Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

7. Mauve

La superficie immobile dell'acqua rifletteva la luce proveniente dalla finestra del salotto come uno specchio. Sembrava quasi che la bacinella contenesse una distesa di cielo. Non il cielo azzurro dei pomeriggi estivi, piuttosto quello cupo di una giornata nebbiosa. Quel tipo di giornata in cui ti sembra di camminare nel vuoto, circondato dal bianco più imperscrutabile e senza via di fuga.

In quel momento, di fatto, Cedar non si sentiva diversamente. Sapeva di non avere molte alternative. Posto davanti a un problema avrebbe sempre cercato di cavarsela da solo, con i propri mezzi, ma ci sono situazioni in cui l'orgoglio crea soltanto problemi, e il bugul si rendeva perfettamente conto di non potercela fare da solo. E, nonostante il fastidio, sapeva anche che l'unica persona in grado di aiutarlo era anche l'unica che avrebbe evitato con piacere.

Cedar si passò una mano sul volto e tornò a fissare la superficie riflettente di fronte a sé. Davanti ai suoi occhi, tuttavia, non trovò il proprio riflesso: da ore ormai quell'acqua era stata incantata e utilizzata come mezzo di comunicazione fra il bugul e alcune sue vecchie conoscenze. Doveva trovare delle informazioni, indizi, pettegolezzi, qualsiasi cosa potesse essere di aiuto alla missione. Era davvero disposto a tutto pur di ricevere un minimo punto di partenza da cui cominciare ad indagare.

Al fatto che tutto quel lavoro fosse stato inutile, Cedar preferiva non pensarci. Aveva speso l'intero pomeriggio in quel modo, seduto sul parquet scheggiato del soggiorno, una bacinella metallica davanti alle gambe incrociate e la sua Energia costantemente impegnata nel tenere vivo l'incantesimo. Era stremato e mortificato. Davvero non voleva arrivare a tanto. Non voleva dover ricorrere a lei, abbassarsi a chiederle un favore. Non era mai stato un tipo testardo, ma la sua era una questione di principio. Eppure, poteva forse sottrarsi al suo dovere? Aveva le responsabilità sulle sue spalle. I ragazzi erano fuori ad indagare dal mattino e lui non aveva ancora cavato un ragno dal buco. Non era da lui, affatto, e questo lo scocciava più di quanto fosse disposto ad ammettere.

Schiuse le labbra con fatica, ingoiando l'amaro che aveva in gola e schiarendosi la voce tenuta a lungo muta. «Mauve» disse alla fine, con un tono atono e perfettamente controllato, a dispetto del disordine nella sua mente. Si pentì di aver pronunciato quel nome nello stesso istante in cui lo fece, ma quel che era fatto era fatto. Ed era giusto così, tentò di convincersi.

Osservò con ansia il movimento concentrico del liquido, raggrumatosi in una spirale cangiante, un piccolo mulinello al centro del contenitore. Poi, l'immobilità tornò a regnare sull'elemento. L'unico cambiamento stava nelle immagini riflesse. Ora, più che a uno specchio, la superficie somigliava ad un vetro trasparente, oltre il quale si apriva un'altra stanza, in un'altra casa di un altro mondo. E, infatti, così era.

Mauve viveva a Faerie da sempre. Non si era mai spostata dalla sua baracca, nascosta fra i rovi dei boschi Unseelie, circondata e abitata da decine di corvi dal piumaggio nero e lucido. Il terreno circostante e gli stessi pavimenti della casa erano coperti dalle piume cadute, dai loro resti e, spesso, dai loro bisogni. Era un posto disgustoso e maleodorante, intriso di un'aura tetra e opprimente come il sacco sulla testa di un condannato a morte. Mauve era una fae di basso lignaggio, come dimostravano i suoi occhi completamente bianchi e il colorito verdognolo della sua pelle, ma possedeva un'intelligenza acuta, quel tipo di intelligenza che solo i pazzi possiedono. E Mauve non era mai stata sana di mente.

Lo spazio al di là del pelo dell'acqua era immerso nel buio, ma si potevano scorgere gli spigoli di un vecchio tavolo in legno e di vari soprammobili impolverati. I lucidi occhi dei corvi, appollaiati negli angoli della stanza, scintillavano sinistri in tutta quell'oscurità.

«Mauve» ripeté, stavolta con voce più flebile. I brividi gli correvano lungo la spina dorsale come un getto di acqua gelida. Cercò di non darlo a vedere. Avere paura di una vecchia, ecco a cosa si era ridotto.

Uno stridio si sollevò dal catino e si espanse per tutto il salotto. Una mano raggrinzita aveva spostato la sedia di fronte al tavolo e, poco tempo dopo, una donna anziana ci si sedette. Indossava un vestito grigio fumo, dello stesso colore dei suoi capelli sciolti. Cedar si concentrò sul ciondolo che indossava, un medaglione d'ambra con una piuma incastrata al suo interno, pur di evitare le pupille bianche e fredde della creatura di fronte a sé. Non erano nemmeno nella stessa stanza, ma la sensazione di disagio che riusciva a trasmettergli era la stessa per cui, anni prima, aveva deciso di tagliare i rapporti con la sua migliore informatrice.

«Cedar Fern. Quale onore. Pensavo ti ritenessi troppo superiore per rivolgermi ancora la parola.» Anche la sua voce era simile a ghiaccio. Nessuna emozione, nemmeno un pizzico di ironia. Il bugul continuava a pentirsi sempre di più di averla contattata.

«Ho... ho bisogno di un favore» si decise infine a dire, in un soffio, vergognandosi del suo stesso timore.

«Il grande consigliere di Sua Maestà chiede un favore a me? Deve essere il mio giorno fortunato.»

Cedar contrasse la mascella, irritato. «C'è poco da scherzare, Mauve. Immagino tu sappia cosa stia succedendo in entrambi i Regni. E conoscerai anche lo scopo del mio temporaneo trasferimento fra gli umani.»

La donna gracchiò una risata, un suono simile a quello prodotto dai suoi corvi domestici. «Dove c'è Haley Nightshade ci sono problemi, e dove ci sono problemi ci sono io. È ovvio che sappia di cosa vuoi parlarmi.»

«Meglio così. Dunque, cosa puoi dirmi?»

«Non ho intenzione di dirti nulla, Fern.»

Cedar arrossì di rabbia. Strinse i denti e fulminò Mauve con lo sguardo. «Non ti conviene scherzare con me, sono in missione ufficiale per conto della Regina Unseelie e...»

«E non vuoi fare brutta figura, vero? Povero, piccolo consigliere. Sempre alla ricerca di qualche riconoscimento, di un po' di gratitudine. Ma non preoccuparti, mi hai frainteso. Dirò quel che so sulla faccenda, ma non a te. Voglio vedere Nightshade.»

«Perchè?»

Mauve ghignò, incrociando le dita ossute fra loro. «Non sei nelle condizioni per fare domande. Portami qui il ragazzo e ne riparleremo.»

Cedar era ormai livido in volto, le sopracciglia aggrottate sullo sguardo cupo e sospettoso. «Tu non...» cominciò a replicare, prima di venire tuttavia interrotto dal cigolio di cardini arrugginiti.

Si voltò giusto in tempo per vedere Haley e Calum rientrare di corsa in casa. Il Seelie sembrava sull'orlo del collasso, o forse stava soltanto facendo il drammatico, come suo solito. Era difficile per Cedar comprendere alcuni comportamenti di quel ragazzo.

Haley, al contrario, era mortalmente serio. D'altronde, continuava a esserlo dal loro arrivo, ma questa volta sembrava avvolto da un'aura di tensione che prima non aveva. Il bugul capì all'istante che avevano trovato qualcosa. E, allo stesso tempo, si rese conto che non si trattava di nulla di buono.

Si alzò da terra, spazzandosi via la polvere dai pantaloni scuri e sforzando un sorriso rassicurante, come si confaceva alla sua figura. «Che succede ragazzi? Avete scoperto qualcosa?»

«Secondo te ci siamo messi a correre per la città come dei forsennati per vedere chi di noi due sarebbe morto prima?» rispose Calum acido, asciugandosi il sudore dalla fronte con fare plateale per rimarcare il concetto. Cedar lo ignorò, concentrandosi invece sull'Unseelie che, invece, era rimasto zitto.

«Haley...»

«C'è qualcosa di sbagliato nell'aria» si limitò a sibilare il ragazzo. Si stava guardando intorno con gli occhi assottigliati in due fessure, un leggero ringhio gli vibrava in gola senza che se ne rendesse conto. Non aveva mosso un passo da quando era entrato nella stanza.

Cedar sospirò, passandosi le mani sul volto stanco. La situazione gli stava sfuggendo di mano. Non era abituato a lasciarsi sopraffare dagli eventi, ma Mauve aveva il potere di farlo entrare nella confusione più totale. «Stavo parlando con... una vecchia conoscenza, diciamo così.»

Haley lo guardò fisso negli occhi, come se volesse leggergli la verità dalla sua stessa mente. Era inquietante il modo in cui, certe volte, osservava le persone. Lo stesso modo in cui un dottore analizza i suoi pazienti. «Chi è?»

«Non credo che tu la conosca» tentennò. «Ma vuole parlarti.»

Il fae inarcò un sopracciglio. «In realtà, volevamo prima parlare con te.»

«Sto tenendo aperta la comunicazione da troppo tempo, non reggerò ancora a lungo» si scusò il bugul. «Ha delle informazioni da darci, ma vuole rivelarle solo a te. Non chiedermene il motivo, non ne ho la più pallida idea.»

Lo sguardo di Haley si spostò verso la bacinella ancora abbandonata sul pavimento del soggiorno. Il ragazzo si morse il labbro inferiore, riflettendo su cosa fosse meglio fare. L'aura di quell'oggetto gli comunicava emozioni contrastanti, e fra tutte la più forte era una sensazione di fastidio, come se fosse profondamente sbagliato starle così vicino. Tuttavia, aveva degli indizi utili che, forse, si sarebbero incastrati con i pezzi che dall'incontro nel parco gli vorticavano in testa, senza nulla a cui aggrapparsi.

D'altronde, Haley non aveva mai avuto un vero istinto di autoconservazione. Si avvicinò con cautela allo specchio d'acqua, sotto lo sguardo più che apprensivo di Calum. Il biondo era rimasto fermo contro lo stipite della porta, le braccia sottili incrociate sul petto come uno scudo. Poteva sentire tutta la sua disapprovazione bucargli la schiena, ma ciò non lo distolse dalla sua decisione. Si lasciò cadere a terra, per poi sporgersi sulla superficie riflettente. Una ciocca di capelli gli ricadde in avanti, provocando una serie di onde sull'immagine scura di una donna seduta. Lo stava fissando ora con un sorriso divertito, i denti più aguzzi del normale in bella mostra dietro le labbra fini. «Haley Nightshade. È da molto tempo che non ti vedo. Sei cresciuto.»

Haley si accigliò. «Non ricordo di averti mai vista.»

«Ciò non significa che tu non l'abbia fatto. Eri molto piccolo all'epoca. Tuo padre era un mio vecchio cliente.»

Il fae si tirò su di colpo al solo sentire nominare quell'uomo. Strinse i pugni sul tessuto dei propri pantaloni fino a farsi sbiancare le nocche, cercando di celarne il tremore. Sbatté le palpebre un paio di volte per cancellare i ricordi che gli si stavano palesando davanti agli occhi, un misto di suoni e colori che sperava di aver perduto per sempre. Odiava il modo in cui suo padre continuasse a condizionarlo dopo tutto quel tempo. Odiava non riuscire a superare i traumi che aveva subito, odiava essere ancora il debole ragazzino di anni prima. Il passato continuava a perseguitarlo.

Prese un respiro profondo, per poi riportare la sua attenzione sulle parole della donna di fronte a sé. Lei lo stava ancora fissando, ancora sorridente, terribilmente consapevole della tempesta emotiva che aveva scatenato nel giovane. Haley sperava che almeno Cedar e Calum, dietro di lui, non se ne fossero accorti. Non è saggio esprimere le proprie emozioni se non si è per primi in grado di sopportarle, si diceva sempre. Era in questo modo che evitava di ricadere nei propri errori.

«Non sono qui per parlare di lui o di me. Voglio sapere cosa hai da dire e ti consiglio di sbrigarti.»

«Non hai perso il vizio del comando, vedo. Ho sentito delle tue imprese come generale e doganiere. Quanto sangue hai versato, Nightshade?»

Haley digrignò i denti. «Ti ho detto...»

«Haley» lo riprese Calum. Il moro notò che il ragazzo si era spostato accanto a lui, ma abbastanza lontano da non essere inquadrato dallo specchio comunicante. Si stava tormentando le mani fra loro, palesemente in ansia. Ricordarsi le proprie priorità si ordinò mentalmente l'Unseelie. Non preoccupare a morte Calum è una di queste aggiunse poi, giusto per convincersi a lasciare andare la rabbia.

Espirò rumorosamente e rilassò i muscoli tesi, mostrandosi disponibile a un dialogo il più civile possibile. Calma. Doveva mantenere la calma. «Per favore» si obbligò a dire, «Abbiamo bisogno del tuo aiuto. In cambio, posso dirti ciò che io e Calum abbiamo scoperto per conto nostro.»

Mauve rise. «Dubito che voi bambini sappiate qualcosa che io ignori, ma apprezzo il tentativo. Vi dirò ciò che so. In cambio, Nightshade, mi dovrai un favore. Ma non pensarci, quando arriverà il momento lo saprai. Ora, da cosa vuoi che parta?»

Haley sapeva di essere stato messo al muro con quella semplice frase, ma ormai non poteva tornare indietro. Senza volerlo, si ritrovò a scambiare un'occhiata con Cedar, come a chiedergli il permesso per proseguire. Il consigliere lo affiancò in un istante. Pur non potendo interagire direttamente con Mauve, voleva almeno far capire a Haley che l'avrebbe supportato, in caso di bisogno. Il fae non glielo avrebbe di certo chiesto, ma si sentiva in debito con lui.

«Abbiamo origliato una conversazione, poco fa. Un fae di nostra conoscenza, Rhys Ehud, stava parlando con due ragazzi dai capelli rossi. Credo fossero umani, eppure non sembravano stupiti dalla forma fatata di Rhys, dunque dovevano per forza conoscerne la natura. Quel che mi chiedo è chi siano. Cacciatori? Mi sembravano fin troppo giovani. E, inoltre, erano convinti che Rhys fosse colpevole per una morte, o forse per tutte quelle che stanno avvenendo. Dicevano di averlo trovato coperto di sangue in un vicolo, ma lui affermava continuamente di non ricordare nulla. E non stava mentendo, non è un mezzosangue. Tu ne sai qualcosa?»

Mauve era rimasta immobile ad ascoltarlo fino a quel momento, le mani ora impegnate nell'accarezzare le piume lucide di uno dei suoi corvi, volatole in grembo. Alla fine del suo discorso annuì, come a confermare ciò che già sapeva. «Dici bene, Rhys non stava mentendo. Non ricorda davvero nulla. Eppure, sono certa che abbia compiuto almeno un omicidio negli ultimi giorni. Forse ha ucciso proprio quella ragazza che avete trovato davanti al vostro appartamento, ma questo non mi è chiaro. Mi hanno raccontato di averlo visto scappare nei vicoli della vostra città con le braccia e il petto sporchi di sangue umano. I due ragazzi devono averlo trovato poco dopo, quando l'effetto della possessione era già svanito.»

Cedar spalancò gli occhi. «Possessione?»

La donna annuì. «È un maleficio potente, per questo è spesso di breve durata e per questo immagino che Rhys abbia compiuto un solo omicidio, almeno quella notte. Il fae che lo ha comandato deve essere il responsabile della strage che sta avvenendo e, di fatto, deve essere parecchio abile ed esperto.»

«Oh, porco goblin» borbottò Calum dal suo angolino, le labbra imbronciate e le mani sollevate al cielo. Haley gli lanciò un'occhiataccia, prima di tornare a parlare. «Per quanto riguarda i due ragazzi?»

«Non so molto di loro. Sono bravi a restare nascosti, cosa che potrebbe confermare la tua ipotesi. Cacciatori, si direbbe. So che ce n'è un'intera famiglia nella zona, quindi l'età non è un deterrente. Potrebbe essere, sì.»

«Non sai altro?»

«Dipende da ciò che vuoi sapere tu.»

Calum raggiunse gli altri due davanti alla bacinella, incapace di resistere oltre alla curiosità che, pian piano, aveva preso il posto della paura. «Sai dove potremmo trovare Rhys? Parlandogli forse potremmo capirci qualcosa di più. Magari ricorda qualcosa, ma non crede sia importante» domandò dunque, sporgendosi oltre la spalla dell'amico.

Mauve lo squadrò con attenzione prima di aprire bocca, cosa che lo mise a disagio e lo convinse in un batter d'occhio a tornare al proprio porto sicuro. Ma, perlomeno, la donna si degnò di rispondergli. «Abita in città. È rimasto a dispetto delle disposizioni dei regnanti, il motivo non è certo. Non conosco il suo indirizzo, tuttavia immagino non sia difficile da trovare. Sapete meglio di me quale sia la sua dipendenza.»

Haley annuì. Per quel poco tempo in cui erano stati 'amici', come l'altro amava definirli, aveva avuto prova di quanto alcol quel fae fosse in grado di ingurgitare in una sola volta. Un motivo in più per tagliare i ponti con quell'individuo, si era detto il moro. Da ex doganiere reale e da figlio di un alcolista, non ci teneva a rimanere invischiato nei suoi giri clandestini di liquori a basso prezzo. «Ho notato alcuni posti in cui potremmo cercare. Andremo questa sera stessa in ispezione.»

«Yey!» esclamò Calum trionfante, beccandosi un'ennesimo rimprovero silenzioso.

Cedar non sembrava convinto. Lasciare andare i due ragazzi da soli, di notte, per le pericolose vie di Teorann non era esattamente il suo metodo preferito per tenerli in vita. Tuttavia, non poteva comportarsi come un padre apprensivo: erano colleghi, nulla di più. E da semplice consigliere, non aveva nemmeno il diritto di contraddire una figura come quella di Haley. Si decise ad annuire e a dare il suo tacito consenso alla missione di quella sera.

«Perfetto dunque. Ti siamo grati per l'aiuto» concluse Haley, apprestandosi a chiudere il collegamento. Aveva imparato a farlo tempo prima senza più avere l'occasione per utilizzare quella tecnica, ma ricordava ancora le parole necessarie come se non fosse passato neanche un giorno. Era uno di quegli incantesimi a cui aveva dovuto dire addio quando aveva intrapreso una strada completamente opposta a quella che avrebbe desiderato. Aveva dovuto dire addio a tante, troppe cose, in realtà.

Si stava ormai accingendo a riassorbire l'Energia residua rilasciata dalla fine dell'incanto, quando delle ultime parole si dispersero nella stanza, accompagnate dal gracchiare stridulo dei corvi. Delle parole che passarono inosservate agli altri due, ma che, come parassiti, si insediarono prepotenti nella mente di Haley.

Rimbombavano ancora quando, rialzatosi da terra, si chiuse a chiave nel bagno, con la scusa di doversi preparare per uscire. Continuarono nella doccia, dove si infilò per sciacquarsi di dosso quella patina di fastidio che l'aura di Mauve gli aveva lasciato sulla pelle. E anche quando, sollevando gli occhi cerchiati di nero sulla sua immagine riflessa nei vetri scorrevoli, gli tornarono in mente quelli bianchi e sinistri della vecchia fae.

Le sentiva ripetersi e ammucchiarsi nei suoi timpani, facendolo rendere finalmente conto del grande errore che, ancora una volta, aveva fatto. Si era fidato, di nuovo, e questo era ciò che aveva ottenuto. Scendere a patti con Mauve non era mai una buona idea.

Ricorda che mi devi un favore.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro