Il Bolo pt.2
Le porte del pub si aprivano e chiudevano al ritmo della fiumana di gente che di volta in volta entrava e usciva, lasciando che un odore di chiuso misto a quello dell'alcool ferisse le nobili narici del Bolo. Quest'ultimo, avendo visto che le lancette del suo orologio avevano da poco superato il numero undici, si iniziò a guardare intorno con aria impaziente.
Dall'altro lato della strada, un individuo incappucciato e dall'aria losca lo fissava incessantemente, camminando avanti e indietro senza fermarsi un attimo. Solo quando questi gettò il cappuccio all'indietro, per poi riposizionarselo velocemente sulla testa, il Bolo riconobbe in quel volto quello del Martellone. Così, si affrettò a raggiungerlo.
"Ragazzo mio, ti vuoi dare una svegliata, o no? Sono dieci minuti buoni che ti faccio segno di seguirmi, ma tu non mi consideri manco per il cazzo!"
"Scusami tanto, pagliaccio, ma ho pensato che stessi per rapinarmi. Certo che saresti pure potuto venire a chiamarmi", puntualizzò il Bolo, il quale iniziava a essere visibilmente stizzito.
"Così da far saltare la nostra copertura? Hai ancora tanto da imparare, mio caro Lord."
Una frecciatina dopo l'altra, i due si appartarono e iniziarono a elaborare un piano per la serata. Il Martellone non perse tempo in convenevoli e spiegò al Bolo cosa avrebbe dovuto fare per colpire nel segno. Gli disse, poi, di mettersi l'auricolare e di posizionare la minuscola telecamera nera sulla giacca, in modo tale da riuscire a vedere qualsiasi suo spostamento all'interno del locale. Inoltre, gli intimò di seguire ogni sua indicazione alla lettera, senza mai mettere in dubbio neanche una sola parola poiché questo era l'unico modo per far sì che tutto andasse per il meglio.
"Va bene, ho capito tutto, ma tu sei certo che funzionerà?", chiese leggermente preoccupato il Bolo.
"Secondo te per che cosa mi stai pagando? Ora basta parlare e mettiamoci al lavoro che ho voglia di mangiare i nachos e vedere un paio di donne nude. Entra dentro e aspetta mie istruzioni."
Il Bolo fece come gli era stato detto senza esitare, e in meno di un paio di minuti aveva il gomito sinistro adagiato sul bancone.
"Number One a Scem Otto, mi ricevi?"
"Ma per che cazzo io dovrei essere scemotto e tu number one, me lo spieghi?", sbraitò contrariato il Bolo.
"Ogni operazione ha i suoi nomi in codice, nel caso fossimo intercettati da Donald J. Duck (l'allora presidente degli Stati Uniti NdA), e visto che il capo sono io, scelgo quelli che mi pare. E se non la finisci di lamentarti verrai declassato a Minchi One nei prossimi tre minuti."
Il Bolo borbottò qualcosa di incomprensibile, rassegnandosi al fatto di essersi affidato a delle mani di merda.
"Ordina da bere e girati un po' più alla tua sinistra così posso scandagliare il luogo e trovarti la preda giusta per fare un po' di pratica, prima del gran finale della serata."
"Afferrato", e dopo aver assunto la posizione richiesta, il Bolo si rivolse alla barista chiedendo un Dry Martini. Non appena udì la richiesta, il Martellone esplose dall'altro capo dell'auricolare in una sonora bestemmia (ovviamente censurata dalla casa editrice che ha scelto di pubblicare queste pagine, forse per eccesso di bigottismo), e aggiunse: "Non posso lasciarti fare una, e dico una, semplice cosa che fai subito una cazzata abnorme. Chi mai ordinerebbe un Dry Martini in un pub? Di certo non una persona sana di mente, quindi ora ordina una birra e tieni il cocktail per la prima ragazza che ti trovo, visto che l'alcool non si butta mai. E vedi di non rispondere anche a questa o te lo giuro, ti lascio a piedi stasera, quanto è porco il mondo che ho sotto i piedi."
"Posso andare a parlare con la tatuata in fondo alla sala? Mi ispira!", chiese il Bolo, con tono leggermente sconsolato.
"Lascia perdere, è una gold digger, una di quelle facili, in cerca solo di attenzioni e soldi."
"E tu come diavolo fai a saperlo? Hai notato qualche particolare che mi è sfuggito? Non so, magari nello sguardo, nel modo di accavallare le gambe, di mordersi il labbro..."
"Figurati, quelle sono tutte le cazzate con cui fanno i milioni gli psicologi comportamentali. Semplicemente me la sono già scopata."
"Ah, bene. Giusto per essere chiari, ti pregherei di avvisarmi qualora il tuo tronchetto della felicità fosse finito in qualche forno nel quale vorrei far cuocere anche io la mia pizza."
"Odio i tuoi paragoni. I miei sono decisamente più fantasiosi. Eccola! Alle tue ore undici, mora, in minigonna e con stivali bassi, la vedi? È seduta vicino alla sua amica bionda."
"Bersaglio agganciato. Mi sto avvicinando."
"Siediti e ripeti quello che ti dico."
"Comandi!"
Così, il Bolo giunse al primo obiettivo della serata, ripetendo ogni singola parola udita attraverso l'auricolare: "Ragazze, visto che la settimana scorsa sono riuscito a neutralizzare un nano psicopatico, il proprietario del locale mi ha offerto un Dry Martini. Dato che io non lo bevo, una di voi due lo vuole?"
Le due ragazze si guardarono con aria perplessa e stettero in silenzio per un paio di secondi, non sapendo se quell'atteggiamento le sorprendesse o le infastidisse. Il Bolo, su indicazione del Martellone, prese la palla al balzo e fece per allontanarsi, ma non prima di aver detto: "Non fa niente ragazze, ora cerco qualcuna che se lo berrebbe volentieri."
La tattica funzionò dal momento che fu invitato a sedere. Poi, la bionda si affrettò a chiedere: "Scusami, prima hai parlato di un nano, o me lo sono immaginata."
"Niente affatto, mia cara, hai capito alla perfezione. Questa ve la devo proprio raccontare, perché è una storia assurda. Non più tardi di una settimana fa, sedevo con un paio di amici proprio dove siamo noi ora, quando ad un tratto vedo al bancone una ragazza splendida. Non faccio in tempo ad alzarmi per andarle a parlare che sento tirare la manica della giacca. Mi volto e vedo un nano che mi guarda come se volesse staccarmi la testa dal collo. Provo a chiedergli se è in cerca di qualcosa e lui mi risponde che quella ragazza è già stata prenotata, dal momento che è stato il primo ad aver posato gli occhi su di lei. Con parole gentili cerco di fargli capire che non è giusto trattare le donne come merce di scambio, né tantomeno pensare di avere un qualche diritto di prelazione, anche solo per scambiarci due chiacchiere...", il Bolo pose un accento particolare su quell'ultima frase e poté notare che le due amiche non smettevano di guardarlo con aria compiaciuta e sognante, mentre lui si bagnava le labbra con una birra fresca, per creare sempre più interesse nella discussione.
"A quel punto mi viene in mente un'idea geniale per neutralizzare il nano e allo stesso tempo riuscire nel mio intento con la ragazza. Fingo di essere sul punto di perdere le staffe, mi tolgo la giacca di scatto e dico al nano di uscire dal locale, per risolverla una volta per tutte, da uomo a uomo. Figuratevi, incazzato nero com'era non ci ha pensato su nemmeno un minuto ed è schizzato fuori. Così, prima di raggiungere l'uscita, guardo dritto negli occhi la ragazza al bancone e le dico che sono così innamorato di lei da avere intenzione di portarle un nano in carne e ossa. Senza aspettare la sua replica, esco dal locale, per poi rientrarvi poco più tardi con il nano addormentato come un ghiro tra le braccia. Risultato? Nano ko e un drink da bere in compagnia di una bella donna, come sto facendo ora con voi."
Al termine della storia, la mora era quasi balzata sulla sedia per l'entusiasmo e a stento riusciva a trattenere la sua curiosità, mentre la bionda rideva di gusto e accarezzava dolcemente la spalla del Bolo con la mano.
"Dicci come hai fatto, dai! Non puoi lasciarci con il dubbio proprio ora", strillò la mora mentre continuava a muoversi a scatti sulla sedia.
"Va bene, va bene. Lo dirò ad entrambe, state tranquille. Ma prima, accompagnami giusto un attimo a prendere da bere, così abbiamo qualcosa da sorseggiare mentre vi rivelo i miei trucchi. A te non dispiace se rubo la tua amica giusto per qualche minuto, vero? Sarà qui prima che tu te ne renda conto, promesso!" e così dicendo, il Bolo prese per mano la mora, ma non fece in tempo a fare mezzo metro che dal fondo della sala sentì una voce acuta urlare a gran voce: "Ma quello è un Patek-Philippe!"
Il ragazzo si voltò appena in tempo per schivare la ragazza tatuata che aveva adocchiato a inizio serata, la quale si era letteralmente gettata su di lui a volo d'angelo. Si guardò il polso e capì subito di essersi dimenticato di rimuovere dal suo abbigliamento il costoso orologio. Dal momento che la ragazza invasata si era ripresa dalla botta e, alzatasi dal pavimento, si guardava intorno per capire dove fosse il Bolo, questi iniziò a farsi strada tra la gente tirando spallate a destra e a manca, nell'intento di guadagnarsi l'uscita. Una volta fuori, il cuore gli esplose nel petto non vedendo la macchina del Martellone pronta ad aspettarlo. La ragazza era sempre più vicina a trovarlo così egli, senza esitare, si mise a correre a più non posso, nella speranza di sfuggirle. Ma non aveva fatto bene i conti con l'olfatto di una gold digger, il quale si dice essere così sviluppato da essere stato impiegato per trovare i filoni auriferi durante la corsa all'oro nel Klondike. Grazie a questa caratteristica, la ragazza indovinò subito in che direzione fosse fuggito il giovane e iniziò a corrergli dietro, dando fondo a anni di palestra, pilates, ma soprattutto, squat.
Il Bolo venne salvato dal Martellone, il quale si affiancò a lui con la sua immancabile Fiat Punto grigia, giusto un attimo prima che la tatuata lo afferrasse con i suoi lunghi artigli.
Traumatizzato dall'esperienza, da quel giorno il Bolo avrebbe visto l'ora esclusivamente dal display del cellulare.
TO BE CONTINUED IN PT.3...
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