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King Cross

Le vacanze erano ufficialmente terminate e in quelle ultime settimane Draco, soprattutto sotto insistenza di Narcissa, si era dedicato a finire i compiti estivi. In parte le era grato perché lo studio, per alcune ore al giorno, erano riusciti a distrarlo dai pensieri che gli assillavano la mente da giorni e giorni. La notte della festa continuava a tornargli in mente e con frustrazione, aveva dovuto ammettere a sé stesso di essersi pentito. Era stato un idiota a bere quelle schifezze babbane, dando retta ai consigli idioti dei suoi ex compagni di squadra più grandi. Quella notte non sarebbe dovuto andare a letto con Pansy perché il giorno dopo non era cambiato niente, non si era sentito più uomo, più grande rispetto a prima, libero dai pensieri che aveva avuto fino al giorno prima e tanto meno si era sentito più realizzato. Aveva semplicemente fatto un passo che fa parte della vita e che prima o poi tutti compiono. Quindi, in sostanza, niente di speciale. Ma per assurdo quel niente di speciale l'aveva fatto con la persona più sbagliata sulla quale avesse potuto ripiegare. A cosa diavolo si era ridotto?. La mattina si era solamente svegliato con un gran mal di testa a rovinargli la giornata e la consapevolezza di dover parlare con Pansy il prima possibile in modo da riuscire a non peggiore ulteriormente quella situazione già di per sé scomoda.

Gli era stato insegnato il buon galateo fin da bambino e in fin dei conti, era un signore. Doveva chiarirci e farle intendere che quello che era successo tra loro non era altro che un...Errore? Non suonava molto bene nemmeno nella sua testa, ma non sapeva etichettarlo in nessun altro modo. Forse avrebbe dovuto trovare parole più sensibili, ma ciò che gli interessava alla fine era che fossero in grado di mettere in chiaro che tra di loro non c'era e non ci sarebbe mai stato niente perché il fatto che lei si fosse illusa che ci fosse qualcosa di più era a dir poco scontato, se considerate le lettere che gli aveva inviato nelle ultime due settimane. Alcune le aveva ignorate, ad altre le aveva risposto in modo conciso e distaccato e nell'ultima, si era limitato a dirle che doveva parlarle, senza aggiungere altro. Era consapevole di essere stato fin troppo cinico nei suoi confronti, dimostrandole così tanta freddezza e menefreghismo, ma non era di certo nella sua indole essere uno di quei ragazzi dolci e amorevoli che si presentano dalle ragazze con cioccolatini e mazzi di fiori e inoltre, non poteva e non voleva darle ciò che cercava da lui quindi, se si fosse comportato diversamente, l'avrebbe solamente illusa ulteriormente. Non voleva sentirsi legato a qualcuno. Non voleva dipendere e dividere la sua vita con una seconda persona, avere dei vincoli da rispettare e non essere più pienamente padrone di sé stesso. La sua vita era già fin troppo controllata, non voleva aggiungerci pure una donna asfissiante ed innamorata a complicargliela ulteriormente. Non gliene poteva fregar di meno dell'amore e Pansy, di questo, se ne sarebbe dovuta fare una ragione e sarebbe andata avanti, accettando la sua decisione che sarebbe stata irremovibile.

Quando quella mattina la sveglia suonò, fu tentato di tornare a dormire. Quella notte si era addormentato tardi, costretto a finire di preparare il baule e troppo impegnato a pensare a quello che avrebbe dovuto fare e dire. Aveva deciso che avrebbe parlato con Pansy subito, appena saliti sul treno. L'avrebbe presa in disparte e le avrebbe parlato, dandole la sua decisione senza protrarre ancora a lungo quella pagliacciata. Ma alla fine la buona ragione e il bussare di sua madre alla sua porta di camera ebbero la meglio. Narcissa, già elegantemente vestita e truccata in modo raffinato con un bellissimo rossetto rosso cremisi a dipingerle la labbra sottili, uguali a quelle del figlio, fece il suo ingresso per incitarlo ad alzarsi e recuperare il baule con un tocco di bacchetta.

"Hai preso tutto l'occorrente Draco? Ormai sei adulto, quest'anno non voglio ritrovarmi costretta ad inviarti gufi carichi di pacchi contenenti ciò che ti sei dimenticato per colpa della tua distrazione." Lo riprese composta.

"Ho ricontrollato ieri sera, c'è tutto." Aveva mormorato il ragazzo, scendendo dal letto per indossare le ciabatte in pregiata seta verde ricamata con lo stemma di serpeverde.

"I libri li hai sistemati in modo che non si rovinino?" Continuò Narcissa dal canto suo.

"Sono ancora confezionati nelle loro buste, messi in fondo al baule." Le aveva risposto, tappandosi la bocca per nascondere uno sbadiglio ancora assonnato.

"E i vestiti sono ben piegati e divisi per capi? Non tollero che tu parta con un baule che potrebbe appartenere ad un mendicante." Aveva aggiunto la madre con disappunto.

"E' dal primo anno che piego e sistemo ordinatamente i miei vestiti prima di partire." Aveva mormorato, cercando nell'armadio la biancheria pulita da indossare quella mattina. Non capiva quella mania di sua madre...Alla fine nel suo baule ci metteva mano solo ed esclusivamente lui. A chi doveva importare di com'erano sistemati i suoi abiti? Si chiedeva spesso se tutte le madri fossero come la sua oppure meglio o peggio, riguardo all'ossessione della pulizia e della precisione.

"La scopa da corsa e la bacchetta invece te le sei ricordate?" Gli chiese infine Narcissa.

"La scopa è in fondo al baule, insieme a tutto l'occorrente per il quidditch mentre la bacchetta è sul comodino. La prenderò prima di partire, non me la dimenticherei mai." Borbottò Draco, sperando che sua madre avesse finito con il monologo che ogni anno gli ripeteva.

"Bene, allora tra mezzora ti voglio giù per la colazione. Quest'anno voglio partire per tempo, visto che dovremo smaterializzarci. Tuo padre non può accompagnarci quest'anno e io gli ho detto che non era necessario che venisse una macchina del ministero a prenderci." Gli comunicò infine la madre, lasciandolo esterrefatto. Non si era mai materializzato perché per prendere il patentino per la materializzazione bisognava essere maggiorenni e in modo congiunto, negli anni precedenti, i suoi genitori non lo avevano mai considerato un mezzo sicuro. Quindi non aveva idea di come fosse ma aveva sentito dire che soprattutto le prime volte, non era affatto una bella esperienza.

"Non mi avete mai permesso di materializzarvi con voi, come mai avete cambiato idea?" Le chiese infatti, aspettando una sua risposta.

"Prima eri troppo piccolo, Draco. La materializzazione è un mezzo veloce ed efficace, ma serve concentrazione e prudenza. Quando ci materializzeremo è importante che tu segua i miei movimenti restando però fermo onde evitare che tu ti faccia male. Spaccarsi è veramente doloroso e tutti noi vogliamo evitare che questo accada. Da bambino sarebbe potuto facilmente succedere ma adesso, che sei più grande, ti riteniamo in grado di affrontare una materializzazione congiunta. Dopo tutto il prossimo anno potrai prendere tu stesso il patentino. Non devi preoccuparti, durerà poco e a mala pena te ne accorgerai. Adesso vai a lavarti e preparati." Gli rispose inflessibile, agitandolo leggermente. Quando aveva parlato di spaccarsi, si era leggermente sentito male. Ne aveva sentito parlare e come aveva detto sua madre, sembrava che fosse veramente orribile, una delle cose più orribili e dolorose che a un mago potesse capitare. Se fino ad allora era stato curioso di provare, improvvisamente ne avrebbe volentieri fatto a meno. Ma evitando di dirlo ad alta voce, si limitò ad annuire e a prendere le sue cose per farsi un bagno caldo prima di partire.

Quando fu vestito di tutto punto e si fu assicurato di avere la bacchetta con sé, guardò un'ultima volta la sua stanza prima di chiudersi la porta alle spalle. Fino alle vacanze Natalizie non ci avrebbe rimesso piede ma incredibilmente, ciò non gli dispiaceva affatto. Quella stanza, seppur fosse fantastica e avesse tutto quello che un ragazzo ricco come lui potrebbe desiderare, aveva iniziato a stargli stretta in quelle ultime settimane. Per questo scese la scalinata di marmo che portava in salotto senza nemmeno un pizzico di nostalgia. Sua madre lo aspettava seduta a tavola, mentre finiva di sorseggiare elegantemente il suo caffè e nel frattempo sfogliava la gazzetta del profeta. Draco conosceva centinaia di persone ricche ed influenti, amici di suo padre, accompagnati da altrettante donne ricche e affascinanti, vestite con abiti lussuosi e gioielli invidiabili. Eppure, l'eleganza e la classe che aveva sua madre, anche cercando di essere sempre il più oggettivo possibile, non l'aveva mai ritrovata in nessun'altra donna che non fosse lei.

"Siediti a tavola e mangia con calma, abbiamo ancora tempo." Lo informò la madre, facendo apparire con un fluido movimento di bacchetta un'ampia scelta di pietanze . Draco obbedì, sentendo lo stomaco brontolare per la fame e senza pensarci due volte si servì un'abbondante porzione di uova strapazzate e bacon, accompagnate da un boccale di succo di zucca.

"Come mai siamo soli quest'anno?" Si azzardò a chiedere dopo alcuni minuti, masticando lentamente un pezzo di bacon. Non che la cosa gli dispiacesse, ma era insolito.

"Tuo padre ha avuto...Un imprevisto, un impegno importante al quale non ha potuto dire di no. Non sapeva quanto tempo avrebbe impiegato e di conseguenza ti accompagnerò da sola." Narcissa strinse le labbra in una linea sottile e Draco, sentì un brivido scendergli lungo la schiena. Da quelle parole fu quasi certo che l'impegno di suo padre fosse collegato al suo ruolo di mangiamorte. Quindi agli ordini impartiti dal Signore Oscuro. Quasi si pentì di aver chiesto e di conseguenza, preferì non aggiungere altro, concludendo la sua colazione in assoluto silenzio, di nuovo turbato. Voleva sforzarsi di non pensare a niente di tutto ciò ma a volte gli risultava quasi impossibile. Suo padre faceva parte di quel mondo e anche se non gli aveva più ridetto niente, gli aveva fatto ben capire che voleva che presto ci entrasse pure lui. Ma lui non era affatto certo di voler far parte dei mangiamorte. Perché in fondo lo riteneva...Troppo. Sì i babbani e i mezzosangue erano indubbiamente e nettamente inferiori ai purosangue, non era d'accordo che quest'ultimi fossero entrati in possesso della magia con uno schiocco di dita quando loro, purosangue, avevano dovuto subire nel corso dei secoli le peggiori persecuzioni per quel loro immenso dono proprio da parte di quegli ottusi ed insulsi babbani. Ma in fin dei conti, il mondo era grande, e finché gli stavano alla larga, non sentiva di certo il bisogno di sterminarli uno ad uno. Con un brivido si chiese se suo padre avesse mai ucciso qualcuno, ma le parole di Narcissa lo riportarono alla realtà prima che quella domanda diventasse più insistente nella sua mente.

"Draco stai fissando il piatto vuoto da diversi minuti. Presumo che tu abbia finito di mangiare. In tal caso, possiamo andare perché si sta facendo tardi." Ma certo, Hogwarts, il treno, Pansy, la materializzazione...Doveva andare. Si limitò ad annuire, mentre sua madre faceva sparire i piatti sporchi commentando che un nuovo elfo domestico avrebbe fatto comodo nel loro immenso manor.

Cinque minuti dopo si trovarono fuori, con il vento settembrino ancora caldo a smuovere le fronde degli alberi e a trasportare l'intenso e delizioso odore di rose proveniente dal loro curato roseto. Il sole ormai alto splendeva nel cielo di quel primo settembre del 1994 e il manor era illuminato in ogni suo angolo, riflettendo tutta la sua bellezza e tutta la sua aurea di ricchezza e potere. Draco era sempre stato fiero ed orgoglioso della sua casa, e lo era tutt'ora perché chi, al suo posto, non avrebbe desiderato vivere in una simile reggia e possedere così tante ricchezze? Qualsiasi persona sana di mente probabilmente l'avrebbe desiderato. Ma quell'anno, valeva lo stesso discorso anche per il manor, non gli dispiaceva affatto andarsene per qualche mese in modo da prendersi una pausa.

"Afferra la mia mano Draco. Quando ti sentirai girare su te stesso segui il movimento del tuo corpo senza agitarti. Durerà poco, anche se quando atterremo probabilmente sentirai una spiacevole sensazione di nausea. Ma le prime volte è normale, quindi non ti preoccupare." lo avvisò Narcissa, porgendogli la mano curata con le unghie laccate di rosso. Il figlio si limitò ad annuire, leggermente teso, tenendo con l'altra mano il baule ridotto ad una comoda valigetta da viaggio. Strinse forte la mano di sua madre, stando bene attento a non scivolare e quando sentì sua madre concludere il conto alla rovescia e il suo corpo girare su sé stesso, chiuse gli occhi e si lasciò trasportare nel buio più totale. Non seppe quanto tempo durò ma effettivamente, quella fu la sensazione più brutta che avesse mai provato fino a quel momento. Quando goffamente e per niente elegantemente atterrò sul duro cemento del binario nove e tre quarti, sentiva ancora gli orecchi fischiare e lo stomaco oppresso che, come sua madre lo aveva avvisato, gli provocava una terribile nausea. Ma per lo meno si rese conto di essere effettivamente tutto intero e in perfetta salute.

L'espresso per Hogwarts era fermo immobile sui binari mentre sbuffava nuvole di vapore che si disperdevano nell'aria e tra la folla di persone che urlavano, si salutavano e abbracciavano per essersi ritrovati dopo le vacanze estive. Draco, immobile accanto a sua madre, si guardò leggermente intorno intravedendo delle divise verde e argento, ma si trattava di ragazzini più piccoli. Dei suoi compagni ancora non vedeva nessuno, nemmeno i due nerboruti Tiger e Goyle che erano ben visibili anche da metri di distanza grazie alla loro stazza e altezza.

"Draco, promettimi che farai attenzione." La voce della madre lo distrasse, portandolo a rivolgere tutta la sua attenzione su di lei.

"Certamente, perché dovrei fare diversamente?" Le chiese colto di sorpresa. Non era solito di sua madre fargli quelle raccomandazioni così esplicite e per lui fu una novità. Non aveva mai avuto modo di trovarsi in pericolo né tanto meno si era mai cacciato nei guai. Mica era Potter. Il solo pensare a lui lo fece inorridire. A breve avrebbe rivisto pure la sua brutta faccia.

"Perché i tempi stanno cambiando Draco. Promettimi che ora più che mai non commetterai sciocchezze. Promettimi che non creerai guai a scuola e che il tuo unico scopo sarà quello di ottenere dei buoni risultati scolastici e di farti delle nuove amicizie. Blaise Zabini è un bravo ragazzo, in lui potresti trovare un buon amico, prova a conoscerlo meglio. Impara ad aprirti di più con qualcuno di cui ti fidi piuttosto che affidarti a dei buoni a nulla. Ma soprattutto...Non intrometterti nella vita di Harry potter. So che tra voi non scorre buon sangue e a maggior ragione voglio che tu ti comporti da persona matura. Non sei più un ragazzino ormai." Quelle parole secche pronunciate da sua madre lo fecero ammutolire. Non l'aveva mai vista così preoccupata e quella raccomandazione improvvise gli fecero capire quanto realmente il pericolo fosse reale. Il pericolo di certo non era Potter, ma già il solo fatto che sua madre gli avesse chiesto di stargli alla larga come se fosse un appestato, non prometteva bene.

Non osava nemmeno pensare a come avrebbe reagito se avesse scoperto i pensieri che gli avevano affollato la mente in quelle ultime settimane.

"Farò del mio meglio, lo prometto." La rassicurò semplicemente.

"Ti scriverò ogni settimana. Voglio che tu mi tenga aggiornata su tutto quello che succede a scuola. Sono felice che almeno lì tu sia realmente al sicuro." Mormorò in tono materno. Draco si fece pensieroso, ricordando quante volte soprattutto suo padre fosse stato in disaccordo sul fatto che studiasse ad Hogwarts, sotto la dirigenza di Silente, piuttosto che in una scuola secondo lui molto più valida come poteva essere Durmstrang. Aveva definito più volte Hogwarts una specie di Zoo, di circo, piuttosto che una scuola. Dove tutto e tutti erano ben accetti, mettendo così in secondo piano la vera essenza della magia. Sua madre invece era sempre stata molto più clemente, desiderosa soprattutto di averlo più vicino casa e non si era mai pronunciata riguardo alle intolleranze del marito. Ma a quel punto, se era arrivata a dirgli che solamente ad Hogwarts lo riteneva veramente al sicuro, soprattutto sotto ma protezione di Silente, significava che la situazione era più critica di quello che immaginava.

"Manderò a mia volta dei gufi. Me la caverò." Le rispose piano, posandole un bacio composto sulla guancia. Narcissa lo ricambiò, stringendolo in un caldo e rassicuramente abbraccio, un po' più duraturo del solito.

"Adesso vai, tra pochi minuti il treno partirà. Fai il bravo, tesoro mio." La voce materna di Narcissa fu come un'ultima coccola per Draco. Non era mai stato un gran sentimentale, ma su una cosa ero certo: sua madre le sarebbe mancata. Si limitò ad annuire, salutandola un'ultima volta prima di afferrare il baule e farsi spazio tra la folla di persone che continuava a scambiarsi saluti e raccomandazioni dell'ultimo minuto, ignorando chiunque gli camminasse d'intorno.

Non c'era traccia alcuna dei suoi compagni, di Pansy con la quale doveva parlare.

Non c'era traccia nemmeno del trio dei miracoli. Meglio, si trovò a pensare. Il miscuglio di emozioni e di turbamento che lo avevano afflitto in quelle settimane era dovuto anche e soprattutto a loro. A quella banda di sfigati composta da un pidocchioso, una nata babbana e uno sfregiato visionario passato per pazzo bugiardo da buona parte della popolazione magica. Qualcosa di cui vantarsi, in sostanza. Non aveva voglia di vederli. Non gli interessava nemmeno prenderli in giro e insultarli. Avrebbe solamente voluto trovare un equilibrio fisico e mentale.

Il treno era gremito, il baule che stava trasportando era pesante e ingombrante e i ragazzini più piccoli non aiutavano la sua avanzata. In quel momento, come un fulmine a ciel sereno, si ricordò di essere diventato il nuovo prefetto di serpeverde, insieme a Pansy. Uno sbuffo gli uscì dalle labbra sottili, facendogli assottigliare gli occhi e rivolgere sguardi glaciali a chi gli si metteva tra i piedi. Volendo li avrebbe potuto punire e sottrarre loro una miriade di punti ma quello, se lo sarebbe risparmiato per Hogwarts e per i grifondoro. Forse, e diceva forse...Essere diventato prefetto, pur quanto fosse una rottura in più, non doveva essere così male, se ciò gli conferiva il potere di poter punire severamente i suoi rivali anche se...E c'era quel se di mezzo, adesso era certo che di lì a massimo poche ore avrebbe rivisto la mezzosangue. Chi, se non lei, poteva essere diventata prefetto? E insieme a lei chi ci sarebbe stato? Forse Potter, ragionò irritato oppure Weasley, anche se gli sarebbe sembrato paradossale. In ogni caso, sarebbe stata una spiacevole scoperta, continuò a pensare mentre il treno iniziava a prendere vita e gli studenti si chiudevano via via nei loro scompartimenti. Lui, ancora solo in mezzo a quel lungo corridoio, ne stava cercando uno vuoto e si sarebbe fiondato nel primo libero, se non avesse incontrato di lì a breve i suoi compagni. Era mai possibile che nemmeno quei due nerboruti di Tiger e Goyle fossero nei paraggi?

"Draco, che coincidenza. Ti stavo cercando." Draco incontrò lo sguardo color nocciola del suo compagno di dormitorio, Blaise. Lo scrutò un attimo con sufficienza, rivolgendogli un breve cenno con il capo. Non aveva grandi rapporti con lui, per il semplice fatto che in quegli anni non gli era mai interessato stringere con lui un rapporto più confidenziale. Sapeva solamente che era un purosangue di degna stirpe e che sua madre collezionava mariti su mariti ricchi e purosangue in modo da accapparsi il loro patrimonio. Ma in fin dei conti gli sembrava un ragazzo tranquillo e pacato, anche se gli sembrava strano che lo stesse cercando. Dopo tutto dovette ammettere che non gli dispiaceva, perché significava che non avrebbe affrontato il viaggio da solo come un cane.

"Come mai mi stavi cercando e di grazia, dove sono tutti? Siamo oltre metà treno." Chiese irritato, forse più del dovuto. Sul volto di Blaise, per niente turbato dal suo tono di voce scontroso, apparve piuttosto un ghigno divertito.

