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Davvero è tutto finito?

Lorena non ricordava niente di quello che Rachele diceva che lei aveva fatto e detto, le uniche sue memorie riguardavano un uomo calvo con un cappello a falda larga intesta e un lungo cappotto, che la chiamava con gentilezza e la pregava di raggiungerlo.

Ma la sua vita era più importante e doveva lavorare, andare alle feste, trovarsi un fidanzato e fare tutto quello che qualsiasi ragazza della sua età desiderava.

Passarono le settimane, i mesi e gli anni.

Lorena trovò un buon lavoro, s'innamorò di un ragazzo stupendo e fece nuove amicizie.

Una sera decise di fare un'uscita tra amiche, così invitò Rachele ad andare a bere una birra insieme a Simona, Giada e Mirella.

Scelsero un locale di loro gusto e passarono la serata a chiacchierare e bere. Mirella si era sposata con Luca, Rachele aveva rilevato l'attività di famiglia, Giada e Simona avevano invece conosciuto Lorena a un concerto rock e stavano appena cominciando a frequentarsi.

"Me la immagino Lorena, tutta truccata di nero, che si scatena al concerto", scherzò Mirella.

"Sì, in effetti, in certi momenti è talmente presa che non la fermi più", rispose Giada, ridendo.

"Che ci volete fare? Quando la musica è buona, io parto in quarta e non mi frena più nessuno", affermò allegramente Lorena.

"Basta che non diventi di nuovo tutta strana come quella volta che ti abbiamo acchiappata lungo la strada del cimitero", disse Mirella, ancora con tono divertito.

"Oppure in discoteca, al Fortino", precisò Rachele.

Giada e Simona non capirono l'allusione e guardarono le altre tre, interrogativamente.

"Oh, dai, è stato tanto tempo fa. Che figura che mi sono fatta", ridacchiò Lorena, bevendo poi un altro sorso di birra per nascondere un poco il suo imbarazzo.

"Cosa hai fatto?" s'interessò Simona.

"Ti sei ubriacata?" provò a indovinare Giada.

"In effetti entrambe le volte era ubriaca marcia", asserì Rachele.

"L'ultima volta però è stata colpa tua, che non hai controllato che si frenasse nel bere alcolici", disse Mirella.

"Ma smettila, mica sono la sua madrina. Ha voluto lei bere tutta quella roba", rispose Rachele.

"Sì però non è il caso d'incolparsi a vicenda", intervenne Lorena, "è stato un caso, nessuno è responsabile. Inoltre non è mai più successo", quindi si rivolse alle sue nuove amiche per spiegare loro di cosa stavano parlando: "qualche anno fa, per tre volte, un fantasma mi ha posseduta. Io non ricordo niente, ma Rachele era sempre vicino a me e dice che ho fatto cose molto strane".

"Aveva gli occhi completamente girati all'indietro e dalla gola emetteva un rauco e gutturale rantolio. Quando parlava aveva la voce strozzata e spesso ha cercato di graffiarsi la gola, come se delle mani invisibili la stessero strozzando", narrò Rachele.

"La prima volta, io e mio marito abbiamo trovato loro due per strada, sulla via che conduce al cimitero. Lorena era completamente fuori di sé e Rachele cercava di portarla a casa, ma invano. Abbiamo dovuto metterla in macchina, ma lei era rigida come un pezzo di legno, al punto che, per infilarla nell'abitacolo, l'abbiamo piegata come un tavolo da picnic", aggiunse Mirella.

Tutte quante risero: Simona e Giada perché pensarono che fosse solo un racconto divertente; Rachele e Mirella perché erano felici che tutto fosse finito; Lorena perché si sentiva in imbarazzo e per di più non era mai stata convinta di aver fatto tutte quelle cose che Rachele le aveva narrato.

La serata si concluse bene, le ragazze rincasarono e Lorena si mise a letto. Era stanca, sentiva in corpo un leggero effetto dell'alcol pervia della birra che aveva bevuto, era felice per aver visto le sue amiche e alla fine si addormentò beatamente sotto le calde e confortevoli coperte.

Il suo sonno, dapprima quieto, cominciò dopo qualche ora a essere un poco agitato, finché la ragazza non si sentì mancare il respiro e aprì gli occhi di scatto, con la bocca spalancata, in cerca di ossigeno. Istintivamente volle mettersi a sedere, ma non vi riuscì, perché qualcuno le stava seduto addosso e la schiacciava col suo peso.

A pochi centimetri dal suo naso, il viso del fantasma col cappello la scrutava. I suoi occhi brillavano nel buio con ira e i suoi denti erano rabbiosamente digrignati. Le mani dell'uomo scivolarono in avanti fino a raggiungere la gola della ragazza e stringerla con una presa salda.

Lorena non riuscì quasi a respirare e ogni tentativo di incamerare un po'di aria era spasmodico. Ebbe paura di morire in quell'istante e guardò il fantasma col cappello con occhi spalancati e terrorizzati.

Lui non si mosse per un lungo momento, poi si mise a parlare e, con la voce non più gentile come le altre volte in cui si erano visti, disse: "Ti avevo detto di non raccontare più a nessuno della mia esistenza".

Lorena non riuscì a rispondere, il suo cuore batteva all'impazzata e il corpo era pietrificato dalla paura. Rimase quindi immobile nel suo letto, non riuscendo quasi a respirare, fissando atterrita e inerme il fantasma col cappello. 

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