capitolo 5 il cliché del bad boy
Com'è che aveva detto Oliver alla figlia?
Che sarebbe andato tutto bene?
Che bugiardo.
Da quando la voce del suo ruolo di coach ha fatto il giro in tutto l'istituto, tutti hanno scambiato Camilla per la segretaria del padre.
Non sa nemmeno più quanti ragazzi si sono avvicinati a lei per chiederle di uscire, lasciandosi sfuggire che magari poteva presentargli il padre una volta riaccompagnata a casa.
Il più divertente è stato un ragazzo di terza, di cui non ricorda il nome, che le ha chiesto direttamente una uscita a tre lui, lei è il padre.
A cui Camilla ha risposto con faccia annoiata che le cose a tre non fanno per lei.
Sperava davvero che con quello spettacolo in mensa tutti avrebbero capito?
Povera illusa, non ha capito che ha a che fare con un branco di pecore.
Anzi no, un branco di struzzi con la testa sotto la sabbia che fanno finta di non sentire, servirebbe loro una bella visita dall'otorino.
Sbuffando si trascina all'armadietto, con troppa poca caffeina in corpo per poter iniziare un'altra giornata scolastica.
Ma forse è anche colpa del nuovo libro che ha comprato e che ha letto fino alle tre di notte, ma questi sono dettagli inutili.
"Harley cosa abbia ora?"
Chiede disperata, senza però avere risposta dalla amica.
Socchiude lo sportello, osservandola con il telefono in mano e gli occhi a cuoricino.
"Scusate il ritardo ragazze, stavo..."
Le raggiunge Tris, venendo subito ammonito dall'amica a fare silenzio.
Confuso segue il suo sguardo, osservando anche lui sorpreso l'espressione innamorata di Harley.
Come se fosse un dolce cerbiatto, i due la osservano attenti a non spaventarla.
"Tu ne sai qualcosa?"
Gli sussurra lui all'orecchio con la curiosità che aumenta sempre di più.
E da qualche giorno che Harley è strana, ma oggi la vedono più luminosa del solito e il fatto che non si sia ancora accorta di loro la dice lunga.
"No, ma qui gatta ci cova un bell'uovo al cioccolato fondente."
Tristano in un primo momento annuisce, ma poi si rende conto delle parole esatte della amica e qualcosa non gli torna.
"Ma i gatti non fanno le uova."
Camilla sbuffa, non sapendo davvero se sia più ridicolo il fatto che se ne sia accorto dopo un bel po di secondo o essere infastidita per la puntualizzazione sulla sua metafora poetica.
Facendogli segno di tacere, torna ad osservare la sua amica che sorridente risponde all'ennesimo messaggio della giornata.
E da giorni che la vede strana e quasi sempre al telefono ed è davvero curiosa di scoprire chi sia il belloccio che la distrae tanto dai suoi romanzi.
"Allora..."
Si avvicina cercando di spiare sullo schermo, riuscendo appena a leggere il nome del mittente.
Maicol, almeno ha un nome è già un inizio.
"Chi è il ragazzo che ti fa sorridere come fa Tristano davanti alla torta di mele di mia nonna?"
Tris in un primo momento si finge offeso ma poi velocemente affianca le due verso la loro prossima lezione, anche lui molto curioso.
Harley fa una alzata di spalle, stringendosi al petto i libri di filosofia.
"Nessuno, un amico."
Non si impegna nemmeno a mentire, ha lo sguardo da ebete e le guance rosso fuoco.
Chiuque sia questo Maicol, la sua amica ne è davvero cotta e Cami non può trattenere un sorriso felice, era ora che la sua amica uscisse dalle sue fantasie romantiche.
Durante le prime ore di lezione la tartassa di domande, prendendosi anche un paio di rimproveri per aver disturbato la lezione, ma alla fine scopre solo che è un giocatore di football che le ha chiesto qualche appunto di fisica.
Per quanto insista, sa che per ora non avrà altre informazioni e si arrende abbastanza condiscendente, infondo è giusto che la piccola Harley tenga ancora per un per se queste nuove emozioni.
Camilla si sente comunque felice di questa giornata, sente che oggi andrà tutto bene.
