Capitolo due
Normani aveva comprato due buste di patatine al formaggio per gustarle da sola, stravaccata sul divano, ma Lauren aveva fatto irruzione proprio a metà film e non solo aveva trafugato un pacchetto di patatine, ma si era anche presa la comodità di stendersi sul divano rilegando Normani ad acciambellarsi sulla poltrona.
Non era la serata che aveva in mente.
Normani non si sarebbe mai aspettata che Lauren accettasse il suo invito; uno perché sapeva che il giovedì sera era sacro per lei e Camila, due perché nonostante fosse consapevole di avere un ruolo importante nella sua vita arrivava sempre seconda comprata alla cubana. Non si lamentava, a lei andava bene spendere il poco tempo che Lauren le dedicava, ma in fondo quella sera era felice di avere una porzione di patatine in meno e di accontentarsi di uno spazio non tanto confortevole.
Lauren era più cupa del solito, mentre guardava il film romantico che Normani aveva scelto non aveva fatto nemmeno un commento sarcastico, si limitava a sgranocchiare patatine che le aveva ingiallito le dite e lei prontamente le leccava, rinfilando subito la mano nel sacchetto. A Lauren non importava nemmeno di infastidire Normani scuotendo ogni tre per due la plastica, voleva solo riempirsi lo stomaco di calorie per eludere quella sensazione di fiamme che persisteva nel suo basso ventre ogni volta che ricordava ciò che la sua mente aveva prodotto.
«Esploderai se continui a mangiare patatine.» La riprese Normani, permettendosi di distogliere per un attimo lo sguardo dalla televisione perché la scena era diventata, a suo dire, monotona.
«L'idea è quella.» Disse Lauren, portando un'altra manciata alla bocca.
Normani pretese di non essersi accorta del suo strano comportamento, ma teneva troppo all'amica per fingere troppo a lungo che non le importasse niente di quell'espressione arcigna che le incorniciava il viso.
«Okay, dimmi cos'hai.» Sbottò infine, portando le braccia conserte e abbassando il volume della televisione per poter parlare tranquillamente con la corvina.
«Niente.» Mentì senza neanche troppa fatica, scrollando velocemente le spalle mentre la sua bocca era ingombra di patatine.
«Baggianate!» Protestò Normani, cadenzando la voce in maniera acuta.
«Baggianate? E questa dove l'hai presa?» Lauren su sforzò di voltare parzialmente la testa verso l'amica, solo per mostrarle il sopracciglio alzato.
«Harry Potter, ovvio.» Rispose placida Normani, come se la cosa fosse scontata.
Lauren si limitò a grugnire di rimando, tornando ad immergere la mano nel sacchetto che per l'ennesima volta che fece un rumore che stavolta la tolleranza di Normani non poté sopportare. Si alzò dalla poltrona e le sfilò bruscamente il sacchetto, non senza ricevere lamentale da parte della corvina che tentò di afferrarlo invano.
«Non hai mai mangiato così tante patatine in una sola sera! Dev'essere grave.» Inclinò la testa scrutandola meglio, come se potesse estrapolarle delle informazioni guardandola da una prospettiva diversa, ma tutto quello che riuscì a vedere fu una ragazza stravaccata sul suo divano con un broncio sul viso perché le era state sottratto il cibo.
«Non è grave.» Fece una smorfia lei, minimizzando ciò la tormentava. Non le piaceva lasciare che le emozioni prendessero il sopravvento, così si limitava a sminuirle.
«C'è anche del gelato?» Domandò poi, capendo che senza masticare o gustare qualcosa le era tornata la voglia di fumare e per quella sera aveva già acceso troppe sigarette, sorpassando il numero che era solita consumare.
«Oddio.. È gravissimo.» Portò una mano alla bocca Normani, talmente stupefatta che sembrava quasi l'amica le avesse appena rivelato di avere una malattia e lei si sentiva esattamente così: malata.
Normani prese posto accanto a Lauren, spostandole poco garbatamente le gambe. Con un mugolio disapprovato, Lauren portò i piedi sopra la testiera del divano, permettendo all'amica di sedersi nello spazio ristretto che le aveva adibito.
«Allora?» La incitò Normani. Le sue riserve di esigua pazienza stavano scadendo. Se Lauren non le avesse detto subito quello che l'angustiava, non avrebbe mai avuto il permesso di lasciare la casa.
Raddrizzò le spalle e si mise a sedere a gambe incrociate, cosicché Normani adesso avesse a disposizione maggior spazio e ne approfittò spostandosi più avanti.
«È una cosa stupida, a dire il vero.» Stornò lei, abbassando lo sguardo sulle sue mani che si cercavano l'un l'altra.
«Huh.» Assentì Normani poco convinta, afferrando il sacchetto di patatine che aveva lasciato sul tavolino. Sembrava quasi che la confessione di Lauren fosse diventata il suo nuovo film preferito, una pellicola della quale non poteva perdere nessun dettaglio.
