kelidaga matra
"Su dai, cosa aspetti Thera... provala!" Io stavo ancora cercando di riprendermi dallo shock. Cosa centrava il mio ciondolo con il lucchetto e la botola di Selma? Tutto questo non aveva senso.
In ogni caso, appena ripresi piena facoltà delle mie percezioni mentali, diedi ascolto a Selma..."Figurati se si apre, cosa centra il mio ciondolo, è solo un caso che abbia la stessa..." Non riuscii a finire la frase che il ciondolo fu attratto all'interno del lucchetto e con lui il mio collo.
"Aiutami Selma, non riesco a staccarmi" Selma mi guardava terrorizzata, intorno al lucchetto si stava sprigionando una luce intensa, abbagliante.
Cacciai un urlo disperato "Aiutamiiii!!! Ti prego, sto diventando cieca!" A quel punto la luce svanì di colpo e ,sia io che il lucchetto, cademmo per terra. Io quasi esanime e il lucchetto aperto.
Selma accorse subito da me "Thera! Thera, rispondimi ti prego, non mi abbandonare anche tu!" Stava per cominciare a piangere quando aprii gli occhi e le dissi "Per favore non frignare ancora!" Selma tirò su col naso e mi strinse forte a lei.
"Si è aperto Selma, non so come e non so perché ma si è aperto!" mi rivolsi a lei con un gesto plateale "A lei l'onore signorina, apra la botola"
Selma alzò la botola. Al suo interno notammo solo una scala di cui non si vedeva la fine. "Mi sa che dobbiamo scendere Thera"
Non ci credevo, finalmente Selma sapeva qualcosa! "ok vado avanti io che ho la luce, lumus splendis"
Scendemmo circa una trentina di scalini non prima di aver chiuso ovviamente la botola alle nostre spalle e con una magia aver rimesso il tappeto a coprirla.
Arrivammo in un ampio locale che sapeva di antico. La parete che si presentava proprio di fronte a noi aveva un camino immenso e sopra di esso il quadro di una splendida donna: Lunghi capelli neri che adornavano un viso pallido, quasi terreo. Questo forte contrasto tra bianco e nero metteva in risalto i suoi occhi color verde smeraldo.
Notai Selma che guardava il quadro e poi me, me e poi il quadro. Questo balletto andò avanti per qualche secondo fino a quando esclamai "Selma la finisci, mi stai facendo venire il mal di mare!"
"ma Thera non ti rendi conto, ha i tuoi stessi occhi!"
"non dire scemenze, allora posso dire che ha i tuoi stessi capelli!" e ad osservare bene non stavo dicendo una bugia, i capelli di Selma erano dello stesso color corvino di quelli della signora del quadro.
Coincidenze? Non so ma la cosa cominciava a farsi davvero strana. Alla nostra destra c'era un vecchio comò in legno bucherellato dalle tarme e sulla sinistra una parete completamente spoglia con scritte incise in una lingua strana.
"Thera, guarda ai piedi del quadro, c'è una scritta" Ero intenta a guardarmi intorno, ma alla chiamata di Selma mi voltai e lessi -Aurora la strega delle streghe, onore e gloria-
Aurora? Quindi quella era la mamma di Selma! I miei occhi, i suoi capelli... Guardai Selma "senti ma..." nello stesso istante Selma mi guardò "non è che siamo sorelle" e insieme "gemelle!"
Un attimo di silenzio e poi , sempre all'unisono "naaah, solo coincidenze"
"ok Selma e ora che facciamo qui? Non vedo nulla di interessante, proviamo a guardare nel comò, magari troviamo qualcosa"
Cominciammo a frugare nei cassetti, trovammo vestiti vecchi ormai consumati dall'umidità, gioielli di vario genere e altre cianfrusaglie ma nel terzo cassetto, quando stavamo per chiuderlo, sentimmo un click. Per quanto spingessimo non riuscivamo comunque a richiuderlo, sembrava come se qualche cosa si fosse messo tra il cassetto e la fine del comò. A quel punto sfilammo via tutto il cassetto e trovammo, incastrato sul fondo, un libro con una copertina di cuoio e un infinito inciso a fuoco...ancora il simbolo dell'infinito.
Doveva essere sicuramente un libro di magia e solo io avrei saputo come usarlo, ovvio ero l'unica strega la dentro, fatta eccezione di Aurora appesa alla parete.
Prendemmo il libro e lo infilammo nello zainetto di Selma, quindi ci avviammo alle scale...
"Ma dove sono finite le scale? erano proprio qui!" Selma mi guardò un po' spaventata e con voce flebile rispose "Non lo so!"
"Selma ti sembra questo il momento di scherzare!" era irritante "siamo come dei topi in trappola! Porca miseria non ci sono più le scale e non c'è altra via di uscita! Vedi per caso delle finestre o porte o botole di qualsiasi tipo?"
Sempre molto serafica Selma mi prese le mani e guardandomi negli occhi con fare molto serio
"Thera, non dovrei essere io a ricordartelo, ma tu sei una strega! Magari con un po' di aiuto e una magia..."
Beh allora non era tonta come voleva far credere. Aveva ragione! Ero una strega e per me sarebbe stato un gioco da ragazzi ricreare una scala, ma come? Non conoscevo mica tutte le magie del mondo! A dire il vero ne conoscevo molto poche. Ma certo, che stupida, forse in quel libro c'era qualche cosa che poteva aiutarci. Lo sfogliammo e provammo qualche incantesimo che ci sembrava potesse centrare con delle scale, con una salita... ma nulla, qualsiasi cosa dicessi non funzionava. Allora mi venne in mente il teletrasporto, lo avevo già fatto inconsciamente quando avevo salvato Selma e forse ci sarei riuscita di nuovo.
"Selma dammi la mano, provo a teletrasportarci ma, ti prego, non pensare a nulla o in mente io dove andare questa volta"
Chiudemmo gli occhi e pensai intensamente alle rive del fiume Tichitaca. Me lo raffigurai nella mia mente con tutta la sua possenza, lo scorrere inesorabile delle sua acque cristalline, quasi ne percepivo il suono... dopo qualche minuto di attesa, persa nell'imagine del fiume sentii la voce di Selma che domandava.
"Thera siamo fuori? Dove siamo?" A quel punto aprii lentamente gli occhi e con grande delusione dovetti rispondere "No Selma, cavoli siamo ancora qui dentro!"
Persa ogni speranza ci sedemmo per terra rivolte alla parete scritta. E quasi inconsapevolmente cominciammo a leggere insieme ad alta voce.
"Kattaleya kattaleyalli bhayaṅkaravāda prītiyannu biṭṭubiṭṭa śrēṣṭha athavā prabalavāda arōrā, illige pravēśisuvavaru athavā dōṣadinda yāvāgalū pravēśisuvavarannu rakṣisikoḷḷi. Aṅgīkāravannu mātra tereyiri mattu nim'ma raktada raktavu adannu hoḍeyalu nim'mannu kēḷidāga mātra"
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