Grande sbaglio quello di abbassare la guardia.
Durante la pausa, mentre è ferma davanti all'armadietto, si avvicina a lei un cretino del quinto anno che è da giorni che le da il tormento.
"Ciao baby, devo dire che ogni giorno che passa sei sempre più sexy."
Camilla sbuffa, chiudendo l'armadietto annoiata, almeno se si impegnasse ad essere un minimo originale sarebbe divertente rimetterlo al suo posto.
Fa per andarsene, quando lui gli afferra il polso tirandola con la schiena contro l'armadietto, mettendosi davanti a lei bloccando.
Inizia davvero a innervosire.
"Andiamo bimba, non fare la preziosa.
Insieme potremmo fare scintille e fidati sarò l'esperienza migliore della tua vita."
Ma questo tizio pensa davvero di avercelo d'oro o di essere l'unico ad averlo penzolante tra le cosce?
Sbuffando fa per andarsene, ma ancora una volta viene spinta contro l'armadietto.
Non sa davvero se la innervosisce di più lui o i ragazzi e le ragazze che girano per i corridoi e fanno finta di non vedere.
Ridicoli.
"Ascoltami bene Simon, non lo ripeterò una seconda volta.
Non mi interessi ne tu ne quel coso che ti ostini a vendere come se fosse il gioiello perduto del Titanic.
Gira a largo, altrimenti non sarò così gentile."
Ma lui non sembra volerla liberare, guardandola leccandosi le labbra bramosia.
E sordo o solamente stupido?
No, perché per la seconda non c'è nessuna cura purtroppo.
"Andiamo, non fare la stronza."
Prova a baciarla e non contento gli tocca il culo come se fosse normale toccare una ragazza che non ci sta.
Ora le girano seriamente le palle.
E a proposito di esse, non vole do capire glielo fa intendere lei colpendolo con forza li con la speranza che gli risalgono fino a sostituire le tonsille.
Lo allontana con un colpo alla gola che lo fa finire in ginocchio alla ricerca di un po di ossigeno per qualche secondo, mentre lei sorride felice di aver messo finalmente in atto gli insegnamenti di suo zio thom
"Ti avevo avvisato."
Lo lascia li agonizzante, godendosi la piccola vendetta e immaginando un pubblico nella sua testa che applaude e arriva pure ad alzarsi in piedi gridando il suo nome.
Ma pultroppo il mondo non va come lei vorebbe, non lo fa mai e appena inizia la lezione dopo la pausa viene chiamata d'urgenza dal preside.
E pensare che sembrava una bella giornata.
"Che hai combinato?"
Le sussurra Tristano mentre lei mette tutti i libri di nuovo nella borsa.
Anche Harley alla sua sinistra sembra preoccupata, anche perché non ha avuto ancora il tempo di raccontare loro il piccolo incontro romantico con Simon.
"Credo vogliano addebitarmi la sparizione della collana cuore dell'oceano."
Sbuffa annoiata facendo riferimento al famoso gioiello del film titanic, riferimento che gli amici non capiscono non potendo nemmeno chiedere spiegazioni dato che Camilla se ne va ormai oggi pronta a tutto.
Che cosa ha in servo ancora per lei Santa Barbara, uno tsunami?
Ad attenderla c'è la segretaria, una donna che avrà la stessa età di sua nonna, che sorridente le fa segno di aspettare seduta vicino alla porta.
Se il preside aveva da fare, perché mai le ha messo tanta fretta?
Per ingannare l'attesa, decide di infilarsi le cuffie e prendere il libro di letteratura per non perdere la lezione che avrebbe dovuto seguire in questa ora.
Che non si dica di lei che non ci tiene alla sua istruzione.
Riesce appena a leggere meta pagina quando qualcuno le strappa via una cuffietta.
Basta dirlo che oggi non vogliono lasciarla in pace.
"Imagine dragon, non ti facevo una ragazza dai gusti musicali decenti."
Gira lo sguardo di scatto verso di lui, trovandolo tranquillo a battete le mani sulla gamba a ritmo della musica che va diretto nel suo orecchio dalla cuffia rubata.
Prima di insultarlo, sopratutto perché oggi ne ha davvero abbastanza, lo osserva trovandolo famigliare.
Capelli castano scuro, labbra carnose e piene, gli occhi paragonabili a due smeraldi, la mascella rude e ricoperta di uno strato sottile di barba curata.
Ha quasi la sensazione di un Dejavu nel descriverlo nella sua stessa mente.
Ma solo quando lui la guarda strafottente sistemandosi il colletto della camicia, lo riconosce senza problemi.
È il ragazzo che gli ha dato un due di picche in discoteca, il bad boy con la giacca di pelle ora scomparsa ma e meglio così.
Vestito con la divisa della scuola, senza giacca e cravatta, la camicia si tende sui muscoli delle braccia e sulle spalle larghe mentre il collo tatuato è messo in risalto da un filo d'argento senza alcun ciondolo.
"Non ci siamo ancora presentati, ma non serve un genio per sapere chi sei tu.
Io comunque sono Dominic Cooper."
La stuzzica, parlando con un sorriso divertito sulle labra e lo sguardo di chi la sa lunga.
Ora almeno sa il suo nome, un altro ragazzo che stasera stolkera sui social insieme alla nuova fiamma di Harley.
E quasi tentata di provarci, ma oggi non ne ha propria voglia a causa del suo umore sotto terra.
"E dimmi Cooper è tua abitudine disturbare le povere ragazze ingenue e timide."
Lui scoppia a ridere, gonfiando il petto e lasciandola incantata da come il suo corpo rimanga immobile senza subire i brividi di una risata sincera.
Il corpo, parla molto meglio della bocca.
"Timida e ingenua?
Dovrei chiederlo a Simon, anche se non penso che abbia ancora voce dopo che lo hai castrato."
Lei sbuffa, incrociando le braccia sotto il petto, la notizia ha gia fatto il giro di tutto l'istituto e già sa che da domani tutti la guarderanno ancora di più di quanto già non facciano.
Portandosi un dito alle labbra cerca un modo per uscirne fuori, mentre Dominic osserva le due labbra rosse torturare la pellicina dell'unghia.
Nonostante non sia il suo obbiettivo corteggiare, è pur sempre un uomo e persino un cieco noterebbe la bellezza di questa ragazza.
Nota i piccoli dettagli che ha trascurato nel guardarla da lontano, soffermandosi persino sul piccolo neo a destra poco al di sopra del labbro superiore.
E bellissima, ma non è solo questo, è la sua sicurezza ben mescolata al suo carattere forte a renderla attraente.
Ma nulla che lui cerchi o che gli possa interessare, le ragazze come lei sono troppo complicate per i suoi gusti.
"Che palle, questa non ci voleva, parleranno di questa storia per troppo tempo."
Si lamenta lei, senza più guardarlo o calcolare la sua presenza.
Questa invece è una caratteristica che lo incuriosisce, le persone in genere cavalcano l'onda del successo mettendosi in mostra, mentre lei più volte a chiarito di non essere interessata alla fama, anche se lo ha specificato con i suoi modi teatrali e plateali.
Si alza, restituendole la cuffia, mettendosi davanti a lei per poterle alzare il viso con due dita sotto al mento.
"Tranquilla Milly, vedrai che se ne dimenticheranno presto."
Le fa l'occhiolino facendo un passo indietro, non dandole nemmeno il tempo di litigare per il nomignolo che le ha affibbiato, andando via senza nemmeno salutare.
Non sentiva quel diminutivo del suo nome da quando Jek era troppo piccolo per chiamarla Camilla.
E non sa se le piace o la infastidisce, sopratutto se usato da quel ragazzo.
"Signorina Johnson, il preside adesso può riceverla."
La avvisa la segretaria parlando quasi annoiata, se non le piace questk lavoro può tranquillamente non farlo, altrimenti potrebbe almeno guardarla in faccia quando parla.
Sbuffando, mette via le cuffie e tutto il resto, compreso il bad boy degno di qualsiasi cliché, entrando nell'assenza del preside.
Peccato che il preside Williams Revera sia andato in pensione, i suoi genitori ne hanno sempre parlato con molta stima.
Al suo posto il signor Allen Dimaro, in carica da quest'anno e quell'aria da prima donna che gli fa da palo nel culo.
Più umiltà mio caro, più umiltà.
Camilla fa per parlare, ma lo stronzo gli fa segno di tacere e mettersi seduta.
A questo il palo glielo hanno infilato fino al cervello e Cami deve davvero mordersi la lingua per non rispondergli a malo modo.
Non passa nemmeno un minuto che la porta si apre e Oliver Johnson entra nella stanza.
Fantastico, lo stronzo ha chiamato suo padre.
"Che succede?
Camilla stai bene?"
Si avvicina alla figlia, accarezzandole il capo e cercando nel suo viso qualche livido o segno di malore, ripreso dal preside che fa un finto colpo di tosse per rimettere ordine.
Anche ad Oliver non sembra stare simpatico Dimaro, tale padre tale figlia.
Entrambi gli uomini si mettono comodi sulle rispettive poltrone e Oliver appena seduto prende la mano della figlia spostando lo sguardo da lei al preside, possibile che la voce non sia ancora arrivata al suo orecchio.
"Signor Johnson, sua figlia sta benissimo, non si può dire lo stesso del suo compagno di scuola.
La signorina ha avuto degli atteggiamentimolto violenti, intollerabili nel mio istituto."
Con il naso all'insù, il preside gioca con la penne guardando entrambi con estrema presunzione, dimenticandosi che di suo in questa stanza non c'è nemmeno la poltrona su cui ha appoggiato il culo.
Oliver scatta subito con lo sguardo confuso sulla figlia, non si può dire che Camilla sia una ragazza tranquilla, ma arrivare a definirla violenta gli sembra esagerato.
"Saro stata anche esagerata, ma Simon non è che abbia fatto nulla per meritarlo.
E lui dove è in questo momento?
Perché non è anche lui qui?"
Si difende Camilla, sentendo un isti to carnivoro quando il preside con il dito gli fa segno di tacere.
Glilo stacca a morsi quel l'indice se non lo mette via.
Un atteggiamento che innervosisce molto anche Oliver, oltre al fatto che ancora non capisce cosa intenda.
La mano sempre stretta a quella della figlia, mentre l'altra tamburella sulla gamba, qualcosa non gli torna.
"Il suo compagno è ancora in infermeria sotto shock e dolorante.
E spero per lei che non presenti fratture, altrimenti mi troverò costretto a prendere provvedimenti più seri."
Addirittura?
E chi poteva immaginarlo che i gioielli di famiglia contengono qualche osso particolare.
L'unico danno potrebbe essere la voce che si alzerà di qualche ottava e immaginando Simon con una voce bianca deve davvero costringersi a rimanere seri.
"Preside Dimaro, non sono una persona molto paziente.
Perciò mi faccia capire con esattezza cosa è successo a mia figlia."
Non ci crede nemmeno per un secondo che Camilla sia diventata violenta senza motivo e che abbia mandato qualcuno all'ospedale.
Conosce sua figlia, ha il suo testo carattere di merda, ma al contrario di suo padre ha sempre preferito l'ironia tagliente alle mani esattamente come la madre.
"Il signor Simon Abbot stava semplicemente flirtando con sua figlia, incoraggiato anche dalla sua visibile propensione a starci.
Magari ha avuto un atteggiamento un po insistente, ma ciò non giustifica il calcio sui suoi genitali."
A parte il suo linguaggio a imitare quello dei giovani, fallendo miserabilmente, ma si ascolta quando parla?
A parte che Camilla non la incoraggiato in nessun modo ma da quando le molestie sono un semplice insistenza.
"In che senso insistente."
Se Camilla è visibilmente sconvolta, il padre è invece incazzato nero.
Quello che ha sentito non gli piace per nulla e deve davvero trattenersi dal prendere per il collo lo stronzo che ha davanti e quello in infermeria.
"Mi ha spinto contro l'armadietto, voleva baciarmi e mi ha toccato il culo.
Giusto un po insistente e col cavolo che io lo incoraggiato."
Il preside sta per riprendere il linguaggio della ragazza, quando viene interrotto dal pugno di Oliver sulla scrivania che fa tremare la preziosa cornice contenente la sua laurea.
Camilla subito scatta in piedi, mettendosi tra il padre e la scrivania, mettendogli le mani sulle guance per farlo concentrare su di se.
Oliver è molto cambiato da quando era ragazzino, molto più calmo, a patto che non gli si tocca la famiglia.
"Sto bene papà, quel coso non mi ha fatto nulla e dopo oggi vedrai che non si avvicinerà nemmeno a un metro da me."
Pliver respira profondamente dalle narici, mostrandole dilatate e se fosse un cartone ne uscirebbe pure il fumo anche dalle orecchie.
Camilla si alza sulle punte, appoggiando la fronte sulla sua senza lasciare la presa sulle gunce pungenti per via della barba.
Chiudono gli occhi entrambi e Oliver pian piano si calma respirando a pieni polmoni il profumo della figlia e ascoltando le sue parole che continua a ripetergli che sta bene.
Solo questo riesce a farlo tornare lucido.
"Ora sarò molto chiaro con lei signor Dimaro."
Parla, spostando dolcemente la figlia al suo fianco tenendole la mano.
Osserva il preside ancora scioccato dalla sua irruenza, almeno il palo gli è scivolato fuori e ha perso tutta la sua preziosa sicurezza.
"Mio padre è il più alto donatore di questo istituto insieme alla mia famiglia.
In più come sindaco, le assicuro che ci metterebbe un secondo a farle alzare il culo dalla sua prestigiosa posizione facendola finire a lavare i cessò degli autogrill."
Camilla ridacchia, nascondendosi dietro la schiena dal padre, ma solo per non rovinare il momento giustamente teso.
Non sa se è più divertente la minaccia del padre o la faccia terrorizzata del padre.
"Le molestie, che siano sessuali o di bullismo non sono accettabili in casa mia e perciò nemmeno nel luogo in cui i miei figli studiano.
Esigo che il ragazzo venga punito seriamente e che mai più una cosa del genere succeda.
Mia figlia può anche girare nuda per i corridoi, questa non vuol dire che "ci sta"."
Steinge i denti sull'ultima frase, perché solo il pensiero che un ragazzo possa approffitarsi della figlia gli fa risalire il nervoso.
Si calma e torna a una postura dignitosa e tranquilla solo quando vede il preside annuire animatamente e prende il telefono per chiamare nell'ufficio il ragazzo.
"Bene le auguro buona giornata preside."
E se ne vanno soddisfatti, spiando con la coda dell'occhio il preside sudare almeno venti camice.
Che soddisfazione.
Ormai le lezioni sono finite per oggi, tutti gli studenti saranno già andati via, perciò Camilla segue il padre verso l'uscita principale guardandolo con tutto l'amore che può provare verso suo padre.
Lui ci sarà sempre per lei, sarà sempre dalla sua parte e darà per prima cosa importanza alla sua parola e poi quella degli altri, anche se l'altro è il presidente degli stati uniti.
"Non dico che sono felice che l'hai picchiato.
In altre circostanze sai che la violenza non mi piace, ma in questo caso hai fatto bene devo fare i complimenti a Thomas per averti ben addestrata."
Le appoggia un braccio sulle spalle, tirandola a se per baciarle il capo.
Poi qualcosa di inaspettato.
Appena sono fuori dall'istituto scatta l'allarme antincendio e entrambi si girano verso le porte.
Gli impianti di sicurezza iniziano a schizzare acqua, peccato che invece esca fuori pittura blu.
"Ma cosa?"
Istintivamente Camilla si guarda intorno, senza sapere il perché.
Poco lontano da loro, Dominic le sorride facendole l'occhiolino, giocando con un accendino zippo tra le mani.
E stato lui, sicuramente per dare qualcosa di cui parlare nei prossimi giorni che non sia il suo incontro romantico con Simon.
Lo ha fatto per lei, ma perchè?
"Mi devi un favore Milly."
Le dice con il labiale, prima di andare via e confondersi tra la folla.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro