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Sola

Il capanno era davvero piccolo. Tutto intorno c'erano alberi maestosi che gli donava l'ombra necessaria a rinfrescarlo e un riparo da occhi indiscreti. Non sembrava essere abitato.
La piccola porta in legno era appena socchiusa, il tetto spiovente con tegole di corteccia  gli donavano un'aria magica, probabilmente era stata la dimora di qualche strega o stregone.

Ero fuggita talmente in fretta che non mi resi conto di non avere nulla con me. Lo zaino lo aveva Selma. Ero davvero stremata sia dalla corsa che dalla gran confusione che avevo in testa, quindi mi feci coraggio, mi avvicinai lentamente al capanno cercando di fare meno rumore possibile. Uno scricchiolio, causato dal mio stesso piede che aveva calpestato un piccolo ramoscello, mi fece sobbalzare. Avevo la tensione a mille, poggiai la mano sul portoncino di legno, feci un gran respiro e lo spalancai.

Vuoto! Per mia fortuna non c'era alcun essere vivente. Mi guardai intorno, era un'unica stanza dove al centro si trovava un tavolo ricavato da un tronco di un albero e un paio di sedie, sul lato sinistro un paiolo con sotto un braciere, mentre sul lato destro una piccola credenza all'interno della quale c'era solo qualche stoviglia. Appoggiato sulla parete opposta all'ingresso una specie di letto ricavato con un cumulo di paglia appoggiato su di un asse...Non era un gran che come letto ma mi ci fiondai immediatamente.

Le ragnatele e la polvere che ricoprivano ogni cosa, davano conferma alla mia supposizione: quel capanno era ormai abbandonato da tempo. Sdraiata a pancia in su fissavo le travi in legno pensando a quanto era accaduto dal giorno della fuga fino a quell'istante.

Com'era cambiata all'improvviso la mia vita. Da piccola strega sola a strega su cui si fondava il destino del mondo magico. Strega gemella con un padre e una madre...

Ripensavo a Selma e alla sua dolcezza e continuavo a chiedermi se, davvero, io sarei potuta divenire malvagia.  In fondo non ero così cattiva e tutto sommato cominciavo a voler bene a Selma, cominciavo a sentir crescere dentro di me un sentimento che, forse, poteva essere anche amore.

Mi rigirai su un fianco, lo stomaco brontolava e la gola cominciava ad essere secca. Pensai che ero stata davvero una stupida a scappare via così, ma quell'incubo mi perseguitava. Certo avrei potuto essere un po' più razionale, magari Sum si sbagliava, o comunque poteva anche non sapere tutta la storia sui gemelli più unici che rari. Cavolo...mi ero cacciata in un bel guaio! Mi avrebbero mai ritrovato? Sarei riuscita a ritrovarli?

Mi alzai di scatto da quel letto di fortuna, dovevo uscire e tornare indietro, dovevo andare a cercarli e scusarmi con loro, farmi perdonare in qualche modo.

Stavo per aprire la porta quando sentii un gran dolore in viso e caddi a terra svenuta.

"Oddio, l'abbiamo uccisa!" gridò la donna vedendomi lunga distesa e sanguinante dal naso

"Ma no, Fiordaliso, non può essere morta con una porta in faccia, stai tranquilla, guarda si sta svegliando"

Lentamente aprii gli occhi, la vista era ancora annebbiata ma vidi due sagome chinate su di me "ahhhhhhhhhhhhhhh" cacciai un urlo così forte che mi avrebbero sentito anche in capo al mondo.

"Sssssssh, non urlare piccola, tranquilla non ti vogliamo far male" mi disse quella strana signora mentre mi aiutò a rialzarmi.

"Chi... siete... cosa siete?" chiesi intimorita

"io sono Fiordaliso lui e Uruk e siamo due s...!"

"Zitta Fiore, sei impazzita!" Uruk la interruppe bruscamente.

Quando la vista si riappropriò dei miei occhi, mi accorsi che Uruk nascondeva goffamente una bacchetta dietro la schiena, una come quelle che avevo visto al mercato.

"Siete stregoni?" domandai quasi ingenuamente

Cercarono di negare l'evidenza, anche se, ai loro occhi, ero una semplice ragazzina. Avevano il terrore scolpito in viso.

"Anche io sono una strega, mi chiamo Thera."

Mi scrutarono da cima a fondo come a cercare un qualche cosa che potesse darmi ragione, vedendo la loro diffidenza, alzai una mano ancora dolorante e puntandola verso la credenza pronunciai una piccola formula magica "Di vetro o di cristallo, vuoto o pieno, vieni bicchiere, al mio cospetto in un baleno" la credenza spalancò le antine e un bicchiere si lanciò letteralmente verso di me, meno male riuscii a schivarlo altrimenti mi sarei beccata un'altra botta in testa.

Fiordaliso e Uruk sorrisero e annuirono "Si siamo stregoni e tu sei effettivamente una piccola streghetta!"

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