Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo Sedici


Nessuno le aveva mai dovuto dire di far più piano, ma Lauren continuava a ripeterle di abbassare la voce, mentre l'unica cosa che voleva abbassarsi era il vestito. Le sue labbra le mordicchiavano la parte sensibile del collo, mentre i graffi della cubana le baciavano le scapole da sotto la maglietta. Lauren allentò la cerniera sul fianco della cubana, fu quest'ultima a liberarsi dell'ingombro del tessuto. Dal modo in cui, poi, le sfilò la t-shirt Lauren comprese che lo voleva da più tempo di quanto pensasse.

Anche senza il favore della luce le sinuosità di Lauren risaltavano opalescenti. Camila le tracciò prima con lo sguardo e dopo con le dita, lentamente, come se volesse assicurarsi non fosse un sogno. Il respiro dell'altra originava un'increspatura ad ogni tocco della cubana. Infine Camila agganciò i suoi fianchi e la condusse nuovamente a sé, con rinnovato impeto. Il bacio non si soffermò su preamboli futili. La lingua della cubana scivolò contro la sua, mentre le mani della corvina le slacciavano il reggiseno. Mentre le dita di Lauren esploravano i suoi capezzoli, Camila disegnava le forme della sua vita, intervellando carezze e graffi lungo la schiena.

Lauren si fece più vicina, soffocò i gemiti della cubana con le labbra ma al contempo ne fomentò l'ardore spingendo la gamba contro la sua intimità. Camila boccheggiò con la testa rivolta all'indietro, consentendo a Lauren di baciarle il collo esposto. La spina dorsale della cubana era il centro di gravità dei brividi, finché il suo bacino, irriflessivamente, si strofinò contro la gamba della corvina, e allora fu il suo ventre a magnetizzare tutte le scariche elettriche. Camila si avvinghiò contro il suo collo, ansimando contro le labbra schiuse delle corvina, che però arrestò il suo movimento frenetico, lasciandola a bocca asciutta.

Le iridi della cubana si incupirono in un battito di ciglia interdetto e innervosito.

«Non così.» Anelò Lauren, leccandosi le labbra. Anche lei la voleva, ma desiderava godersela prima.

La sollevò dal pavimento come avrebbe alzato una busta della spesa. Camila sussultò imprepata, ma quando le mani della corvina scivolarono sulle sue natiche, si rassicurò. Doveva ammetterlo, sentire il corpo di Camila attorcigliato al suo le piaceva. La distese sul letto. Non ebbe neanche un secondo per vagheggiarla, perché la cubana si protese verso le sue clavicole e l'attirò sopra di se. Non che si lamentasse, comunque.

La cubana spinse il bacino contro il suo, stavolta però colpì il suo fascio di nervi, strappandole un gemito che la fece sorridere.

«Mi prendi in giro, Camila?» Il respiro caldo della donna aumentò il rossore delle sue labbra.

«Veramente pensavo di prenderti per altro.» Azzardò un sorriso anche Lauren stavolta, prima di risponderle.

I polpastrelli solleticarono la zona sotto l'ombelico, scendendo verso il tessuto bagnato. «E ci pensavi soltanto o..?» La corvina le baciò il collo, beandosi dei gemiti disperati di Camila, che le trattenne la nuca con una mano e le dita con le gambe.

Lauren non poteva che mordersi le labbra mentre Camila ricercava un contatto più netto con la sua pelle. Un fulmine baluginò nel suo sguardo al risuonare della risatina di Lauren. La corvina la carezzò soltanto, beandosi del gremito gutturale dell'altra, che però si tramutò in frustrazione quando non ne ebbe di più.

«Lauren, basta.» Impartì fissandola negli occhi, ma sulle sue labbra carnose aleggiava l'ombra di un sorriso. Camila sapeva di poterla convincere in un solo modo, era così che succedeva con chi amava il rischio.

Le sue mani affondarono nel collo di Lauren, i suoi occhi non si distolsero mentre bisbigliava: «Ho bisogno di sentirti.» E finalmente gli angoli della sua bocca ebbero un fremito, sbriciolando l'ultimo brandello della sua maschera.

Lauren si affrettò a toglierle l'ultimo pezzo di tessuto, e Camila l'aiutò a fare lo stesso con il suo. Adesso l'epidermide di ambedue era un fuoco caldo. La cubana si sorresse alle spalle dell'altra mentre scivolava in mezzo alle sue gambe. Lauren emise un gemito soffocato quando Camila si mosse contro di lei, respirando contro l'incavo del suo collo. La corvina si sincronizzò al suo ritmo, incrementando lentamente l'andatura dei loro corpi. Camila poggiò il mento contro la sua spalla, così ogni respiro, ogni gemito, ogni sussurro riecheggiavano nel suo orecchio, eccitandola ancora di più. Lauren avvertiva il suo bacino ardere contro quello dell'altra, che pareva aver perso ogni esitazione e si era abbandonata alle spinte chiedendo sempre di più. Lauren inabissò le mani nei suoi capelli e abbassò lo sguardo su di lei. Camila si aggrappò alla sua nuca, sostenendosi leggermente scostata dal cuscino e incollata alla sua fronte.

«Lauren..» Ansimò contro le sue labbra tumide.

«Lo so,» rispose, ma no, non lo sapeva. Non sapeva quanto aveva bramato quel momento finché i gemiti della cubana le avevano sfiorato la pelle così come non avrebbe saputo quanto le sarebbe mancata quella notte l'attimo dopo che sarebbe finita.

Le sue spinte si facevano sempre più intense e il corpo della cubana sempre più bisognoso. La scia di baci le percorse il collo, il mento e poi la corvina la baciò con l'ultima riserva d'ossigeno. Camila inarcò per l'ultima volta la schiena, mentre Lauren era arrivata a quel punto già tempo addietro. I brividi la squassarono senza deteriorarle il sorriso, e infine ricadde sfinita sul materasso. Nonostante il torpore delle braccia, non le slegò dal collo della corvina, le tenne intrecciate finché Lauren si decise a riposare la testa contro il suo petto.

Mentre il suo corpo si riposava, la mente si affollava. Merda, sospirò, ma la stanchezza prevalse e si addormentò prima di poter imprecare oltre.

Quando riaprì gli occhi, il buio era stato fugato dal pallido sole di maggio, il sudore non era più di un ricordo sulla sua pelle, e il peso della corvina era stato rimpiazzato da quello leggero delle lenzuola. Non sapeva che ora fosse, ma sicuramente sarebbe arrivata in ritardo alla lezione. Sgattaiolò verso il bagno, sciacquò e schiumò via i residui della notte precedente, ma ci voleva più di una spugna per scrollarsi di dosso certe sensazioni. Nemmeno l'oscillare del capo poteva cancellare i sussurri dalla sua mente. E neppure il bruciore dello shampoo sulle palpebre erodeva le immagini della corvina. Camila avrebbe già voluto pentirsene, o almeno credeva che sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto appena sveglia, invece ancora doveva sovvenirle un sentimento diverso dal desiderio di farlo ancora.

Fu solo quando scese le scale e gli occhi di Shawn la intercettarono che i sensi di colpa le titillarono le narici: c'era puzza di traditrice nell'aria. Ma era la presenza di Lauren ad averla messo tanta fretta, motivo per cui imboccò l'usita senza salutare nessuno.

«Ehi, Mila!» Ma perché a me? Ah, giusto! Perché sono una stronza.

La cubana occultò i pensieri sotto un sorriso disinvolto, anche se apparve come una crepa nel muro.

«Possiamo parlare?» Non era solo nervosismo quell'agitazione delle mani, era anche imbarazzo. Certamente non aveva dormito per come si era comportato il giorno addietro, solo che non sapeva che nemmeno lei aveva dormito affatto.

«Si, dopo. Sto andando a scuola.» Voltargli le spalle non bastò a placare la sua iniziativa.

«Mila, per favore. È importante.» Il suo sguardo supplichevole aizzò i suoi sensi di colpa, ma ancora una volta non fu il motivo principale della sua fuga. La pelle della cubana aveva iniziato a solleticare e sapeva bene a cosa fosse dovuto quel fomicolio.

«Ok, andiamo.» Tagliò corto, mettendogli in mano le chiavi della sua auto. Tutto pur di uscire senza girarsi.

Il vialetto era piantonato da più guardie rispetto l'ultima volta. Non che tenesse il conto dei bestioni messi a mo' ornamentale, ma era difficile non notare le bocche dei mitra più impettite dei pini fruscianti.

I passi del ragazzo erano determinati, ma il suo modo di rigirarsi il mazzo di chiavi nelle mani traduceva tutta la sua incertezza. Le afferrò il polso solo all'ultimo momento, quando stava aprendo lo sportello.

«Mila, mi dispiace tanto per ieri. Volevo solo proteggerti, devi credermi.» Ebbe il sentore che avesse speso tutta la notte a cercare parole migliori di quelle.

La cubana sospirò ad occhi chiusi. Nemmeno il tepore del sole poteva cancellare il tepore della notte. «Lo so, non proeccuparti.» Il perdono fu più repentino della confusione del ragazzo. Camila aveva emendato colpe più gravi di quella, ma Shawn aveva sempre dovuto guadagnarselo, invece adesso era già tanto se non piangeva. Anche lei avrebbe voluto chiedergli scusa, ma non poteva farlo senza perderlo, e non era sicura di essere pronta per quello.

«Sei sicura? Perché io pensavo che...» Prima che il cipiglio potesse aggrumarsi, le sue pupille si dilatarono ed ebbe giusto il tempo di afferrarla per le spalle e acquattarsi a terra. Giusto in tempo per schivare una raffica di proiettili che crivellò i finestrini dell'auto. Non avrebbe passato la prossima revisione.

La sinfonia metallica le perforava i timpani come la musica qualche sera prima, solo che adesso la danza era una giravolta mortale. Shawn le aveva detto di mettersi dietro gli pneumatici, mentre lui sparava alla cieca con l'unica pistola a portata di mano. La cubana non capiva quanto vicini fossero, solo sbirciando sotto l'auto intravide gli scarponi neri a poco più di qualche metro. La porta principale si spalancò. Due ragazzi che conosceva solo di vista avevano imbracciato le armi più pesanti e sfidavano le pallottole con caschetti e giubbotti antiproietile. Ma dove li tenavano? Ci avevano per caso foderato il divano?

Altri due erano posizionati dietro di loro, ma facevano fuoco solo con delle pistole normali. Camila non si raccapezzava più da dove provenissero i bossoli, o se l'eco del piombo era positivo o negativo. Lauren non dovette percorrere più di tre metri per arrivarle accanto. La corvina ricaricò l'arma, poi, affannata, inchiodò i suoi occhi su quelli della cubana. A quanto pareva non potevano più vedersi senza ansimare.

«Perché ci sparano?» Era una domanda stupida, ma lecita visto come aveva speso gli ultimi diciassette anni.

«Stanotte, verso le quattro, gli infiltrati hanno provato a prendere il comando. Ne hanno fatti fuori un paio, ma poi...» Dovette interrompersi per rispondere al fuoco, ma non c'era bisogno di terminare la frase per capire com'erano andate a finire le cose. «Volevano far esplodere il conteiner, perché a quanto pare stavano per muoverlo. Beh, credo che non ne siano stati molto contenti.»

«Credo anche io.» Rispose più sarcastica di quanto pensasse di essere, strappandole un sorriso talmente breve che non fece in tempo a registrarlo.

«Lauren, la dobbiamo portare fuori di qui!» Gridò Shawn, accucciato contro l'altra ruota. Se Alejandro voleva far esplodere la cosa più importante che custodissero, era chiaro che anche loro miravano a quella più importante che custodisse lui.

«Va bene.» Annuì, inspirando profondamente. «Portala via di qui.» Sentenziò senza guardare negli occhi nient'altro che la sua pistola.

«Cosa? No!» Protestò la cubana.

«Si, invece. Noi vi facciamo fuoco di copertura, e voi ve ne andate.» I suoi occhi incandescenti non ammettevano esitazioni: «Subito.» E nemmeno repliche.

Camila scosse la testa, ma Lauren aveva già dato il via libera a Shawn, alzandosi sopra il tettuccio dell'auto per bersagliare i nemici ancora in piedi. Gli altri ragazzi, posizionati più indietro rispetto a lei, dietro le colonne, fecero capolino e spinsero il dito sul grilletto finché Shawn non l'afferrò per il braccio e la trascinò lontana dal fuoco incrociato. Le disse di continuare a correre, ma quando la cubana si voltò indietro vide gli altri ragazzi ritirarsi uno ad uno all'interno della casa.

«No. Non la possono lasciare sola.» Balbettò, ma la sua era più una domanda che trovò certezza nello sguardo dispiaciuto di Shawn.

«La lasciano da sola?» Ribadì allibita. Come poteva essersene andato sapendo quello che sarebbe successo?

«Lauren troverà un modo.» Ecco che di nuovo avrebbe voluto avere piu tempo per formulare un'affermazione migliore.

La incitò a correre, ma la cubana si dimenò e scosse la testa. Shawn non fu abbastanza capace di comprendere le sue intenzioni e tantomeno di prevedere la sua mossa. Camila gli sfilò la pistola di mano e si mise a correre nella direzione opposta.

«No! Camila! Cazzo. Sparate, idioti!» Ordinò Shawn mentre la cubana si lanciava allo scoperto, prendendo il loro posto dietro le colonne.

Gli imperativi di Shawn non erano altro che un brusio nella cacofonia del piombo. Camila improvvisamente ricordò la giornata in campagna, il bersaglio mancato e si sentì una stupida con la pistola in mano. Non aveva idea di come usarla e tantomeno ne aveva il fegato. Non sapeva cosa... La corvina era a pochi metri da lei, non riusciva a spostarsi perché il fuoco si era concentrato su di lei. Camila comprese che non doveva colpirli, era sufficiente sparare per distrarli. Prese un bel respiro e puntò la canna contro il vialetto, facendo fuoco. Il primo proiettile la spodestò, facendole quasi perdere l'equilibrio. Aumentando la presa sul calcio della pistola, però, riuscì a garantirsi maggior aderenza. Gli assalitori furono costretti a ripararsi perché le pallottole erano troppo vicine. Lauren ne approfittò per involarsi verso di lei, girandosi solo una volta per scaricare il caricatore. Appena la raggiunse dietro la colonna, Camila aveva il fiato corto e non era sicura di essersi resa conto di ciò che aveva appena fatto.

Lauren lasciò cadere la sua pistola ormai scarica nella fondina e si impossessò di quella di Camila, prendendola bruscamente. Camila era stata troppo concentrata sui suoi ansiti per notare lo sguardo contrariato della corvina. Prima di poter ribattere, dal piano superiore due cecchini misero k.o. gli ultimi rinforzi, e tutto fu silenzio. Ma per poco.

«Che cazzo ti dice il cervello?!» Sbraitò Lauren, tacciandola infervorata.

«Come? Ma...» Scosse la testa perplessa. Perché tanta rabbia? Voleva solo aiutarla.

«Ma niente! Se ti dico di andartene, te ne vai! Hai messo a rischio altre quattro persone per la tua pensata geniale!» Avrebbe creduto che fosse una messinscena, ma i suoi occhi non mentivano. Non c'era traccia di finzione.

Camila inspirò a pieni polmoni, l'odore della polvere da sparo le stuzzicò le narici. Se fosse stata un fiammifero, avrebbe preso fuoco come una polveriera. «Sei un'idiota, Lauren. Vaffanculo.» La spinse via, marciando sopra vetri rotti e bossoli sporchi fece quello che le aveva impartito fin dall'inizio. Se ne andò.

————

Ciao a tutti!

Se pensavate che sarebbero state rose e fiori, non avete ancora letto le altre ff che ho scritto.😂😂

Ovviamente il loro rapporto cambierà da qui in avanti. Ci saranno sempre alti e bassi, ma saranno affrontati in maniera diversa sotto più punti di vista. Ancora manca qualcosa alla loro relazione per parlare senza urlarsi addosso, questo di sicuro. E arriverà, ma non posso dirvi quando o come!

Detto ciò, vi aspetto nel prossimo capitolo!

A domani.

Grazie a tutti.

Sara.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro