dziewięć
"Sai.. non possiamo più stare insieme" disse.
Parole che furono come un coltello girato e rigirato in taglio profondo sul cuore, ma senza affondare.
Fu un peso enorme da tenere, ma non poteva farci niente.
Non chiese spiegazioni, le immaginava.
Chiese soltanto un'ultima stretta di mano e camminò per le strade infreddolito dalla temperatura bassa.
Ma non era così bassa da far sorridere i bambini con i suoi teneri fiocchi di neve, ma lo era abbastanza da rendere gli occhi pesanti, le mani sembrano cubetti di ghiaccio e non le poteva muovere a suo piacimento.
Era tutto così buio, non c'era nessuno.
Era un paesino di anziani, non erano molte le giovani coppie che decidevano di rimanere e metter su famiglia lì.
C'era qualche bar, due supermercati ed una scuola materna/elementari. Poi dovevi viaggiare chilometri per poter permetterti uno studio più approfondito.
Però erano di campagna, quindi lo studio non veniva continuato da nessuno.
Sapevano tutti scrivere e leggere, ma non come poteva fare uno di Stoccolma.
Vagava, Vagava, vagava senza una meta precisa, tutte le strade gli parevano uguali, prive di colore e di personalità.
Ai bambini raccontavano che, arrivate le 20, non si poteva più uscire, perché un uomo, pieno di tagli e di coltelli, li avrebbe portati via.
Era un modo macabro e spaventoso per non fare uscire i ragazzini, presi dalla troppa paura dei racconti della nonna.
Ma un po' di verità c'era... era vero che girava un uomo così ed a suo tempo aveva rapito i bambini. Ma ancora non c'erano i fili elettrici, i lampioni.. era ancora tutto a candele e vassoietti di cera.
Ormai Sune non si preoccupava più di tanto, non era un bambino, era un ragazzino alto e bello.. ma anche gay.
Oh si, questo faceva scappare tutti, pure gli assassini, manco avesse la peste.
Il popolo l'aveva preso come un untore che perseguitava le strade, le campagne.. ma in generale il paesino.
Girovagando, si ritrovò davanti a quella che ogni ragazzo dovrebbe avere: la sua casa.
Lì aveva avuto una infanzia bella, tutto sommato.
Lì si trovano tutt'ora i suoi ricordi, incastrati in quelle piccole mattonelle che componevano il pavimento, tutte le corse a piedi nudi con i fratellini che lo inseguivano..
Sono piccoli ricordi quelli che si trovavano nella sua mente e che lo fecero riflettere al meglio.
Guardò la finestra del piano di sopra, una piccola luce era accesa.
Sicuramente era la sua vecchia lucina accanto al comodino, che amava tanto.
Ormai non era più sua, ma dei suoi fratelli.. e non era così triste od irritato al riguardo.
Anche perché lì starà aiutando a dormire, come avrebbe voluto fare lui...
Se solo non fosse gay.
Ma non era colpa sua, od almeno cercava di non caricare questo peso solo sulle sue spalle.
Vide un piccolo corpicino sgattaiolare fuori dalla porta di casa, cercando di fare meno rumore possibile.
Però non si accorse del ragazzo davanti e sbatté contro quel corpo così alto.
Si prese di panico è vero, ma non poteva rovinare così il suo piano, così si tappò la bocca per non urlare e cercò di capire chi avesse davanti.
"S-sune?"
Le lacrime scendevano copiosamente, in tutti e due i piccoli volti.
Nonostante non si vedessero da molto, si ricordavano perfettamente.
Si abbracciarono forte e Sune lo sollevò da terra per facilitare a tutti e due la riuscita di quel tanto agognato desiderio.
"Che ci fai qui?"
"Potrei chiederti la stessa cosa.. che ci fai fuori casa di notte? Mamma non ti ha raccontato la leggenda?"
Chiese Sune, ribattendo alla domanda del fratello.
Ovviamente si ammutolì, non poteva dire di non conoscere la leggenda.. ma proprio per quello voleva uscire di notte.
Era un tipetto coraggioso, molto di più dei suoi fratelli, uno che non crede a ciò che non prova lui stesso con facilità.
Sune lo sapeva e si mise a ridacchiare sottovoce, anche lui temeva di essere scoperto.
Si guardarono negli occhi, come se si dovessero dire mille cose.
"Ho capito. Vieni con me"
Prese anche Sune coraggio, non poteva lasciare quel birbante per le strade al buio, con quel freddo glaciale e la luna che manco si vedeva per le troppe nuvole.
E vagò nuovamente.
Ma non da solo, tra le mani aveva un piccolo corpicino ed una grande responsabilità.
Ma non era solo e questo.. gli scaldava il cuore.
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