UN'ESISTENZA...
"Polvere siamo e polvere diventeremo..."
É con questa affermazione che a un certo punto della nostra vita ci confrontiamo.
Il momento del riposo eterno, l'ebbrezza del soffio di vita, la luce del grande vuoto. Sentiamo fin troppo parlare in televisione di persone che si suicidano avendo perso tutto, naufraghi che nel tentativo di avere una nuova vita la perdono soffocata nelle gelide acque carminie e di altre che probabilmente non si sono neanche resi conto di aver esalato il loro ultimo respiro in un'esplosione.
Uno, due, cento, duecento... Nient altro che numeri.
Per quanto la situazione possa essere tragica non ne verremo mai colpiti in modo significativo o mai toccati realmente nel profondo.
Potremmo dire che è una vergogna, una vera ingiustizia o che è tutta colpa delle cosidette istituzioni. Un'arrabbiatura di un momento che verrà subito spenta dai mille impegni che riempiono il nostro tempo: riposta in un cassetto e lasciata lí in attesa che venga dimenticata del tutto.
Ma quando la morte si presenta alle nostre case o in quella dei nostri amici e parenti, con la sua falce di tenebrosa cenere scarlatta, è in quel momento in cui possiamo veramente sperimentare sulla nostra pelle il dolore della perdita e il rimpianto amaro che non potranno mai essere del tutto estinti.
Donne violentate e poi fucilate, bambini sgozzati, uomini a metá trucidati o morti sotti i colpi di fucili anonimi. Durante la guerra scenari simili erano facili da trovare perfino nel giardino delle proprie case.
Gli occhi dei bambini si riempivano di immagini crude che, a poco a poco, segnavano inevitabilmente le loro menti pure e innocenti fino a portarli inesorabilmente all'apatia.
Il non voler piú provare emozioni era diventata l'unica arma di difesa agli orrori della guerra....
Molti ne furono vittima e soltanto in pochi stringevano forte a sè quell'ultimo barlume di speranza, quell'ultima luce che risplendeva debole e fioche in lontananza.
Per quei molti nè un sorriso, nè una lacrima. Tutto passava e nulla rimaneva veramente: era ormai considerato normale svegliarsi dal loro sonno e trovare le pareti delle case dipinte di rosso scarlatto. I pochi che resistevano, invece, quando perdevano anche l'ultimo raggio di speranza, lentamente cadevano nell'oblio e una volta che ne toccavano il fondo perdevano la loro stessa vita soppressa nel desiderio di non voler continuare a vivere nella paura e nel dolore.
Il sapere che ció che vedevano poteva succedere a loro li faceva soccombere nella disperazione. Alcuni si suicidavano nelle loro cantine o per le strade avvolgendo attorno al loro collo una corda e sperando così di trovare finalmente la pace, altri morivano durante gli scontri, incapaci di muoversi, paralizzati dal terrore. Alcuni decidevano di farla finita dopo aver ricevuto la notizia che i propri cari erano deceduti o dispersi in battaglia. I così detti "eroi della patria" di cui però ne avevano solo il nome...
La maggior parte perdeva la vita in imboscate, trappole, mine, fatti prigionieri per poi essere torturari fino alla morte in cerca di informazioni o in attesa che il nemico smettesse di bombardare la propria base.
Senza aver dato un reale contributo, lasciando andare per sempre la cosa piú preziosa senza che avesse neanche trovato un significato...
Dedicato a Maria bisnonna, nonna, zia e mamma che ha potuto finalmente ricongiungersi a suo marito.
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