"Siamo nella penultima carrozza, due dopo quelle di Potter, Granger, Weasley, Paciock e Lovegood. Sono uscito per il semplice fatto che non tolleravo più la tua spasimante appassionata. I piagnistei di Pansy hanno notevolmente peggiorato il mio umore. Ha ordinato a mezzo vagone di cercarti, compresi Tiger e Goyle. Ma a quanto pare io sono stato più veloce e sappi, che l'ho assecondata solamente per non doverla più sentire." Gli spiegò con nonchalance, tornando a camminare. Draco, dal canto suo, si pentì amaramente di aver desiderato incontrare compagnia. Sapeva di dover parlare con Pansy ma dopo quella rivelazione, avrebbe tanto voluto rimandare in eterno. E come ciliegina sulla torta, erano vicini al trio degli idioti e degli sfigati. Una pazza visionaria e un imbranato patentato, accoppiati al trio mal assortito. Di male in peggio.

"Ottimo inizio, oserei dire." Mormorò a denti stretti, mentre Blaise sogghignava maggiormente. Gli stava simpatico Draco Malfoy. Certo, tipo particolare e piuttosto altezzoso. Ma se solamente fosse sceso di mezzo passo dal suo piedistallo d'oro, era certo che sarebbero diventati buoni amici quell'anno.

"Draco, per Salazar! Pensavo tu avessi perso il treno." Strillò Pansy una volta raggiunto il vagone, fiondandosi tra le sue braccia come una furia. Draco, preso alla sprovvista, quasi la fece cadere a terra. Non che gliene fosse fregato granché, ma la sua immagine ne avrebbe ulteriormente risentito. La sua postura ancora più rigida era dovuta al fatto che due scompartimenti precedenti aveva notevolmente e volutamente aumentato il passo, evitando accuratamente di incontrare anche un singolo sguardo di uno di quegli idioti. Per il momento, non ci voleva pensare. Assurdo da parte sua, ma vero.

"Pansy, ti devo parlare. Tiger, Goyle aiutatemi a sistemare questo dannato baule sulla rastrelliera." Tuonò il biondo, notando che tutti avevano fatto ritorno nel vagone. I due scimmioni eseguirono immediatamente il suo ordine mentre lui nel frattempo aveva velocemente salutato i restanti compagni.

"Certo, Draco. Mi accompagni a fare una passeggiata? Dopo dovremo recarci nella carrozza dei prefetti." La voce mielosa di Pansy fece arricciare il naso a Draco che, glaciale come al solito, evitò di esprimersi ad alta voce. Prima se la toglieva dai piedi, prima avrebbe potuto tirare un sospiro di sollievo.

Il corridoio era finalmente sgombro, risuonavano solamente le voci degli studenti da dentro le carrozze. Draco proseguì in silenzio, con al suo fianco la compagna serpeverde.

"Draco, non mi hai nemmeno salutata." Lo accusò a un certo punto Pansy, aumentando il passo per affiancarlo.

"Ho detto che devo parlarti." Tagliò corto il biondo, cercando uno scompartimento vuoto che dopo un po' riuscì ad individuare accanto a quello di chiassosi mocciosi di tassorosso.

"Entra." Le ordinò secco, aprendo la porta per farla passare e seguendola a sua volta.

"Si può sapere cosa ti succede? Non mi hai nemmeno...Dato un bacio, Draco." Lo rimproverò la ragazza, incrociando le braccia imbronciata.

"Proprio di questo volevo parlarti. Noi non siamo una coppia." Le rispose aspramente, notando il suo sguardo improvvisamente confuso e ferito.

"Cosa significa? Pensavo che dopo l'ultima volta...Le cose fossero cambiate." La voce le tremò leggermente mentre cercava di mantenere una facciata impassibile che non convinceva nessuno, nemmeno lei stessa.

"Ma io questo non te l'ho mai detto." Le rispose rigido, senza sapere bene come continuare quel discorso imbarazzante. Non voleva risultare fin troppo cinico, ma non riusciva nemmeno ad essere delicato.

"Credevo che fosse scontato, Draco. Io...Mi sono concessa a te." La voce acuta di Pansy fece momentaneamente sentire Draco un schifo d'uomo. Non aveva mai usato delle ragazze, in quanto era stata anche per lui la sua prima volta. E non era nel suo interesse iniziare a farlo, nemmeno con Pansy. Come già si era ricordato, era pur sempre un Malfoy, un signore.

"Non doveva andare così e io non voglio illuderti ulteriormente. Questa è la mia ultima parola. Non tornerò indietro." Quelle parole secche e dirette fecero riempire gli occhi di lacrime alla ragazza che mai si era sentita tanto ferita e umiliata.

"Quindi mi hai solamente usata per testare le tue prestazioni?" Gli chiese in lacrime con voce stridula, guardandolo incredula con le lacrime che ormai le rigavano le guance.

"Avevo bevuto quelle porcherie babbane e...Ho dato ascolto alle fesserie di Flint. Non avrei dovuto Pansy, ma non ero completamente lucido. Apprezza la mia onestà. Perché non mi hai fermato?" Le chiese a disagio, sperando che la smettesse di frignare. Aveva sbagliato, ma non gli sembrava nemmeno il caso di farne una tragedia.

"Non ti ho fermato perché lo volevo. Perché mi sentivo pronta. Perché ho sempre provato dei sentimenti per te ma tu sei sempre stato troppo cieco per rendertene conto! E adesso quella che si sente usata e soffrirà sarò solo ed esclusivamente io. Per te bastano due parole per sistemare il tutto e lavartene mani e piedi ma a me...A me non so cosa servirà per riparare i pezzo del mio cuore." Sussurrò la mora, scatenando un moto di compassione nel biondo. Vederla così fragile e vulnerabile, per colpa sua, non gli rendeva onore. In fondo in fondo era dispiaciuto per lei. Ma d'altra parte non la ricambiava e credeva che la sincerità fosse l'arma migliore, ogni tanto.

"Non era mia intenzione ferirti, Pansy. Tanto meno usarti. Ma indietro non si può tornare e io non posso darti ciò che cerchi. Sono certo che ti passerà e che troverai qualcun'altro. Per me, questa conversazione finisce qua. Ti lascio sola. Ci vediamo nella carrozza dei prefetti." Le rispose secco, felice di essersi tolto quel fardello dalle spalle. Non era del tutto sicuro che sarebbe finita lì ma in fin dei conti...Per lo meno aveva già messo le mani avanti.

"Ma certo...Vattene e lasciami sola. Non ti facevo così...Vigliacco." Sussurrò Pansy con le lacrime che le rigavano le guance, il mascara sciolto e le gambe al petto in quanto ormai si era lasciata scivolare a terra per piangere tutta la sua disperazione. Anche la fiera Pansy Parkinson alla fine era crollata. Lei, che fin da bambina aveva imparato a pianificare la sua vita ed ogni sua mossa, alla fine aveva fallito ed era crollata. Fino a quel momento aveva avuto tutto ciò che una ragazza potrebbe desiderare. Tutto tranne una cosa...Draco Malfoy, il rampollo più ricco di tutta l'Inghilterra. Oh certo, ne era pazzamente innamorata da anni ormai, ma quale ragazza purosangue sana di mente non vorrebbe diventare la futura moglie di un Malfoy? E questo era il castello di carte che si era creata. E pensava di essere stata a buon punto...Fino a quando lui non le aveva appena sbattuto una porta in faccia, anche dopo che lei gli si era scioccamente concessa, illudendosi che lui ricambiasse i suoi sentimenti. A quelle parole Draco si irrigidì, stringendo i denti. Era stato clemente fino a quel momento, si era risparmiato il cinismo. Ma non avrebbe permesso alla prima donna che si credeva la regina del mondo di insultarlo per i suoi piagnistei.

"Voi donne siete così stupide. Vi illudete che, se aprite le gambe, un uomo di conseguenza vi amerà incondizionatamente e si farà mettere il guinzaglio da voi. Adesso dimmi, Pansy...E' questo che credevi di fare? Concederti a me convinta che io ti avrei amata e in futuro fatta mia sposa? Pensi che non sappia che ci sono persone che ucciderebbero per mettere le mani sul patrimonio dei Malfoy? E chi, meglio della futura moglie del rampollo di famiglia, potrebbe farlo? Ma mi dispiace deluderti, perché nel tuo caso questo sogno non si avvererà." Le sibilò subdolo, vedendola sussultare e piangere ancora più forte. Ma in quel momento non provò più un briciolo di pietà per quella stupida anzi, non si pentì affatto di averla, come aveva detto? usata e sfruttata. Se questo era ciò che le donne volevano da lui, avrebbero aspettato a lungo.

Ma quelle parole furono come un vero e proprio schiaffo in faccia per Pansy che mai, prima di allora, si era sentita rivolgere parole tanto brutali e, nella loro crudezza e perfidia, veritiere. Era abituata ai modi freddi e spocchiosi di fare di Draco ma mai prima di allora si era rivolto a lei in quel modo. L'ultima cosa che vide e sentì fu la porta dello scompartimento chiudersi e il suo cuore spezzarsi definitivamente. Ma quelle parole così volgari e cattive, oltre al dolore, scatenarono in lei anche una profonda rabbia e desiderio di vendetta. Non sapeva come, quando e se mai fosse stato possibile. Ma se ci fosse riuscita, si sarebbe vendicata di quell'affronto. Era Pansy Parkinson e si sarebbe rialzata. Sarebbe andata a quella stupida riunione dei prefetti e una volta giunta ad Hogwarts, avrebbe fatto finta di niente. Ma nel frattempo avrebbe pianificato una vendetta.

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"Ronald muoviti! Tra dieci minuti inizia la riunione e tu non ti sei ancora messo la spilla e sei ancora qua ad ingozzarti di dolciumi. Ti rendi conto del ruolo importante che ti è stato assegnato? Di grazia, non mostri un minimo di maturità. Muoviti." Hermione era in piedi nello scompartimento che divideva con i suoi migliori amici. I suoi occhi fiammeggianti di disapprovazione erano posati sul povero Ron che, molto goffamente, dopo quel rimprovero aveva iniziato a cercare ovunque la sua spilla, pregando in cuor suo di non averla dimenticata a casa perché in quel caso, sapeva che sarebbe stato ufficialmente morto. Harry, mangiando tranquillamente una cioccorana, sogghignava sotto i baffi. In quei giorni, che si erano rivelati estremamente pesanti e difficili per tutti, soprattutto per lui che fino all'ultimo non aveva nemmeno saputo se ad Hogwarts ci sarebbe tornato, non era stato particolarmente amichevole e loquace. Una sensazione sgradevole gli pesava sempre sul petto ma quel giorno le cose stavano andando per il verso giusto e godersi i battibecchi tra Hermione Ron era sempre estremamente divertente.

"Per merlino Hermione, arrivo. L'ho trovata, finalmente." Esultò Ron tirando un sospiro di sollievo e agganciando la spilla sulla sua divisa di terza o forse quarta mano. Ma si rese conto di aver parlato troppo quando vide gli occhi di Hermione incenerirlo letteralmente.

"Per Godric Ronald! Non vorrai dirmi che non sapevi dove si trovava la tua spilla da prefetto fino ad un minuto fa, vero?" Gridò la riccia, rossa in faccia, cercando con lo sguardo il sostegno di Harry.

"Non mettete me in mezzo. Per me niente ronde, niente riunioni noiose tra prefetti e caposcuola, nessun spiacevole inconveniente di cui prendermi carico e un grosso fardello in meno di cui dovermi occupare. L'ingrato compito è toccato a voi quindi, vedetevela da soli." Ghignò diabolico, beccandosi un'occhiata da cane bastonato da parte di Ron. Inizialmente aveva provato una profonda gelosia nei confronti del suo migliore amico e di quella stupida spilla, perché egoisticamente era stato certo che Silente avrebbe assegnato a lui quel ruolo. Ma alla fine, si era reso conto che lui di cose a cui pensare ne aveva già fin troppe e che dopo tutto il suo migliore amico meritava più di lui di ricevere delle soddisfazioni personali, pur quanto piccole e di poco conto potessero essere. Ma essere l'ultimo fratello di altri cinque maschi sapeva quanto fosse per lui difficile in quanto qualsiasi cosa facesse, i suoi fratelli l'avevano già fatta prima di lui e che di conseguenza non era né una novità né tanto meno qualcosa di speciale.

"Grazie del conforto Harry. Non ti farò entrare nel bagno dei prefetti dopo che mi hai pugnalato alle spalle, sappilo." Borbottò il rosso imbronciato, facendo aumentare il ghigno sulle labbra del moro.

"Ron, MUOVITI!" Gridò Hermione paonazza, facendo sobbalzare gli amici. Odiava arrivare in ritardo e se Ron non si fosse sbrigato, ci sarebbero arrivati.

"Vedi...E' pazza. Non sono più molto felice di dover fare le ronde con lei." Piagnucolò Ron, mentre la ragazza lo trascinava via.

"Ci vediamo dopo Harry. Nel caso dovessimo ritardare, non ti preoccupare." Lo salutò dolcemente, rivolgendogli un sorriso dolce.

"In quanto a te, ti ho sentito." Rimbeccò Ron, tirandogli uno scappellotto.

"Buon divertimento." Li salutò il moro, continuando a ridersela sotto i baffi.

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"Se siamo tutti possiamo iniziare." Il caposcuola di Corvonero, un secchione patentato del settimo anno del quale Draco non conosceva il nome, aveva iniziato a parlare nell'esatto momento in cui gli ultimi due prefetti avevano fatto il loro ingresso nello scompartimento e con suo profondo sorpresa, Draco si era reso conto che si trattava della mezzosangue e...Di Weasley. Alla sua vista lo stomaco gli era sobbalzato e aveva faticato a trattenersi dal fare nemmeno lui sapeva cosa. Cosa diamine gli stava succedendo? Perché nelle ultime settimane era stato così tanto ossessionato da loro...Da lei. Dalla mezzosangue che non sopportava fin dal primo anno.

"Ci scusiamo per il ritardo. Non accadrà mai più." Sibilò la ragazza, fulminando il suo compagno.

"Non ti preoccupare Hermione. Gli inconvenienti possono capitare anche ai migliori." La rassicurò con un sorriso quell'idiota cervellone, facendola arrossire. Dal canto suo, Draco si lasciò sfuggire un verso indistinguibile. Pansy, poco lontana da lui, era entrata quasi subito dopo il suo arrivo, con gli occhi ancora arrossati ma a testa alta e in silenzio.

"Bene, questa è la vostra prima riunione tutti insieme. Ce ne saranno altre durante l'anno scolastico, soprattutto in caso ce ne fosse particolare bisogno. Le cose da spiegarvi sono poche e semplici, ma importanti quindi, voglio che teniate gli orecchi aperti tutti quanti. Come spero ben sappiate, il ruolo che vi è stato assegnato è un ruolo importante e degno d'orgoglio da parte di tutti voi. Quindi mi auguro che lo rispettiate nel migliore dei modi. Ciò che ho da dirvi è che a turno dovrete sorvegliare il castello facendo ronde notturne. Dovrete impedire e prevenire qualsiasi comportamento che vada contro il regolamento scolastico assegnando le giuste punizioni facendo riferimento prima ai caposcuola e poi ai capo casa degli eventuali studenti da punire, nel caso accadesse qualcosa di grave. In caso contrario potrete togliere punti ai trasgressori, ma senza abusare del vostro potere. E per impedire che ciò accada, è stato deciso che quest'anno le ronde saranno fatte da prefetti mescolati, in modo da accertarsi che le punizioni siano date in modo imparziale. Non ce ne frega se tra alcuni di voi possano esserci delle divergenze o quant'altro. Il vostro ruolo da prefetto deve rendervi persone mature e vi deve permettere di collaborare insieme andando oltre le questioni personali irrisolte. Quindi Corvonero e tassorosso collaboreranno insieme mentre Grifondoro e serpeverde faranno altrettanto. Eventuali cambiamenti verranno valuti se, e solo se, ci fossero valide motivazioni. In caso contrario dovrete collaborare tra di voi.

Quelle parole furono come una condanna a morte, soprattutto per le ultime due case citate. Hermione e Ronald, come Draco e Pansy, impallidirono come spettri. La riccia aveva uno sguardo talmente sconvolto da sembrare spiritata. Ron era visibilmente terrorizzato. Draco sembrava avesse appena ricevuto cinquanta bolidi in testa e Pansy...Si era fatta ancora più seria e immusonita di prima. Quella sentenza significava solamente una cosa...Hermione Granger avrebbe dovuto collaborare a stretto contatto con Draco Malfoy e stessa sorte, sarebbe toccata a Ron con Pansy. Acerrimi nemici dai tempi dei tempi. Non sarebbe finita bene, tutti se lo sentivano.

La riccia maledì mentalmente tutti gli dei che conosceva, senza avere il coraggio di voltare la testa per guardare Malfoy, certa che fosse sconvolto tanto quanto lei. Ma non aveva voglia di iniziare l'anno scolastico osservando la sua espressione disgustata di fronte all'obbligo di dover avere a che fare con...Una come lei. Probabilmente le avrebbe reso le ronde un inferno e avrebbe fatto fare tutto a lei o chissà quale altra diavoleria. Non voleva nemmeno pensarci. Figuriamoci se a uno come Malfoy interessava davvero qualcosa dei suoi obblighi da prefetto e se avrebbe rispettato il "non dovete abusare del vostro potere". Quasi sicuramente avrebbe tolto punti a caso, per primi ai grifondoro, per puro divertimento e in più, potendo scaricare l'ingrato compito a qualcun'altro, forse non si sarebbe nemmeno presentato alle ronde. L'avrebbe fatta uscire fuori di sennò, se lo sentiva.

"Allora, è tutto chiaro? Se sì, potete andare. Per oggi saremo clementi e vi lasceremo svolgere la perlustrazione del treno con il vostro compagno. Ma domani vi verranno assegnati i rispettivi turni." Le ultime parole del caposcuola furono come una condanna a morte per quattro nuovi prefetti in particolare. Ma nessuno, per orgoglio osò parlare anche se Hermione sembrava sull'orlo di una crisi nervosa, Ron era verdognolo, Pansy era diventata ancora più seria e arrabbiata di pochi minuti prima e Draco, era una maschera di pura freddezza che nascondeva in realtà un turbine di sentimenti contrastanti tra di loro.

Non la sopportava. Cielo, se non la sopportava. La Granger era la mezzosangue più insopportabile che avesse mai avuto il dispiacere di conoscere. Troppo intelligente, troppo saccente, troppo avanti in tutto. Troppo Hermione Granger, in sostanza. Era troppo di tutto, a prescindere. Eppure in quelle settimane gli aveva fatto arrovellare il cervello nel peggiore dei modi e adesso, oltre al danno pure la beffe.  Avrebbe dovuto svolgere quegli stupidi ruoli da prefetto insieme a lei. Cosa diavolo aveva fatto di male al fato per meritarsi simili disgrazie?

"Secondo te, se imploro la Mcgranitt e Silente, c'è la speranza che mi facciano cedere il mio posto a Harry?" Piagnucolò Ron rivolto alla riccia che, tirando un sospiro di sconfitta scrollò stancamente le spalle.

"Non credo proprio Ron. Non ci resta che accettare pure questa e provare ad affrontarla nel miglior modo possibile. Inoltre Harry ne ha già fin troppe da fare e pensare." Mormorò affiancando l'amico che, stravolto, la fissò come se fosse un alieno.

"Miseriaccia Hermione, come fai ad essere così tranquilla? Dovrai fare le ronde con quella zucca vuota di Malfoy!" La riccia lo fulminò con lo sguardo assottigliando le labbra in una linea sottile, facendolo ammutolire.

"Oh credimi, sono scontenta tanto quanto te, Ron. Dopo tutto sarò costretta a condividere il mio incarico con una persona che mi odia e mi insulta dal primo anno per degli ideali assurdi e razzisti, che probabilmente mi renderà le ronde un inferno e se possibile, mi affibbierà anche la sua parte lavandosene mani e piedi. Ma visto che non possiamo farci niente, non mi resta che farmene una ragione e cercare di comportarmi in modo maturo cercando di gestire civilmente questa situazione." Gli rispose acidamente.

Hermione camminò a passo spedito, schiumante di rabbia, senza rendersi conto che due occhi grigi e penetranti l'avevano osservata in silenzio ascoltando ogni sua parola. E quando il treno iniziò a rallentare, diverse ore dopo, annunciando il suo arrivo alla stazione di Hogsmeade, quella stessa persona che aveva sentito tutto continuò a pensare a lungo alle parole di quell'insopportabile so-tutto-io che in quelle settimane gli aveva dato tanto di cui pensare.

-Aggiornato 20 febbraio 2019-

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