò la lingua contro il palato.
Lucy fece una smorfia dispiaciuta, portò le braccia conserte e si appoggiò contro il tavolo da lavoro, squadrando la corvina attenta a restare dentro i contorni e non sbavare di colore la parte fuori dalle lettere.
«Qual'è il problema? Non ti hanno invitato?» Incalzò, guardando scrupolosamente la ragazza come per captare dei segni.
«Anche, ma...» Lucy la interruppe.
«Allora vieni con me. Ti invito io.» Diede una rapida scrollata di spalle, facendo risultare la cosa del tutto normale.
Lauren le rivolse un'occhiata confusa, poi scosse la testa e sorrise ironica. Pensava che stesse scherzando, ma Lucy non era mai stata così seria.
«Andiamo come amiche, ovvio. Tu fai un piacere a me e io a te.» Rispose senza indugi Lucy.
Lauren si voltò verso di lei, posò il pennello sullo striscione in un punto in cui il colore non avrebbe macchiato il foglio e incrociò le braccia al petto.
«Perché non inviti la tua ragazza?» Inclinò leggermente la testa di lato, evidenziando la confusione che l'attanagliava.
«Perché è a Boston, a studiare. Non può tornare per uno stupido ballo scolastico. Io devo andarci per forza, perché ho organizzato, ma se fossi in compagnia di qualcuno sarebbe ancora meglio.» Fece un passo verso Lauren, le poggiò le mani sulle spalle e in faccia le si dipinse un'espressione angelica importante
«Allora, vieni?»
*****
Camila aveva chiamato sua madre, avvertendola che sarebbe tornata più tardi a casa perché Dinah le aveva chiesto di andare a scegliere un vestito assieme a lei.
Stava uscendo dal bagno, quando la porta si spalancò e dei capelli corvini le spuntarono davanti. Lauren sembrò sorpresa tanto quanto l'amica nell'incontrarsi, tanto che fece un passo all'indietro come se volesse uscire dal bagno, ma l'uscio alle sue spalle si era appena chiuso.
Camila deglutì: non avrebbe mai immaginato di sentirsi in trappola davanti alla sua migliore amica.
«Ehi.» La salutò Lauren. Camila notò immediatamente i vestiti sporchi, i capelli tinti di vernici rappresa.
«Dove sei stata?» Le chiese additandola. Lauren si guardò addosso, aveva dimenticato le macchie sul suo vestiario.
«Ho aiutato in palestra per... sai.. il ballo.» Pronunciò quella parola con una certa impudenza, ancora offesa dal fatto che la sua migliore amica non le avesse parlato dell'invito che aveva ricevuto.
«Oh..» Emise flebilmente Camila, asciugandosi le mani alla carta «Ci andrai?» Domandò con una certa indifferenza, ma in realtà le importava più di quanto volesse far credere.
«Sì. Lucy mi ha invitata.» Ammise Lauren con una certa superbia come se confidarle quel particolare potesse darle in qualche modo un vantaggio che fin ora deteneva Camila su di lei.
La corvina si voltò di scatto, corrugò la fronte e con voce squillante disse «Lu... Bene. Cioè, bene.» Continuò ad annuire in maniera solenne, mentre dentro di se sentiva qualcosa agitarsi, scuoterle lo stomaco..
«Io vado con Shawn.» Rispose quasi stizzita, attuando la stessa pratica dell'amica. Ormai era diventato un gioco a chi si stuzzicava di più.
«Lo so.» Unì le labbra in una linea rigida Lauren «Me l'ha detto Dinah.» Non cercò di celare il risentimento che l'angustiava, lasciò che trapelasse nel suo tono fermo.
«Ah, te l'ha... Okay.» Balbettò Camila, dando una rapida scrollata di spalle.
Poi, come se niente fosse, le fece un vago cenno con la mano e l'oltrepassò dirigendosi verso l'uscita. Lauren le balzò incontro, l'afferrò il polso e la fece voltare verso di lei.
Non sapeva nemmeno cosa dire o cosa fare, voleva solo trovare un modo per sistemare le cose perché non sopportava più la distanza fisica e mentale che si era creata fra di loro.
Solo che, non aveva calcolato la forza dello strattone e ora Camila era stretta fra le sue braccia, attaccata al suo corpo, ad un respiro dalle sue labbra. Gli smeraldi rimirarono il suo volto, catturando ogni particolare: dal brufolo che aveva sotto al mento alla lunghezza delle ciglia.
Camila, quando era stata voltata di forza, aveva poggiato istintivamente le mani contro il suo petto serrandole in due pugni. Ora, però, le aveva schiuse e aveva disteso i palmi sulla maglietta macchiata di Lauren. Il cuore della corvina schizzava all'impazzata nella gabbia toracica, ingoiava il suo stesso respiro.
Entrambe avrebbero voluto fare ciò che si erano proibite, ma Camila allontanò Lauren spingendola delicatamente indietro e arretrò.
«Senti Camz...» Lauren si grattò nervosamente la nuca e sospirò «Mi dispiace per quello che è successo a casa di Normani.» Dichiarò infine.
Camila sussultò. Non era sicura che Lauren ricordasse quella notte, anche se una parte di lei le suggeriva che era così, non ne aveva avuto la certezza fino a quel momento.
«T-te lo ricordi?» Balbettò Camila incapace di controllare il respiro irregolare che le squassava il petto.
«Avrei dovuto dirtelo prima.» Annuì Lauren, tenendo lo sguardo fisso sulla punta delle sue scarpe «Possiamo far finta che non sia mai successo?» Chiese titubante. Non era sicura di volere dimenticare quella notte che per quanto arzigogolata fosse, era stata una delle migliori per lei.
«Certo.» Rispose frettolosamente Camila, arretrando di nuovo verso la porta «Tutto bene, tranquilla. Devo.. devo andare al centro commerciale con, con Dinah. Ci vediamo sabato.» Aprì la porta e sparì dietro di essa, iniziando inspiegabilmente a correre verso l'uscita.
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