1.8 - Notte stellata
- Luke's pov -
Aspettai Michael nel panico totale, torturandomi le mani preso da un'improvvisa ansia che non riuscivo davvero a spiegarmi. Sarà stata la consapevolezza di essere totalmente finito, di essere nei guai seri per le mie solite cazzate. Eppure me l'avevano detto, di non giocare con il fuoco, ma io non li avevo ascoltati e avevo continuato a pensare solo a me stesso, come l'egoista che sono sempre stato. Ed ora, le conseguenze dei miei gesti avrebbero fatto male non solo a me, ma anche ad altri – a Michael soprattutto. Come avrebbe reagito a quella notizia? Di sicuro avrebbe dato di matto, non avrebbe voluto più vedermi, gli avrei fatto così schifo che mi avrebbe lasciato seduta stante. E non sapevo quanto fossi pronto a quella cosa. Come avrei potuto esserlo, del resto, ora che avevo capito di amare Michael? Come avrei sopportato di perdere l'unica persona che volevo davvero al mio fianco?
Il suono del campanello mi riportò alla realtà. Ignorando il televisore acceso – non che qualcuno lo stesse guardando, comunque – mi accinsi ad alzarmi dal divano e ad andare ad aprire, ritrovandomi Michael davanti. Il ragazzo mi guardò preoccupato prima di abbracciarmi, stringendomi a sé come se sapesse che quello sarebbe stato il nostro ultimo abbraccio. Io ricambiai la stretta, affondando la testa nella sua spalla e sospirando rammaricato, sentendo il suo profumo pervadere le mie narici.
«Cos'è successo, Luke? Stai tremando. Dimmi che non è niente di serio», mi chiese Michael quando ci staccammo, chiudendo la porta prima di tornare da me.
Io sospirai – per l'ennesima volta – mentre Michael mi stringeva le mani. «Vorrei che non lo fosse. Michael... riguarda Wendy», cominciai, deglutendo, «Ha detto a Sabrina che un uomo adulto ha abusato di lei... sospetto che farà il mio nome molto presto. E ha le prove, non c'è piano che tenga per risolvere la situazione. Temo che questi siano i nostri ultimi momenti insieme».
Michael mi aveva ascoltato ad occhi sgranati, studiando il mio viso con attenzione, lasciandosi sfuggire sussulti di tanto in tanto. Pensavo reagisse male, e invece restò in silenzio, forse cercando le parole adatte da dirmi. Ogni istante che passavamo in silenzio era una vera tortura, nella mia testa si stavano creando castelli di scenari apocalittici che solo le parole ancora non pronunciate da Michael potevano annullare – anche se in realtà fossi convinto che Michael avrebbe soltanto confermato uno di quegli scenari, lasciandomi solo e scappando via da me come giusto che fosse stato. Non mi meritavo la sua comprensione.
E invece, contrariamente a ciò che mi aspettavo, Michael mantenne la calma, continuando a studiarmi cauto mentre mi chiedeva «Hai davvero abusato di lei? O se lo sta inventando perché è gelosa della nostra relazione?».
«Ovvio che se lo sta inventando! Come potrei abusare di una persona? Semmai, è più lei che mi minacciava per fare sesso», spiegai, facendo annuire Michael.
«Quindi non è tutto perduto. La verità è dalla tua parte – per quanto pensi che ti meriteresti qualche punizione per ciò che hai fatto, andare a letto con le alunne è deplorevole», borbottò, guardandomi storto.
«Ma lei ha i messaggi e le foto. Come facciamo? Mi sembra una missione persa in partenza, Michael. Non posso salvarmi questa volta», sbottai, sentendo il respiro farsi più affannoso mentre pensavo a cosa il futuro mi stesse riservando.
Michael mi stupì abbracciandomi di nuovo. «Penseremo a qualcosa, qualsiasi cosa. Non gettare subito la spugna, non vorrai mica fare il rammollito!», sbottò, stringendomi a sé, «Possiamo farcela. Insieme ce la faremo», aggiunse, prima di stamparmi un timido bacio sulle labbra.
Ciò che doveva essere un semplice sfioramento di labbra si intensificò sempre di più, diventando rude, intenso, passionale – tutti aggettivi con cui avrei descritto Michael, del resto. Ormai avevo perso il controllo, e non l'avrei ritrovato facilmente; sarebbe stato difficile staccarsi da Michael, specie in quel momento in cui sentivo il bisogno di lui più forte ed intenso che mai, quasi una necessità che mi consumava. Ma avrei rispettato il suo volere comunque, nonostante stessi pensando a fare richieste piuttosto azzardate.
«Luke... uhm, vedo che la tristezza ti rende vorace, quasi mi mangi la faccia», mi prese in giro Michael, sorridendo mentre poggiava la testa contro al muro – sì, avevo finito per sbattercelo contro. No, non me ne pentivo.
Ignorando i suoi sfottò – cosa che facevo ormai da fin troppo tempo – presi a baciargli il collo con lentezza, stringendo la sua t-shirt in un pugno. «Michael, tu... tu faresti l'amore con me? Nonostante tutto, nonostante i guai in cui mi sono andato a cacciare, tu resteresti per me?», decisi di chiedergli, deglutendo nervoso mentre incastonavo i miei occhi in quelli meravigliosamente verdi di Michael.
Michael mi guardò per due secondi prima di poggiare le sue labbra sulle mie febbrilmente. Interpretando quel gesto come una risposta positiva ricambiai il bacio con foga, afferrando Michael per le cosce e staccandomi da lui solo per trovare la strada delle scale. Non avrei di certo fatto l'amore con Michael per la prima volta sul divano... specialmente perché alla tv trasmettevano un documentario sulle balene. Non era proprio un sottofondo romantico...
Sdraiai Michael sul letto e mi chinai su di lui per baciarlo, prima di posizionarmi tra le sue gambe e scendere a baciargli il collo. Michael strinse i miei capelli fra le dita mentre spingeva il suo bacino contro il mio, facendo sfregare le nostre erezioni fra loro. Un gemito piuttosto acuto sfuggì alle mie labbra, cosa che fece ridacchiare Michael.
«Non pensavo fossi così vocale durante il sesso – e non abbiamo neanche iniziato», commentò, facendomi accigliare.
«Ho passato mesi di secca. Cerca di capirmi, dai», borbottai, gemendo – di nuovo davvero ad alta voce – quando Michael, per provocarmi, poggiò una mano sul cavallo dei miei pantaloni, infilandola subito dentro. Socchiusi gli occhi mentre Michael continuava a toccarmi, dapprima lentamente poi sempre più veloce, ridendo dei miei gemiti piuttosto imbarazzanti.
«L-la smetti di ridere di me? Stronzo», sbottai, cercando di controllare la mia voce senza riuscirci. Mi venne un'idea che l'avrebbe fatto stare zitto, ma avevo bisogno di distrarlo – beh, i miei gemiti erano una bella distrazione a dirla tutta.
Michael sorrise malizioso. «Ma sei così divertente, gemi come una ragazzina!», mi prese in giro, mordendosi il labbro inferiore, «Non si direbbe che sei un uomo di- CAZZO! Ma che fai?!», strillò non appena si rese conto che avevo infilato tre dita dentro di lui.
Sorrisi malizioso mentre cominciavo a muoverle, facendo gemere Michael dapprima per il fastidio, poi per il piacere. Impiegò un po' ad abituarsi, ma era comprensibile. «Chi ride ora?», borbottai sarcastico, zittendolo con le mie labbra mentre lui mi sbottonava la camicia, gettandola noncurante per terra. La camicia fu seguita dal resto dei nostri vestiti, lasciandoci finalmente nudi l'uno di fronte all'altro. Accarezzai una guancia di Michael mentre lui arrossiva, socchiudendo gli occhi.
«Non essere imbarazzato, amore mio», lo rassicurai, baciandolo flebilmente, «Sei così bello».
Michael tremò leggermente mentre io scendevo sul suo collo, baciando la sua pelle morbida fino ad arrivare alla base del suo pene. Guardai Michael negli occhi prima di partire all'attacco, tenendo gli occhi incastonati nei suoi mentre arrivavo alla punta del suo pene con le mie labbra, baciandola lentamente prima di saggiarla con la lingua, ottenendo un gemito che mi fece ridacchiare. Michael mi tenne la testa mentre io inglobavo il suo pene nella mia bocca, succhiando con avidità fino al momento in cui lui non mi fece cenno di alzare la testa. Io guardai incuriosito, leccandomi le labbra.
Michael mi guardò minaccioso. «Non fare mai più quella cosa», sbottò, gemendo quando io presi ad accarezzare il suo pene e a massaggiare la sua apertura con i polpastrelli.
«Cosa, tesoro, leccarmi le labbra?», chiesi malizioso, continuando a leccarle, «Scusa. È che voglio assaporarti per bene, non mi hai fatto finire».
Michael rabbrividì. «Sei fortunato che ho voglia di fare sesso con te, altrimenti ti avrei mandato a fanculo seduta stante», si lamentò, sospirando ed arrossendo.
Per qualche motivo, quella confessione mi eccitò di più di qualsiasi toccata o gemito; finalmente, Michael ammetteva di voler fare sesso con me. Mi sentivo come un bambino il giorno di Natale!
«Perché hai quella faccia?».
Sorrisi. «Hai ammesso che vuoi che ti scopi! Non è bellissimo?», esclamai, ottenendo una risata sbuffata.
«Sta zitto e scopami sul serio, altrimenti me ne vado», mi esortò, sorridendo malizioso quando mi piazzai fra le sue gambe, «Mmh, saresti uno schiavo sessuale perfetto. Segui gli ordini così bene...».
Io lo baciai per distrarlo dal fatto che stessi entrando in lui – forse poteva dargli fastidio. «Giocheremo allo schiavo sessuale un'altra volta, okay?».
Michael gemette. «Ah, non vedo l'ora», borbottò ansante, incollando le sue labbra alle mie mentre il mio corpo scivolava piano nel suo, riempiendolo, toccando i punti più sensibili. Michael era come creta nelle mie mani, più il piacere diventava intenso più le sue labbra reclamavano le mie, le sue mani si intrecciavano alle mie, più i suoi gesti diventavano disperati e bisognosi. Ed io mi sentivo sempre più bisognoso di lui, della sua bocca sul mio corpo, delle sue mani su di me. Era come un circolo vizioso, una fame di attenzioni che non finiva mai. E che non sarebbe finita mai, perché io avevo bisogno di Michael più di quanto avessi bisogno dell'ossigeno. Non mi ero mai sentito così con una persona, ed ero felice che quelle sensazioni le stessi provando proprio con lui, con l'unica persona che avrei amato per davvero. Finalmente, ero davvero felice. Appagato in ogni aspetto della mia vita. Neanche l'imminente crisi con Wendy poteva scalfirmi, ora come ora.
Mi ritrovai a gemere disperato fra le labbra di Michael mentre l'orgasmo mi colpiva inesorabile, facendomi vedere le stelle per qualche secondo prima di farmi tornare alla realtà, al mio Michael che sorrideva felice. Non avrei preferito vedere altro, nella mia vita; Michael felice valeva più di ogni altra cosa, persino più del Van Gogh più costoso – e lui avrebbe detto che stavo esagerando, ma si sa come sono gli artisti, bene o male si svalutano sempre o vengono sottovalutati. Ed era proprio così che vedevo Michael; per tutta la sua vita si era visto scartato, criticato, scrutinato da tutti e giudicato negativamente. Ma anche la Notte Stellata aveva avuto bisogno di tempo, per essere apprezzata.
Michael mi guardò confuso. «Perché mi guardi così?», mi chiese, arrossendo leggermente mentre gli accarezzavo la guancia.
«Perché sei la mia Notte Stellata, Michael».
«Adesso mi paragoni anche al povero Van Gogh? Dio!».
***
[A/N] Ehm... è l'una, sì. Facciamo finta di niente? Ahahah
Lo so, vi ho fatto aspettare, ma insomma HANNO SCOPATO SI *parte il trenino* e niente, adesso sto morendo di sonno quindi... a domani! ♥♥
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