1.2 - Gelosia portami via!
- Michael's pov -
«Michael, dai, dobbiamo andare», ansimò Luke, stringendomi i capelli mentre io riempivo di attenzioni il suo collo, «Sul... sul serio».
In risposta strinsi la sua camicia in un pugno, continuando a baciargli il collo senza curarmi delle sue suppliche - anzi, le sue suppliche forse mi stavano spingendo a fare di più. «Mmh, gli altri possono aspettare», borbottai io, alzando la testa prima di baciarlo, congiungendo le mie labbra alle sue febbrilmente.
Luke, nonostante fosse contrario, si lasciò andare al tocco delle mie labbra, facendomi finire contro al muro ed afferrandomi per le cosce, sollevandomi da terra. Mugolai soddisfatto alla sua presa di posizione, spingendomi contro il suo corpo e facendo cozzare i nostri bacini, facendo gemere entrambi. Sì, forse era davvero squallido, da immaturi e poco professionale pomiciare in uno sgabuzzino sul posto di lavoro, ma nell'ultima settimana eravamo stati piuttosto distanti, impegnati entrambi con scuola e rispettive famiglie di rompicoglioni, e io avevo bisogno di lui più di quanto volessi ammettere - ero passato dall'odio all'attrazione fatale in così poco tempo che la cosa ancora mi stupiva, ma ora come ora non ci facevo più caso. Insomma, le sensazioni che provavo con Luke non mi erano nuove e comunque erano molto più forti ed importanti di qualche stupido dubbio che avevo sui miei veloci cambi di idee. Forse io Luke non l'avevo odiato mai realmente, avevo soltanto mascherato la mia attrazione con l'odio forse per non restarci male in caso di rifiuto... ma adesso non volevo pensarci. Non con il corpo di Luke premuto saldamente contro il mio.
«Com'è che hai cambiato idea?», chiesi ansante, staccandomi da Luke per riprendere fiato.
Il biondo mi guardò sorridendo, stampandomi un bacio appiccicoso sulle labbra prima di scendere a baciarmi il collo. «L'idea di baciarti è molto più allettante di insegnare cose vecchie a ragazzi svogliati», spiegò, percorrendo la scia dei suoi baci con la sua lingua, «Ho l'impressione che tu useresti molto meglio il mio tempo», aggiunse, alludendo chiaramente ad altro. La voce suadente che aveva usato per la parola tempo rendeva la cosa più evidente.
«Mmh, eccome se lo userei meglio», sbottai io, attaccando il bottone dei suoi pantaloni. Li sbottonai velocemente, infilando la mano nelle sue mutande senza aspettare altro; Luke alle mie azioni strabuzzò gli occhi leggermente, con le labbra spalancate per la sorpresa da cui fuoriuscivano ansiti mescolati a gemiti strozzati.
«E meno male che avremmo d-dovuto partire dalle basi... intendevi la base del mio pene, piccolo?», ansimò nel mio orecchio, facendomi ridacchiare.
«Stiamo insieme da un mese, credo che le basi le abbiamo superate eccome», borbottai, accelerando i movimenti della mia mano e facendo gemere Luke sempre più forte, «Non hai mai allungato le mani su di me. Credo che meriti un premio».
«Oh sì che me lo merito», gemette Luke, socchiudendo gli occhi, «Ah, non fermarti ti prego».
Io sorrisi malizioso, continuando a dare piacere a Luke almeno finché la porta dello sgabuzzino non si aprì. Io e Luke ci staccammo immediatamente, finendo Luke contro lo scaffale dei detersivi e io per terra, visto che fino a quel momento il biondo mi aveva sorretto per le cosce. Gemetti leggermente per la botta (per niente piacevole, detto fra noi) al sedere mentre alzavo lo sguardo, trovandomi davanti il sorriso canzonatorio di Calum. L'avrei voluto uccidere, sul serio. Chissà come finalmente ottenevo un po' d'azione!
«Ehm, mi dispiace interrompere le vostre folies à deux, ma ragazzi, le lezioni sono iniziate da cinque minuti e non vi si vede da nessuna parte. E poi, davvero? Uno sgabuzzino? Ti facevo più maturo, Michael», disse, prendendomi in giro mentre io roteavo gli occhi.
Mi alzai da terra, spolverandomi i pantaloni. Fortunatamente quell'accenno di erezione che avevo era svanito non appena ero cascato a terra come un sacco di patate. «Uhm, certo. Adesso arriviamo», borbottai, facendo ridacchiare Calum.
Il moro fissò entrambi con un sopracciglio alzato. «Certo... non perdetevi in chiacchiere però», ci canzonò un'ultima volta, prima di andare via e chiudersi la porta alle spalle.
Luke si avvicinò cauto a me, sorridendo leggermente intimidito. «Però... direi che non è stato molto divertente essere interrotti», disse, ridacchiando mentre mi accarezzava la schiena, «Come ti senti?».
Sospirai. «Stupido. Insomma, avremmo dovuto saperlo», risposi, alzando le spalle.
La mano di Luke scese leggermente, sfiorando la mia spina dorsale. Un brivido percorse leggermente la mia schiena. «Suvvia, non sei stupido. Incosciente, ma stupido no», cercò di rassicurarmi, stringendomi il sedere con una mano.
Lo guardai storto. «Hai finito di toccarmi il culo?», chiesi arcigno, facendo accigliare Luke.
«Oh, andiamo! Fammi divertire un po'! E poi hai preso una bella botta, deve farti male il sedere - se vuoi saperlo, sono bravo a fare massaggi», borbottò mentre mi seguiva fuori, «Dovresti provare, sì. Sei molto teso».
Mi voltai verso Luke, fissandolo contrariato. «C'è qualcosa che credi di non saper fare?», gli chiesi, sorridendo non appena mi baciò.
«Mmh, non credo. Adesso vai, i ragazzi ti aspettano», sussurrò sulle mie labbra, baciandomi un'ultima volta prima di lasciarmi andare.
Mi allontanai verso l'aula della quinta G con il sorriso sulle labbra, inconsapevole del fatto di star entrando nella tana del lupo. Avevo completamente dimenticato che, in quinta G, c'era Wendy McLaren, pronta ad accusarmi di aver rubato il suo uomo - io ancora non potevo credere che Luke fosse stato così stupido da portarsi a letto quella ragazzina e che quella stessa ragazzina si fosse innamorata di lui, al punto da arrivare ad una rabbia e gelosia cieca pur di tenersi stretto Luke. Beh, c'era da dire che le menti delle adolescenti erano strane, e che Luke era un deficiente perché nonostante lo sapesse aveva agito senza ragionarci su e pensando con il proprio uccello (come al solito, poi).
«Buongiorno, classe», salutai gli studenti, posando la mia borsa a tracolla sulla cattedra, «Allora, oggi non ho voglia di spiegare, quindi prendete i vostri libri di Arte e cominciate a studiare per la prossima interrogazione, che sarà il prossimo giovedì», dissi, sedendomi e guardando i ragazzi prendere sul serio i libri di Arte per ripetere - se me l'avessero detto qualche mese fa non ci avrei creduto per niente.
Per un po' le cose procedettero in modo abbastanza tranquillo; i ragazzi leggevano, sottolineavano, ripetevano insieme. Thalia e Josh erano seduti vicini, lei stava spiegando a lui qualcosa e non smetteva di arrossire. Ciara li guardava dal suo posto, seduta accanto ad una nuova arrivata – si chiamava Taylor, se non erravo, Taylor Hill –, e sorrideva maliziosa. Insomma, la situazione volgeva al meglio. O almeno, volgeva al meglio finché non mi accorsi dello sguardo insistente di una certa ragazza con i capelli rossi addosso.
Volsi gli occhi verso Wendy, trovandola a fissarmi arcigna. Ricambiai le occhiate. «Ha qualcosa da chiedermi, signorina McLaren?».
Wendy annuì lentamente. «Solo una cosa, signor Clifford», disse, a bassa voce, «Per quanto tempo ha intenzione di far finta che il signor Hemmings è innamorato di lei?».
«Come, scusa?», chiesi, quasi scoppiando a ridere. Ancora non doveva togliersi Luke dalla testa, comprensibile.
Wendy continuò a sorridere falsamente. «Ho detto che la devi smettere di far finta che Luke sia innamorato di te», ripeté, inclinando la testa di lato, «Lui ama me, tu sei soltanto una distrazione. Non gli piacciono neanche gli uomini!».
Scoppiai in una risata di scherno alle sue parole. «E quando te l'avrebbe detto, esattamente? Quando ti ha riempita di bugie facendoti credere che tra voi due ci fosse qualcosa di più?», chiesi canzonatorio, facendo accigliare Wendy.
«Come puoi sapere che quelle che Luke ha detto a me sono bugie? Per quanto ne sai, potrebbe essere la verità. Potrebbe aver riempito te, di bugie», sibilò la rossa, determinata ad avere ragione come una bambina viziata che si rispetti, «Tu e Luke vi vedete da troppo poco tempo perché tu ci caschi sul serio, andiamo».
Incrociai le braccia al petto. «E tu e Luke vi siete visti per troppo tempo perché tu creda alle cose che ti dice – si è inventato che vuole mantenere un profilo basso per liberarsi di te, quando in realtà l'ha fatto perché alla fine l'hai stancato e anche perché adesso ci sono io, nella sua vita. Non ha più bisogno di te», sbottai, sentendomi davvero un po' stupido a parlare con una mia alunna così. Mi sembrava di essere ritornato diciottenne, sul serio.
Wendy sorrise maliziosa alle mie parole. «Ah sì? Si è stancato di me? E allora perché nelle ultime due settimane ha continuato a parlare con me, mandandomi persino dei nudes e dicendomi quanto gli manco?», borbottò, facendomi vedere brevemente il suo cellulare e lasciandomi attonito. Wendy tornò al suo posto ridacchiando soddisfatta mentre io fissavo il vuoto incredulo, indeciso se credere alla ragazza o meno. Una cosa era certa, io dovevo parlare con Luke.
***
[A/N] Buongiorno! Ci ho messo anni a scrivere questo capitolo, oddio ahahah
Mmmh, credo che ci siano drammi in vista! Certo, probabilmente si risolverà tutto in un battito di ciglia, ma non si può mai sapere - magari Wendy mente, oppure c'è qualcosa sotto... chi può dirlo ahahah
Al prossimo aggiornamento! ♥
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