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Ricomincia il gioco


  Apro gli occhi.
Una piacevole sensazione di tepore mi investe il viso, così come vengono investiti i miei occhi dall'accecante raggio di sole mattutino.
Cerco di riprendere del tutto coscienza, anche se la stanchezza continua ad offuscarmi la mente ed i ricordi della notte prima.

Poi, sento bussare.
Riconosco il suono dei suoi passi, così come riconosco il suo rozzo modo di entrare nelle stanze senza aspettare la magica parolina "avanti".

E' la signora Hudson.
"Non.. le ho detto che poteva entrare.."
Sono solo le 7, e la mancanza di sonno mi fa comunicare in un modo che io stesso fatico a considerare lingua parlata.
"Sherlock caro, non avrai mica passato la notte in piedi? Hai delle occhiaie impressionanti!"
Come sempre, ignora ciò che le dico.
"No, signora hudson." sorrido gentilmente.
Odio quando la signora Hudson si impiccia dei miei affari, fa domande stupide, si comporta da madre apprensiva o qualunque altra cosa lei faccia in genere, ma decido che se sto diventando una persona con dei sentimenti, devo almeno provare ad essere coerente rispettando quelli altrui.
"Ne sei certo? Non vedo certe occhiaie su un uomo dai tempi in cui i-"
"Assolutamente. Ho dormito alla perfezione, anzi forse avrei dovuto dormire meno." Così dicendo mi alzo, prendo il cappotto e inizio a sistemarmelo addosso, mentre lei, con la solita petulanza di sempre, mi segue per tutto l'appartamento.
"Vai da John?"
Sento il cuore mancare un battito, ma riesco a far finta di nulla.
"No. Le serve che gli porti qualcosa?"
"Oh, no. Non chiedevo per quello Sherlock, è che stavo pensando che forse ti ho influenzato troppo con il mio discorso sulle amicizie dopo il matrimonio. E' per questo che lo eviti?"
"Signora Hudson, non c'è niente e nessuno che io stia evitando. Oltretutto come le dissi la prima volta che abbiamo toccato l'argomento, non sono d'accordo con lei. Gli amici restano amici, prima e dopo le nozze."
"Ma allora perché non va-"
"Maledizione, non ci vado perché trovo giusto che abbia del tempo con la sua nuova famiglia! Le è così difficile da capire?!"
Alzo la voce, come spesso accade, mentre lei si zittisce.
Rimango per un attimo incerto per poi dirigermi verso la rampa di scale, quando sento la sua mano anziana toccarmi la schiena.
Mi volto, trovandola a sorridermi come sempre, incurante di quanto accaduto nemmeno due minuti prima.
"Sherlock, sono felice che tu sia a casa."
"Cosa?"
"Sono felice che tu sia a casa. Senza te e John l'appartamento era diventato orribile, così buio e silenzioso... sono felice che almeno tu sia qui. Devo ammettere che non ho fatto coprire i buchi da proiettile nelle mura perché erano una delle poche cose che mi erano rimaste di te" rise.
Non sono mai stato bravo nei discorsi sentimentali, ma cerco di improvvisare.
"Anch'io sono felice di essere tornato."
Non sarà la frase più poetica del mondo, ma in fondo non importa.
Mi guarda un'ultima volta, togliendo la mano dalla schiena, quasi a darmi una tacita autorizzazione ad andarmene.
Scendo velocemente le scale e mi catapulto fuori da quel piccolo universo che è il 221B.
Le persone in strada sono sempre numerose, tutte indaffarate e tutte poi così anonime. La strada non è cambiata di molto dalla prima volta che venni qui, eppure l'atmosfera non è più la stessa.
Cammino velocemente, fino ad allontanarmi di molto da Baker Street, prenderei un taxi se solo sapessi dove andare.
Analizzo chiunque mi passi davanti ma risulta tutto maledettamente inutile e noioso.
Donna sposata, con due figli, uno dei due è al liceo, l'altro forse è andato via. Uomo d'affari, sposato ma con il vizio dell'adulterio, ragazzina al secondo anno di liceo, origini portoghesi, ragazzo tossicodipendente ma in riabilitazione.
Eppure, niente di interessante.
Ovviamente non sia mai che ora che sono tornato succeda qualche bell'omicidio seriale o che Mycroft riesca ad alzare quel suo oceanico fondoschiena per propormi qualche caso interessante, siamo forse impazziti?
Il destino di Sherlock Holmes è di annoiarsi a morte, sparare colpi al muro e dire alla Hudson di farsi i fattacci suoi, logico.
Mi accendo una sigaretta, l'unica vera pausa da questo flusso continuo di stupidità e noia che mi travolge di giorno in giorno. Forse il lato positivo dell'essere tornato un lupo solitario è che John non è più qui a controllare se compro sigarette o a contarmi i cerotti alla nicotina.
Ma poi, accade l'inaspettato, o meglio, quel genere di inaspettato che attendevo da giorni.
"Nuovo messaggio da: Mycroft Holmes
Mi servi. Sali in macchina.
Non disturbarti a dirmi dove ti trovi, lo so già."


Diamine Mycroft, ti capita mai di pensare che non amo essere oggetto di stalking?
Ops, errore mio.
Dimenticavo che dei fratelli Holmes non è lui quello pensante. 

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