Capitolo sei
"Bastardo!" urlò Ron trattenuto da Blaise, dopo aver tirato un pugno in pieno viso ad Harry. Il corvino si passò il pollice sul labbro inferiore, notando le gocce di sangue appena scese
"Ron, calmati ora." lo pregò Seamus, mentre Harry si rimise in piedi, in silenzio
"Dì qualcosa!" urlò il rosso furente "qualunque cosa!" continuò mentre fissava inorridito il suo ormai ex-migliore amico, ma il corvino non proferì parola "se la vuoi mettere così... sei licenziato." dichiarò il mini Weasley liberandosi dalla presa del mulatto
"Ron, questa decisione spetta agli ispettori." lo informò Dean, ma il tono neutrale fece capire ad Harry che nemmeno lui lo voleva lì
"Non credo vogliano uno stupratore nella propria squadra." rispose spregevole il rosso, senza mascherare l'evidente disgusto nei confronti di Harry
"Anche se così fosse", continuò Thomas "devono decidere loro."
"Non è necessario." disse Harry guardando prima il biondo e poi il mulatto "do le dimissioni. Domattina porterò la lettera, buon lavoro." e uscì dall'ufficio.
Mentre scendeva le scale, il corvino poté notare gli sguardi di tutte quelle persone che giorni prima lo consideravano "uno dei tanti", e che ora invece lo chiamavano "stupratore".
Harry uscì in strada, e una folata di vento freddo lo costrinse a chiudere gli occhi. Si costrinse a non scoppiare in lacrime lì in strada, ormai era solo. Due braccia forti lo costrinsero a girarsi e prima che potesse rendersene conto, il suo volto si era andato a rifugiare nel bavero del cappotto del biondo "non sono stato io." sussurrò Harry, la voce rotta dal pianto molto simile a quella di un bambino
"Io ti credo." sussurrò Draco, ed Harry non poté credere alle sue orecchie. Ricambiò la stretta del biondo, forse di più, e non volle più staccarsi
"Andiamo a casa mia, ti va?" gli domandò Draco, ma il corvino scosse la testa e a malavoglia si separò da lui "torna a lavoro, un mese passa in fretta." e sorrise sorprendendo Draco.
Può davvero sorridere dopo tutto questo? si domandò Draco, mentre vide il collega scomparire tra la folla.
L'uomo dagli occhi grigi rientrò nell'edificio velocemente, correndo su per le scale mentre la rabbia saliva sempre di più dandogli alla testa. Draco sbatté la porta dell'ufficio e si avventò sul rosso, facendo iniziare una lotta tra i due.
Pugni e calci si potevano intravedere, ma la velocità tale con cui li scagliavano entrambi era pressoché inimmaginabile. Ci vollero tutti e tre i colleghi, per riuscire a separarli, mal ridotti e con i vestiti sgualciti
"Ma che diavolo ti prende?!" urlò Ron, togliendosi qualche traccia di sangue dal naso
"A me?! Cosa prende a te semmai!" urlò a sua volta Draco, lasciando di stucco Blaise che, in tutti quegli anni in cui si conoscevano, non gli era mai capitato di vederlo così arrabbiato
"Sei tu che mi hai aggredito." scattò sulla difensiva il rosso, mentre il suo superiore serrò i pugni per evitare di pestarlo nuovamente
"Harry è il tuo migliore amico, come puoi credere che sia stato lui a stuprare tua sorella?"
"E allora che cazzo dovrei fare? Dire che mia sorella se l'è cercata o... o peggio che abbia mentito? Non lo farebbe mai!"
"Intanto lo ha fatto ora." il tono di voce di Draco si affievolì, segno che stava tornando a pensare lucidamente "tu conosci Harry da più tempo di me, sai perfettamente che lui non sarebbe mai capace di sfiorare una donna."
"Dammi un valido motivo per crederlo!" sbraitò il rosso
"Eravamo a letto insieme, la scorsa notte." e il silenzio calò nella stanza. Draco sapeva che quella non era la verità, ma se voleva aiutare il corvino doveva rivelare delle piccole informazioni mascherate in una grande bugia
"Non è vero." negò Ron e Draco ghignò
"Hai le prove per affermare che io dica il falso?"
"Hai le prove che confermino che dici il vero?"
"Saltiamo i convenevoli, Weasley." dichiarò Draco compiendo qualche passo in più verso il rosso "se davvero tu fossi il migliore amico di Potter, non avresti bisogno di prove che confermino la sua innocenza."
"Se lui fosse mio amico, non avrebbe toccato mia sorella nemmeno con un dito."
"Ricordami un attimo chi ha organizzato la serata, Weasley? Non credo affatto che Harry abbia previsto il tuo piano." detto ciò Draco si diresse verso la porta, ma prima di attraversarla si girò verso il suo subordinato e aprì la bocca "in più, Harry è gay. Avresti più chance tu di farti stuprare, che quella donna. Sempre se donna sia il termine appropriato per definirla." e uscì lasciando spiazzati gli uomini presenti.
***
Harry fissava il soffitto bianco, ripercorrendo con la mente la sua vita, alla ricerca di una valida motivazione per la quale lui si meritasse quella punizione divina.
Pensò a suo padre, James Potter, avvocato di successo. Quando Harry era piccolo, il neopadre lo portava spesso con sé a lavoro e al corvino piaceva un sacco girare per quegli uffici.
Quando si è piccoli il mondo ci appare tanto grande, pensò l'uomo, mentre quando cresciamo pensiamo sia troppo piccolo.
Harry iniziò a canticchiare la canzone che, prima di addormentarsi, la madre gli cantava sempre quando aveva pochi anni di vita. E l'uomo avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare a quei momenti felici, dove i suoi genitori si amavano... lo amavano. E allora come, si chiese, come avevano fatto due persone che avevano tanto amore da dare, a far svanire in pochi anni il loro legame durato quasi tutta la vita? L'uomo ancora non riusciva a spiegarselo.
Il corvino prese un piccolo topolino, conservato nell'apposita teca e lo lanciò ad Edvige - la sua civetta -.
Harry osservò il modo in cui la sua fidata amica si sfamava, e pensò che Ginny lentamente stava facendo lo stesso con lui, togliendogli tutto ciò che aveva costruito in quegli anni e gettandolo all'aria come se fosse polvere.
Una piccola mano gli si posò sulla spalla, mentre un braccio gli cingeva la vita "si risolverà tutto, Harry." sussurrò la riccia stringendolo da dietro
"Invece no. Ho perso il lavoro, il padrone di casa mi ha dato quarantottore per cercarmi un altro appartamento e ora Ron mi detesta. Nulla si può più aggiustare. Per la gente sono uno stupratore." rispose il corvino girandosi a guardare l'amica, che gli sorrise amorevolmente
"Ron capirà l'errore."
"Ron mi scuoierà vivo."
"Non lo farebbe mai. Se ne pentirebbe subito dopo."
"Oh, si. Si pentirebbe di non averlo fatto prima." sospirò l'uomo e si sedette sul divano dov'era steso qualche secondo prima, facendo comparire un piccolo sorriso divertito alla riccia "come puoi credermi?"
"Non dovrei farlo?" domandò Hermione accarezzando i capelli del migliore amico
"Non ho detto questo." Harry sospirò e chiuse gli occhi "solo che non riesco ancora a capacitarmi di come Ron, che conosco ormai da... quanto? Vent'anni? Non abbia imparato nulla su di me."
"E tu? Cosa sai su di lui?" chiese la riccia, facendo sbuffare l'uomo
"Per favore! Ho imparato a riconoscere anche i più piccoli segnali: se non ti guarda negli occhi mentre lo sgridi, sa di aver sbagliato; se mentre parli annuisce di tanto in tanto, vuol dire che sta pensando ad altro e che non ti ascolta; oppure quando dorme e inizia a scalciare, significa che sta sognando di rincorrere una coscia di pollo."
"Lo sogna spesso?" domandò curiosa Hermione
"Abbastanza spesso." rispose l'uomo "ma il punto è che non mi sarei mai aspettato una tale reazione da parte sua."
"Se tua sorella accusasse il tuo migliore amico di stupro, tu non ti arrabbieresti?"
"So che Ron non farebbe mai nulla di simile ad una donna."
"Ma la rabbia acceca le persone, Harry. Ormai non si capisce più niente in questo mondo, e dubitare è lecito."
"Ma accusare no! Hermione, io non sono arrabbiato perché ha creduto a Ginny e non a me."
"No?" ed Harry scosse la testa "certo che no. Posso capire che non sia facile, ma... sono arrabbiato perché non mi ha nemmeno dato il beneficio del dubbio."
"Hai detto che ti ha chiesto di dire qualcosa, non credi che lui volesse che tu ti difendessi?"
"Avrebbe detto 'dimostrami che dici il vero', come suo solito." rispose il corvino, imitando la voce del migliore amico e facendo ridere la donna
"Cosa farai, allora?" domandò Hermione, ed Harry fissò un punto non preciso sul muro "non ne ho idea, Herm. Non ne ho idea." e sospirò appoggiando la testa sulla spalla dell'amica.
Restarono in quella posizione fino a quando l'orologio non scoccò le 13 precise, e la riccia non si girò per guardare il migliore amico ormai profondamente addormentato. Con un tenero sorriso dipinto sul volto, Hermione appoggiò la mano destra sotto la nuca del corvino e lentamente lo fece distendere coprendolo con la coperta perfettamente piegata sulla poltrona al suo fianco.
