12. College
Sbuffo a pieni polmoni quando appoggio un pesante scatolone stracolmo di vestiti sul materasso azzurro della mia camera. Mi guardo attorno ispezionando i blocchi spogli delle pareti e i mobili spartani ancora liberi da libri e vestiti. I due letti sono addossati contro le due pareti opposte e di fronte alla porta di legno, una piccola finestrella filtra la luce del Sole che scalda l'intero campus universitario. La mia futura compagna di stanza ha lasciato sparse sul pavimento scatole e valige pronte a scoppiare al minimo cedimento della cerniera. Mi stringo nelle spalle ammirando tutto il lavoro che dovrò fare e che mi occuperà tutto il pomeriggio. Mi volto quando sento uno sbuffo colpire i miei capelli.
-Questa era l'ultima- mi informa Harry riferendosi alla scatola che ha appena abbandonato nella mia parte di stanza. Lo ringrazio tirando le sue mani verso di me e poggiando i suoi palmi sui miei fianchi. Alzo lo sguardo per poterlo guardare negli occhi e lo bacio ridacchiando quando vengo punta dalla peluria leggera sul suo viso.
-Promettimi che appena tornerai a casa di farai la barba- ridacchio con le labbra ancora appoggiate alle sue, sbuffa seccato.
-E io che mi immaginavo un addio pieno di lacrime, tu che ti disperavi perché non volevi che io partissi o altro- sorrido anche se con qualche lacrimone pronto a correre lungo la mia guancia. Lo stringo più stretto possibile e cerco di imprimere sulla mia pelle il calore delle sue mani tra le mie scapole.
- Mi mancherai da morire- le mie parole escono attutite dal tessuto della camicia.
- Ci vedremo ogni volta che vorrai via Skype e verrò a trovarti ogni mese- mi allontano per vedere i suoi occhi sinceri che già mi fissavano da un'imprecisione quantità di tempo. Lo spingo verso il basso per poterlo baciare ma veniamo distratti dagli schiamazzi fuori dalla porta; nascosti dietro di essa i miei genitori e la mia migliore amica di ritorno da una piccola escursione per i dormitori.
-Questo posto è fantastico, non sai come ti invidio- mi scosto da Harry quanto basta per guardare in faccia la ragazza rossiccia, senza perdere però il contatto tra i nostri corpi. Annuisco con un sorriso malinconico sapendo che prima di un mese non godrò più di quell'allegria contagiosa.
-Lo è-
-Ehy, cos'è quel muso lungo? Ci sentiremo ogni giorno e mi racconterai tutto, anche di quel bocconcino con gli occhiali della stanza 264- mi esce una risata nasale a causa delle lacrime e della tristezza che sta per assalirmi completamente.
-E poi questo è il tuo sogno- le sue piccole mani si appoggiano sulle mie spalle e una sale ad accarezzarmi la guancia destra per ripulirla dal sale secco. Mi getto tra le sue braccia e scoppio a piangere silenziosamente.
-Sei la mia anima gemella- la sento stringere di più e posso giurare che prima di scostarsi da me si sia concessa qualche lacrima. Quando si stacca guardo i miei genitori che aspettano sull'uscio della porta.
-Vi conviene abbracciarmi prima che io mi sciolga tra le lacrime- non muovo un passo e aspetto di sentirli vicini.
-Mi mancherete- sussurro stringendo prima mia madre e poi mio padre. Mi sembra di vedere un piccolo luccichio negli occhi scuri di papà ma se ne esce da questa situazione abbastanza rapidamente.
-Io vi aspetto in macchina- dice rivolto alle altre tre persone nella stanza e se ne va lasciandomi un bacio pungente sulla guancia e in compagnia di Harry; l'unico che ancora devo salutare. Le due donne hanno seguito in fila indiana mio padre e ora nella stanza siamo solo noi due.
-Alle 18:00 ogni pomeriggio. Non più di mezz'ora di telefonata. Visite regolari. Mensili. Massicce quantità d'affetto. Non deve cambiare niente- le mie parole telegrafiche lo lasciarono inizialmente confuso per poi scioglierlo in un dolce sorriso.
-Perché non più di mezz'ora?- chiede sornione.
-Perché è il massimo che posso fare prima di avere un crollo emotivo sentendo la tua voce così lontana-
-Allora ti prometto che rispetterò i patti e che non potrai vedere la mia bella faccia per più di 30 minuti- sorrido. Devo essere orribile ora come ora. Col mascara colato, il naso rosso, la voce gracchiante, gli occhi lucidi e le guance porpora.
-Quindi ci vediamo domani alle sei?-
-Certo, a domani amore- indietreggia di qualche passo verso la porta mantenendo il contatto visivo.
-A domani, ti amo- apre la porta a fa per uscire prima di cambiare idea e chiudere la distanza tra di noi lasciandomi un ultimo casto bacio prima di uscire definitivamente dalla stanza.
Ci vediamo tra 23 ore amore mio.
Okay fa pena. Scusatemi ma è un periodo orribile tra verifiche e interrogazioni. Prometto che a partire da giugno la situazione migliorerà.
Auguri di buona vita.
-Georgia Olivia Rose.
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