CAPITOLO 4
Sally osservava gli dei. "Dunque... cosa sai dell'ultima impresa di Percy? Contro Prometeo." Disse Ade. Sally scrollò le spalle. "Non molto. Percy mi ha detto che una profezia lo coinvolgeva, come al solito, ma non era niente di pericoloso. Talia, Nico e Jason erano sempre con lui. Rimaneva un po' al Campo per sistemare le ultime cose e cominciava a preparare l'ammissione al college." "Tutto qui?" Chiese Zeus. Sally annuì. "Cosa non mi ha detto?" Poseidone si schiarì la gola. "Il Tartaro. Sally, Percy è stato nel Tartaro, per evitare che lui si interessasse alla Terra. Una specie di scambio, lui per il mondo." "Ma... lui è qui, no?" "Scommessa tra lui e la divinità. Ha vinto Percy, quindi è potuto uscire." Sally aveva abbassato la testa. Paul le posò una mano sulla spalla, mentre diceva. "Ma è terribile." "Purtroppo, non è tutto qui." Sally guardò Ade. "Cioè?" "Ha le allucinazioni, Sally. Percy continua a vedere il Tartaro. Non sta per niente bene." La donna cominciò a piangere silenziosamente. "Voglio parlare con lui. Adesso." Poseidone annuì. "Possiamo portarti al Campo." Zeus annuì. "Certamente, vieni, dammi la mano."
Sally guardò Paul. "Aspettami qui, okay? Devo parlarne da sola con Percy." Paul annuì. "Certo, Sally. Fammi solo sapere come sta." "Okay, andiamo."
Percy era seduto vicino al lago. "Perché siamo sempre qui da soliii? MI annoiooo" "Puoi stare per favore zitto? Mia allucinazione? Fammela godere e taci" "Ma Percyyy! Mi annoio! Guarda, lago, noia, albero, noia, spiaggia, noia. I tuoi amici ti evitano e gli dei oggi non sono venuti. Tu non parli, e io sono solo. Mia allucinazione, non tua. Non dimenticarlo!" "Sta zitto. Non sei reale, e io sono solamente pazzo. Era normale, non sono mai stato sano di mente, in fondo."
"Percy, ma che stai facendo?" Il ragazzo si voltò verso il padre. "Ehy, papà. Niente, borbottavo tra me e me. Che ci fai qui?" Poseidone indicò alle sue spalle. "C'è qualcuno per te." "Chi?" Percy si alzò e vide la madre, con le lacrime agli occhi. "Tesoro, vieni, parliamo un po'" Percy annuì, avvicinandosi alla donna.
Dopo essersi allontanati dagli dei, Sally disse. "Perché, Percy? Ho commesso qualche errore? Non ti fidi?" "No, mamma, non è per te. Io... non volevo farti preoccupare per niente. Pensavo... di poterlo gestire da solo." "Ma non mi hai detto niente del Tartaro, Percy." "Non volevo farti preoccupare, mamma. Insomma, hai dato praticamente diciassette anni della tua vita via per badare a me. Pensavo di poter evitare altro dolore per colpa mia." "Momento davvero toccante, devo ammetterlo. Il pathos non manca, anche se be'... non è molto importante cosa le dici, non è davvero qui" Sally lo guardò. "Dimmi cosa ti succede, Percy." "Non è un dolore fisico, mamma. Mentale, in realtà. Non so se quando parlo, parlo con qualcosa che è qui o che mi sto immaginando. Credo che adesso sono realmente pazzo, mamma. Ci sono riuscito, potremmo dire." "Lo vedi anche adesso? Sai che non è reale?" "Non lo sono?" "Lui dice la stessa cosa di tutto questo. Mamma, lo so che sono pazzo e che continuo a incasinare tutto, ma non devi preoccuparti." "Voglio aiutarti, Percy." "Come? Non so nemmeno come aiutare me stesso." "Così dolore, Percy. Colpa mia o ti sei reso conto che sei in trappola? Ammettiamolo, mi sto solo divertendo con te. Non sei libero, sei il mio topolino e io il gatto. Mi piace giocare, e il tempo scorre lentamente qui sotto" "Accetta l'aiuto degli altri e sfogati, Percy, sfogati! Non lasciare che la tua bontà sia la tua distruzione. Sei leale e vuoi aiutare i tuoi amici? Accetta il fatto che loro vogliono aiutare te." "Annabeth si sta unendo alle cacciatrici, mamma. La colpa è mia, ovviamente, ma... lei mi sta lasciando indietro. Perché gli altri non dovrebbero farlo?" Sally lo abbracciò. "Tesoro mi dispiace così tanto." Percy ricambiò l'abbraccio materno.
Gli dei guardavano la coppia allontanarsi, sospirando fortemente. Talia si avvicinò loro, dicendo. "Sapete, Annabeth non è più con Percy. Cioè, lo sapevate?" Ade annuì. "Percy ce lo aveva detto. Perché?" "Non... a Percy servirebbe davvero avere qualcuno con cui parlare, di cui si fida. Ma Annabeth era l'unica con cui aveva questa confidenza." Ade scosse la testa. "Non sapremmo come comportarci. Sally ora sta parlando con lui, ma... conoscendo Percy, non credo farà molta differenza." Talia annuì. "Percy vuole proteggere sua madre, dopo Gabe. Non so bene chi fosse, ma Percy dice che lui non vuole farla soffrire ancora." "Gabe è il suo patrigno." "Cosa gli è successo?"
"Sono pronta a tornare a Manhattan." Interruppe Sally i quattro. "Salve signora Jackson." "Talia, è un vero piacere vederti. Percy mi aveva detto che ti eri unita alle Cacciatrici. Ti trovi bene?" LA ragazza annuì. "Sì, grazie. Percy le ha detto altro?" "Riguardo a te o in generale?" "Entrambe, in realtà." "In generale mi ha parlato di cosa vede. Puoi aiutarlo, per favore?" "Non so se sono la persona giusta per questo. Annabeth lo era, ma..." Sally scosse la testa, sorridendo. "Talia, quando Percy mi ha parlato di te la prima volta, ha detto che avrebbe voluto avere un decimo del tuo coraggio. Sarebbe stato più bravo. E quando mi ha parlato della tua decisione, per la quale ti senti in colpa, ha detto che ti ammirava per aver seguito le tue aspirazioni. Ha anche detto che Artemide era fortunata ad avere te come luogotenente, perché sei coraggiosa, intelligente, potente e anche brava. Ha anche aggiunto spaventosa, ma non importa adesso." Talia arrossì, prima di chiedere. "Cosa sta cercando di dirmi, signora Jackson? Anch'io penso bene di Percy." "Lo so. Ma, sai... Stavamo dicendo che tutti hanno un proprio eroe, un modello da seguire. Tu sei quello di Percy. Quindi, puoi aiutarlo. Non è vero che Annabeth è l'unica che poteva aiutarlo. Anche tu, anzi più di Annabeth, perché Percy non crede di doverti proteggere. Sa che ce la puoi fare da sola." Talia annuì. "Io posso tentare, ovviamente. Voglio molto bene a Percy, anche se litighiamo un po'." "Sì, me lo ha detto." Sally sorrise, lanciando un'occhiata a Zeus e Poseidone, "Chissà perché" I due dei sorrisero colpevoli. "Andiamo, Sally?" Chiese Ade. La donna annuì, salutando con la mano il figlio.
"Davvero inaspettato, lo ammetto. Non pensavo che gli dei ti portassero qui tua madre" Percy lo ignorò, mentre era seduto sul suo letto, guardando lo scudo che il fratello ciclope gli aveva regalato per il diciassettesimo compleanno, in ricordo del primo scudo il semidio avesse mai avuto. "Comprendi? So che lo sto facendo io, ma in qualche modo mi sorprendo sempre. Non tanto, so quanto ci tieni a tua madre e visto che l'hai abbandonata per venire giù con me..." "Non l'ho abbandonata!" "Ora mi rispondi? Sai, non mi soddisfa molto questa nostra relazione... forse dovrei cominciare a giocare sporco." "Conosci altri modi di giocare?" "Mi sono comportato bene, fino ad ora. Ma... divertiamoci un po' di più. Ricorda, è solo colpa tua" Il Tartaro scomparve, lasciando il semidio a guardarsi intorno nervosamente.
Improvvisamente, delle fiamme lambirono il letto, e Percy saltò in piedi, allontanandosi da esso e avvicinandosi alla porta. Una figura, però, gli sbarrò la strada. "Tu... Bianca?" "Percy, è un po' che non ci vediamo, no? Più o meno da... ah sì, quando mi hai ucciso" "Non... non sono stato io, lo hai detto anche tu a Nico!" "L'ho detto solo perché Nico doveva fare quello che tu dicevi. Era per evitare che proseguisse su quella strada. Per evitare che tu facessi morire anche mio fratello, come hai fatto con me. Sbaglio, o avevi promesso che mi avresti protetto" "Smettila, non sei reale." "Non sono reale perché non vuoi sentire la verità. Credi di essere un eroe, Percy? Sei un essere spregevole, non puoi essere convinto del contrario. Sarebbe assurdo." "Piantala, lasciami stare, Tartaro!" "Ma lui non è qui. Siamo io e te. E i tuoi errori, le tue decisioni che mi hanno portato a morire! E non sono nemmeno l'unica, Percy. No, sei un eroe perché hai goduto delle nostre morti! Solo grazie a noi sei riuscito nelle tue vittorie, ma non hai mai fatto i nostri nomi! Ti sei preso la gloria e basta!" "Bianca, non è vero!"
Le fiamme circondarono il corpo della ragazza. "Cosa?" "Mi hai fatto morire una volta, guarda adesso che succede ancora" "NO!"
L'allucinazione finì, e le fiamme anche. Percy era in piedi, da solo, nella stanza. Si lasciò cadere di fianco alla porta, mettendo la testa tra le ginocchia. "Basta, basta... per favore, basta."
Angolo autrice
Scusate per la tristezza! Alla prossima
By rowhiteblack
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