Capitolo 2
<< Volete dirmi per quale motivo eravate su quell'albero a staccare le mele del mio frutteto? >> Cercavo di mantenere fermezza nella mia voce, ma mi risultava difficile davanti a questa spavalderia.
Il ragazzo si alzò e si pulì i vestiti, mi guardò e sorrise.
<< Anche per me è un piacere fare la vostra conoscenza, mademoiselle. >> e completò l'azione piegandosi in avanti a mo' di inchino. << Mi chiamo Damon, e voi piccola cerbiattina? >>
Dal suo viso non spariva quel sorrisetto e quegli occhi celesti nascondevano l'universo. Mantenni la testa alta, con fare superiore e risposi:
<< Non cercate di abbindolarmi con queste vostre lusinghe, a voi non serve sapere il mio nome, ma io esigo sapere il motivo di questa vostra sciocchezza, o sarò costretta a chiamare mia madre, e sappiate che lei è una donna tutto d'un pezzo. >>
<< Oh, no, vi prego perdonate la mia imprudenza, non capiterà più. Lo giuro sul mio onore e non avevo affatto intenzione di rubare le vostre preziose mele, mademoiselle. >>
Non mi staccava un attimo gli occhi di dosso, a tutti i costi cercava il contatto visivo e io lo sfidavo sostenendo il suo sguardo, con le mani fisse sui miei fianchi. Stavo quasi per ribadire quando venni improvvisamente interrotta.
<< Elisabeth! >> oh, no. Damon mi guardò soddisfatto, quanto avrei voluto toglierli quel sorrisetto di dosso.
Era possibile non conoscere un uomo e odiarlo già dal primo istante? Beh, a quanto pare era possibile.
<< Si madre? >>
<< Che cosa sta succedendo? E chi è costui? >> vide il suo abbigliamento e i suoi occhi si spalancarono.
<< Dovete venire da molto lontano, prego seguitemi. >>
Lui non rispose, ma annuì gentilmente e seguì mia madre. Maledizione, cosa aveva in mente mia madre? Perché aveva cambiato improvvisamente atteggiamento? Ahhhh, non la capivo per niente! A metà strada, Damon che era davanti a me, si fermò e girò all'improvviso. Mi raggiunse e mi prese una mano tra le sue. Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata. << E' un piacere conoscervi Elisabeth. >> disse per poi baciarmela. Credo che la mia faccia sia diventata rossa, cercai di riprendermi, ma evidentemente Damon si era accorto della mia reazione, infatti stava sorridendo compiaciuto. Tolsi la mano dalle sue e proseguii in avanti sbattendo la mia spalla contro la sua. << Il piacere è tutto mio. >>
Sentii la sua risatina, mentre lo sorpassavo. Arrogante. Entrammo in casa e mia madre lo fece accomodare al tavolo, offrendogli da bere, pure. Preparò un the. Si sedette e iniziammo a parlare. << Allora... avere un visitatore qui è una cosa rara.... e insolita, raccontatemi un po' di voi, sempre se non vi è di disturbo. >> continuava a sorridergli, perché gli sorrideva? Bene, sono felice di annunciare che la donna tutto di un pezzo che vi avevo descritto prima si è del tutto dissolta. Infatti al suo posto c'era una donna tutta emozionata come una bambina che deve andare al circo..... Patetica.
Per me lui era solo un bambino viziato.
<< Figuratevi, per me è un piacere raccontarvi di me, anche se ho paura che vi annoiereste... >> disse rivolto a mia madre, ma notai una rapida occhiata nella mia direzione,e un sorrisetto malizioso, nascosto. Sembrava anche divertito. Ma che c'aveva da ridere? Alzai gli occhi al cielo e lui soffocò una risata. Idiota. Ora so perché mia madre ha insistito per farlo entrare. Lui è americano, un visitatore e qua non ce ne sono da anni, in più mia madre ama viaggiare e noi non siamo così benestanti da potercelo permettere. Vorrà sapere tante cose sul mondo al di fuori delle nostra piccola cittadina, in fondo lo capisco, una passione rimane una passione.
<< Mi chiamo Damon , mio padre si occupa di scambi commerciali in America. I miei genitori sono entrambi americani e mia madre è morta quando ero piccolo. >> fece una pausa e si strinse le mani, gli occhi socchiusi come se stesse rivivendo un brutto ricordo. Ora, dalla prima volta che l'ho visto,mi sembra una persona normale. Ma questo momento dura molto poco, che vedo tornare quel sorrisetto a lato delle bocca. Che strano, per un momento mi era sembrato vulnerabile, doveva essere molto legato a sua madre.
<< Ho ventun anni, ed è da quando sono piccolo che mi muovo continuamente per l'America, non sono mai stato in un posto per più di un anno e quindi non ho fatto in tempo a farmi degli amici. >> Un velo di tristezza cala nei suoi occhi, e io mi sto commuovendo alla sua vista, non deve aver avuto un'infanzia facile e felice. Gira la testa di lato e mi guarda, sorride, è il primo sorriso sincero che vedo sul suo bellissimo viso e io gli sorrido di rimando.
<< Tuttavia questi continui movimenti non mi hanno tolto la possibilità di farmi un'importanza sociale, sono molto famoso in America, e anche in Inghilterra. >>
Ma che disgraziato che era! Era ovvio che con importanza sociale intendeva la sua fama tra le donne, ma mia madre non capiva? Si era portato a casa un pervertito! Io, indignata al massimo mi alzai furibonda dalla seggiola e presi a parlare cercando al massimo di trattenere l'astio di quel momento.
<< Madre, come potete vedere il sole sta calando, forse è meglio per l'incolumità di questo giovane uscire da casa nostra e cercare un luogo ove possa trascorrere la notte, prima che le bestie lo facciano loro. >>
Magari fosse stato aggredito dai lupi.
<< Oh, Elisabeth! Hai perfettamente ragione! >> finalmente mia madre aveva capito.
<< Non possiamo lasciare questo ragazzo lì fuori al gelo senza un riparo, se per voi va bene mi piacerebbe ospitarvi, purtroppo però non abbiamo stanze, l'unico posto è nella stalla, di sopra tra le balle di fieno. Se accettate vi verranno offerte lenzuola, coperte e cuscini con cui coprirvi. >> Damon che fino a quell'istante era stato in silenzio a osservarci, parve felicissimo della proposta di mia madre.
<< Voi signora avete un animo purissimo, che Dio vi benedica e io sono più che felice di accogliere questa vostra gentilezza. >>
Aspettate... CHE COSA?!! Non poteva essere... il mio orgoglio interiore stava pericolosamente oscillando.
Mia madre portò Damon nella stalla e gli consegnò le coperte, quando rientrò in casa mi chiese un favore.
<< Per favore Elisabeth, potresti portare il catino con l'acqua e la saponetta al nostro ospite? >> non potendo rifiutare annuii con la testa.
Entrai nella stalla e salii a fatica la scala con il catino in mano, Damon stava guardando pensieroso il paesaggio dalla finestra, ma non appena mi vide mi aiutò prendendomi di mano il catino, e io lo ringraziai essendo distrutta.
<< Ecco, a voi il catino con l'acqua e il sapone per fare i vostri comodi, domani mattina vi verranno dati vestiti puliti ma per il momento dovete tenervi questi. >> << Siete troppo gentili cerbiattina >> disse sorridendomi.
<< Si lo so, e non chiamatemi cerbiattina vi chiedo, questi modi insulsi di corteggiare sono antichi di millenni. >> risposi con aria risoluta. << Vorreste che io vi corteggiassi? >> << Per carità! Non era mia intenzione esprimere quel desiderio. >> << Ma quindi lo volete... >>
<< Non dite balzane, ora vi auguro la buona notte e vi prego di far tesoro di questo mio consiglio, state attenti a Ros, alle volte sa essere molto birichina. >>
Scesi le scale e stavo per chiudere la porta quando udii la sua risposta.
<< Birichine siete voi con questo vostro comportamento! E ora voi farete tesoro di questa mia promessa, inizieremo il corteggiamento domani e giuro sul mio onore che non smetterò fino a quando non mi concederete la vostra grazia. >>
Damon che ora aveva impresso in faccia un sorriso da ebete si sentii tirare i capelli da qualcosa, si girò e vide una capra intenta a togliergli tutti i capelli. Sorrise accarezzando la capra. << Oh, Ros. Non ci provare nemmeno. >>
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