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Facciamo un gioco

La città di Emme era completamente avvolta dal buio della notte.

Di quale di queste notti l'autore stia parlando, non è dato saperlo; basti pensare, però, che sbirciando all'interno di una delle tante finestre del grattacielo PussyCat, il lettore avrebbe potuto trovare l'eroe della nostra storia: il famigerato Martellone di Bonola.

Egli era intento a fumarsi una cannetta in compagnia di una ragazza dall'atteggiamento più consono a una pornostar, che a una scolaretta alle prime armi, mentre in testa gli si affollavano i pensieri più sconci che la mente umana avrebbe potuto partorire. Poco prima di inalare l'ultimo tiro, la ragazza prese la parola e chiese: "Che ne diresti di fare un gioco?"

"Piccola, io a letto non gioco mai. Eccezion fatta per candy crush prima di andare a dormire. Mi concilia il sonno."

"Va beh, però per me potresti anche farla un'eccezione", si lamentò la bambola siliconata, sbattendo i piedi e facendo i capricci.

"Spiegami cosa hai mente", si affrettò a dire il Martellone, prima che la ragazza perdesse le staffe, compromettendogli la serata di sesso che si era programmato nella sua testa.

"Facciamo il gioco dello stupro. Tipo che io non voglio venire a letto con te e tu fai finta di violentarmi. Eccitante, no?"

Nonostante il ragazzo pensasse che fosse più eccitante ricevere una mazza da baseball sulle gengive, piuttosto che simulare una violenza, rispose affermativamente alla domanda ed entrambi si diressero in camera da letto.

Tutto stava procedendo per il verso giusto, tanto che perfino il gancetto del reggiseno non aveva opposto resistenza, quando la ragazza iniziò a correre da una parte all'altra della stanza, urlando come un'assatanata e invocando aiuto.

"Ma sei scema, o cosa?", esclamò sbigottito il ragazzo.

"Cosa?"

"Ecco appunto", e così dicendo, il Martellone non perse altro tempo e si fiondò su quel pozzo di scienza, con l'intento di stare al gioco, ma soprattutto di trovare del mascarpone nel quale inzuppare il suo savoiardo. Quando riuscì ad afferrarla, la girò di centottanta gradi, in direzione del muro, e le spalancò le gambe. Mentre la possedeva da dietro, la ragazza non smetteva di fingere di volersi sottrarre al rapporto e ciò non faceva altro che irritare profondamente il ragazzo, che altro non voleva se non dare libero sfogo a tutte le fantasie che aveva in testa, come a esempio Kate Moss, Mea Melone e compagnia bella. Per quale motivo, se no, l'avrebbe girata faccia al muro? Secondo voi per sport?

Quella voce era irritante a tal punto che egli prese a spingere un po' più forte del normale, facendo sì che la ragazza sbattesse ripetutamente la testa contro il muro, nella speranza che potesse zittirsi. Questa, contrariamente alle aspettative, non parve rendersi conto delle intenzioni del nostro eroe ignudo e, anzi, riprese a urlare ancora più forte.

Dovete sapere che l'appartamento della ragazza, ai tempi, e forse ancora oggi, confinava con una coppia di quegli odiosi vecchietti che devono sempre mettere il becco in tutte le faccende che non li riguardano. Volendo rimanere fedeli a questa tradizione centenaria, questi non mancarono di non farsi gli affari propri e, allarmati dalle grida della ragazza, si affrettarono a comporre il numero della polizia, segnalando la presenza di uno stupro, per giunta in corso.

Tornando al nostro eroe, inconsapevole di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, egli continuava a combattere con la ragazza, prima allargandole le gambe dato che questa gliele chiudeva ripetutamente, schiacciandogli i testicoli, poi premendole le mani sulla schiena cosicché l'ignorante potesse abbassarsi, raggiungendo la posizione ideale, per poi arrivare a spingere sempre più forte per schiacciarle quella dannata capoccia vuota contro l'intonaco.

Senza alcun preavviso, la porta dell'appartamento venne buttata già da due poliziotti armati, i quali raggiunsero subito il luogo nel quale si stava consumando il presunto reato, con le pistole ben strette in pugno.

"Fermo dove sei, manigoldo dal pistolino troppo allegro", esclamò uno dei due poliziotti.

"Manigoldo? Era dai tempi di Voltaire che non sentivo un simile appellativo. In ogni caso, agente, finisco al volo e arrivo. Tanto ci sono quasi", si affrettò a precisare il nostro caro Martellone.

"Tu non finisci proprio una mazza. Anzi, a proposito di mazza, allontana subito il tuo manganello da quella povera donna, prima che te lo faccia saltare."

"Non esiste minimamente, giacca blu. Con tutta la fatica che ho fatto per timbrare sta cretina, ora finisco e poi vi seguirò in centrale. Ecco, aspetti... ci sono!" L'ultimo scossone dato dal ragazzo prima dell'amplesso, fece sfondare alla ragazza, con una poderosa testata, la parete che ella aveva di fronte, tanto che questa si ritrovò per metà nell'appartamento dei due vecchietti ficcanaso e per metà con il culo all'aria dall'altra parte. La vecchia nel vederla ebbe un colpo e svenne, cadendo faccia terra. Il Martellone, invece, si girò di scatto verso i poliziotti, inondandoli con il suo seme e ridendosela di gusto. Uno dei due agenti, per la sorpresa, si fece scappare un colpo di pistola che sfondò parte del soffitto posto sopra di loro, tanto che un pezzo di esso se ne venne completamente giù, sotterrandoli entrambi.

Senza perdere altro tempo, il Martellone si rivestì e abbandonò la scena dello scontro. Prima di balzare sulle scale antincendio all'esterno della finestra, sbirciò nell'appartamento dei due vecchietti e urlò al marito: "Fai pure, la ragazza è tutta tua, giovane. Però la prossima volta vedi di scassare meno il cazzo", dopodiché sparì, inghiottito dall'oscurità della notte. Il Martellone aveva colpito ancora, e a nulla erano valsi i tentativi di porre un freno alle sue scorrerie.

Il vecchietto si avvicinò alla ragazza bloccata e le sussurrò all'orecchio: "Anche io vorrei fare un gioco con lei, signorina, di quelli che non si scorderà tanto facilmente: briscola o tresette?"

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