LA CHIAMATA DEL DRAGO
Quattro giorni dopo, Merlyn entrò finalmente nella cittadina dove al centro sorgeva il castello di Camelot.
La gente andava e veniva, una fiumana di persone che stupì sinceramente Merlyn, non abituata a una folla del genere.
Chiese indicazione ad una guardia per lo studio del medico di corte, Gaius, e ringraziò con un sorriso quando ricevette l'indicazione dovuta.
Seguendola, giunse ad una stanza, piena di libri ed ampolle strane.
Vide infine una persona in piedi su una traversa. "Ehm. Gaius?"
Mentre si girava, l'anziano medico perse l'equilibrio e, presa dal panico, Merlyn rallentò il tempo con un lampo dorato degli occhi e, con un secondo pensiero, spostò il letto infondo alla stanza sotto il parapetto, rilasciando poi il tempo e facendo cadere sul morbido l'anziano uomo.
"Come... come hai fatto, ragazza?" "Io... io non so cosa sia..." "Dove hai imparato la magia?" "No, io non la conosco, non so...." "Ti prendi gioco di me, ragazza?" "Cosa volete che vi dica?" "La verità!" "Non ho mai studiato, sono nata così." "Nah, è impossibile!"
Dopo qualche momento, l'uomo guardò di nuovo Merlyn.
"Tu chi sei?" "Ah, io ho... una lettera."
Con difficoltà, Merlyn passò la lettera che la madre le aveva affidato da dare al medico.
Gaius la prese, anche se disse subito. "Non ho i miei occhiali."
"Sono Merlyn." "La figlia di Unith!"
Un sorriso apparve sul viso della ragazza, mentre confermava, per congelarsi quando il medico disse. "Ma non dovevi arrivare mercoledì?"
"Ehm... oggi è mercoledì." "Ah."
Il silenzio scese momentaneamente sulla coppia, prima che il medico sorridesse alla giovane dicendole. "Beh, sistemati pure in quella stanza lassù."
Merlyn annuì, prima di fermarsi all'inizio delle scale per chiedere, spaventata. "Voi non direte a nessuno del..?"
Gaius la rassicurò all'istante. "No." Merlyn gli sorrise, voltandosi per continuare a salire le scale, quando la voce del medico la fermò. "Anche se... dovrei dirti grazie."
Il sorriso che la ragazza lanciò all'anziano fu estremamente brillante.
Il giorno dopo, Merlyn era impegnata nella distribuzione delle medicine che Gaius doveva spedire all'interno del castello. Quando raggiunse la stanza di quella che era Lady Morgana, trovando la porta aperta entrò senza bussare.
La lady, voltata di spalle ed impegnata nello svestirsi, disse. "è un vero gradasso, ma..."
Sentendo una fitta al polso, Merlyn spalancò gli occhi: di tutti i modi in cui avrebbe immaginato di incontrare una delle sue anime gemelle, il pensiero che fosse così non le era mai passato per la mente.
"Questo non me l'aspettavo." Commentò la ragazza, sorridendo quando l'altra si voltò a guardarla, stupita ma sorridente.
"Sei una delle mie..." "A quanto pare, mia signora." Merlyn le fece un inchino, ma la lady le si avvicinò subito, facendola alzare. "Nessuna di queste cose. Come ti chiami?" "Merlyn, mia signora." "Sono Morgana. Piacere di conoscerti."
Merlyn le sorrise, prima di passarle la pozione che le aveva affidato Gaius. "Dal medico di corte." "Sei una nuova serva?" Chiese confusa la nobildonna, accettando comunque la medicina. "Niente affatto, mia signora. Sono una nipote di Gaius, vengo da Ealdor." "Non è nel regno di Camelot." "Infatti. Vivevo con mia madre, ma ha voluto farmi venire ad aiutare Gaius a svolgere i suoi doveri."
Merlyn risolve un inchino alla donna, che annuì sorridendo. "Piacere di conoscerti, allora. Sei un'apprendista di Gaius?" "Più come un fattorino, per adesso, ma non è un problema. Anzi... è piacevole aiutare le persone, anche nel mio piccolo." "Sei straordinaria."
Merlyn rise, chiaramente in disaccordo. Morgana riprese. "Non vorrei trattenerti, ma... serve una mano?" "In realtà... potreste dirmi come raggiungere Sir Ulfrich? Devo consegnargli delle medicine e mi sono persa un paio di volte..."
Morgana rise, e Merlyn trovò quel suono estremamente musicale.
"Certo. Quando raggiungi la piazzetta, sali sulle scale a destra del grande portone. Al primo piano troverai Sir Ulfrich."
Merlyn si inchinò alla donna, ringraziandola per l'aiuto. Morgana scosse la stessa, incitandola a proseguire nel suo dovere e promettendole che sarebbe andata a trovarla.
Dopo aver terminato tutte le consegne del medico, Merlyn ricevette il permesso dall'uomo di esplorare da sola il castello, per familiarizzare con i numerosi corridoi e scalinate che lo costituivano. Merlyn accettò con gioia la pausa, affrettandosi ad uscire dalla stanza del cerusico e andando verso la piazzetta centrale.
Lì, però, scoprì che quello spiazzo verde era usato dai cavalieri per allenamento e, andando contro tutti i principi che la madre le aveva insegnato fin da bambina, si fermò per vedere le loro azioni.
Quello più avanti di tutti, con in mano dei coltelli da bersaglio, guardava un povero servitore spaventato. "Dov'è il bersaglio?" "Lì, mio signore." "In piena luce? Spostalo."
Il servo si affrettò ad obbedire, e il biondo sorrise agli altri cavalieri dicendo. "Adesso gli do una lezione."
Lanciò il coltello mentre il servo correva, spaventandolo e incitandolo a continuare a correre.
Quando, purtroppo, il servo perse l'equilibrio, Merlyn disse al biondo. "Basta così, amico."
Il biondo sussultò, confondendo estremamente la ragazza che non si aspettava una simile reazione da un cavaliere per le parole di una comune contadina.
"Scusa ma... ci conosciamo?"
La clavicola sinistra della ragazza si riscaldò, e lei sospirò, sentendosi nauseata dalla prospettiva che una delle otto persone che sarebbero state per sempre al suo fianco era quel pallone gonfiato.
"Merlyn." La ragazza tese la mano al biondo, che ormai era davanti a lei. "Quindi non ci conosciamo." "No" "Eppure mi hai chiamato amico." "Sì, è stato un mio errore."
Il biondo annuì, dicendo. "Lo penso anche io." "Non ho mai avuto un amico che fosse un tale asino."
Merlyn si stava per allontanare dal ragazzo, che, ridendo lo fermò. "Nè io una che fosse così stupida."
Si avvicinò a lei, guardandola negli occhi. "Dimmi, Merlyn... Sai camminare sulle ginocchia?" "No, temo di no." "Vuoi che ti insegni?" "Non lo farei se fossi in te." "Ah no? E per quale ragione?"
"Non ne hai idea."
Il biondo allargò le braccia, incitandola. "Avanti, fa vedere." Vedendo che Merlyn non agiva, disse. "Muoviti."
La ragazza provò a colpirlo con un pugno, venendo ovviamente fermata dal biondo. "Ti farò mettere nelle scorte per questo." "Ma chi diavolo sei?" "Il figlio del re. Arthur."
Merlyn fece un gemito.
Arthur la portò personalmente nelle segrete e, vedendola osservare la parete sospirando, chiese. "Si può sapere che hai?" "Gaius mi aveva detto di non mettermi nei guai. E neanche un'ora dopo mi sono fatta mettere nelle segrete." "Conosci Gaius? Come?" "Ah, è mio zio."
Arthur annuì, prima di allontanarsi dalla cella e sospirare. Aveva incontrato la propria anima gemella, platonica come aveva compreso subito, e la prima azione che aveva fatto era stata offenderla e chiuderla in cella. Un bellissimo primo incontro.
Fermò una guardia, dicendogli. "Avvisa il cerusico di corte che il suo reparto è stato rinchiuso in cella."
La guardia si affrettò ad obbedire, ed Arthur si diresse dal padre, per chiedergli di lasciare andare la ragazza, anche con una piccola umiliazione.
Merlyn non era per niente contenta.
Prima aveva incontrato una sua anima gemella e aveva scoperto essere la pupilla di Uther Pendragon. Poi, dopo nemmeno un paio di ore, aveva scoperto che la seconda delle otto era il figlio di Uther Pendragon. E, dopo essere stata chiusa nella cella da suddetta anima gemella, suo zio era arrivato e, dopo aver parlato con il re, aveva ottenuto di lasciarla andare. Ma, ovviamente, Uther aveva richiesto una piccola umiliazione della ragazza.
Adesso, la povera donna era stata messa alla gogna, con i capelli davanti al volto e i cittadini che le tiravano la frutta marcia addosso.
Un bellissimo passatempo se eri quello a lanciare la frutta, un po' meno piacevole se ti arrivavano addosso quei frutti dall'odore nauseabondo.
Più che umiliante, Merlyn lo trovava disgustoso.
Durante una delle pause, una bellissima ragazza le si avvicinò, e Merlyn si fermò dal tentativo di sputare i propri capelli dalla bocca.
"Sei stata estremamente coraggiosa."
Il polso sinistro bruciò, e Merlyn sussultò, lasciando Gwen confusa fino a quando Merlyn non disse. "Questo è imbarazzante."
Gwen sorrise alla ragazza, sentendo il proprio avambraccio riscaldarsi.
"Sei la mia seconda. Lady Morgana è stata la prima." "Lady Morgana è davvero strabiliante, l'ho conosciuta." "Sono la sua serva. Mi chiamo Gueniviere, ma quasi tutti mi chiamano Gwen." "Merlyn. Anche se quasi tutti mi chiamano idiota."
"Nono, ho visto quello che hai fatto. Sei stata molto coraggiosa." Merlyn le sorrise, dicendo. "Ma è stato stupido." "Beh, non potevi batterlo, ma lui è un vero arrogante. Sei stata brava a rimetterlo al suo posto. Ti hanno considerata tutti un'eroina."
Merlyn sorrise all'altra ragazza, estremamente soddisfatta di aver litigato con il principe ereditario.
Prima che potesse dire altro, vide con la coda dell'occhio i giovani arrivare con i cesti pieni di altri frutti marci. "Mi dispiace interrompere questo incontro, Gwen, ma i miei fan richiedono... la mia attenzione."
Gwen rise, affrettandosi ad allontanarsi dalla ragazza e dalla frutta.
Nel frattempo, Morgana osservava con un cipiglio la giovane ragazza essere il bersaglio della frutta marcia del mercato della settimana.
Arthur, vedendola, la raggiunse. "Morgana?" "Arthur, tu l'hai offesa e solo perché ti ha risposto l'hai messa all'umiliazione pubblica?"
Arthur sembrò confuso, prima di dire. "Ero confuso... lei è... la mia Anima Gemella, Morgana."
Morgana scoppiò a ridere, attirando lo sguardo del fratellastro.
"Morgana?" "Rido perché... lei è anche la mia." "Cosa?"
Arthur sbuffò divertito mentre vedeva la ragazza parlare con la serva della sorella.
"Sembra simpatica." Osservò il principe, indeciso. Morgana annuì, andando avanti. "Anche molto coraggiosa. Lo sai che ha viaggiato da sola, da Ealdor fino a qui?" "Ealdor è nel regno di Cenred." "Sua madre svolge il ruolo di medico in quel piccolo villaggio. A quanto ne so, aveva seguito la sua anima gemella fino a lì, ma poi si erano persi di vista, prima di potersi sposare." "Merlyn è nata fuori dal matrimonio?" Chiese Arthur, sentendosi angosciato all'idea.
Morgana annuì. "Lei non ha detto niente, ma credo che sia una delle ragioni che ha spinto la madre ad allontanarla dal villaggio natio. In una cittadina come Camelot non tutti potrebbero conoscere questa verità, o potrebbero dimenticarsene. Ad Ealdor lo sapevano tutti e non deve aver avuto vita facile. Anche se i suoi genitori erano anime gemelle." "Non deve essere stato facile." Morgana riportò lo sguardo sulla ragazza, che stava agitando la mano per salutare la propria serva, mentre veniva bersagliata dalla frutta marcia.
"No, non deve averla avuta."
Dopo essere sciacquata in un catino che una anziana signora le aveva portato, con un sorriso divertito in volto, Merlyn si diresse verso casa di Gaius, corrugando la fronte davanti a un bivio.
"Da lì vai al mercato."
Si voltò, vedendo Arthur e Morgana guardarla. Inchinò la testa verso la donna, dicendo. "Lady Morgana! Bellissimo rivedervi!"
Lei rise, ancora di più mentre Arthur sospirava per essere stato ignorato. "Dove volevi andare?" Chiese Morgana alla ragazza che, sorridendo, disse. "A dire il vero, volevo della frutta. Magari non marcia."
Morgana scoppiò a ridere, scuotendo la testa per l'umorismo della giovane.
Arthur sbuffò, dicendo. "Non pensavo che mio padre avrebbe richiesto quell'umiliazione, mi dispiace." "Nessuno problema, altezza. Della frutta addosso non è niente di che."
Morgana e Arthur si scambiarono uno sguardo, come avendo una conversazione silenziosa.
Morgana poi disse. "Se dovesse servirti... qualsiasi cosa, non esitare a chiedere a qualcuno di noi, va bene? Per Anime Gemelle è... quasi doveroso."
Merlyn annuì, sorridendo grata alla nobildonna, prima di pensare a come spiegare ai due che aveva un numero leggermente alto di anime gemella. Quando aprì la bocca per farlo, il gruppo venne interrotto da Gaius, andato alla ricerca della nipote.
"Chiedo scusa, altezza. Sono venuto a cercare Merlyn, mia nipote." Con un inchino, Gaius condusse Merlyn lontano dai due nobili, continuando a rimproverarla fino a che non giunsero nella casa.
"Adesso, pulisci la vasca delle sanguisughe, Merlyn, e non uscire fino a che non ti dirò che puoi farlo."
Merlyn sospirò infelice ma preferendo obbedire al vecchio zio piuttosto che farlo arrabbiare ulteriormente.
Fortunatamente quella sera ci sarebbero stati i festeggiamenti con il canto di Lady Elena, e Merlyn sperava di usare la serata per avvicinarsi ai due nobili e alla serva per confidare loro quel particolare segreto.
Preso posto su delle scale nascoste, Merlyn poté vedere direttamente Uther Pendragon sedere tra i suoi due figli, entrambi sue anime gemelle. Riflettendo sull'ironia della sorte, Merlyn vide con la coda dell'occhio una bellissima donna prendere posto sul palco. Uther Pendragon iniziò a parlare.
"Da venti anni abbiamo purificato le nostre terre dalla magia e dalla stregoneria. Questi anni di pace hanno portato molte gioie e gratificazioni, ma poche di queste possono competere con la voce di Lady Elena."
Con l'applauso della corte riunita, il re si risedette, e la nobildonna iniziò a cantare.
Merlyn socchiuse gli occhi, chiamata in qualche modo dall'angelico canto, non nella lingua conosciuta a Camelot, forse nella lingua parlata nel regno della nobile.
Dopo qualche parola, Merlyn si rese conto di riconoscere istintivamente alcune parole, parole che non avrebbe dovuto conoscere poiché di un regno straniero. La seconda cosa che notò, fu che quasi tutti gli altri presenti cominciavano ad addormentarsi, e che la nobile, scesa dal palco e avvicinatasi al tavolo dei tre regnanti, fissava Arthur Pendragon mentre estraeva un pugnale dalla manica.
Capendo che stava agendo una magia potente, Merlyn si tappò le orecchie, ricercando un modo per fermare il canto della donna.
Alzando lo sguardo, la vide passare sotto un candelabro, fermandosi sotto lo stesso.
Un lampo dorato degli occhi blu della ragazza fu sufficiente perché il fermaglio che lo sorreggeva si spezzasse e crollasse sulla nobile, fermandone il canto e facendola cadere per terra.
Non appena il canto terminò, i nobili cominciarono a risvegliarsi, ed Uther e il figlio Arthur si alzarono per vedere Lady Elena diventare una vecchia rugosa e per niente affascinante.
Quella si sollevò abbastanza da scagliare il pugnale contro Arthur, troppo veloce per essere fermata da alcuno.
Merlyn agì senza riflettere molto: un lampo dorato e il tempo rallentò così come aveva fatto nel suo primo incontro con Gaius.
Corse, afferrando per le maniche l'erede al trono e spingendolo poi a terra insieme a lei.
La donna fece in tempo a vedere il fallimento delle sue azioni prima di spirare.
Mentre Arthur e Merlyn si rialzavano, la ragazza imbarazzata per l'attenzione nei suoi confronti, Uther si avvicinò alla coppia, guardandola seriamente. "Hai salvato mio figlio, i debiti vanno saldati." "Voi non dovete, altezza." Merlyn chinò il capo, spaventata dall'attenzione rivoltale dal re.
Arthur intervenne, a bassa voce. "Padre, è la persona della quale vi ho parlato."
Uther comprese subito riguardo a cosa: quella che aveva davanti era il reparto di Gaius, medico di corte, e anche anima gemella, fortunatamente platonica, del figlio.
La decisione venne presa facilmente. "Insisto. Riceverai una grande ricompensa. Da oggi in poi sarai servitore reale, il servo di mio figlio Arthur."
Mentre si voltava per sentire i festeggiamenti, Merlyn sussurrò. "Posso ancora scegliere di non essere ricompensata? E solo io mi chiedo che razza di ricompensa sia? Gli salvo la vita e gli devo fare da servo?"
Arthur le diede un colpo sul braccio, nascosto agli occhi della corte. "Non farti sentire da mio padre, Merlyn, se ci tieni alla testa. Alla fine dei festeggiamenti, vieni nelle mie stanze. Morgana voleva parlarti."
Merlyn annuì, congedandosi con un inchino del capo e affrettandosi verso Gaius.
Lei e il cerusico si allontanarono insieme dalla festa, ma Merlyn intravide Gwen e si scusò con il medico, correndo verso di lei.
"Sei stata ancora più coraggiosa! Hai salvato la vita di Arthur!"
Merlyn sorrise, prima di farsi seria e dire. "Gwen, io... devo dirti una cosa molto... importante." "Puoi dirmi tutto, lo sai." "La verità è che... io ho otto anime gemelle." "Cosa? Otto, ma..."
Merlyn annuì, indicando il proprio abbigliamento. "Per questo sono vestita così, per nasconderli. Posso dirti che ho già incontrato tre delle otto persone. Oltre a te, c'è anche Morgana e Arthur, a quanto pare."
Gwen sorrise, dicendo. "Non mi sorprende. Sembri una persona estremamente gentile e leale. Avere così tante anime gemelle non ti metterà in pericolo, non da parte mia, almeno. E troverò un modo per nascondere i tuoi marchi al meglio."
Merlyn le sorrise, ringraziandola con un cenno del capo.
Poi, sussultò quando vide due guardie passare loro vicino. "Non dirlo..." "Lo so, non temere. Ma ad Arthur e Morgana..." "Oggi glielo dirò. Avevo provato prima, ma siamo stati interrotti. E non posso farlo scoprire ad Uther, morirei." "Lo so. Motivo per cui non dirò niente. E sono sicura che nemmeno Morgana lo farà."
Merlyn sorrise, prima di dire. "Sai dove... dove sono le stanze di Arthur?"
Gwen annuì, indicandole la strada e facendola impallidire. "Ci metterò un'eternità a raggiungerle. Corro!"
La ragazza cominciò a correre, seguita dalla risata dell'amica.
Dopo due piani di scale e numerosi corridoi, Merlyn entrò nelle stanze di Arthur, senza bussare e richiudendo la porta dietro di sé.
"Dovresti bussare."
Merlyn annuì, chinandosi in avanti mentre recuperava il respiro. Morgana scoppiò a ridere, mentre anche Arthur sbuffava divertito. "Ti sei persa?" "Svariate volte, sì. Questo castello è un labirinto."
Morgana disse. "Merlyn, ho chiesto di parlare con te per chiederti una cosa. Prima che arrivasse Gaius sembrava che tu... volessi dire qualcosa, ma..."
Merlyn annuì, dicendo. "Sì, io... c'è qualcosa." Dopo essersi morsa il labbro, Merlyn proseguì. "Io ho... ho otto marchi, non solo due. Mi dispiace, non posso controllarli e..."
Morgana la fermò, dicendo. "Quanti ne hai incontrati?" "Solo tre." "Chi sarebbe la terza?" Chiese Arthur, preoccupato e geloso al contempo di condividere la propria anima gemella con altre sette persone, tra cui la sorella. "Gwen."
Morgana annuì soddisfatta. "Prevedo molte giornate con solo noi tre donne, Merlyn." "E la cosa mi spaventa enormemente." Dissero in coro Merlyn e Arthur, facendo sospirare Morgana.
Vedendo la nobildonna perfettamente a suo agio con la notizia, Merlyn guardò Arthur, spaventata. "Posso ipotizzare perché tu ne abbia così tante. Ma sei la mia anima gemella, e io non ho prove della cosa. Quindi non agirò in quel senso. Quello che posso fare è non avvertire mio padre della questione, ma se dovesse vederli per conto proprio non potrei fare alcuna cosa per proteggerti, Merlyn. Spero che tu ne sia consapevole." "Grazie, sire, io..." "A due condizioni, però." "Quali?" Chiese Merlyn, improvvisamente spaventata. "La prima, è mio desiderio conoscere le tue altre anime gemelle non appena le incontrerai e dovranno essere consapevoli della tua situazione. In secondo luogo, in privato non voglio avere formalismi. Mentre davanti agli altri membri dovrai essere rispettosa e quasi invisibile."
Merlyn annuì entusiasta, inchinandosi e ringraziando profusamente il biondo.
Morgana la guardò stupita. "Posso sapere perché tua madre ti ha allontanato dal regno di Cenred dove avere molti marchi non è un problema e ti ha mandato qui?" "Mi sono chiesta la stessa identica cosa. Credo fosse perché Ealdor è un villaggio molto piccolo e qui era l'unico posto dove conosceva qualcuno che potesse badare a me."
Arthur annuì, dicendo. "Hai ampiamente dimostrato di aver bisogno di molto aiuto."
"Ehy!"
Merlyn guardò offesa il principe, che sorrise, dicendo. "Domani mattina ti spiegherò quali sono i tuoi doveri. Per adesso puoi tornare da Gaius e rassicurarlo della tua sicurezza presso il mio servizio." "Dubito anche di questo. Non dai l'aria di offrire molta sicurezza." "Sono il principe ereditario." "Sei quasi stato pugnalato da... chi era quella?"
Merlyn era confusa, non avendola vista nei due giorni.
Morgana sembrò triste, dicendo. "Uther ha ucciso il figlio, colpevole di aver riparato con la magia parte della casa. Lei ha promesso vendetta, un figlio per un figlio." "Ma... la vera Lady Elena? L'hanno... cioè..." "Credo che sia morta. Ho mandato una pattuglia a trovarla, cercandola lungo la strada di andata da qui alla sua dimora. Speriamo di trovarla ancora in vita, anche se ovviamente le speranze sono molto basse."
Merlyn abbassò lo sguardo, consapevole che la ragione per cui la magia fosse ancora proibita era anche per colpa di quelle persone che la adoperavano per ricercare vendetta e morte.
Arthur parlò, guardando con aria assente fuori dalla finestra. "Personalmente non avrei mai giustiziato quell'uomo, solo per aver usato la magia a fin di bene. La madre, d'altro canto, ha usato quello stesso mezzo per ferire molte persone, incantandole. Non potrei mai sopportare tale azione impunita."
Il respiro di Merlyn saltò. Non sapeva se Arthur sapesse di lei, di quello che poteva fare o che aveva già fatto, ma, a giudicare dallo sguardo che le lanciò dopo, qualcosa doveva sospettare.
"Domani mattina, non fare tardi."
Merlyn si congedò con un inchino, affrettandosi fuori dalle stanze e lasciando i due nobili a parlare tra loro.
Non appena riuscì a raggiungere le stanze del medico, Merlyn guardò lo zio, dicendo. "Gaius, ho otto anime gemelle, e tre di queste sono Arthur, Morgana e Gwen."
Gaius la guardò per un momento, prima di indicarle la sedia davanti a sé e dire. "Direi che è giunto il momento di una lunga discussione, ragazza."
Merlyn, con un sospiro rassegnato, si sedette dove indicatole, pronta a subire la lunga conversazione che sarebbe arrivata senza ombra di dubbio.
Angolo autrice.
Quindiii. Incontro con le tre anime gemelle, perfetto. Il drago non è comparso, ma fa niente. Avrà presto una parte nella storia, non temete. Apprezziamo il lungo capitolo, che sarebbe il primo episodio della serie tv. Nel prossimo capitolo riassumerò i successivi... tre, sì. Quindi Valiant, il Segno di Nimueh, e il Calice Avvelenato.
Alla prossima!
By rowhiteblack
PS: Nel prossimo capitolo nessun incontro, purtroppo. I'm sorry for that.
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