La donna si accorse solo in quel momento del piccolo nokia sul tavolino di vetro che, insistente, continuava a vibrare, così lo prese e si diresse in cucina accettando la telefonata "pronto?"
"Harry?" domandò con tono incerto un uomo, dall'altro capo dell'oggetto "no, chi parla?" chiese la riccia, appoggiandosi con un braccio al muro, mentre teneva il telefonino schiacciato tra l'orecchio e la spalla intenta a sfogliare il libro di cucina
"Signorina Granger, è lei?" chiese lo sconosciuto, prima di schiarirsi la voce "sono Draco Malfoy, siamo stati presentati ieri dal signor Potter, per la questione Macmillan."
"Oh." commentò la giovane indicando con l'indice la ricetta che stava cercando "si, ricordo."
"Il signor Potter è lì con lei?" provò il biondo, facendo ridere la riccia
"Salti i convenevoli, signor Malfoy, lo farò anch'io in ogni caso."
"Grazie." rispose sinceramente Draco "come sta Harry? Volevo passare a fargli un saluto, ma mi sono reso conto di non conoscere il suo indirizzo."
"Harry sta bene." lo informò la mora, iniziando a tagliare qualche verdura "senti, se ti va, puoi passare da me. A lui farebbe piacere, e poi gli servirebbe un po' di distrazione."
"D'accordo allora. A tra poco." sorrise Draco e staccò la telefonata. Hermione rise, appoggiando il piccolo nokia sul bancone della cucina e iniziando a far valere le proprie abilità culinarie.
Hermione Jean Granger nacque a Londra trentanni prima, figlia di un rinomato dentista. La riccia, seppur essendo figlia unica, ha sempre desiderato avere un fratellino o una sorellina da poter coccolare o viziare, per questo iniziò a considerare il corvino come un fratello da proteggere - essendo più grande di lui di un anno -. Era sempre stata considerata - sia dai suoi familiari, sia dalle persone del vicinato - una bambina brillante, infatti quando venne ammessa ad Harvard con una borsa di studio che andava a ricoprire gran parte delle spese, nessuno ne fu sorpreso.
Si laureò poco dopo con il massimo dei voti e venne subito ingaggiata come falsario dal governo sia americano che inglese, dopo esser stata riconosciuta per le sue eccellenti doti intellettuali. Lo stesso Harry le aveva consigliato di accettare l'offerta, e la riccia sapeva che quando il corvino aveva ragione, aveva ragione.
I due erano diventati amici quando la donna era all'ultimo anno d'università, incontrati per puro caso quando la riccia si era presentata in ospedale per un controllo cardiaco. La mora ricordava perfettamente l'ansia che le portò quella visita. In quel periodo aveva avuto molti sbalzi di pressione, e il suo medico curante le aveva consigliato una visita cardiologica per poterla far stare più serena sotto ogni aspetto.
La riccia era seduta nella hall, aspettando di essere chiamata da qualcuno. Hermione si iniziò a guardare intorno, dopo quasi un'ora di attesa, e si diresse verso un'infermiera per chiedere spiegazioni, ma venne rimandata a sedere con "aspetti il suo turno."
Annoiata, la giovane iniziò a fare distrattamente un cruciverba preso lì vicino.
Facile, pensò scrivendo l'ennesima risposta corretta, per poi bloccarsi su una domanda. A distanza di anni, la mora non ricordava precisamente quale fosse il quesito, ma ciò che avvenne dopo le era rimasto impresso splendidamente nella memoria.
Un ragazzo le si sedette affianco, stringendo nella mano destra il piccolo telefonino e tamburellando ogni tanto con il piede per terra. Nel frattempo la donna aveva già completato tutto il cruciverba, o quasi. Quella domanda la stava facendo impazzire. Di armi non sapeva nulla.
Certo, era a conoscenza dell'esistenza di diverse tipologie degli oggetti, ma non se n'era mai interessata più di tanto.
"Signor Potter." un'infermiera si fermò all'improvviso davanti all'uomo affianco ad Hermione "sua madre può riceverla."
"Mi scusi", la interruppe la riccia, attirando l'attenzione di Harry "sto ancora aspettando che mi chiamino per la visita cardiologica. Non voglio lamentarmi, ma sono quasi due ore e tra un po' avrei un altro impegno."
"Signorina, ripeto, le tocca aspettare come tutti gli altri." ribadì la donna facendo sospirare la mora
"Mi scusi", si intromise allora il corvino "deve per caso incontrare la dottoressa Evans?"
"Si." rispose Hermione incuriosita dalla domanda "prenda il mio posto. Garantisco io per lei." e sorrise sincero
"Ne è certo?" domandò sorpresa la Granger e l'uomo annuì
"Signorina", si rivolse poi all'infermiera "dica a mia madre che accetterò di incontrarla solo dopo che avrà visitato questa donna."
"Sarà fatto. Signorina, mi segua."
"La ringrazio ancora." disse sinceramente la giovane, per poi alzarsi e seguire l'impiegata. Dopo una ventina di minuti era già fuori, così Hermione corse verso la hall per poter ringraziare nuovamente lo sconosciuto, ma tutto ciò che aveva trovato era il suo cruciverba finito.
"Rivoltella?" sussurrò leggendo la parola prima mancante, per poi scoppiare a ridere per la faccina sorridente disegnata accanto dal corvino.
Erano passati anni ormai, ma quello era il ricordo che la riccia conservava più gelosamente rispetto a tutti gli altri.
Hermione si diresse alla porta e l'aprì sorridente.
"Mi ha visto dalla finestra." dichiarò il biondo facendo ghignare la donna "chi lo sa." disse solamente facendolo entrare e chiudendo la porta subito dopo. Draco si avvicinò al divano e si accovacciò accanto guardando il corvino ancora addormentato.
La mano della serpe prese ad accarezzare i capelli leggermente arruffati di Harry, e si sentì una stretta al cuore notando un leggero rossore sotto agli occhi del suo sottoposto "dorme da molto?" chiese in un sussurro, cercando di non svegliare l'addormentato e la Granger scrollò le spalle
"Vieni, ho preparato un po' di brodo vegetale." e detto ciò la riccia scomparve dietro la porta della cucina. Draco ne approfittò per rubare un bacio a fior di labbra al corvino, per poi raggiungere la mora nell'altra stanza.
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"Tieni rosso." disse Blaise porgendo una tazza di cioccolata calda a Ron, il quale si sforzò di sorridere e la prese. Il mulatto guardò i rossi capelli dell'uomo al suo fianco, e la tentazione di affondarvici la mano e scompigliarli era forte, ma si trattenne.
"Ti va di parlarne?" domandò il mulatto "no."
"D'accordo." e la conversazione si interruppe con un chiassoso silenzio "ha ragione Malfoy." disse poi Ron facendo annuire Zabini
"Se pensi che sia così."
"Tutti pensano che sia così." sospirò il mini Weasley bevendo la calda bevanda tra le mani
"Questa è una cosa che riguarda solo te, rosso. Draco ha espresso la sua opinione, ma se tu sostieni che Harry sia colpevole nessuno può influenzare il tuo pensiero."
"Beh, sorpresa? La serpe ci è riuscita!" disse Ron lasciando la tazza sul tavolino lì vicino e, avvicinandosi alla finestra, sospirò pesantemente. Non sapeva cosa fare. Draco diceva il vero? Il suo migliore amico era gay? Perché non glielo aveva detto?
Sicuramente, pensò il rosso, se me lo avesse detto non ci troveremmo in questa situazione.
"Mi dispiace." sussurrò il mulatto, abbracciando da dietro l'uomo pensante che si lasciò coccolare senza troppe storie "mi sembra tutto così surreale."
"Che cosa?" domandò Zabini, lasciandogli un leggero bacio sul collo
"Harry non mi ha detto nulla. Pensavo che non ci fossero segreti tra noi."
"Beh, quando ti ha detto di essere andato a letto con Draco, non ti sono venuti dei dubbi?"
"No, ci siamo visti direttamente in centrale, non avrebbe avuto modo di dirmelo." spiegò Ron facendo inarcare le sopracciglia al mulatto "io mi riferisco alla volta precedente, quella dove Potter era ubriaco ed è andato a letto con Draco." e il rosso si irrigidì. Lentamente girò lo sguardo verso il suo superiore e incatenò gli occhi azzurri in quelli scuri dell'altro
"Che cosa?" chiese con la voce spezzata, ormai in preda ad una crisi di nervi "sono già stati a letto insieme, in passato?" domandò ancora e Blaise capì che di quella storia il suo delizioso amante, non ne sapeva nulla. Con una spinta, il mulatto venne bloccato al muro con il corpo di Ron sopra, le mani arpionate alla camicia di seta e il volto del rosso con sfumature da far invidia ai suoi capelli
"Rosso, calmati." tentò di tranquillizzarlo il suo superiore, senza successo
"Che cazzo sta succedendo?" urlò il trentenne "perché sono l'unico a non sapere mai nulla?!" gli occhi azzurri del mini Weasley diventarono lucidi e Blaise non voleva ciò. Con il dorso della mano accarezzò lo zigomo del mio piccolo, ma questo si scostò andando ad afferrare il soprabito
"Dove stai andando?" domandò il mulatto stranito. Ron si fermò, ma non si girò
"Andiamo. Voglio confermare una cosa." e detto ciò uscì.
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