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Una indemoniata in macchina

La macchina oscillava a destra e a sinistra, rendendole molto difficile la guida. La causa del trambusto era Lorena, che si dimenava e continuava a emettere un fastidioso suono roco dalla gola.

"Tienila ferma, che non riesco quasi a stare sulla strada".
"Ci sto provando", le rispose Pietro, ma la vettura continuava a oscillare pericolosamente.

Mentalmente prendendosela col ragazzo che non sapeva mantenere la sua parola, la ragazza ricciolina guardò nello specchietto retrovisore per capire che cosa combinava noi suoi due amici sui sedili posteriori. Di certo non si immaginava di vedere una scena simile: Pietro, grande e grosso, un ragazzone di 80 o 90 chili, era sdraiato e completamente sopraffatto da Lorena, una fanciulla magra e piccolina che pesava appena 45 chili.

La ragazza dai lunghi capelli neri, con la chioma che come una tendina le copriva il volto dalla vista dell'amica, stava prendendo a pugni Pietro, anche se in realtà non usava davvero la sua forza, piuttosto sembrava che cercasse di liberarsi da lui, tirando però dei colpi all'aria, senza mai centrare il bersaglio.

"Possibile che non riesci a tenerla a bada? Sei il doppio di lei e non sai tenerla ferma?" lo rimbeccò Rachele.

"É completamente pazza, mi sfugge dalle mani come se fosse un'anguilla", si lamentò lui.

"Inventati qualcosa, o finiremo per fare un incidente", lo implorò lei.

Lorena gorgogliò rabbiosamente perché Pietro le aveva appena afferrato entrambi i polsi.

"Non so che altro fare. Cerca di arrivare da tua zia il prima possibile", rispose lui, mentre Lorena sfuggiva di nuovo alla sua presa.

Per fortuna che mancava poco a Martiniana Po e Rachele parcheggiò davanti alla casa di sua zia pochi minuti dopo e poi suonò con enfasi il campanello.

Delia aprì la porta, sorpresa ma felice di vedere la nipote, però la sua espressione disperata le fece capire subito che c'era qualcosa che non andava.

"Lorena è stata posseduta da un fantasma. Adesso sta in macchina con Pietro. Non sapevo a chi chiedere aiuto e sono venuta da voi", spiegò Rachele velocemente, senza quasi respirare.

La zia sgranò gli occhi incredula e guardò verso la macchina. Erik, il suo compagno, si affacciò alla porta poco dopo, avendo udito tutto quanto anche lui. La vettura parcheggiata traballava come se dentro di essa stesse avvenendo una furiosa battaglia, inoltre i rantoli e i gorgoglii di Lorena si sentivano sempre più forti.

"Prima stava lottando con Pietro mentre guidavo, non riuscivo quasi a tenere la macchina", raccontò ancora Rachele, "Portiamola in casa, magari si calma un po' più in fretta che non restando in auto".

Erik strinse i denti come se fosse in grave difficoltà e si passò una mano tra i corti capelli scuri prima di scuotere la testa e negare l'accesso in casa a Rachele: "Meglio che resta lì dov'è, in casa ci porterebbe solo una moltitudine di energie negative".

La ragazza lo guardò con disperata delusione, ma l'uomo era fermamente convinto nelle sue parole.

Anche Delia le negò ciò che stava chiedendo: "Rischiamo che fantasmi e presenze malvagie, restino tra le nostre mura domestiche, se la facciamo venire dentro".

Il lamento strozzato di Lorena fece sussultare tutti e tre e Rachele implorò la zia di aiutarli: "Almeno venite a vederla. Non sappiamo cosa fare con lei".

Delia e Erik presero la giacca e se la infilarono velocemente prima di uscire in strada e raggiungere la vettura per sbirciare dentro cosa stava accadendo.

Lorena era seduta sui sedili posteriori con le gambe e il corpo allungati in avanti. Pietro aveva tirato su i due sedili anteriori per avere maggiore spazio e le teneva le mani con forza. Appena vide arrivare gli altri tre, disse con agitazione: "Sono finalmente riuscito a farla rimanere seduta".

Erik e Delia rimasero immobilizzati dallo sgomento, non osarono nemmeno toccare la macchina tanto si sentivano terrorizzati nel vedere Lorena con gli occhi completamente bianchi che gorgogliava e rantolava a ogni respiro che faceva. La ragazza dai lunghi capelli neri cercava di raggiungere la sua gola con le mani, le quali tremavano per lo sforzo che facevano per contrastare alla presa di Pietro. Ogni gesto della fanciulla sembrava auto-procurarle uno spasmo e lei schiacciava la schiena sullo schienale del sedile e allungava il collo verso l'alto, come se due mani invisibili la afferrassero per la gola.

"È la ragazza di cui mi avevi parlato l'altra volta?" domandò Delia a Rachele.

"Sì è lei. Le era successa la stessa cosa, solo che era uscita dall'auto e si era messa a correre per tutta Paesana".

"Non fatela più uscire dalla macchina", intervenne Erik, cercando di avere una voce seria e calma, sebbene lo sguardo lasciava trapelare la sua paura, "Probabilmente il fantasma che la sta tormentando è malvagio e, se lasciate che lei lo segua, finirà col farle del male".

"Qualcuno mi può dare il cambio?" domandò Pietro da dentro alla vettura, ancora intento a tenere le mani dell'amica.

Rachele si infilò nell'abitacolo per aiutarlo, dicendo intanto agli zii: "Ma perché deve prendere di mira proprio lei? Che cosa vuole?"

"Fammi concentrare un attimo", rispose Erik allontanandosi di qualche passo appena.

Pietro uscì dall'automobile lasciando l'amica a reggere le mani di Lorena. Quest'ultima cercava ancora di portarsele alla gola e con le lunghe unghie smaltate di nero voleva grattarsi e graffiarsi nel tentativo di togliersi di dosso quelle mani invisibili che la stavano strangolando.

"Stai bene?" chiese Delia al ragazzo.

"Sono sfinito. Ha una forza incredibile. Se mi raccontassero tutto quello che sta accadendo, non ci crederei".

"Hai ragione, neanche io ci avevo creduto quando Rachele mi aveva narrato cosa era accaduto un mese fa. Invece adesso, che ho questa ragazza sotto ai miei occhi, mi rendo conto di essere stata una stupida a non dare peso alle parole di mia nipote".

"Ma neanche io ci crederei se me lo dicesse qualcun altro", disse Rachele, sovrastando con la voce i gorgoglii di Lorena, "La faccenda è così strana che a volte mi domando se davvero è accaduta, anche se l'ho vissuta sulla mia pelle".

"Cosa facciamo per toglierla da questa situazione?" domandò Pietro, serialmente preoccupato per Lorena.

"L'altra volta si è svegliata da sola, ma nel frattempo era rimasta almeno un paio d'ore in questo stato", spiegò Rachele, cercando di resistere agli strattoni che l'amica le stava dando.

Erik si avvicinò di nuovo a loro, grattandosi la testa piena di pensieri per via della difficile situazione e sbirciò con precauzione cosa stava accadendo dentro all'automobile.

"Allora, ci hai capito qualcosa?" lo incalzò Delia.

"Credo che c'entri un bambino morto. Forse a questo fantasma, quando era in vita, gli è stato ammazzato un bambino, o forse lo hanno portato via contro la sua volontà. Non mi è chiaro, però quest'uomo è molto arrabbiato e cerca vendetta su chiunque gli capiti a tiro".

"No, non possiamo lasciarlo farle del male", esclamò Rachele.

"Ci sarà pur qualcosa che possa funzionare per risvegliarla da questo stato", implorò Pietro.

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