Capitolo 40
Camila's pov
Erano passati mesi dall'ultima volta che parlai con Lauren. Le cose erano cambiate molto: dopo la sua rivelazione mi ero presa del tempo per pensare a ciò che avevo scoperto e infine ero tornata da lei, avevo accettato quella macchia del suo passato e le avevo giurato che insieme avremo affrontato tutto, ma quando le mie mani avevano sfiorato le sue lei si era ritarata indietro, dicendo che questo non cambiava niente e che Marlene aveva bisogno di lei. Per settimane intere ho tentato di persuaderla, ma lei appariva sempre più distante, fredda, proprio come le prime che volte che ci eravamo "conosciute" e questo mi aveva allontanato molto da lei, così tanto che avevo deciso di accettare l'invito di Emily ed eravamo uscite insieme, non sola una volta e a dirla tutta, non eravamo solo uscite. Emily mi era molto vicina, anche quando di notte improvvisamente piangevo istericamente. Lei credeva che fosse per la scomparsa di Lexie, ma in realtà era altro a turbarmi: il profumo di Lauren. A volte lo sentivo prima di chiudere gli occhi, altre volte nel corridoio di casa, o quando aprivo la porta e per una frazione di secondo credevo davvero che lei fosse lì, ma poi mi voltavo e non la trovavo. Allora piangevo. Avevo paura di aver dato tutta me stessa a lei, di non aver più amore da dare a nessuno, di essermi consumata a tal punto di essere diventata un semplice guscio vuoto incapace di provare emozioni. Per quanto questo mi possa far apparire una persona cinica e narcisista, non amavo Emily ed ero consapevole che non l'avrei mai amata, ma passar le notti con lei mi faceva sentire meno sola e questo bastava.
Intanto il Natale si avvicinava, mia madre era presa con gli addobbi natalizi, indaffarata ad organizzare il pranzo e la cena. Penso che fosse un modo per tenere la mente occupata e distrarsi dal lutto che purtroppo non era riuscita a superare. Aveva perso molti lavori per restare sotto le coperte sdraiata nel letto e io quale diritto avevo di dirle come reagire quando ero la prima a scappare dal dolore? Vederla in piedi era già abbastanza per me, anche Emily, che ormai passava quasi tutte le giornate a casa nostra, pensava che mia madre fosse in fase di recupero e che passare del tempo con la famiglia le facesse bene e questo lo credevo anch'io, ma sapevo benissimo cosa avrebbe detto Lexie vedendo mia madre, mio padre ed Anne seduti allo stesso tavolo: "che schifo."
«Buon Natale.» Emily si lanciò sul letto sorridendo, rimbalzò come una pallina sul pavimento e lentamente si adagiò sul materasso, infine mi allungò un pacchetto rosso ed oro. Aspettò che lo stringessi fra le mani e poi mi baciò il collo, facendosi più vicina a me intenta ad osservarmi mentre aprivo il pacchetto. Dentro trovai una piccola scatolina di velluto, con un fiocco d'argento sopra. L'aprii lentamente, facendo scivolare il coperchio contro il fondo della scatolina. Dentro c'era una collana in argento, il ciondolo era un cuore brillantino che forniva il punto luce. «Ah Emily, grazie.» la guardavo malinconia, sfioravo i bordi con il pollice lentamente percorrendo le linee curve e girando quel ciondolo fra le mani mi rattristava. «Ti aiuto ad indossarla.» Emily si inginocchiò dietro di me e passò la collana attorno al mio collo, alzai i capelli e inclinai la testa per darle maggior spazio. Emily fece scattare la chiusura e mi diede un altro bacio sul collo e poi un altro sulla guancia. Continuavo a fissare davanti a me un punto impreciso sul muro, fin quando Emily mi afferrò il mento fra le sue dita e mi voltò verso di lei e catturò le mie labbra fra le sue. In un movimento lento salì sopra le mie gambe e attorcigliò le braccia attorno al mio collo, spinse il suo corpo contro il mio e si strusciò su di esso lentamente. «Ah Emily perdonami,» misi una mano sulle sue labbra e abbassai la testa interrompendo il bacio. «, stanno arrivando i miei parenti, non me la sento di...» scossi la testa guardando il pavimento. Come avrei dovuto chiamarlo? Sesso? Sveltina? Certo non fare l'amore. Emily annuì comprensiva e addirittura si scusò alzandosi dalle mia gambe e scese al piano di sotto, lasciandomi da sola sul letto. Non era quello che volevo. Stavo compensando un vuoto con qualcuno. Come mettere lo scotch su un pezzo di carta strappato: per quanto possa sembrare aggiustato, non sarà mai come prima.
Quando la voce familiare di mia madre mi avvertì che era arrivato mio padre mi decisi a scendere in salotto e accolsi gli invitati con un sorriso sghembo. «La mia piccolina. Vieni qui.» mio padre mi attirò in un abbraccio. Era divertente stare fra le sue braccia, perché il mio esile corpo affondava nella sua figura abbondante. Avrebbe anche potuto avvolgermi doppiamente. Mi diede un bacio sulla fronte e andò a sedersi a tavola, lasciandomi a conversare con Anne. L'ultima cosa che avrei voluto in assoluto. «E' bello vederti Camila, ti trovo bene.» unì le mani davanti alla pancia, fra le dita stringeva una busta con il mio nome scritto sopra. C'era qualcosa nel suo comportamento di strano, era come se si sentisse in imbarazzo. Mio padre non le aveva sicuramente confessata il tradimento, allora perché c'era un'aria così tagliante? «Ho una cosa da darti.» inizialmente pensai che si riferisse al regalo che stringeva davanti a se, ma quando la vidi cercare nella borsa capii che si riferiva a qualcos'altro. «Puoi anche darmelo dopo.» la tranquillizzai notando con quanto impegno stava cercando l'oggetto. Lei alzò il capo e mi guardò scuotendo la testa, poi si morse il labbro e lo rilasciò solo per dire: «Credimi è meglio se te lo consegno adesso.» la guardai stranita. Intanto tutti gli altri stavano prendendo posto a tavola, mentre io bloccata con la donna di mio padre nell'ingresso. «Ah eccolo.» tirò fuori un biglietto chiuso in una busta rossa, se lo rigirò fra le mani per qualche minuto, come se fosse indecisa se darmelo o meno, poi tese la mano verso di me, con non poca insicurezza e mi disse di prenderlo prima che ci ripensasse. Immaginavo già cosa c'era dentro! Probabilmente qualche discorso banale da matrigna, delle scuse per essere così perfetta e frasi dove esprimeva il suo immenso amore per me e mi descriveva come la figlia che non aveva mai avuto. Feci per metterlo in tasca, ma lei mi bloccò il braccio e mi fulminò con lo sguardo. «Che sta facendo?» domandò in preda al panico guardandosi attorno. «Ah, lo leggo dopo Anne, adesso penso che dobbiamo raggiungere gli altri.» lei mi guardò, e sempre stringendomi il braccio mi trascinò nell'altra stanza dove non c'era nessuno. «Camila pensa se lo vedesse tua madre!» rimasi a bocca aperta, senza sapere cosa dire. Insomma era solo un biglietto maledizione, che cosa ci sarà mai stato di tanto importante? «Anne la mamma non è gelosa di te, anzi le farà piacere sapere che mi hai scritto due righe per Natale. Adesso dobbiamo andare.» girai le spalle e feci qualche passo. «Non è da parte mia, me l'ha dato Lauren.» mi immobilizzai immediatamente e deglutii. La mia mano corse velocemente alla tasca e strinse la busta con forza, come se potesse toccare la sua pelle. Mi aggrappai con tutte le mie forze a quel banale pezzo di carta che adesso non sembrava più tale, ma anzi aveva assunto tutt'altro valore. Mi girai nuovamente verso Anne e la guardai senza saper bene cosa dire. «Tu...tu lo sai?» balbettai. Adesso ero io a sentirmi a disagio. Annuì e si versò un bicchiere di vino, poi mi mostrò il palmo della mano, come per dire "stai calma" «L'ho saputo oggi, quando sono andata a casa sua per farle gli auguri e lei mi ha dato questo.» mi avvicinai velocemente a lei. L'aveva vista, ci aveva parlato! Il mio cuore batteva all'impazzata «Come sta? Che ti ha detto? Pensi che Marlene stia meglio? Ma Lauren come sta?!» tante erano le domande che si accavallavano nella mia testa e uscivano fuori senza senso. Mi fermò mettendomi una mano sulla bocca, poi si sporse per controllare le persone dietro le mie spalle. «Lei dice di stare bene, ma sai com'è, preferirebbe tirarsi un pugno da sola piuttosto che ammettere la verità. Mi ha pregato di consegnarti questo biglietto senza aprirlo, così le ho chiesto se fosse successo qualcosa fra di voi e lei mie raccontato tutto a grandi linee. Non l'avevo mai vista piangere prima d'ora.» sentii il mio cuore rompersi in mille pezzi. Aveva pianto. L'immagine del suo volto rigato dalle lacrime mi spezzava il respiro, a tal punto che dovetti appoggiarmi al bancone alle mie spalle. «Non preoccuparti non dirò niente ai tuoi genitori e nemmeno a Emily, ma Camila...» le sue mani scivolarono lungo le mie spalle, un contatto indesiderato. Non perché fosse Anne, ma ultimamente odiavo qualsiasi tocco che non fosse veramente desiderato. «...lascia perdere. Lauren ha così tanti problemi a cui pensare e poi non lascerà mai Marlene, si sente troppo in colpa per l'accaduto. So che sei innamorata di lei e so anche che sei ricambiata, ma questa storia non avrà mai una fine. Non farti coinvolgere. Lauren è mia amica, ma so che può essere una bomba ad orologeria e tu mi sembri già abbastanza scossa. Resta con Emily, dimentica Lauren. Salvati prima che sia troppo tardi.» tutte quelle parole avevano mosso qualcosa in me, un moto irrazionale che aveva scatenato pensieri opprimenti. «E' già troppo tardi.» le dissi prima di uscire dalla sua presa e andare verso la finestra. Sentii Anne allontanarsi e raggiungere gli altri nel salotto. Ero rimasta da sola con la lettera fra le mani. Feci un bel respiro ed estrassi il foglio bianco dalla busta rossa.
Camila,
mi dispiace di non essere con te, tu non sai quanto vorrei stringerti, baciarti, sentire il tuo corpo contro il mio. Mi manchi. ma non posso amarti e non dovresti farlo nemmeno tu. Voglio che tu parta. Voglio che tua vada a Londra con Emily e che ricominci a vivere senza di me. Ringrazio il cielo per averti portata da me e spero che un giorno le nostre strade si incontrino nuovamente. Fino ad allora aspetterò. Ma tu non aspettarmi. Ti prego Camila, sii felice,
Tua Lauren.
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