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Capitolo 12



12.

Marzo 2008

La corsa dell'R2, l'autobus che Lorenzo prendeva ogni giorno all'uscita dell'università, era in ritardo come sempre. La banchina era stipata di studenti che non avevano alcuna fretta di tornare a casa, l'inverno aveva concesso una giornata di primavera anticipata da trascorrere all'aria aperta. Un gruppo di ragazzi discuteva animatamente dell'esito di un esame scritto che aveva fatto crollare la media di molti di loro. Una ragazza, guardando sottecchi Lorenzo, ascoltava in solitaria la musica dal suo IPod lasciando che il sole di quel primo pomeriggio fosse l'unica compagnia di cui avesse bisogno. Una coppia si teneva per mano parlando sotto voce, come se volessero escludere il mondo dalla loro conversazione piena d'intimità. Lorenzo, con i suoi occhiali da sole e il suo giubbotto di pelle, era in prima linea sulla banchina in attesa che arrivasse l'autobus; maledisse il professore di filologia romanza per aver terminato la lezione dieci minuti in ritardo. Non aveva alcuna voglia di frequentare i corsi del secondo anno; doveva recuperare la maggior parte degli esami del primo, e trascorrere la giornata ad ascoltare un vecchio professore che blaterava dello sviluppo delle lingue neolatine la reputava una perdita di tempo.

Scrutò la lunga colonna d'auto che rallentava il traffico ma non vide l'autobus, il tabellone alla fermata segnava ancora cinque minuti di ritardo. Lorenzo sapeva che sarebbero potuti diventare anche venti e cercò di non pensarci, ormai era inutile avere fretta.

Il suo cellulare squillò, lo prese dalla tasca dei jeans e vide un messaggio di Samuele.

Scrivimi appena raggiungiamo le 200mila visite. Ci sentiamo appena stacco dal lavoro. A stasera.

A quest'ora credo che le abbiamo già superate, appena torno a casa controllo. Sono ancora per strada. R2 di merda! rispose Lorenzo.

Si voltò e vide la ragazza che ascoltava la musica dall'Ipod fissarlo; appena lui le sorrise, lei distolse lo sguardo. Aspettò che lei lo guardasse nuovamente, ma non lo fece.

Il suo approccio con le ragazze era totalmente cambiato; era diventato esattamente come Samuele. Diretto, strafottente, ironico. Tutte le ragazze cui aveva messo gli occhi addosso erano state sue, ciò aveva reso Lorenzo più sicuro di sé.

In attesa dell' arrivo dell'autobus chiamò Daniele per sapere se lui fosse già tornato a casa dall'università, ma il cellulare squillò a vuoto. Luciano, invece, rispose subito.

"Dopo passi da me?" disse Lorenzo.

"Non posso, Lorè. Devo vedermi con alcuni ragazzi del corso di economia politica per preparare una relazione. Che palle, non ne ho proprio voglia." rispose Luciano. "Allora, le abbiamo superate le 200mila visite?"

"Credo di sì, ma non ho ancora controllato. Tu non puoi vedere?"

"No, Lorè. Sono già per strada, sto andando a casa di uno di questi ragazzi. Se riesco vedo dal suo computer appena sono da lui."

"Ok, ok. Allora ci sentiamo dopo." Lorenzo stava per riagganciare, poi guardandosi intorno si accertò che nessuno stesse ascoltando la telefonata. "Ah! Quando finisci di fare 'sta cosa, se sei in zona passa dalla sposa. Sono a riserva."

"Anche io l'ho quasi finita." disse Luciano. "Ti faccio sapere se riesco ad andarci. Ho solo 15 euro nel portafoglio."

"Ce le facciamo bastare e dividiamo. A stasera." Riagganciò e vide avvicinarsi la ragazza che prima lo fissava, era quasi di fianco a lui, soltanto due ragazzi, anche loro in prima linea sulla banchina, li divideva. Lorenzo da sotto i suoi occhiali da sole la guardava pensando che fosse una tipa davvero niente male. Gli occhiali da vista, i capelli non pettinati, e una borsa a tracolla che sembrava colma di libri, le davano l'aspetto di una secchiona dedita esclusivamente allo studio, ma anche questa particolarità stuzzicò la sua attenzione.

L'R2 arrivò nel preciso istante in cui Lorenzo si avvicinò per parlarle. Avrebbe usato la scusa più banale del mondo. Dov'è che ci siamo già visti? e poi avrebbe continuato parlando dei Fandango, che forse era stata a qualche loro serata e per questo si ricordasse di lei.

"Prego, prima tu." disse Lorenzo quando si aprirono le porte dell'autobus.

"Grazie." rispose timidamente la ragazza mentre alle sue spalle gli altri studenti erano pronti a spingere per farsi posto. Si ritrovarono in piedi, uno di fronte all'altro a reggersi al corrimano. Lorenzo aveva stabilito un contatto ed era pronto a mettere in tavola tutti i passaggi del suo corteggiamento, ma lei lo precedette.

"Tu sei Lorenzo, il chitarrista dei Fandango. Vero?" disse la ragazza togliendosi le cuffie dell'Ipod e sistemandosi i capelli dietro le orecchie. A distanza ravvicinata non era così carina come Lorenzo aveva immaginato. Le orecchie scoperte appuntite la facevano somigliare a un piccolo folletto, ma sotto al giubbino beige si nascondeva un seno prominente.

"Sì, sono io." disse Lorenzo sorridendo, stava per togliersi gli occhiali da sole, poi pensò che sarebbe stato molto più figo se li avesse tenuti.

"Lo sapevo che eri tu." disse la ragazza in preda all'emozione "Ho comprato il vostro disco al concerto che avete fatto il mese scorso al Key Club, lo faccio ascoltare sempre a tutti i miei amici. Siete davvero forti."

"Grazie" rispose Lorenzo, non voleva aggiungere altro, voleva solo sentire la valanga di belle parole che la ragazza aveva da dirgli.

"Sangue nelle vene è la mia preferita" disse lei.

"Anche la mia e di tutta la band." Lorenzo si tenne stretto al corrimano per non caderle addosso mentre l'autobus frenò. "per questo l'abbiamo scelto come titolo per il disco."

"Vi meritate molto più successo."

"Noi ce la mettiamo tutta. Stiamo scrivendo nuove canzoni, e speriamo di fare presto un nuovo disco." disse Lorenzo. "Ci auto produciamo ogni cosa, quindi è sempre difficile trovare soldi." aggiunse ridendo. Tutti gli altri ragazzi intorno a loro iniziarono a essere curiosi di quella conversazione e squadrarono Lorenzo come se fosse un personaggio famoso. Lorenzo se ne accorse, ma fece finta che fosse abituato a essere riconosciuto per strada. Uno dei suoi inseparabili giubbotti di pelle, una maglietta a strisce nere e bianche, un jeans chiaro aderente e le converse aiutavano a costruire la sua immagine da piccola rockstar in ascesa.

"Immagino quant'impegno per fare tutte le cose per bene. Non vedo l'ora di ascoltare nuove canzoni." disse la ragazza con gli occhi pieni di gioia.

"Siamo anche su MySpace." disse Lorenzo.

"Vi seguo già da un po', vedo che postate sempre un sacco di foto e di novità."

"Grande! Allora invita i tuoi amici a seguirci," disse Lorenzo, "e scrivimi sul mio profilo." aggiunse con tono ammiccante.

"Lo farò," disse timidamente la ragazza, guardò fuori dal finestrino e vide che era la sua fermata. "è stato un piacere parlare con te." Si precipitò fuori dall'R2 poco prima che si richiudessero le porte.

La ragazza rimise le cuffie e aspettò che l'autobus ripartisse, Lorenzo la salutò con la mano e lei ricambiò con un sorriso gioioso. E anche questa me la scopo, pensò Lorenzo mentre vide la ragazza allontanarsi. Non si stupì di non sapere neanche il suo nome.



La signora Forti udì il rumore della chiave nella serratura della porta di casa e riagganciò la cornetta del telefono. "Lorenzo, sei tu?"

"Sì, Mà."

"Allora, ieri non mi hai più detto se per te andava bene." disse la signora Forti dalla cucina.

"Puoi organizzare quello che vuoi." disse Lorenzo. Si precipitò direttamente nella sua camera, ignorando sua madre; sapeva che voleva tornare su un argomento su cui si era già espresso. Si tolse il giubbotto di pelle e un alone di sudore macchiava la maglia sotto le ascelle. Aveva camminato a passo svelto dalla funicolare fino a casa e adesso che si era fermato era accaldato.

"Forza, dammi un consiglio, non farmi decidere da sola." chiese sua madre entrando in camera. "Pensi che possa fargli piacere?"

"Ma non lo so!" Lorenzo frugò nell'armadio, prese una maglia pulita e la indossò. "Adesso potresti uscire dalla camera?" disse accendendo il computer.

La pila di libri ammassata sulla scrivania rappresentava tutta la disorganizzazione e il disinteresse di Lorenzo per l'università. Sopra un cumulo di appunti indecifrabili e senza alcun filo logico erano appoggiati alla rinfusa alcuni cd che aveva ascoltato di recente.

"Avevo pensato a una cena, qui a casa, niente di esagerato. Soltanto con qualche suo collega e qualche parente. Giusto per festeggiare." La signora Forti si sedette sul letto di Lorenzo aspettando una risposta da suo figlio.

"Lo sai che non verrebbe nessuno della famiglia di papà." disse Lorenzo.

"Forse poteremmo provare a dirglielo. Magari, se l'inviti tu vengono."

"Mamma," Lorenzo fece un sospiro per essere più onesto possibile "tutta la famiglia di papà, i nonni, gli zii, tutti, ti odiano. Anche se li avverto io di questa cena, non verrebbero. Lo sai. Ti odiano," ripeté Lorenzo seduto alla scrivania, le dava le spalle mentre il computer si avviava. "e non voglio neanche sapere il motivo."

"Ma compie cinquant'anni." Sua madre aveva una voce colpevole, sapeva che se nessuno voleva più vederla era per le voci che circolavano sul suo conto. Nessuno le aveva mai chiesto se fosse vero ciò che si dicesse in giro, e lei non si era affrettata a smentire mai niente, il che valeva come un'ammissione di colpa.

"E quindi? Cambia qualcosa?" Lo schermo del computer si accese e Lorenzo fremeva per controllare la pagina MySpace dei Fandango. "Adesso te ne vai?"

"Volevo solo sapere se tu pensassi che fosse una buona idea."

"Mamma, va benissimo tutto. Tanto lo sai che poi lo fai incazzare e rovini tutto." disse Lorenzo senza guardarla in faccia.

Negli ultimi anni il rapporto tra i genitori di Lorenzo si era ulteriormente deteriorato. Il signor Forti spesso dormiva sul divano del soggiorno, poi si riappacificava con sua moglie per poi tornare dopo qualche settimana di nuovo sul divano. Lorenzo non aveva mai chiesto apertamente ai suoi genitori perché continuassero a stare insieme nonostante la loro relazione fosse a pezzi. Sapeva che riguardava un altro uomo. Non voleva sapere altro.

"Ti sto solo chiedendo di darmi una mano per farlo felice." disse la signora Forti in preda allo sconforto. "Per una volta, aiutami a fare qualcosa di buono per tuo padre."

