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0.1 - E tu sei uno stronzo, Hemmings

- Luke's pov -


C'era qualcosa che non andava.

Quel pomeriggio, fedele alle sue promesse, Wendy McLaren era venuta a farmi visita con la solita scusa delle ripetizioni. Come ovvio che fosse c'eravamo strappati i vestiti di dosso a vicenda non appena lei aveva messo piede in casa, ma per qualche strano motivo non riuscivo a godermi la situazione appieno. Certo, funzionava tutto alla perfezione - ovviamente - ma stranamente fare sesso con Wendy non mi faceva sentire pienamente soddisfatto come succedeva di solito. Sicuramente c'era qualche motivo di fondo, ma non mi andava di cercarlo quindi attribuii questo mio malessere allo stress e all'ansia di essere beccato. Che fosse arrivato il momento di smetterla con questi miei sotterfugi?

Il problema non ero io, in questo caso. Come avrei potuto dire a Wendy che avremmo dovuto smetterla di vederci? Ormai c'ero troppo dentro per tirarmi indietro. E poi io non sapevo dire di no, per quanto ci provassi. Era una parola che faticavo a dire da praticamente una vita e credevo che non avrei mai trovato il coraggio di dirlo a qualcuno.

«Sei stato un po' fiacco oggi», commentò Wendy, alzandosi dal mio letto per recarsi in bagno, «Hai avuto una giornataccia?».

Tenni gli occhi fissi sul sedere tondo di Wendy sorridendo compiaciuto a me stesso. Già, per quanto deplorevole e sbagliato sia ciò che sto facendo non esiterei due volte a rifare lo stesso errore, se mi si presentasse l'occasione. Wendy è una delle mie conquiste migliori: bellissima, sexy, esageratamente intelligente e furba, cose che adoro in una donna. Sembra essere perfetta... Ma la cosa, devo ammetterlo, mi insospettisce. Le persone perfette non esistono, quindi mi chiedo sempre dove celi i suoi difetti.

«Luke...? Smettila di guardarmi il culo e parlami, ti prego», sbottò Wendy mentre si voltava, mettendo fine alle mie congetture mentali.

Sospirai facendo un'alzata di spalle. «Sono un po' stressato, piccola. Capita a volte. Non ti ho mica... Cioè, insomma-».

Wendy mi interruppe con una risatina; la ragazza mi guardò prima di raggiungere il letto e salire a cavalcioni su di me, sedendosi proprio sul mio membro. «È stato perfetto, Luke», borbottò maliziosa, baciandomi il collo, «Mi chiedevo solo perché mi eri sembrato così... Distratto, più o meno. Non ti piaccio più?», mi chiese imbronciata.

Ridacchiai stringendole i fianchi. «Oh, di questo non devi preoccuparti proprio tesoro», sussurrai contro il suo orecchio, spingendo il suo bacino contro il mio, «Sei sempre la mia preferita».

Wendy ansimò, afferrandomi saldamente da sotto di lei. «Sarà meglio che la cosa non cambi, signor Hemmings», sbottò prima di farmi scivolare di nuovo dentro di lei.

Questa volta lasciai fare il lavoro a Wendy; non avevo molta voglia di muovermi e le sue parole, dovevo ammetterlo, mi avevano scosso un po'. Non era la prima volta che Wendy mi diceva cose che suonavano come una minaccia, in effetti nei miei confronti si era sempre mostrata molto possessiva, come se l'idea di me con un'altra la facesse imbestialire. Forse era innamorata di me, il che costituiva un bel problema, visto che non potevamo stare insieme - e io non ne avevo neanche l'intenzione, a dire il vero... Non mi piacciono le relazioni stabili in generale, figuratevi una relazione stabile con una mia alunna! È la ricetta perfetta per un disastro.

Cercai di distrarmi perché pensare a una possibile relazione con Wendy mi faceva pensare anche alla mia vita che andava in rovina, così afferrai i fianchi della ragazza e l'attirai a me, sussurrandole quanto mi piacesse all'orecchio (cosa che ormai avevo imparato le piaceva un sacco, quasi come se ad interessarle non fossi io, ma ciò che pensavo di lei. Forse è davvero così). Wendy di tutta risposta gemette sempre più forte, stringendosi a me come se fosse stato di vitale importanza e affondando la testa nel mio collo, riempiendolo di baci e morsi che sperai non fossero diventati altro. Odiavo i succhiotti, gliel'avevo anche detto ma lei puntualmente me ne faceva sempre, giusto per farmi arrabbiare.

«Continua così piccola», mugugnai contro il suo orecchio, «Sei bellissima...».

Wendy alzò la sua testa, continuando a baciarmi sul collo e raggiungendo la zona sotto il mio orecchio. La ragazza ansimò dritto contro di esso, facendomi gemere eccitato. Poi aprì bocca per parlare, ma ciò che uscì non era qualcosa che avrebbe detto Wendy in una situazione del genere. E, in un modo dannatamente inquietante, non era neanche la sua voce...

«E tu sei uno stronzo, Hemmings», sussurrò una voce maschile contro il mio orecchio, una voce dannatamente familiare, «Ma non ti vergogni a scopare con le diciottenni?».

Quando Wendy alzò la testa dal mio collo per guardarmi non era più Wendy, ma Michael Clifford che rideva di me; d'istinto associai la voce che avevo sentito alla sua e mi salirono i conati di vomito. Perché mi stavo immaginando Michael che mi criticava mentre mi scopavo Wendy?

«ODDIO!», strillai, spingendo Wendy/Michael via ed alzandomi dal letto. Cominciai a pensare di essere pazzo.

Wendy (ora era tornata lei, grazie al cielo) mi guardò confusa. «Che succede, Luke? Qualcosa non va?», mi chiese preoccupata.

Respirai lentamente nel tentativo di tornare in me. Non c'era nessun Michael, non dovevo dare retta a ciò che la mia coscienza mi propinava per farmi pentire delle mie scelte. «Niente, è solo che... ho ricordato una cosa», mi inventai, su due piedi.

Wendy si sedette a gambe incrociate sul letto. «Cosa?».

«Ehm... ho un collegio docenti», borbottai, ricordando davvero che quel giorno avrei dovuto essere ad un collegio docenti proprio per la classe di Wendy, «Tra mezz'ora dovrei essere a scuola».

Wendy mi sorrise maliziosa. «Bene, abbiamo un'altra mezz'ora per divertirci», disse, battendo una mano sul letto, «Torna qui, così posso continuare ad essere bellissima solo per te».

Guardai Wendy attentamente e Dio santo, nemmeno l'idea di pensare di nuovo a Michael riusciva a fermarmi dal tornare a letto e fare di lei tutto ciò che volevo. Sono così debole...

Tuttavia, il fatto che sarei dovuto davvero essere a scuola in mezz'ora e il pensiero che avrei potuto correre il rischio di rivedere Michael sussurrarmi insulti all'orecchio mi aiutarono a non cadere in tentazione. «Scusami, Wendy, mi sa che dobbiamo finirla qui per oggi».

Wendy si imbronciò. «Dai, torna qui. Vuoi lasciarmi senza un orgasmo?».

«Ti ricordo che anche io sono rimasto a bocca asciutta», sbottai, entrando in bagno, «Sono i problemi nello scoparsi un insegnante, non sai mai quando capita un collegio docenti e devi interromperti».

Wendy mi seguì indispettita. «Chi ha deciso che dobbiamo interromperci solo perché devi andare ad un fottuto collegio docenti?».

Sospirai. «Io, cioè l'insegnante che deve andare al collegio docenti e che verrà visto come uno scemo se arriva tardi».

«Oh, andiamo! A nessuno interessa se farai tardi o meno! Tu vuoi solo liberarti di me».

Perspicace, la ragazza. Dimentico sempre che è troppo intelligente per essere fregata. «Non voglio liberarmi di te, piccola, devo davvero andare al collegio docenti. Credimi, se potessi passerei tutta la serata a letto con te, ma non posso farlo», borbottai dispiaciuto, entrando nella doccia.

Come sospettavo, Wendy mi seguì persino nella doccia. «Non mi lascerai senza un orgasmo!», sbottò, incollandosi a me.

Sospirai rassegnato, cedendo alla bellissima ragazza davanti a me. L'avevo detto che sono debole, o no?

***


Come ben pensavo arrivai tardi al collegio docenti. Non appena entrai in classe i miei colleghi e il preside mi guardarono male, ad eccezione di Ashton che, sapendo per quale motivo avessi fatto tardi, se la rideva sotto i baffi. L'avrei ucciso, se non fosse stato il mio migliore amico.

Ignorai le occhiatacce mentre mi scusavo per il ritardo e mi sedevo accanto ad Ashton, che come al solito aveva conservato il posto accanto a sé per me. Vorrei che non l'avesse fatto oggi, però, perché il mio posto era proprio di fronte all'essere che non volevo vedere al momento - seriamente, ne avevo abbastanza di Michael Clifford. Continuavo a vederlo dappertutto, che mi guardava e rideva di me mentre mi insultava. Non basta vederlo tutti i giorni a lavoro - e subire anche quel trattamento, è da un anno che ormai associo Michael Clifford agli sfottò generali su di me e su cosa faccio - ora lo devo sopportare anche in casa, in auto, dappertutto!

Odio questa situazione, come faccio ad uscirne? Forse sto solamente impazzendo... Forse? Ma che dico forse. Io sono impazzito a tutti gli effetti.

«Adesso, se il signor Hemmings permette», riprese a parlare il preside, «Vorrei discutere della questione delle gite. Sappiamo tutti benissimo che questa classe è decisamente troppo indisciplinata per affrontare una gita, e che con gli incidenti dell'anno scorso sarebbe meglio non portarli da nessuna parte».

Sospirammo tutti. La quinta G era passata alla storia come la classe peggiore dell'istituto a causa dei continui incidenti durante le gite, dell'alto numero di bocciature e dell'elevato numero di professori che se ne andavano a gambe levate a causa dell'indisciplinatezza degli alunni. Io, insieme ad Ashton, Sabrina, Calum Hood e, più recentemente, Michael, eravamo gli unici a credere in quella classe e nelle capacità degli alunni (beh, io più che altro credevo in quella classe perché lì c'erano la maggior parte delle "mie" ragazze, Wendy in primis).

«Signor Polanski, se posso permettermi, non credo che lei debba privare i ragazzi della loro ultima gita di classe. Sarebbe davvero tremendo, i ragazzi reagirebbero malissimo e ci sarebbero ripercussioni contro noi insegnanti e lei», Sabrina attaccò il preside con la solita calma e risolutezza che la contraddistingueva.

Michael mi sembrava distratto, occupato a pensare ad altro. Si concentrò sulla discussione solo dopo le parole di Sabrina, mormorando un «Sono d'accordo, non dobbiamo privare i ragazzi della gita» prima di immergersi di nuovo nei suoi pensieri. Mi chiedevo a cosa stesse pensando, a quanto importante potesse essere per distrarlo così tanto...

«Signor Hemmings? Vuole scendere dalle nuvole per qualche secondo?».

La voce del preside che mi richiamava mi fece tornare alla realtà; istintivamente realizzai di essermi incantato a fissare Michael. Dio buono, ma cosa mi prendeva?

«Mi scusi, signor Polanski, mi sono... Distratto», mormorai quell'ultima parola con imbarazzo, facendo ridacchiare Ashton accanto a me, «Cosa vuole sapere?».

Il preside mi fece un sorrisetto bastardo. Il suo odio per me era evidentissimo. «La sua opinione a riguardo delle gite».

Sospirai. «Anch'io sono d'accordo con Sabrina. Vede, signor Polanski, io credo nelle seconde possibilità e sono convinto che privare i ragazzi della loro ultima gita come classe sia una terribile scelta che potrebbe portare a conseguenze gravissime».

«Cosa c'entrano le seconde possibilità in tutto questo? Spiegamelo».

Mi voltai verso Michael, lanciandogli un'occhiata glaciale. «Posso sapere per quale motivo hai sempre qualcosa da ribattere, Michael?», sbottai, facendogli alzare gli occhi al cielo.

«Non stavo ribattendo niente. Volevo solo chiederti cosa c'entrano le seconde possibilità nel tuo discorso», rispose lui, facendo spallucce.

«Adesso finitela, voi due», sbraitò il preside, sembrando più nostro padre che il nostro superiore, «Odio questo rapporto di astio che si è creato tra di voi».

«Non è colpa mia se appena sono arrivato qualcuno mi ha dato addosso perché sono giovane», sbottò Michael, incrociando le braccia al petto.

Roteai gli occhi. «Ancora con questa storia? Certo che ti leghi le cose al dito tu, eh!».

«Diciamo che non puoi dimenticare una persona che ti insulta perché sei più giovane di lei!».

«Hemmings, Clifford! Smettetela!», esclamò il preside, interrompendo il nostro battibecco, «Quando la smetterete?».

«Mai», borbottammo all'unisono, sedendoci. Ashton mi afferrò un braccio come a trattenermi.

«Siete così infantili», sospirò Sabrina, «Secondo me cambiereste soltanto passando un po' di tempo insieme».

Fissai Sabrina come se avesse sparato la più grande cazzata del secolo. «Sei seria? Non riusciremmo mai a passare del tempo insieme! Lui appena mi vede mi attacca!».

«Pff, come se non facessi la stessa cosa anche tu, Hemmings».

«Il ragionamento non è male, invece», borbottò il preside, interrompendoci, «Anzi, ho un'idea».

Io e Michael ci voltammo impauriti verso il preside. «C-che idea?», chiesi io, temendo per la mia incolumità. Potevo sentire che, almeno una volta, io e Michael fossimo sulla stessa lunghezza d'onda.

Il preside sorrise beffardo. «Il suo discorso sulle seconde possibilità mi ha ispirato, signor Hemmings. Quindi, ho deciso che darò l'okay per la gita solo e soltanto se vedrò quei ragazzi comportarsi bene, per una volta. E voi due sarete i tutori di quella classe, li aiuterete a rigare dritto e infine, se avrete l'okay, potrete accompagnarli in gita».

Sgranai gli occhi. «Sta dicendo che io dovrei lavorare con... Quello lì per aiutare i ragazzi ad avere la gita?», chiesi incredulo.

Il preside annuì. «Ha sentito il mio discorso, o no?».

«Signor Polanski, se posso dirlo, è un'idea destinata a fallire miseramente. Io e Luke che cerchiamo di mettere a posto una classe disastrata? Non riusciamo neanche ad andare d'accordo tra di noi!», sbottò Michael.

«Per una volta sono d'accordo con te, Clifford», dissi, attirando le occhiate assassine di Michael nella mia direzione.

«Non mi interessa cosa pensate. Siete due uomini adulti, comportatevi come tali. Per lunedì voglio vedervi cercare di lavorare insieme per aiutare i vostri alunni. È chiaro?», borbottò il preside con un tono che non ammetteva repliche.

Sospirai. «Va bene. Io accetto».

«Sarà un disastro», mormorò Michael.

Era la prima volta che io e Michael fossimo d'accordo, e la cosa aggiungeva soltanto più bizzaria a quella giornata sempre più assurda.

***

[A/N] Buongiorno! Dio, mi sembra di non aggiornare da una vita e invece è passata soltanto una settimana ahahah

Quindi, shit's about to go down lol. Luke e Michael dovranno cercare di andare d'accordo per far andare i ragazzi in gita, ci riusciranno? Chissà ahaha (magari potrebbero andare anche più che d'accordo ma è ancora presto per quello). A settimana prossima! ♥♥

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