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Verso la cima

"Dobbiamo riprendere il cammino, su forza."

Invitai Selma e Sum ad alzarsi mentre gli voltai le spalle cominciando a camminare.

"Aspetta" mi fermò Sum, mettendomi la mano sulla spalla che sentivo calda sotto il maglioncino. Mi voltai e incrociai il suo sguardo, potevo vedere il mio riflesso nelle sue iridi.

"Scusate, ma perché non ci teletrasportiamo? Eviteremo altra fatica e altri brutti incontri."

Non ci avevamo effettivamente ancora pensato, poteva funzionare oppure no, ma tentare non poteva certo farci male. Acconsentimmo, quindi ci mettemmo una fronte all'altra, Sum in mezzo a noi per non rischiare di rimanere lì da solo.

"Allora Selma sei pronta? Proviamo a pensare all'immagine che abbiamo visto sul libro."

"Ok!" mi disse Selma con una vocina emozionata

Ci demmo le mani chiudendo a cerchio Sum, lasciammo che le palpebre calassero sugli occhi e cominciammo a pensare, ad immaginare. Sentii le dita di Selma sempre più strette alle mie, sentii correre per le mani e via, via nelle braccia fino su nella testa, comme un soffio gelido, Contemporaneamente, avevo la sensazione che dai miei polpastrelli premuti sulle mani di Selma stesse confluendo in lei uno stesso soffio ma molto caldo.

Una sensazione strana, quasi fastidiosa, ma cercai di non staccare le mani mantenendo la concentrazione sull'immagine che mi ero fatta del paradiso delle streghe fino a quando il gelo si impossessò di ogni angolo del mio corpo rendendo il tutto insostenibile.

Una forza improvvisa staccò le nostre mani, sentii come una spinta potente in mezzo al petto che mi scaraventò, alzandomi dal suolo, a qualche metro di distanza, per poi lasciarmi cadere schiena a terra. Sollevai il busto semi stordita, aprii gli occhi e vidi che a Selma era toccata la stessa identica sorte. Sum era rimasto fermo, immobile al suo posto con gli occhi chiusi, non si era accorto di nulla.

"Allora? Ci state riuscendo?"

"Sum, riapri gli occhi, non ci siamo mossi di un passo, anzi a dire il vero tu non ti sei mosso, noi un piccolo volo lo abbiamo fatto" Mentre mi rialzai portai la mano sul fondo schiena che mi doleva per la botta.

Anche Selma una volta raggiunta di nuovo la posizione eretta si avvicinò a noi esclamando

"Ma cosa ci è successo? Tutto stava diventando incandescente!"

La guardai capendo che la sensazione che avevo avuto era corretta.

"Per me, al contrario, stava diventando tutto gelido"  replicai.

Ma cos'era successo? Ce lo domandammo entrambe. Che fossimo due facce di una stessa medaglia lo avevamo capito, che in noi c'era il bene e il male anche? Ma il caldo e il freddo? Cosa c'entravano? Non potevano essere accumunati al bene e il male perché, allora, c'era qualche cosa che non mi tornava. Quali poteri inconsci avevamo ognuna serbati dentro di noi? Ancora un sacco di domande senza risposte.

L'unica cosa certa fu che il teletrasporto non si poteva usare per raggiungere il paradiso delle streghe.

Eravamo dispiaciuti e visibilmente depressi. Ci toccava scarpinare ancora. Ma perché non potevamo usare il telestrasporto? Era così misterioso quel posto che mi faceva venire, ancor di più, la voglia di arrivarci quanto prima.

Mentre camminavamo, Selma sfogliava il libro avida di nozioni magiche, sembrava volesse recuperare quattordici anni di astinenza in un sol colpo. Lei stava qualche passo dietro di noi

"albero, spostati a destra"

"Sasso"

Io e Sum l'avvisavamo degli impedimenti che di tanto intanto incontravamo, lei alzava appena lo sguardo, evitava l'ostacolo e si rituffava nella lettura.

"Thera, guarda questo è proprio simpatico – Colpi a destra, colpi a sinistra, spari e fuochi in un batter d'ali ecco i colori dei fuochi artificiali" sopra le nostre teste cominciarono a esplodere piccoli fuochi d'artificio multicolori.

"Basta Selma, finiscila! Metti via quel libro, e cammina!" lo so forse mi rendevo antipatica, ma stava diventando impossibile proseguire a passo sostenuto con lei che ogni tre per due doveva essere avvisata sul percorso e altrettanto frequentemente, provava qualche stupido incantesimo.

Selma non si scompose, mise via il libro si avvicinò a noi sorridente, direi quasi raggiante, era davvero felice di essere una strega. Ogni novità la faceva sentire come una bambina di fronte alle piccole scoperte del mondo.

Arrivammo quasi in cima alla collina che era ormai notte fonda. Decidemmo di fermarci, eravamo davvero stremati. Le letture di Selma servirono a procurarci un piccolo riparo di fortuna. La osservavo mentre muoveva, disinvolta la sua bacchetta, come se l'avesse avuta da sempre, e recitando qualche formula costruì un capanno con rami e foglie che si incastravano magicamente al suo volere.

"Wow Selma, allora è servito qualcosa il tuo studiare da perfettina!" esclamai effettivamente sorpresa ma con una punta di presa in giro. Sum le picchiettò la mano sulla spalla

"e brava la nostra bambina"

"Siete davvero insopportabili!" grugnì Selma. Scoppiammo a ridere mentre entrammo nel ricovero appena imbastito.

"Ragazzi, ci pensate? Domani a quest'ora, potremmo davvero essere finalmente al sicuro. Inizieremo una nuova vita. Non dovremo più fuggire!" Dissi sognante

"Già, forse finalmente rivedremo la mamma." Rispose Selma altrettanto sognante

Sum si scurì in viso, lui i genitori non aveva la speranza di poterli rivedere, erano stati uccisi dalle guardie del Re. Si rigirò più volte mugugnò invitandoci a dormire.

Quella notte fantasticai molto su cosa avremmo potuto trovare l'indomani in questo mondo fantastico. Mi immaginavo tante abitazioni colorate con camini fumanti, piccoli stregoni alle prime armi che giocavano a farsi scherzetti magici, tipo palline colorate che spuntavano dal nulla sotto i piedi del bimbo che rincorreva l'amichetto, ruzzolando a terra al contatto con le palline. Giovani streghe alle prese con le bacchette. E poi Aurora, impeccabile nella sua veste di un bianco candido, i lunghi capelli neri appena mossi dalla leggera brezza e gli occhi smeraldo illuminati da sole. Un sorriso di una dolcezza infinita, quasi nauseabonda con le braccia spalancate pronte ad accoglierci e proteggerci da tutto.

Il cinguettio di un insistente uccellino, che si era poggiato sui rami del tetto del capanno, mi obbligò ad aprire gli occhi e a svegliarmi, anche se avrei voluto dormire per sempre e rimanere in quel sogno così rassicurante.

Uscii all'aperto, il sole era già alto. Avevamo dormito molto. Rientrai nel capanno

"qualche goccia di acqua pura e cristallina venga qui sopra la vostra testolina" bisbigliai ridacchiante. Selma e Sum si svegliarono urlanti con il viso bagnato dall'acqua.

"Su poltroni è ora di ripartire"

Sum, quasi, mi si scagliò contro se non lo avesse fermato Selma che, comunque, inveiva contro di me e io non la smettevo di ridere.

"Grazie per il riparo e per il tetto ora sparisca tutto come se mai fosse stato detto" con questa formula feci scomparire ogni traccia del nostro passaggio.

Ci avvicinavamo sempre più alla cima, ormai mancavano qualche decina di metri, Selma e Sum complottavano per farmi pagare il piccolo scherzetto della sveglia mattutina.


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