capitolo 1 chi non ama i cliché
Chi non ama i cliché, la storia che inizia con una ragazza che si trasferisce in una città sconosciuta e inizia da capo la sua vita.
Se non fosse che Camilla Johnson non è appena arrivata in una nuova città, semplicemente torna nella sua città natale, Santa Barbara con già un cognome ben conosciuto alle spalle.
Fin da quando aveva otto anni, ha vissuto in diverse città guidata dai suoi genitori e dal loro lavoro, fino a fare il giro del mondo e tornare a casa.
Suo padre è Oliver Johnson, figlio del sindaco Ivan Johnson, ex stella del football e ora allenatore della squadra di Santa Barbara, proprio dov'è nata la sua carriera più di diciassette anni fa.
Sua madre invece non è niente meno che Emma Lopez, scrittrice di successo e insegnate di filosofia in una delle università più prestigiose della città.
Non fraintendete, lei ama i suoi genitori e la sua famiglia particolare quanto numerosa.
Ma una cosa positiva di aver girato decine di scuola è quella di essere sempre la straniera e poter essere chi preferiva.
Li nessuno la conosceva e poteva essere semplicemente la figlia di una professoressa e di un padre libero professionista, una volta ha persino finto per tutto l'anno che il padre fosse un semplice insegnate di educazione fisica, anche se Oliver non ne è stato molto felice.
Qualche furbetto che la riconosciuta lo ha incontrato, ma è bastato minacciarlo di sterilizzarlo per farlo tacere e mantenere la segretezza.
Insomma il punto è che lei poteva essere una semplice studentessa, mentre ora nella sua città natale il suo cognome arriverà prima di lei ovunque andrà.
"Avrei voluto che fossi più felice di tornare nella città dove sei cresciuta."
Sospira la madre al suo ennesimo sbuffo, abbassando lo sguardo sulle mani giunte sulle ginocchia.
A Camilla un po dispiace che sua madre sia triste del suo comportamento, ma questo è colpa del carattere che ha preso dal padre, le è difficile nascondere le emozioni quando è in famiglia.
"Andiamo sorellina, fai un sorriso per i miei fan."
Si lancia su di lei il fratello, facendo strane facce e fotografando entrambi con il telefono.
Quindici anni e già rompe le scatole più del dovuto, stanca di averlo addosso gli lecca la guancia facendolo saltare di scatto sul suo sedile con la faccia disgustata.
"Papà, Cami mi ha laccato la faccia come un cane.
Non avevi detto che Bolt basta e avanza, perché lei non la lasciamo al canile?"
Il loro pastore tedesco, sentendosi chiamato in causa, abbaia dal bagagliaio sicuramente sentendosi offeso.
Chi la detto che i cani sono stupidi e non capiscono?
Comunque, come al solito, inizia una guerra tra sorella e fratello che passa dagli insulti ai morsi.
Si passano appena due anni ed è un attimo che passano dall'amore all'odio.
"Emma, che ne pensi se li lasciamo tutti e tre al canile?
Potremmo prendere dei pesciolini rossi, dicono che sono molto meno rumorosi e fastidiosi."
Sussura Oliver alla moglie, facendola sorridere, ingnaro che i loro figli hanno sentito tutto e non sono per nulla contenti.
Fermandosi di colpo, si guardano annuendo, non hanno bisogno di parlare.
"Papa, Bolt deve fare un bisognino."
Parla Jek, indicando il cane che sembra aver capito, dato che abbaia come a confermare.
O forse davvero deve fare un bisogno.
Oliver sbuffando, si ferma per la quarta volta da quando sono partiti, parcheggiando vicino a una delle tante spiagge stupende che caratterizza la città.
Scende dalla macchina, facendo scendere il cane, non facendo caso ai suoi figli che fanno segno alla madre di tacere, per poi scendere anche loro in silenzio.
Appena sono alle spalle del padre, che sta controllando che il cane non si allontani, è fatta.
"All'attacco."
Urlano entrambi, facendolo sussultare.
Jek gli salta sulla schiena tenendolo fermo, mentre la sorella inizia a fare il solletico, con il risultato di finire tutti e tre stesi sulla sabbia.
Emma sorridendo li raggiunge, guardandoli a debita distanza negando il capo.
Suo marito è ancora a terra mentre cerca di resistere e di fare il solletico ai suoi due figli ormai cresciuti.
Camilla, con i suoi diciassette anni, è così simile a lei, se non fosse per gli occhi identici al padre e il suo caratteraccio a volte.
E razionale, calcolatrice e tranquilla come lei, se non fosse che quando è arrabbiata o si sente attaccata si trasforma nella fotocopia del padre.
Con Jek non ha avuto risultati migliori dato che è identico al padre sia fisicamente che carettarialmente, con il risultato che ha quindici anni e la stazza di un armadio a due ante quasi quanto il padre.
Il risultato sono le discussioni come quella avvenuta poco prima o momento di follia come quello che stanno vivendo ora.
"Cazzo, ho la sabbia fin dentro alle mutande."
Sbuffa Oliver, quando finalmente tutti è tre si arrendono, se così non fosse avrebbero continuato per ore.
L'orgoglio non si sa davvero se lhanno preso dal padre o dalla madre, in entrambi i casi non sono facili da piegare i loro figli.
"Linguaggio olly, i tuoi figli sanno già abbastanza parolacce, non servi tu a incitarli."
Avrebbe fatto meglio a tacere perché ora il marito la guarda con uno sguardo che non gli piace.
Pirgandosi prende in due grandi pugni di sabbia e guarda complice i suoi figli, entrambi coperti di sabbia dai capelli fino dentro ai calzini, per non dire altro.
"Non vi sembra che la mamma è fin troppo ordinata."
Ecco, infondo se le cercata.
Prima che lui la possa acciufare corre via girando intorno alla macchina, ma si trova i figli davanti anche loro con brutte intenzioni.
Fa per tornare indietro, ma appena si gira Oliver la stringe a se baciandola con passione, una cosa mai cambiata nonostante stiano insieme da quasi vent'anni.
Peccato che suo marito è uno stronzo e la baciata solo per distrarmi mentre i suoi figli le infilano la sabbia nei vestiti.
Urlando per la sorpresa, salta dalle braccia del marito, muovendosi in modo strano per cercare di togliersi via il fastidio che la sabbia le sta provocando.
"Siete tre stronzi."
Urla, scuotendosi ancora e facendo ridere gli altri tre.
Oliver non contento, chiude la macchina passando la chiave al figlio e poi si avvicina furbetto alla moglie.
Ormai è chiaro che non arriveranno presto a casa.
"Linguaggio amore, ma ti perdono e ho deciso anche di aiutarti."
Se la carica in spalle come se fosse un sacco di patate incamminandosi sulla spiaggia.
Capendo le sue intenzioni, Emma inizia a gridare e a colpirlo sulla schiena, come se le sue piccole mani potessero davvero anche solo graffiare l'armadio che è suo marito.
"A volte sembrano loro due ragazzini altro che noi."
Sbuffa Camilla, togliendosi qualche foglia dai capelli e la sabbia dai vestiti.
Le urla delle madre si sentono ancora nonostante la distanza e i due ragazzi stanno valutando il da farsi.
"Vero, ma non so tu, ma io voglio levarmi la sabbia da punti dove la sabbia non dovrebbe essere."
Jek si toglie la maglia, lasciandola in faccia alla sorella, per poi correre dietro ai genitori che hanno già raggiunto la riva del male.
Camilla si guarda nel riflesso del finestrino e sinceramente con questo caldo non le dispiace affatto un bagno.
"Oliver, ti prego non ho il costume sotto e ho stirato appena stamattina i capelli.
Ti prego amore mio."
Lo supplica Emma quando il marito la prende in braccio a sposa, baciandolo dolcemente.
Oliver non può nulla contro lo sguardo dolce della sua amata, tanto che si arrende e annuisce decidendo di fare qui lo scherzetto.
Peccato che i loro figli non sono dello stesso parare e arrivando di corsa spingono entrambi in acqua, bagnando dalla testa ai piedi, lasciandosi anche loro con un tuffo a bomba.
Emma esce fuori dall'acqua, osservandosi i vestiti zuppi e potendo solo immaginare in che stato siano i capelli e il trucco.
Furiosa guarda il marito puntandolo con l'indice, mentre lui alza le mani in segno di pace.
"Non guardare me, sono stati i tuoi figli a buttare entrambi."
Certo, quando fanno qualcosa di buono sono suoi figli, quando invece fanno danni li scarica alla moglie.
Davvero molto maturo.
Sorride minacciosa avvicinandosi a lui e saltandogli in braccio con l'intento di spingerlo sott'acqua.
"Sono i tuoi figli, sono la tua fotocopia in tutto."
Peccato che come ha già detto, il marito è un macigno e solo quando anche i figli gi saltano addosso riescono a farlo "affogare".
Insomma un viaggio silenzioso e noioso, si è trasformato in un bagno improvvisato pieno di urla e risate.
Ecco cosa intendeva Camilla dicendo che ama la sua famiglia ed è sicura che riuscirà a crearsi una vita e un suo personale nome anche qui.
Santa barbara, lei non ti teme.
Arrivano a casa molto più tardi dell'orario previsto.
Il camion del trasloco è già qui e prima di arrivare sono passati da una pizzeria a prendere la cena, perciò nessuno si lamenta.
Entrati in casa, l'impianto elettrico e dell'acqua calda sono già a moto, grazie all'amica di Emma, Isa, che è passata questa mattina.
"La doccia è mia."
Urla Jek correndo dentro casa, sicuramente dimenticandosi che ogni stanza ha il suo bagno privato, al contrario di Camilla che afferra la sua valigia più personale andando verso la sua camera con calma.
Nonostante siano stati in giro per il mondo per anni, ogni estate l'hanno passata almeno per un mese in questa casa, più le vacanze natalizie e pasquali.
Ad oggi mancano da Santa Barbara da un anno, dato che durante i periodi festivi sono stati impegnati per le presentazioni dell'ultimo libro della madre.
Nonostante ciò, la stanza non è cambiata e non ha bisogno di molte modifiche, sui muri ci sono i diversi poster di danza classica come la locandina dello spettacolo sullo schiaccianoci che hanno visto a New York qualche anno fa.
I colori dominanti nella stanza sono il lilla e il nero, comprese le coperte e i cuscini mentre sulla libreria vi sono diversi libri, in realtà i suoi preferiti che ha letto fin troppe volte.
Sul muro ci sono molte foto attaccate a dei fili con delle pinzette di legno, alcune con la sua famiglia e le altre con i suoi cugini, per così dire.
Ecco cosa intendeva con famiglia particolare, oltre ai loro parenti sanguigno, hanno dei cugini con cui non condividono nessun cromosomo, ovvero i figli dei migliori amici dei loro genitori, diventati zii acquisiti dato che li hanno visti nascere e crescere.
In una foto ci sono lei, Harley e Tris.
La prima una biondina di un anno più piccola di Camilla, bionda e dall'aspetto angelico come la mamma Sofia, molto timida e riservata nonostante sia figlia anche di Rayan, insomma con due genitori tanto pazzi da chiamarla in onore di Harley queen e Joker, non ci si aspettava di sicuro un topo da biblioteca come lei, natura che Camilla condivide a pieno.
Tristano, Tris per gli amici e sconosciuti, è invece il figlio di Luca e Isa.
Più piccolo di Camilla di nove mesi, lui è il perfetto mix dei suoi genitori ovvero la stanza e fisico del padre e l'esuberanza della madre, per fortuna non è successo il contrario altrimenti sarebbe stato un musone alto un metro e una noce.
In un'altra foto si erano aggiunti anche suo fratello Jek e il figlio di Owen e Scarlett, quindicenne come Jek il perfetto compagno di dispetti a discapito dei maggiori del gruppo.
Sdiora ogni fotografia, rendendosi conto solo ora che questa è sempre stata la dimora che ha chiamato "Casa".
Le stanze che ha avuto negli anni erano carine, ma questa è la sua stanza con i suoi ricordi e le cose a cui più tiene.
Qui ha conservato ogni oggetto prezioso.
Apre lo sportello dell'armadio, cercando subito a terra una scatola rossa che è lì dove la lasciata.
La tira fuori, sedendosi a terra sul tappeto morbido togliendo il tappo.
Un paio di mezze punte, scarpette da danza classica, consumate da ore e ore di pratica.
Ormai da anni non gli vanno più, ma non osa buttarle o spostarle dal loro rifugio segreto.
Se le porta al petto, ricordando il giorno che le ha indossate per la prima volta.
"Ricordo ancora quando te le ho regalate."
Non si era accorta di aver lasciato la porta aperta e che il padre fosse li da circa cinque minuti.
Chiede con uno sguardo di poter entrare e quando la figlia annuisce si siede vicino a lei accarezzando i due nostri rosa chiari legati alle scarpette.
"Dieci anni fa, mi hai fatto guardare barby lo schiaccianoci per tre volte al giorno, per una settimana.
Ti muovevi sul tappeto cercando di imitare ogni passo e ogni volta che cadeva ti rialzavi, mettevi indietro la cassetta e ci riprovavi."
A quei tempi era ancora la piccola di papà, la sua principessina che lo aspettava davanti alla porta di casa finché non tornava, a volte facendo arrabbiare la madre non volendo andare a dormire senza la buona notte del papà.
Ed ora la guarda, una bellissima donna che sta crescendo troppo in fretta.
"Un giorno mi hai portato in una scuola di danza, più precisamente nella sala dove stavano provando le ballerine professioniste.
Mi hai chiesto se volevo diventare come loro e quando ho detto si, mi hai donato queste scarpette."
Ricorda perfettamente quel giorno, la prima volta che le ha indossate, la prima volta che ha ballato, il suo primo spettacolo.
A quei tempi non stava ancora sulle punte e i passi si limitavano a un dondolare fingendo di imitare un cigno.
Ma con gli anni, la danza è diventata sempre più parte di sé, fino a non poterne fare a meno.
Voleva vivere di musica e danza, diventare una prima ballerina e danzare sulle note dello schiaccianoci davanti a un immenso pubblico.
Ma non sempre le cose vanno come vogliamo.
"Lo so che non ne vuoi parlare.
Ma io ricordo bene ogni tuo ballo e spettacolo ed è un peccato che tu abbia lasciato questo sogno in una scatola da scarpe."
Ha ragione, non ne vuole parlare, chiudendo il proprio cuore a riccio, rimmette in fretta via le scarpe nella scatola per poi farla tornare dove è giusto che sia.
Nell'armadio insieme a tutti gli altri ricordi.
E in questi momenti che il lato peggiore di Camilla esce fuori, anche se rispecchia perfettamente i difetti dei suoi genitori.
Quando qualcosa la tocca troppo in profondità, si crea uno scudo e tiene tutti lontani.
E Oliver sa che non può far nulla per approfondire il discorso, perché se ci provasse peggiorerebbe le cose allontanandola ancora di più.
Hanno lo stesso carattere e comunque non sa come affrontare questo suo lato ottuso, sopratutto quando si parla del suo amore per la danza che ha abbandonato due anni fa circa, o almeno ufficialmente.
Un giorno ha lasciato la scuola di danza, dicendo che non voleva più essere una ballerina.
Eppure ogni giorno la vista in palestra a danzare per ore, sicuro che appena trovare il posto giusto lo farà anche qui a Santa Barbara.
"Tua madre deve aver finito in bagno, vado a fare una doccia e dovresti anche tu.
Ti aspettiamo sotto per la cena."
Gli da un bacio sul capo, per poi lasciarla alla sua privacy con la porta chiusa.
Camilla prima di seguire il consiglio del padre, si affaccia alla finestra osservando le luci della città accendersi lentamente, una dopo l'altra.
Tra qualche settimana il suo quarto anno inizierà e lei sa già che non sarà facile.
Ma sorride è solo l'ennesima sfida, non sarà una balbettande bambocciona banda di babuini a spaventarla.
E detto ciò, sa già quale libro rileggera per l'ennesima volta dopo aver fatto la doccia e mangiato una buonissima pizza con patatine.
Si, le piace essere tornata a casa.
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