Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 7

Ai's POV

Mi svegliai a causa dei raggi del sole che mi arrivavano dritti negli occhi, probabilmente imprecare contro tutte le divinità del mondo aveva delle conseguenze.

Sentii una strana presenza al mio fianco e intorno alla mia vita, ma pensai che fosse semplicemente la coperta. Quando mi stiracchiai il mio braccio colpì qualcosa di troppo duro per essere il mio caldo e soffice piumone.

Quindi mi girai confusa e mi ritrovai la faccia di Shinichi davvero troppo vicina, per i miei gusti. Avvampai all'istante, irrigidendomi, ma mi calmai subito dopo avvertendo il suo respiro calmo e regolare, segno che stava ancora dormendo. Mi ricordai della sera precendente e non potei fare a meno di arrossire ancora di più, dandomi però della stupida e patetica per aver lasciato fuoriuscire le mie emozioni davanti a lui: sicuramente ora mi considerava una persona debole e piagnucolona, ovvero la perfetta copia della vecchia me.

Scacciando quei pensieri, scesi dal letto scivolando via dalle calde braccia di mr. "I'm sexy and I know it"; e sbadigliando mi stiracchiai nuovamente. Guardai l'ora sul mio cellulare, il quale segnava le 07:55, parecchio presto per me, dato che solo a quell'ora io iniziavo a dormire per via degli incubi, ed allora mi accorsi che per quella notte non ne avevo avuti più. Non ne capivo il motivo. Ero stranita e incredula, ma allo stesso tempo felice di questa cosa: di solito restavo sveglia quasi tutta la notte e dormivo massimo un paio d'ore, prima che i soliti incubi a cui ormai mi ero abituata non mi svegliassero. Avevo una scorta infinita di correttori che usavo per coprire quei tremendi segni di Satana chiamati anche "occhiaie".

Mi diressi verso il mio armadio, ma non prima di aver sbattuto un fianco contro lo spigolo del comò, cacciando un urlo strozzato. Ancora imprecando per il dolore, decisi cosa indossare.

Optai per un semplice paio di leggins grigi e un maglione rosa antico gigante per la mia attuale grandezza corporea. Mi vestii in fretta e furia ricordandomi solo dopo della presenza del mini Sherlock in quella stanza. Mi girai all'istante verso di lui, più spaventata che preoccupata. Mi sembrò di intravedere un puntino rosso sulla sua faccia, ma non gli diedi molta importanza: ero sicura di essermelo immaginato.

Nonostante ciò mi sembro che stesse dormendo.

"Spero vivamente che sia così e che non abbia visto le cicatrici. Curioso com'è farebbe troppe domande scomode" pensai.

Uscii dalla mia camera e andai in cucina per preparare la colazione. Il dottor Agasa ovviamente stava ancora dormendo: lui, nel weekend, si svegliava minimo alle nove, quindi quando finii misi la sua colazione nel microonde.

Apparecchiai la tavola e feci per andare in camera mia e svegliare il bello addormentato, anche se mi dispiaceva interrompere il suo riposino di bellezza.

"In realtà no" pensai con un sorrisino malevolo in volto.

Iniziai a pensare al modo più cattivo esistente per svegliarlo, ma per sua fortuna e mia sfortuna, vidi che stava scendendo le scale con ancora indosso il suo pigiama, mentre si stropicciava un occhio.

-Buongiorno- disse sorridendo.

"Buongiorno al cazzo" pensai seccata.

Non capivo nemmeno io il motivo di questa mia ostilità nei suoi confronti, mi veniva automatico rispondergli male.

Sbuffai infastidita di questo suo lato mattiniero di cui non ero a conoscenza e gli risposi in modo brusco:

-Buongiorno, principessa. Il riposino ristoratore è stato di vostro gradimento?-

Lui mi rivolse prima uno sguardo stranito e confuso, per poi cambiarlo in uno spaventato. Con voce tremante mi disse:

-Ai... senti...-

-Che vuoi?!-

-Hai... le tue cose?-

Sbattei un paio di volte le palpebre, perplessa, dopo di che scoppiai in una fragorosa risata, non riuscendo a credere che lo avesse detto sul serio.

Non ero arrabbiata, come molte ragazze sarebbero state al mio posto, al contrario, ero alquanto divertita dalla situazione. Quindi tentando di calmarmi gli risposi:

-No, tranquillo. Quando ho "le mie cose", come dici tu, sono molto peggio, fidati...-

Le mie parole invece di calmarlo sembrarono spaventarlo ancora di più, e questo mi fece ridere ancora più forte.

Avevo le lacrime agli occhi e la pancia mi doleva così tanto da doverla tenere tra le mani, ma comunque non riuscivo a smettere. Ad un certo punto sentimmo il rumore di una porta che si apriva e per istinto ci voltammo all'istante verso la sua direzione. Era la porta della camera del dottor Agasa da cui usci, per l'appunto, il dottor Agasa. Era in pigiama e ci guardava con aria assonnata e confusa. Alternò i suoi sguardi tra me e il mini Sherlock, e dopo qualche secondo ci chiese:

-Tutto bene?-

Lo guardammo confusi e contemporeanamente gli chiedemmo:

-Certo, perché?-

-Ho sentito un rumore forte e mi sono svegliato subito. Cos'era?-

A quel punto prese parola il ragazzo, sfoggiando una faccia da schiaffi:

-Tranquillo, dottor Agasa. Era solo la qui presente sbadigliona dallo sguardo truce che rideva come un camionista-

Ancora confuso, il dottor Agasa annuì e ci disse:

-Va bene. Allora io vado a dormire, e troppo presto per i miei gusti; ma confido nel fatto che non farete troppo rumore- e detto questo si diresse verso la sua camera.

"L'importante è crederci, dottor Agasa..." pensai dispiaciuta per i suoi timpani, i quali molto probabilmente avrebbero fatto una brutta fine.

Ricordandomi del tizio al mio fianco, incrociai le braccia mi rivolsi a lui:

-Allora... vuoi startene ancora lì imbambolato o vuoi fare colazione?-

-Vado a vestirmi, prima che la furia di Satana si scateni su di me già di prima mattina-

Mi rispose lui alzando le mani e dirigendosi in camera mia.

In quel momento mi ricordai che mi ero vestita nella mia stanza... con lui dentro... non sapendo se dormisse... diventai paonazza ma auto-incoraggiandomi e ripetendomi che stava dormendo, riuscii a mettergli la colazione su un piatto.

Non avevo cucinato qualcosa di troppo complicato: dei pancake alla nutella.

Ancora leggermente pallida in volto, accesi la televisione per aggiornarmi, come mio solito. Mi sedetti sul divano e ascoltai le ultime notizie. Quando sentii una sedia strisciare sul pavimento, mi voltai e mi accorsi dell'arrivo di mini Sherlock Holmes. Tornai a concentrarmi sulla TV, quando d'un tratto mi chiese:

-Tu non mangi?-

-No- risposi secca.

-Perché?-

-Perché no.-

-Ma lo sai che la colazione è il pasto più importante della giornata?-

-E tu lo sai che sei irritante già alle otto di mattina?- continuai con ancora lo sguardo rivolto verso la TV.

-Se ti pago?-

Solo allora mi girai verso la sua direzione, interessata dalla piega che quella conversazione stava prendendo.

-Quanto?- chiesi assottigliando gli occhi e facendo comparire un sorriso di sfida.

-Cinque dollari- mi rispose lui, assottigliando a sua volta lo sguardo.

-Dieci- contrastai io.

-Cinque-

-Dieci-

-Cinque-

-Dieci-

-Cinque-

-Cinque- continuai io, sperando che la mia tattica funzionasse.

-Dieci-

"Perfetto, ha abboccato" esultai mentalmente.

-Cinque-

-Dieci-

-Cinque-

-Dieci. Punto.- concluse lui.

-Va bene, come vuoi tu- scrollai le spalle.

Solo in quel momento si accorse che l'avevo ingannato e dopo avermi fulminato con lo sguardo e aver rilasciato un sospiro frustrato, si scompigliò con una mano i capelli già disordinati e si lamentò con voce roca.

-Non vale!-

Ancora con un sorriso vittorioso stampato in faccia, gli risposi:

-Non fare storie e dammi i soldi, detective dei miei stivali-

Ancora riluttante, sbuffò borbottando qualcosa di incomprensibile, ma comunque prese il portafogli dalla tasca posteriore dei suoi jeans e mi porse i dieci dollari che avevo vinto "meritatamente".

Mi sembrava un po troppo calmo, visto che gli avevo appena fregato dieci verdoni, quindi assottigliai lo sguardo, sospettosa.

-Dove sta la fregatura?-

Sfoggiò un sorrisetto sornione e mi rispose:

-Decido io quanti pancake dovrai mangiare. Ah, e non puoi ribattere ne tirarti indietro- continuò appena ebbi aperto bocca per, appunto, controbattere.

Rassegnata accettai, come se avessi avuto altra scelta, ma non potei trattenermi dal borbottare un:

-Porca merda, sono fottuta. Gli ho fregato dieci dollari, me la farà pagare...-

Ancora titubante, mi avvicinai al tavolo per vedere la porzione di pancake che il mini Sherlock aveva scelto per me. Appena la vidi, spalancai gli occhi e mormorai preoccupata:

-Ora si che sono fottuta...-

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro