La reginetta del liceo
Entro in aula e subito noto la rossa di ieri, Iris, che mi fa un cenno con la mano, indicando il banco vuoto di fianco a lei. Mi dirigo in quella direzione senza, pensarci un attimo, mentre il professore entra proprio alle mie spalle e in men che non si dica fa l'appello e comincia subito la lezione.
Questo prof di lingue è alquanto soporifero purtroppo e faccio davvero una fatica immensa a seguirlo, soprattutto se sono le prime ore della mattinata come in questo caso. La fortuna però, è che è talmente concentrato sulla sua lezione che difficilmente si accorge dei sussurri che si propagano nell'aula.
«Vanille, tutto bene?» dice, a bassa voce, la mia compagna di banco.
Rispondo solamente con un cenno di testa, lanciando una fugace occhiata al professore, nella speranza che non ci veda chiacchierare.
«Ho sentito dire che la sorella di Nathaniel e le sue due amiche, Li e Charlotte, ti hanno dato fastidio...» continua.
«Accidenti, quanto cavolo girano in fretta le voci in questo liceo.» commento, quasi più a me stessa che a lei.
Lei però scuote la testa.
«Diciamo che non è proprio una voce che gira... È Ambra che se ne sta vantando con tutta la scuola.» dice, lanciando un'occhiata dietro di noi.
Mi volto, vedendo qualche banco più indietro proprio lei che, con un'assoluta noncuranza di quello che le sta accadendo attorno, si sta truccando reggendo uno specchietto con la mano sinistra è un pennello kabuki con quella destra, che si sta passando delicatamente sulle guance. Non appena incrocia il mio sguardo mi lancia un'occhiata omicida, come se fossi stata io quella a insultarla quella mattina.
«Comunque non prendertela più di tanto. - continua Iris, facendo in modo che la mia attenzione torni su di lei - Fanno così con tutti qui al liceo!»
«Beh, immagino che ogni liceo che si rispetti debba avere la sua odiosa Regina George.» dico quasi senza nemmeno rendermi conto di aver citato per l'ennesima volta quel film, mentre tento di prendere qualche appunto dalla spiegazione del professore.
«Oddio, Mean Girls, quanto ho amato quel film!» esclama la rossa, ma sempre a bassa voce.
Le sorrido, divertita.
Per lo meno ho trovato una vera amica in quel liceo. Perché, diciamo le cose come stanno, Nathaniel è troppo carino per essere considerato un amico e poi, beh non è che abbia mai creduto nell'amicizia tra un uomo e una donna. In un modo o nell'altro la donna, me compresa, è sempre attratta dagli uomini di cui si circonda, anche se poi magari ne ama davvero solo uno. Tranne Kentin, lui no, lui era solo un amico per davvero. Sempre se potevo definire così un ragazzino che si appiccica a te come se fossi la sua unica ancora di salvezza, nonostante tu gli abbia detto più volte di allontanarsi.
La lezione finisce e, dopo aver salutato Iris, dicendole che ci saremmo viste nella prossima lezione assieme, esco dall'aula.
«Ciao Vanille!»
Parli del diavolo. Mi pareva strano che ancora non fosse comparso, chiedendomi di mangiare un biscotto, o altre cavolate simili.
Il guardarlo così sorridente mi fa pensare che forse gli è successo o ha fatto qualcosa che l'ha reso così felice e, inspiegabilmente, mi viene in mente Ambra.
Chi le aveva detto che io e Ken stavamo assieme? O meglio, chi le aveva detto che io e lui ci conoscevamo? Insomma io non gliel'avevo detto di certo e tutte le volte che il giorno prima lui mi aveva fermato lei non era nemmeno nei dintorni. Inoltre penso che i documenti d'iscrizione siano privati, tranne che per la preside e, forse, per Nathaniel e, sebbene fosse suo fratello, mi rifiuto categoricamente di credere che gliel'abbia detto lui. L'unica alternativa rimasta è quel ragazzino davanti a me, che mi guarda tutto felice, come fosse un bambino che ha appena ricevuto un nuovo giocattolo che aspettava da tanto.
Le parole mi escono di bocca quasi d'istinto, piccate è quasi un po' avvelenate.
«Ken, che cosa sei andato a raccontare ad Ambra e alle sue amiche?»
«Mi facevano un sacco di domande, ho semplicemente detto la verità!» dice alzando le spalle, come se non ci fosse stato nulla di male in quello che aveva fatto o detto.
«Ma quale verità?! Ti rendi conto che vanno a dire in giro che noi stiamo insieme?!» percepisco distintamente la mia voce salire di qualche decibel, ma è più forte di me.
«No, no... Io non ho detto loro quello... Cioè non proprio...» balbettò un po' nervoso lui.
«Come sarebbe a dire, non proprio?!» dico allargando le braccia, esasperata.
«Ho solo detto che sei l'amore della mia vita. E poi...»
«C-cosa?! - lo blocco, prima ancora che continui a parlare e blaterare cose senza senso - Tu... Come ti è saltato in mente?!» sono sconvolta.
«Ho solo detto la verità, non coinvolge te, almeno non se tu non lo vuoi. Per caso vuoi uscire con me?»
Ma quanto cavolo di faccia tosta ha questo ragazzo? Come cavolo è possibile che non si rende conto che lo sto palesemente respingendo da due giorni, anzi in realtà lo sto facendo da praticamente quando ci conosciamo, eppure lui sembra continuare a insistere. Come può una persona essere così appiccicosa?
«Ken, una volta per tutte, io non...»
«Ora che ci penso, non potrei nemmeno offrirti la cena. Quelle ragazze mi hanno rubato i soldi...» dice, mordendosi le labbra.
«Come ti hanno rubato i soldi?»
Improvvisamente la mia indole amichevole e troppo buona, riprende il sopravvento. È più forte di me. Ken può essere anche noioso, appiccicoso e pedante, ma è comunque un mio amico, una persona che mi è sempre stata vicino nei momenti difficili, assieme a Lety, perciò non posso lasciar passare una cosa del genere.
«Sì... Mi hanno spinto per terra e mi hanno preso i soldi, dicendomi che per festeggiare avrebbero mangiato al ristorante, piuttosto che alla mensa...»
Sospiro. Maledette arpie senz'anima. Ma che gusto ci provano a trattare in questo modo la gente?
«Quanto ti hanno rubato?» domando, aprendo la tracolla e cercando il portafoglio.
«Oh, no no... - interviene subito lui, appena capisce cosa voglio fare - È carino da parte tua preoccuparti, ma non c'è bisogno che me li dia tu... Da-davvero... Grazie lo stesso...» conclude con voce tremante.
Sta evidentemente trattenendo le lacrime.
«Sei sicuro?» gli chiedo, riposando il portafoglio in borsa e guardandolo negli occhi, o meglio attraverso quegli occhiali spessi che gli stanno decisamente malissimo.
Lui tira su col naso e poi fa un cenno di testa.
«Davvero, tranquilla... Spero, spero solo che non torneranno a darmi fastidio...»
Ma si può essere così stronze? Far piangere così una persona, per cosa poi.
Sospiro di nuovo. Forse anche io sono stata cattiva con lui. Insomma ha fatto tanto per me, ha persino chiesto il trasferimento per non farmi sentire l'unica nuova al liceo e, pur se non sono sicura che sia quello il motivo, è stato un gesto gentile.
«Se si azzardano ancora a darti fastidio chiamami, ok?» gli dico.
Lui mi risponde con un cenno di testa, tira su col naso un'altra volta e poi si allontana.
Mi passo una mano sul viso esasperata. Siamo solo al secondo giorno di scuola e già mi sembra di sentire chiaramente la voce di Axl Rose dei Guns N' Roses, che mi urla "Welcome to the jungle".
Le sorprese però, a quanto pare, non sono finite, perché proprio mentre sto per dirigermi al mio armadietto per guardare l'orario e prendere i libri per la lezione successiva, sento la vocetta fastidiosa della preside chiamarmi.
«Signorina Lambert, aspetti!»
Mi volto verso di lei, molto lentamente. Possibile che non cambia mai abito, oppure ha un'armadio pieno di vestiti di tweed rosa?
«Mi dica, preside.» rispondo educatamente.
«Vorrei che partecipasse un po' alle attività del liceo! La nostra scuola prevede dei club un pomeriggio a settimana e proprio oggi c'è il primo giorno. Al momento sia il club di basket che quello di giardinaggio hanno bisogno di nuovi iscritti. Potrebbe scegliere uno dei due e andare subito a dare una mano.»
«Oh... Certo.»
Se questo vuol dire saltare le lezioni, corro. Sarò anche brava a scuola, ma se posso fare qualcosa di diverso dallo studiare, sono la prima a propormi.
«Bene allora dovrà passare nell'ufficio delegati e compilare il modulo per l'iscrizione del club che sceglie, dopodiché le consiglio di andare subito dopo pranzo al club da lei scelto e vedere come può rendersi utile.» mi dice lei, con quel suo sorriso che sembra sempre falso come non mai.
«Vado subito.» le rispondo, facendo dietro front e dirigendomi in sala delegati.
Come ho fatto ieri, busso e poi entro senza aspettare che qualcuno m'inviti.
Lui è sempre lì, questa volta seduto a uno dei banchi messi a ferro di cavallo, chino su quello che sembra un quaderno, concentrato a scrivere qualcosa.
«Ma tu vivi qui dentro?» mi viene automatico dire.
Lui alza la testa da ciò che sta facendo e si volta verso di me con quel suo sorriso radioso e dolce, che mi manda sempre fuori di testa. Sento il cuore accelerare il battito, una cosa di qualche secondo, il tempo di riprendere il controllo del mio corpo. Possibile che un ragazzo che conosco solo da due giorni possa farmi questo effetto? E dire che non sono mai stata una che crede al colpo di fulmine. Forse ne sono semplicemente attratta per il suo aspetto e il suo fare gentile.
«Vanille! Tutto bene?» mi chiede.
«Diciamo di sì.» dico, prima ancora di riuscire a fermarmi.
È strano, con lui non riesco a tenermi praticamente nulla dentro. Se continuo così andrà a finire che gli confesserò che mi piace.
«Che succede? Problemi con qualcuno?» mi domanda alzandosi.
Mi mordo il labbro, sentendo distintamente il sapore del mio lucida labbra alla ciliegia, il mio preferito. Non credo dovrei dirgli che il mio problema è sua sorella e le altre due oche che si porta dietro.
Lui però insiste.
«Vanille, puoi dirmi tutto, lo sai.» mi dice, avvicinandosi e mettendomi una mano sulla spalla.
A quel gesto crollo, senza riuscire più a tenere la bocca chiusa.
«A-Alcune ragazze hanno dato fastidio a me e Ken oggi... Ma nulla di che, tranquillo.» cerco di rassicurarlo sorridendogli, ma sinceramente non so quanto posso essere convincente.
Lui però, a quel punto, fa quella domanda che speravo proprio non mi facesse.
«Di quali ragazze parli?»
Prendo un grosso respiro, nel tentativo di caricarmi di coraggio che non ho. Mi è impossibile non fargli capire di chi sto parlando, ma forse è meglio che almeno faccio finta di non sapere che loro due sono fratelli. Non ho voglia di passare pure per la pettegola che non sono.
«Quelle tre che girano sempre insieme. Ambra, la bionda, mi ha anche detto di starti lontano. Non sono state affatto carine.» dico, tutto d'un fiato, mordendomi la lingua per l'ultima frase che mi è uscita dalla bocca.
Lui sospira, è chiaro che l'ho messo a disagio. Certo, non può mica mettersi contro sua sorella. Ma perché non mi tengo la bocca chiusa.
«Credo di aver capito. Ambra è mia sorella. So che quando è con le sue amiche è un po' cattivella, però...»
Lo blocco, scuotendo la testa e la mano.
«Non è nulla, tranquillo.»
Non posso certo dirgli che è solo il suo amore fraterno a renderlo cieco su come Ambra sia così sempre e non solo con le sue amiche. Avrebbe poi tutto il diritto di dirmi che non posso giudicarla, visto che la conosco da appena due giorni e sarebbe poco carino spiegargli che le reginette come lei esistono in qualsiasi liceo.
«Comunque, come mai sei venuta qui?» mi domanda, cambiando completamente discorso e allontanandosi di nuovo un po' da me.
«Oh giusto, vorrei iscrivermi al club di giardinaggio.» dico, ricordandomi per quale motivo ero entrata in sala delegati.
«Certo, ti dò subito il modulo. Devi solo compilarlo e poi puoi andare tranquillamente a mensa per la pausa pranzo.» mi risponde, allontanandosi e aprendo il solito armadietto per poi prendere un foglio e porgermelo, assieme ad una penna, per la precisione quella che stava usando lui prima.
Mi chino sul banco, poggiando il foglio e iniziando a compilarlo, mentre sento i suoi occhi osservarmi attenti, come se cercassero di vedermi anche l'anima. Sento il calore salirmi alle guance e tento in tutti i modi di concentrarmi sul foglio che ho davanti.
Crocetto l'opzione "giardinaggio". Non ho nessun'intenzione di giocare a basket. Io e lo sport siamo nemici naturali, ho sempre avuto appena la sufficienza in educazione fisica, facendo il minimo indispensabile e non ho intenzione di cominciare adesso a impegnarmi in quell'ambito.
«Ecco fatto!» concludo, firmando e risollevandomi, consegnando penna e foglio compilato a lui.
Questi sorride, prendendo tutto.
«Allora alla prossima Vanille.» mi dice con un sorriso.
«Alla prossima.»
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