Lorenzo si voltò e sorrise amaramente. "Ti rendi conto che non voglio sapere niente, ne di lui, ne di quello che fate? Organizza questa cena se ci tieni tanto, ma non contare su di me." aprì una finestra di ricerca sul desktop e cercò MySpace tra i siti preferiti. "Adesso, per piacere, esci dalla mia camera."

Sua madre si alzò dal letto e in silenzio uscì dalla camera chiudendo la porta alle sue spalle. Lorenzo era stanco. Stanco dei silenzi di suo padre, delle bugie di sua madre, delle voci che circolavano nel condominio. Era stanco di tutto, e, arrivato all'apice della sopportazione, era passato alla strafottenza. La sua casa era soltanto un posto in cui dormire e avere uno spazio privato: i suoi genitori avevano smesso di essere un suo problema da lungo tempo.

Lorenzo cliccò sulla pagina MySpace dei Fandango e tutto lo stress derivato dal trambusto per tornare a casa con i mezzi pubblici scomparve di colpo. L'attesa era stata ampiamente ripagata e il contavisite segnava 201.596, quasi duemila in più rispetto all'ultima volta che aveva controllato. Era sbalordito; l'idea che una moltitudine di persone avesse visitato la pagina e avesse ascoltato la loro musica gli provocò una sensazione di stupore, come se fosse il primo passo per qualcosa di più grande che gli avrebbe cambiato per sempre la vita.

Siamo a 201.596 visite, se continuiamo così in quattro mesi arriviamo a MEZZO MILIONE DI VISITE.

Inviò lo stesso messaggio a Samuele, a Luciano e a Daniele, poi lesse alcuni messaggi privati di ragazzi che si complimentavano per la loro musica e vide un cuoricino sulla bacheca pubblica inviato da MadameAlive89. Cliccò sull'immagine dell'utente in cui un paio di tette riempivano la maggior parte del piccolo riguardo. Incuriosito sfogliò la galleria di immagini e vide che MadameAlive89 era la ragazza dell'autobus; in fotografia non sembrava timida così come si era comportata quel pomeriggio.

Lorenzo, sulla pagina dei Fandango, le rispose a sua volta con un cuoricino e con un grazie, poi accedette con il suo contatto personale e trovò una richiesta d'amicizia e un messaggio privato. Sorrise pensando che la ragazza dell'autobus non avesse perso tempo, e che se fosse stato svelto avrebbe ottenuto subito un primo appuntamento a base di scopate. Lesse il nome dell'utente e non era MadameAlive89.

L'immagine del profilo mostrava un dettaglio delle labbra, Lorenzo ebbe un fremito.

Il nome White_Orchid non gli rammentava nessuno, eppure sentiva di conoscere quelle labbra. Senza guardare altre fotografie lesse il messaggio:

White_Orchid 04/03/08 14.37

Ehiii, ti ricordi di me? Scommetto proprio di sì :)

Baci, baci. Bianca.

Lorenzo restò immobile con gli occhi incollati allo schermo, poi rilesse il messaggio: non riusciva a credere che fosse lei. Guardò le fotografie e fugò tutti i dubbi; era Bianca D'Antonio, la stessa ragazza che anni prima era stata con Samuele e che piaceva anche a lui. Era ancor più bella di quando l'aveva conosciuta; il suo sguardo intenso penetrava direttamente nei pensieri di Lorenzo leggendo chiaramente il suo desiderio e le sue labbra erano carnose e pronte per essere morse.

Lorenzo sentì di essere in balia di una voglia che, anni prima, non aveva mai espresso chiaramente. Chiuse la galleria fotografica e tornò sulla pagina iniziale del profilo di Bianca.

Prima di rispondere al messaggio, spulciò tutte le informazioni che la ragazza aveva scritto su MySpace in cerca di qualche rivelazione, ma non trovò nulla. Lorenzo era stato così preso dalla sua vita, dal finire il liceo, dalle registrazioni del primo disco, dai concerti, e dalla miriade di ragazze che ogni giorno lo cercavano, che aveva completamente dimenticato Bianca. Era scomparsa di colpo e dopo poche settimane divenne un ricordo sfocato nella sua mente e Samuele non parlò mai più di lei.

Di fianco all'immagine del profilo comparve un pallino verde che indicava che fosse in linea. Lorenzo ebbe un sussulto, senza rimuginare ulteriormente riaprì il messaggio e cliccò sul tasto rispondi.

LoreFandango 04/03/08 17.43

Non ci credo! Come posso dimenticarmi di te? :)

Come stai? Sono anni che non ti vediamo in giro!

White_Orchid 04/03/08 17.46

Ma che bello, ti ricordi di me. Yeee!

Io sto bene, sono tornata a Napoli da un paio di settimane. È bellissimo, qui fa già caldo.

Ps. sei diventato davvero un figo.

LoreFandango 04/03/08 17.48

Tornata??? Dove sei stata?

*_* Sei tu che sei sempre più bella.

White_Orchid 04/03/08 17.49

Sono stata a Milano, vivevo lì con mia madre.

Samuele come sta?

LoreFandango 04/03/08 17.50

E tuo padre? Scusa se chiedo :P

Samuele sta bene, stiamo scrivendo nuove canzoni... non hai contattato anche lui?

White_Orchid 04/03/08 17.55

I miei hanno divorziato una vita fa, e ho scelto di stare con mia madre quando si è trasferita a Milano con il suo compagno. Ma non ce la facevo più a stare lì...casini con lei, il suo compagno e ho preferito tornare giù.

Noooo, ho scritto solo a te *_* Tra l'altro ho appena ascoltato le canzoni e sono bellissime. Soprattutto Sangue nelle vene.

LoreFandango 04/03/08 17.56

Grazie, ce lo dicono tutti eheh :) è la canzone più bella del disco.

Sono felice che tu sia tornata... quando vuoi ci sono sempre per un caffè ;)

White_Orchid 04/03/08 18.01

Io questa settimana sono incasinata, devo ancora organizzarmi per l'università. Fare il trasferimento a metà anno è stato un casino. E mio padre è un po' una palla...non ha capito che non sono più una ragazzina e che posso uscire quando voglio... ma sei fidanzato?

LoreFandango 04/03/08 18.04

Nono, nessuna fidanzata :)

Tuo padre lavora sempre alle Poste?

White_Orchid 04/03/08 18.05

Sì, perché?

LoreFandango 04/03/08 18.07

Perché ho un'idea... mia madre sta organizzando una cena qui da noi per il compleanno di mio padre, sicuramente inviterà anche tuo padre...perché non vieni anche tu? È mercoledì prossimo.

White_Orchid 04/03/08 18.20

Scusa, stavo controllando una cosa sul sito dell'università. Che stress! :/

Siiiiiii, sarebbe fantastico, sono davvero felice di rivederti! :*

LoreFandango 04/03/08 18.21

Anche io, non vedo l'ora *_*

White_Orchid 04/03/08 18.23

Aggiungimi su Msn, è più semplice parlare lì. [email protected]

Ora scappo, ci sentiamo dopo.

Ciao ciao :*

LoreFandango 04/03/08 18.24

Ok, ti aggiungo subito :)

Ciaooo :*

Lorenzo rilesse l'intera conversazione tre volte, e di tutte le cose che si erano detti, l'unica che davvero contava era che Bianca avesse contattato lui e non Samuele. Non c'era nulla che impedisse a Lorenzo di provarci con Bianca, era trascorsi tanti anni da quando Samuele e Bianca erano stati insieme e nel mezzo entrambi avevano avuto così tante ragazze da dimenticarne anche alcuni nomi. Nessuno dei due aveva avuto una relazione duratura e dopo Laura, la ragazza al concerto dei Placebo, non ne avevano condiviso nessun altra.

L'immagine di Bianca che usciva dal Key Club precedendo Samuele, dopo il primo live dei Fandango, gli tornò improvvisamente in mente; era una voglia così forte che non poteva lasciarla svanire, pur di rivederla l'aveva invitata per la cena del compleanno del padre. Una serata in cui non sarebbero stati veramente soli.

La casella della posta di MySpace segnalò un nuovo messaggio in arrivo. Lorenzo cliccò sull'icona e la delusione comparve sul suo volto. Non era Bianca.

MadameAlive89 04/03/08 18.35

Ho visto che sei online e ho pensato di salutarti. È stato davvero bello parlare con te, se ti va ti lascio il mio numero di cellulare, così quando vuoi possiamo sentirci :)

Buona serata :*

Lorenzo chiuse il messaggio senza rispondere, ancora una volta fu davvero irrilevante conoscere il nome della ragazza dell'autobus; l'indomani avrebbe già dimenticato quell'incontro. Bianca era l'unico pensiero che gli affollava la mente e per riuscire a vederla il più presto possibile doveva fare solo una cosa: dire a sua madre che la cena per il cinquantesimo compleanno di suo padre era davvero una buona idea.







Il signor Forti sorrise e si versò un bicchiere di vino rosso. La tavola del soggiorno era imbandita come se fosse Natale, ma Lorenzo non riuscì a mangiare con piacere tutto l'antipasto che sua madre aveva preparato. Gli interessava soltanto guardare Bianca seduta di fronte a lui e scambiarsi qualche parola. Non era riuscito a dirle ancora niente, se non salutarla e chiederle come stava.

Invitarla a casa sua era stata una mossa azzardata, non aveva messo in conto che non riusciva a essere pienamente se stesso davanti ai suoi genitori. Tutto ciò che aspettava era un momento di pausa dal cibo per defilarsi in camera sua con Bianca e parlare liberamente.

"Propongo un brindisi." disse Piero, il padre di Bianca, seduto al fianco del signor Forti. "A Giuliano, all'uomo che in tutti questi anni ha dimostrato di essere un buon amico e un ottimo capo." Tutti i presenti intorno al tavolo del soggiorno alzarono i bicchieri e brindarono alla salute del festeggiato. "E ovviamente complimenti anche alla cuoca." aggiunse. La signora Forti brindò e sorrise a Piero ringraziandolo con lo sguardo.

"Cinquant'anni sono un bel traguardo" disse Gennaro, un altro collega del signor Forti. "si può dire che adesso sei tra i più anziani a lavoro."

"Si, ma sono stato il più giovane a diventare direttore nella nostra sede." disse prontamente il signor Forti.

"Anche questo è vero." disse Gennaro assaggiando le tartine al salmone che aveva portato in tavola la signora Forti. Ne prese altre due dal vassoio e le passò a sua moglie Sofia, una donna corpulenta che a guardarla avrebbe divorato l'intera cena senza lasciare niente a nessuno. Invece mordicchiò la tartina come se fosse un piccolo uccellino. Anche Gennaro aveva una prominente pancia, ma tutto il grasso corporeo si concentrava soltanto lì, creando strani effetti sui suoi vestiti. La giacca che indossava calzava leggermente larga sulle spalle e stretta sull'addome.

"Vi ringrazio per essere venuti. Se avessi saputo che mia moglie stava preparando questa sorpresa, vi avrei portati tutti al ristorante." disse il signor Forti continuando a sorseggiare il vino.

"Vorresti dire che non so cucinare?" disse la signora Forti con un sorriso indeciso se essere sincero o forzato. Guardò Carmela, la sua amica, per cercare complicità e anche lei sorrise.

"Non cucini male, ma le cose migliori le fai fuori da questa casa." rispose suo marito.

Tutti i presenti furono zittiti.

Lorenzo guardò prima suo padre e vide un ghigno sul suo volto, poi guardò sua madre che calò la testa nel piatto e tagliò con il coltello un pezzettino di melone da mangiare insieme al prosciutto crudo.

La serenità che aveva accompagnato quei primi dieci minuti della cena era già scomparsa. Bianca osservò in silenzio, quasi divertita, poi sotto al tavolo carezzò la gamba di Lorenzo con il suo piede e si morse le labbra.

"Vado a controllare se bolle l'acqua per la pasta." La signora Forti si alzò dal tavolo, con gli occhi lucidi.

"Vuole una mano?" disse Bianca.

"No, cara. Stai pure. Parla con Lorenzo." e si eclissò in cucina.

"Non si vede per nulla che hai cinquant'anni." disse Carmela mentre prendeva una frittella alle alghe da un vassoio. "Guarda il fisico di Giovanni" disse indicando suo marito, "tu sei in formissima rispetto a lui." Carmela tentò di stemperare la situazione, nell'ipocrisia più totale continuarono a cenare come se nulla fosse successo.

"Che c'entra! Lo dici solo perché non ho i capelli." Giovanni si allungò per prendere una fetta di pane dal cestino e la mangiò insieme al prosciutto crudo che era nel suo piatto. "Lo sai che i calvi sembrano più vecchi."

"Non è solo per i capelli," disse Carmela. "è la pancia."

"Quella è colpa tua che cucini troppo bene."

"Io però riesco a non esagerare e mangio equilibrato." rispose Carmela, "poi vado in palestra per non perdere la forma fisica."

La donna era coetanea della madre di Lorenzo; erano state amiche di scuola e non si erano mai perse di vista, sembravano l'una la copia dell'altra. Erano entrambe quarantenni, erano magre, sempre attente all'abbigliamento e alla cura dei capelli. L'appuntamento dal parrucchiere era una delle loro costanti settimanali.

"Dobbiamo parlare proprio di linea?" disse Sofia "sono anni che provo a fare diete su diete, senza riuscire a perdere un solo grammo."

"E quindi stasera non si pensa a niente e si mangia." disse Piero. "Giulià, metti un altro po' di vino, và!" e allungò il bicchiere. Bevve in un solo sorso e si alzò da tavola. "Il bagno è in fondo a destra, vero?" chiese a Lorenzo che annuì solamente con la testa. Il ragazzo non riusciva a parlare; restò in silenzio per la maggior parte della conversazione masticando lentamente le frittelle d'alghe mentre Bianca continuò a carezzargli la gamba. Stava per esplodere, se si fosse alzato in quell'istante da tavola tutti avrebbero visto l'erezione che non riusciva a controllare.

Piero tornò a tavola dopo pochi minuti; prima di sedersi si sistemò la giacca specchiandosi nel vetro della cristalliera del soggiorno vicino alla porta. Il suo addome piatto non mostrava i segni degli anni che iniziavano ad accumularsi, la cravatta scendeva dritta senza trovare la rotondità di uno stomaco gonfio. Passò una mano nei lunghi capelli brizzolati e controllò che sulle sue spalle non vi fosse alcuna traccia di forfora.

"Attenzione, Piero." disse Carmela mentre portava i piatti vuoi dell'antipasto in cucina.

"Oh, scusami." Piero si scostò dalla porta e si sedette versando altro vino sia a lui sia a Giuliano. Gennaro prese la bottiglia e ne versò altro anche nel suo bicchiere.

"Non esagerare." disse Sofia "dopo devi guidare." Spostò rumorosamente la sua sedia dal tavolo e reggendosi ai bordi si alzò. Si allungò a fatica al centro del tavolo e prese i vassoi vuoti degli antipasti e lì portò in cucina raggiungendo le altre due donne.

Dopo pochi minuti Carmela e Sofia ritornarono nel soggiorno con i piatti fumanti di spaghetti al pomodorino fresco.

La signora Forti portò anche una bottiglia di olio extravergine a tavola e sembrò essersi ripresa dal momento di sconforto. Bianca si alzò per aiutare con i piatti dalla cucina lasciando che Lorenzo la guardasse mentre usciva dalla stanza. Il colorito della sua pelle non era scuro come Lorenzo ricordava, la gonna di pelle nera tracciava tutte le curve, partendo dalle sue cosce, fino al sedere intrappolato in un indumento che ne esaltava la rotondità. Era bellissima.

"Chi vuole un filo d'olio a crudo?" disse la signora Forti.

"Io, grazie." rispose Bianca entrando nel soggiorno con gli ultimi due piatti di spaghetti "l'olio a crudo è ciò che dà più sapore."

"Anche più di un filo d'olio," disse Sofia allungando il suo piatto. "tutta la bontà di questi piatti è che dopo puoi fare la scarpetta con il pane." seguì una risata fragoroso che fece vibrare tutto il suo collo grasso e flaccido.

Lorenzo non pensava più a niente, era ammaliato dal tono di voce di Bianca; dal modo in cui scandiva ogni singola parola sembrava avesse già provato tutti i sapori del pianeta e del corpo umano.

Bianca amalgamò i pomodorini freschi degli spaghetti e l'olio con un movimento che spingeva la forchetta prima in senso orario e poi antiorario.

"E tu giovanotto, cosa studi?" la voce di Gennaro, riportò Lorenzo alla realtà. Tentò di articolare le parole ma sentì la sua bocca secca e pastosa. Bevve un sorso di vino e stava per rispondere.

"Lettere moderne. Ma è già in ritardo con gli esami." disse suo padre.

"Capita che i ragazzi non riescono a prendere il ritmo di studio tra le superiori e l'università." disse Piero, pulì le labbra con un tovagliolo e con un cenno di mano si complimentò per il sapore degli spaghetti con la signora Forti, che sogghignò portandosi una mano alla bocca come per coprire il suo sorriso. "Anche Bianca, adesso è in una fase di stallo. Passare da Milano a Napoli non è semplice. Ma le concedo un mese al massimo. Poi si studia come si deve." disse guardando sua figlia.

"Guarda che a Milano ho fatto tutti gli esami previsti." disse Bianca.

Lorenzo continuò a osservare il modo in cui Bianca mangiava gli spaghetti. Un piccolo strato di pomodoro restò sulle labbra senza rendere la situazione imbarazzante. Il modo in cui Bianca masticava delicatamente sembrava ipnotico. Sorrise in direzione di Lorenzo e pulì con la punta della lingua entrambi gli angoli della sua bocca.

"Io devo riabituarmi ai ritmi di Napoli prima di riprendere a studiare."

"Cosa studiavi?" Lorenzo finalmente riuscì a dire qualcosa, anche gli altri se ne accorsero.

"Ma allora tuo figlio ce l'ha la lingua." disse Gennaro a Giuliano in tono ironico. Anche Lorenzo sorrise per non sembrare scortese, ma gli interessava solo la risposta di Bianca.

"Giurisprudenza." Bianca prese una fetta di pane dal cestino e ne staccò una piccola parte per mangiarla in un solo boccone intingendola in un filo d'olio che era rimasto sul bordo del piatto. Deglutì velocemente per continuare la sua risposta ma Lorenzo la investì con altre domande.

"Ma davvero? Come mai hai scelto questa facoltà? Non ti ci vedo a studiare legge."

"E cosa, allora?"

"Non so, forse scienze politiche." poi Lorenzo sembrò pensarci su "effettivamente ci sai fare con le parole, non saresti male come avvocato."

"Sempre indeciso, eh?" sorrise Bianca.

"Non più come un tempo." rispose Lorenzo senza accorgersi che tutti stavano ascoltando la conversazione.

"Qui sembra che qualcuno si conoscesse già prima di questa cena." disse Carmela con tono malizioso.

"Sì, ci siamo conosciuti anni fa prima che partissi per Milano. Mi trovai per caso con degli amici a un suo concerto e gli dissi che c'eravamo già visti... ma lui non si ricordava."

"E dove vi eravate già visti?" chiese cantilenando Sofia.

"Alla festa di Giuliano, quando fu promosso direttore." spiegò Bianca

"Sembra già trascorso un secolo." disse il signor Forti continuando a bere.

"Anche più di un secolo, io stavo ancora con mia moglie." disse Piero "anzi, ex-moglie, e, scusami Bianca," disse guardando la figlia "ma tua mamma è davvero una rompicoglioni."

Bianca sorrise e annuì, come per dire che sapeva di cosa stesse parlando.

"Tutte lo siamo in fondo, bisogna saper sopportare e soprattutto sapere quanto vale la pena." Carmela abbracciò suo marito Giovanni. "e lui ha imparato che quando ho i miei cinque minuti di nervosismo deve solo lasciarmi stare." Giovanni scosse la testa con l'espressione di chi ha saputo sopportare tante litigate per far andare bene il matrimonio. "Ci vuole tanta pazienza." disse.

"Siete pronti per il secondo?" disse la signora Forti. L'argomento non era di suo gradimento, e, prima che suo marito dicesse la sua, esternando altre parole spiacevoli verso sua moglie, si affrettò a cambiare discorso.

"Aspettiamo un po', altrimenti qui scoppiamo." disse Gennaro. "Il tempo di una sigaretta e di due chiacchiere."

La madre di Lorenzo si alzò e, con l'aiuto di Carmela, tolse da tavola i piatti per fare spazio per poi portare la carne in tavola.

Gennaro e Piero accesero una sigaretta e si avvicinarono alla finestra, la aprirono per far uscire il fumo dalla stanza. Giuliano, Giovanni e Sofia restarono a tavola parlando del più e del meno. Erano tre persone molto diverse tra loro, con davvero poche cose in comune. Sofia lavorava come cassiera in un supermercato e Giovanni era architetto.

"Perché non mi fai vedere la tua camera? Sono davvero curiosa." Bianca si alzò e si sistemò la gonna sui fianchi.

"Sì, due minuti e andiamo subito." disse Lorenzo.

"Che c'è? Sei inchiodato alla sedia?"

"Non proprio." disse sorridendo Lorenzo. L'erezione stava lentamente sparendo, tutto ciò che doveva fare era non pensare a fare sesso con Bianca per qualche minuto. Si alzò da tavola e andarono in camera.

Appena Lorenzo chiuse la porta alle sue spalle, Bianca fece scattare la serratura con la chiave. Si avvicinò a Lorenzo e lo baciò.

"Dimmi che stavi aspettando solo questo." disse Bianca.

"Erano anni che lo aspettavo." Lorenzo cercò di portarla sul letto.

"No, no." disse Bianca mentre Lorenzo le mordeva un lobo "è troppo facile sul letto. Vieni qui." Si appoggiò alla parete, Lorenzo impetuosamente si avventò su di lei e continuò a baciarla.

La mano di Lorenzo sulla bocca di Bianca le impedì di respirare a pieni polmoni. I suoi lunghi capelli neri divennero un tutt'uno con la parete bianca e fredda alle sue spalle e la presa di Lorenzo le fece perdere l'equilibrio mentre il ragazzo cercò d'insinuarsi tra le sue gambe. Lorenzo spostò la gonna di pelle nera fin su in vita e con la stessa mano abbassò le calze e gli slip della ragazza percependo il contatto con il corpo rovente di Bianca.

Senza esitazioni, Lorenzo calò i pantaloni e i boxer all'altezza delle caviglie cercando di evitare che la cintura facesse rumore urtando sul pavimento a ogni sussulto. Nonostante l'irripetibilità del momento e la frenesia di essere l'uno parte dell'altra, Lorenzo iniziò a baciarle il collo spostando i capelli neri tenendo sempre la mano salda sulla sua bocca.

Due baci dopo, scivolò dentro di lei. Deciso.

Era pronto a raggiungere l'apoteosi del piacere di entrambi in pochissimo tempo.

L'odore della carne sul fuoco iniziò a penetrare attraverso gli spifferi della porta chiusa, e, considerando che a suo padre piaceva poco cotta, era soltanto questione di pochi minuti prima che fossero richiamati a tavola.

Bianca mordicchiò il palmo della mano di Lorenzo, così il ragazzo la liberò dalla sua presa e le infilò due dita in bocca, aumentando il ritmo del piacere che era pronto a esplodere tra le gambe di entrambi.

"E se ci sentono?" chiese Lorenzo ansimando, le tolse le dita dalla bocca e le passò con forza sulle labbra come a voler sbavare un rossetto di cui non c'era più alcuna traccia.

"È troppo tardi pensarci adesso." disse Bianca in preda all'eccitazione, il ritmo accelerato le strozzò il respiro, Lorenzo le mise nuovamente la mano sulla bocca per tacere un gemito.

Lorenzo sentì avvicinarsi la caleidoscopica sensazione dell'orgasmo. Tre brevi sussulti finali, Bianca sgranò gli occhi e poi si appoggiò alla parete morbidamente, lasciando che la sensazione di piacere non svanisse di colpo.

"Da quant'è che non lo facevi?" chiese Bianca. Pochi istanti dopo era già a sistemarsi le calze e la gonna di pelle nera.

"Da una settimana. Con una ragazza che ho frequentato per pochissimo." Lorenzo stringeva nella sua mano destra il caldo e appiccicoso frutto del suo piacere e cercò tentoni un fazzoletto sulla scrivania. Si ripulì in fretta e fece scattare nuovamente la serratura della porta.

"Allora significa che desideravi farlo con me più di qualsiasi altra cosa al mondo."

"Perché?"

"Perché è stato davvero intenso." Bianca ancora spalle al muro, alzò la testa e iniziò a ridere. Sopra di lei c'era la foto di Samuele e Lorenzo.

"Quando vi ho conosciuti eravate poco più grandi di come eravate in questa foto."

"Dai, lì eravamo davvero dei ragazzini." disse Lorenzo, era ancora di fronte a Bianca ma non la guardava più. Osservò quella foto che raccontava come ogni cosa avesse avuto inizio e come fosse giunto a essere la persona che era. Doveva tutto a Samuele, e, nonostante sapesse che per lui Bianca era soltanto un ricordo lontano, non si sentiva completamente a suo agio in quella situazione.

"Che c'è... non ti è piaciuto?" chiese Bianca cercando di capire cosa passasse per la mente di Lorenzo.

"Mi è piaciuto tanto, anzi...." Lorenzo cercò di baciarla ancora ma Bianca si scostò e aprì la porta della camera. Entrambi furono invasi da un massiccio odore di carne e dal chiacchiericcio che proveniva dal soggiorno.

"Rischiare va bene, ma esagerare fa male." disse Bianca.

"Sembri Ciro." Lorenzo socchiuse la porta senza far scattare la maniglia, voleva che quel momento tra lui e Bianca durasse il più a lungo possibile e che non fosse interrotto da nessuno.

"Chi è Ciro?"

"Il barista giù all'angolo. Parla sempre per proverbi." Lorenzo aprì la finestra, prese una sigaretta dalla tasca della giacca poggiata sul letto e l'accese.

"I proverbi dicono sempre la verità." disse Bianca, "e anche una imprudente come me sa quando fermarsi." Guardò nuovamente la fotografia sulla parete e poi Lorenzo. Aveva letto attraverso i suoi occhi l'attaccamento al suo amico. "Voglio che tu sappia una cosa."

Lorenzo restò in ascolto mentre l'odore della carne continuava a invadere la stanza mischiandosi alla puzza di fumo. Bianca stava per parlare quando la signora Forti bussò alla porta della camera e l'aprì.

"Ragazzi, la carne è in tavola."

"Arriviamo subito, Mà. Il tempo che finisco 'sta sigaretta."

"Fai presto, la carne si fredda. Poi tuo padre inizia a dire che sei maleducato se non sei a tavola."

"Che palle. Due minuti e arriviamo." Lorenzo aspettò che sua madre chiudesse la porta, fece un sospiro di sollievo "Fortuna che è entrata adesso."

"C'è sempre una prima volta per tutto. I tuoi genitori non ti hanno mai beccato mentre lo facevi con una ragazza?" chiese Bianca.

"No, mai." Lorenzo fece un altro tiro dalla sigaretta.

"A me, sì. Sia mia madre, sia il suo compagno mi hanno beccato nel letto con il mio ex ragazzo. Più di una volta, e sono iniziati altri casini."

"Ecco perché adesso sei più cauta." e Lorenzo sorrise accentuando l'ultima parola. Non c'era nulla di cauto in ciò che avevano appena fatto. "Cosa stavi per dirmi prima?"

"Che mi piaci davvero tanto." disse Bianca a bruciapelo. "E se ti ho scritto, e sono qui, è perché ci tengo a conoscerti, a frequentarti."

Lorenzo restò spiazzato, fermo con il braccio sul davanzale della finestra con la sigaretta che continuava a consumarsi.

"Sai che quella sera al Key Club, avevo occhi solo per te?" confessò Lorenzo.

"Lo so, è per questo che andai con Samuele." Bianca si aggiustò i capelli e sorrise come per ricordare il suo passato "ero un po' stronza all'epoca lo ammetto. Mi piaceva provocare i ragazzi."

"Adesso non più?" chiese Lorenzo. "A tavola sembrava proprio che stessi cercando di provocarmi."

"Ovvio che lo faccio ancora. Ma solo con chi mi piace veramente. Il fatto che l'abbiamo fatto qui, in camera tua, mentre i nostri genitori sono nell'altra camera non vuol dire che non ci tenga a quello che faccio. Semplicemente faccio ciò che mi va, e mi andava di stare con te."

Lorenzo aspirò a fondo, spostò la tenda blu e fece uscire il fumo. Si disperse nell'aria in pochi secondi. Bianca era talmente bella e provocante che quasi non sembrava vero che fosse lì.

"Perché mi hai chiesto di Samuele quando mi hai scritto su MySpace?"

"Per curiosità, per sapere come sta. Quando ci lasciammo sparii senza dare troppe spiegazioni. Io aveva avuto ciò che volevo e non pensai che lui si stesse innamorando di me... poi a casa erano cominciati i primi casini tra mio padre e mia madre e non potevo preoccuparmi anche di lui."

"Credeva che tu fossi incinta." disse Lorenzo ciccando nel posacenere sulla scrivania.

"Che scemo, di certo l'avrei detta una cosa del genere. Ecco spiegato perché a un certo punto divenne ossessivo. Mi chiamava e mandava messaggi continuamente, poi quando vide che non lo rispondevo mai, si arrese. Adesso lui che fa? A parte suonare, intendo."

"Principalmente suona, è lui che insieme a suo padre cerca serate, si occupa della promozione della band, di avere contatti in giro, poi lavora come commesso in un grande negozio di elettrodomestici."

"Figo!" Bianca si avvicinò a Lorenzo, gli tolse la sigaretta dalle dita che erano ancora appiccicaticce della loro breve commistione di corpi e tirò una lunga e profonda boccata. "Sicuro che non creerà casini tra di voi se tu ti vedi con me?"

"Siamo come fratelli. Gli ho parlato di te la stessa sera in cui mi ha scritto, mi ha detto che non c'è nessuno problema, anzi, si è fatto una risata pensando a quanto fosse stato imbranato durante la sua prima volta."

"Invece non fu per niente male, ci sapeva fare." disse Bianca.

"Grazie, ma preferisco non sapere altro." Lorenzo si tappò le orecchie e canticchiò per non ascoltare.

Bianca sorrise. "Sono la prima ragazza che è stata con tutti e due?"

Lorenzo stava per raccontare di Laura, la ragazza al concerto dei Placebo, invece rispose semplicemente di sì, perché un pompino non era neanche lontanamente paragonabile al momento di piacere che aveva appena vissuto. Adesso capiva cosa intendesse Samuele quando gli aveva raccontato che farlo con Bianca era stato speciale.

"Che responsabilità." Bianca socchiuse la finestra lasciando uno spiffero aperto e spense la sigaretta nel posacenere sulla scrivania di Lorenzo. Prese uno dei dischi dalla sommità del cumulo di libri, lo aprì e ne osservò il booklet. Era Sangue nelle vene.

"Me lo regali?" disse Bianca. "Ho provato a cercarlo alla Feltrinelli ma non l'ho trovato."

"Non è in vendita nei negozi, lo vendiamo noi ai concerti o per posta." Lorenzo aprì l'armadio e prese una copia del disco dei Fandango ancora sigillata. "Tieni prendi questa."

"Certo che siete fighi tutti e quattro in copertina." disse Bianca.

Lorenzo sorrise, non poté fare a meno di pensare che, alcuni anni prima, Bianca avesse detto la stessa frase riferendosi a tutti loro. "Sai che ho una curiosità?" disse "quando tu uscisti dal Key Club con Samuele, gli avevi chiesto cosa fosse il Fandango... riuscì a spiegartelo o iniziaste subito a baciarvi?"

"Non ci baciammo proprio subito," precisò Bianca con un sorriso menzognero, "però riuscì a dirmi che era una danza, sudamericana se non ricordo male."

"Spagnola," precisò Lorenzo "e l'idea per il nome della band non fu neanche così tanto originale."

"Perché?"

"Dopo un paio d'anni che avevamo iniziato a suonare, scoprimmo di non essere gli unici a chiamarsi Fandango. C'erano altri gruppi musicali con questo nome."

"E non potevate cambiarlo?"

"No, ormai avevamo scelto, ci sentivamo così legati a questo nome che non abbiamo avuto il coraggio di pensarne altri." Lorenzo stava per aprire la porta per tornare a tavola dagli altri. "Dai, adesso andiamo. Altrimenti mio padre rompe davvero le palle."

Bianca gli bloccò la mano sulla maniglia, guardò le labbra di Lorenzo e desiderò di baciarle. Lo fece. La delicatezza di quel bacio alterò la durata di quel momento che sembrò infinito. Il loro primo vero bacio.

Appena tornarono a sedersi a tavola, Lorenzo sapeva di essere innamorato di lei.

Il vino rosso, la carne, il sangue. Tutto gli ricordava la carnalità che si era consumata fugacemente nella sua camera. Il sangue ribolliva di passione nelle sue vene, e, forse, il titolo del primo disco dei Fandango era stato un segno del destino.

Sangue nelle vene, di chi ama. Di chi tradisce. Di chi inizia a vedere la realtà.    

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