«Il fatto è che...» Iniziò titubante la corvina, cercando mentalmente le parole giuste per non risultare banale «È che... Cioè...» Niente, non le veniva niente. Sospirò amareggiata e fece ricadere la mano nel sacchetto che Normani brandiva, ma quest'ultima fu più veloce e lo tolse prima che Lauren potesse afferrare anche solo una patatina.
«Sputa il rospo e avrai la tua ricompensa.» Sventolò il pacchetto, assicurandosi che fosse abbastanza defilato dalla corvina per far sì che lo prendesse.
«Mani, sono ancora vergine.» Disse tutto d'un fiato Lauren e l'amica quasi si strozzò con il bolo.
Tossì più volte, dandosi ripetute pacche sul torace per mandare giù le patatine che la stavano soffocando.
«Ecco, vedi!» Sbuffò con astio Lauren, incassando la testa nelle spalle e nascondendola contro i cuscini sistemati sul divano.
«No-non..» Normani diede gli ultimi colpetti di tosse, poi riprese a parlare con la voce un po' più fievole rispetto a prima «Non ti devi vergognare. Vorrei solo essere avvisata quando iniziamo a parlare della tua vagina.» Riempì la mano di patatine e le ficcò in bocca come se niente fosse.
«Be', comunque non voglio parlarne. Te l'ho detto che era una stupidaggine.» Lauren tirò fuori la testa solo per sporgere le mani verso il sacchetto e reclamare la sua ricompensa.
«Ehi, metti giù quelle manacce!» Normani le diede un piccolo schiaffetto sul dorso e Lauren ritrasse le immediatamente, lanciandole un'occhiata mezza truce, mezza caritatevole.
«Non avrai nemmeno una patatina finché...» Normani ci rifletté qualche istante «Finché non mi dirai perchè questa cosa ha iniziato a pensarti tanto.» Sentenziò, ingurgitandosi a riprova di patatine al formaggio.
Lauren sbuffò strizzata, poi prese a giocare con gli elastici dei pantaloni, prendendolo come pretesto per non incontrare lo sguardo di Normani. Sapeva che l'amica non l'avrebbe mai giudicata e che in qualunque momento sarebbe stata lì per lei, ma provava un certo imbarazzo a parlare dell'argomento e per un secondo si chiese se fosse per le idee malsane che aveva avuto solo poche ore prima.
«Il punto è... È che noi fra poco finiremo il liceo, ci diplomeremo e dopo l'estate ce ne andremo tutti a collage diversi. Cresceremo, insomma.. Io sento che non ho usato bene il tempo a disposizione. Voi vi siete divertite, tu, Ally e Dinah, ma io mi sono sempre fermata perché questi pensieri insulsi mi mettevano un freno.» A questo punto tentò di confortarsi con le patatine, ma Normani le tolse un'ulteriore volta e le rivolse uno sguardo sbieco che non ammetteva repliche. A Lauren non restò altro che continuare.
«Voglio dire... È questa l'età dove non dovremo avere dubbi, ci dovremo lasciare andare e vivere il momento. A me non è mai riuscito. Non fraintendermi, non ho rimpianti e se tornassi indietro non farei mai sesso con una delle persone con le quali sono uscita. Dico solo che vorrei andare a letto con qualcuno che mi trasmetta sicurezza, che annulli questi dubbi stupidi e mi faccia vivere una notte disinibita. Voglio provare anche io selle sensazione.» Fece una pausa, sospirando rumorosamente.
Il suo sguardo vagava nella stanza, ma Normani sapeva che Lauren stava riconoscendo solo adesso il "problema", perché aveva la possibilità di approfondirlo. Era come se la corvina stesse parlando a se stessa, dimenticando la presenza dell'amica.
«Ecco.» Riprese in tono più sommesso, fissando lo sguardo su un quadro dall'altra parte della stanza. Era come se il suo sguardo, però, non lo vedesse davvero, tanto era lontano.
«Vorrei che la mia prima volta fosse sicura. Non cerco amore, o la persona giusta e bla bla bla... Vorrei sicurezza. Tutto qui.» Si voltò verso Normani e scosse la testa; adesso ricordava la presenza effettiva dell'amica e non poté fare a meno di abbassare lo sguardo sui lacci con i quali stava ancora giochicchiando.
«Non c'è niente di male, Lauren.» Le diede manforte Normani, porgendole finalmente il sacchetto. Pulì le mani colme di granelli gialli contro i pantaloni, lasciando delle piccole macchie.
«Ognuno entra nel mondo del sesso nel modo che desidera. Guarda me! Ho aspettato tre anni per andare a letto con Jerrmy e poi? Poi mi sono ricordata quella serata al club... A quanto pare avevo perso la verginità molto tempo prima e nemmeno me lo ricordavo.» L'espressione di Normani si era contratta in un ghigno disgustato; fu lo sgranocchiare di Lauren che la riportò alla realtà.
«Quello che sto cercando di dire è che... Secondo me non esiste un modo giusto o sbagliato, tutti lo affrontiamo in maniera diversa. Credo che il tuo problema non sia tanto il sesso in sé, ma quanto il fatto che tu non abbia ancora trovato quella sicurezza che cerchi per andare oltre.» Mentre Mani gentilmente le spiegava il suo punto di vista, Lauren non poteva fare a meno di pensare a Camila.
Per lei era lo stesso? Le pesava questa faccenda della verginità, oppure stava davvero aspettando "quello giusto"? In parole povere: voleva qualcuno che le facesse battere il cuore, o qualcuno che semplicemente le facesse star bene?
Perché con la corvina non ne aveva mai parlato? Erano amiche da una vita, sicuramente Camila avrebbe riso e per qualche tempo le avrebbe lanciato delle frecciatine di scherno, ma sapeva che avrebbe potuto dirle qualsiasi cosa e Camila sarebbe rimasta ad ascoltare, prendendo il problema come fosse suo. Allora perché con lei non riusciva a tirare fuori l'argomento senza arrossire?
«Capisci quello che intendo?» Chiese infine Normani. Lauren si era persa qualche parola, ma in fondo il concetto le era chiaro, così si limitò ad annuire.
Non ne parlarono per il resto della serata, ma ora Lauren aveva capito. Necessitava di qualcuno che non la facesse tremare di paura, ma fremere per l'eccitazione; aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lei -senza che questo implicasse necessariamente l'amore- Non le interessava che ci fosse un sentimento di mezzo, ma voleva che questa persona le trasmettesse fiducia e sicurezza. Che la toccasse prima con gli occhi, poi con le mani.
Una parte di sé sapeva che Lauren in quel momento stava descrivendo Camila, o meglio il rapporto che aveva con lei. Sapeva che Camila non le avrebbe mai fatto male, che non le sarebbe mancato il coraggio con lei, che avrebbe anche potuto metterle una benda sugli occhi mentre la spingeva sull'orlo di un precipizio e Lauren era comunque convinta che Camila non l'avrebbe spinta di sotto.
Lei aveva bisogno di Camila, non solo perché si fidava ciecamente di lei, ma anche perché si era resa conto di desiderarla. Prima d'ora i pensieri erotici che la stavano congestionando in quel preciso momento, non l'avevano nemmeno lontanamente sfiorata, ma ora le sembrava d'impazzire in quel turbine di scenari fittizi che poteva solo concepire e non mettere in atto.
Aveva bisogno di fremere senza l'ombra della paura che l'ottenebrava ogni volta che provava a spingersi oltre con un'altra ragazza.
Voleva che fosse Camila a toccarla per la prima volta, a baciarla con lascivia, a guardarla con brama, a scoprire il suo corpo ed esplorarlo anfratto dopo anfratto; a sentire i suoi gemiti, i suoi ansiti, a pronunciare il suo nome mentre stava per venire...
Ma no!
Camila era la sua migliore amica. Solo, la sua migliore amica.
Non sarebbe mai andata a letto con lei. Doveva togliersi quell'idea malsana dalla mente. Probabilmente, se le avesse fatto una proposta del genere, Camila le avrebbe riso in faccia.
Lauren non voleva perderla e quei pensieri che continuavano ad aggredirle la mente, a contaminarle i desideri, ad accenderle una fiamma ogni volta che ripensava all'idea di...
«È meglio se vado a casa.» Disse precipitosamente, alzandosi di scatto dal divano.
Si guardò attorno finché non trovò la giacca nera, poi la fece scivolare sulle braccia e scosse le spalle per sistemarla su di esse. Normani aggrottò la fronte e le chiese se fosse tutto a posto.
«Sì. Devo solo prendere una boccata d'aria..» Si piegò per lasciare un bacio sulla fronte dell'amica e poi uscì difilata dalla casa, lasciando che la frescura della sera la investisse.
Ma neanche il vento più gelido sarebbe riuscito a scacciare quei pensieri. Si erano annidati dentro di lei, e neanche la sigaretta che le pendeva dalle labbra poteva calmarla.
Quando fu dall'altra parte della strada, ci pensò a lungo se tornare indietro, verso la casa di Camila, ma scosse la testa e proseguì nella sua direzione.
Avrebbe presto dimenticato i pensieri incoscienti che si ramificavano dentro di lei. Si sarebbe fatta una bella risata e tutto sarebbe tornato alla normalità.
Ma si Pensò, mentre rilasciava uscire il fumo che saliva veloce a causa del vento, dissolvendosi contro il cielo nero Quanto tempo potrà durare? Domani mi sarò già dimenticata di tutto.
-Spazio autrice-
Ciao a tutti!
Siamo solo ai primi due capitoli, ma spero che fin qui vi stia piacendo. Ci tenevo a precisare che, in queste parti della trama, la storia si evolverà abbastanza tranquillamente perciò rilassatevi! Poi, però, ci saranno parecchi colpi di scena e sinceramente non vedo l'ora di farveli leggere.
Perciò, vi aspetto nei prossimi capitoli.
Un bacio.
Sara.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro