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9.


«Io non...perché non gli hai detto niente? Lui...»

Anche Shoto si sente in colpa, è evidente dal modo in cui stringe le dita intorno alla manica della divisa che ancora non ho tolto dalla notte appena trascorsa.

Siamo sicuramente una bella squadra, il nostro talento è accollarci colpe.

«Speravo amasse qualcuno migliore di me» ammetto guardandolo senza una particolare espressione. Lui sgrana gli occhi, so che vorrebbe picchiarmi ancora anche se adesso le motivazioni sono diverse.

Il suo viso è contratto per il dolore, non credo sia facile per lui accettare l'idea che il suo migliore amico avrebbe potuto guarire senza operarsi. 
Anche se, ad essere onesto, so cosa sta passando davvero per la sua testa.
Lo stiamo pensando entrambi: cosa sarebbe successo se Izuku si fosse lasciato morire per niente?

Io ho sicuramente la risposta alla mia domanda, Shoto sembra in preda ad un attacco di panico. 

«Come faccio a guardarlo in faccia sapendo che l'ho sempre spinto lontano da te quando invece...» si blocca, gli tremano le mani, io ho l'impressione di non avere più emozioni da esporre. 
Mi sento vuoto, sconfitto, non ho davvero più niente per cui valga la pena investire troppe energie. 

«Non potevi saperlo» sbotto cercando di tirare via il braccio. Lui non molla la presa, ha gli occhi lucidi e non credo di riuscire a reggere il bastardo che mi piange sulla spalla. 

«Come fai ad essere così calmo?» chiede con la voce spezzata.

Non rispondo, non subito almeno. 
Vorrei solo che mi lasciasse in pace. Non ho voglia di crollare, non ne ho il tempo e le forze. Non voglio sguardi di compassione e pacche sulla spalla. 

«Sto bene» mormoro poco convinto, la stretta di Shoto si fa più forte. 

«Bakugou, tu non...» si blocca, sento le sue dita tremare appena. «Sarà tutto diverso, lui non...»

«LO SO!»

La mia voce suona strana, eppure quell'urlo mi da sollievo come se fossi finalmente riuscito a grattare via un fastidioso solletico alla gola.

«Lo so che non ricorda di avermi amato. Lo so che ogni cosa che riguarda noi è sparita dalla sua mente. Non ha idea di come mi ha conosciuto, probabilmente. Non sa che mi teneva la mano quando mia madre urlava, non sa che gli accarezzavo i capelli quando aveva la febbre e nemmeno che gli avevo promesso che saremmo stati eroi insieme. Ha dimenticato tutto ciò che ho detto, e sai una cosa Sho? Una parte di me è profondamente felice di questo, perché finalmente può vivere la vita che avrebbe avuto dal primo momento se non mi avesse mai incontrato!»

Ci blocchiamo entrambi; lui con gli occhi sgranati, io con il petto che si alza e si abbassa rapidamente. 
Non ho realizzato la verità finché non è uscita fuori con forza dalle mie labbra, ma è così evidente ora. 

Izuku non ha dimenticato solo di amarmi. 
Ha dimenticato la mia voce arrabbiata, le prese in giro, le botte, le esplosioni, la paura, il rimorso, il dolore, la confusione.
Ha dimenticato il fatto che l'ho tradito, che non ho mai mantenuto la promessa di diventare eroi insieme.
Ha dimenticato il giorno in cui gli ho detto che avrebbe fatto meglio ad uccidersi.

E per quanto mi faccia male, per quanto io senta già dentro di me la mancanza della sua voce e del suo sorriso, non riesco a non essere felice se penso che Izuku non mi guarderà mai più chiedendosi cosa ha fatto di sbagliato per meritare il mio disprezzo.

Perché io, di certo, non avrei mai saputo come fargli capire che la colpa era solo mia.

Come può non darmi pace l'idea che la persona che amo abbia smesso di dannare la propria vita nel tentativo di salvare la mia?

«Katsuki...» le dita di Shoto finalmente lasciano la presa sul mio braccio, io non riesco più a guardarlo in faccia. 
Lo sento deglutire a vuoto ma tengo la testa bassa. 

«Promettimi solo che continuerai a prenderti cura di lui» mormoro mettendo nuovamente un piede davanti all'altro per salire le scale. Shoto mi segue, questa volta non dico niente.

«Lui mi ha chiesto... mi ha chiesto di fare una cosa, mentre andavamo in ospedale» dice quasi esitante. Sento il cuore battere all'impazzata, non credo di riuscire a reggere altre informazioni. «C'è uno zaino sotto il suo letto, mi ha detto di farlo sparire e non fartelo mai trovare. Ma forse, a questo punto...» è in difficoltà, vorrei dirgli di no. Vorrei scappare, fingere che non me l'abbia mai detto, perché posso solo immaginare quello che troverò nello zaino e non sono sicuro di saperlo affrontare.

Invece annuisco, lui mi lascia finalmente andare.

Quando entro in camera di Izuku, pochi minuti dopo, mi sembra di impazzire. Il suo profumo è ovunque insieme ai poster di All Might e alle foto con i suoi amici appese lungo uno spago sottile. Mi guardo intorno e mi rendo conto di non essere mai stato in camera sua. Mi fa tristezza, non gli ho mai nemmeno dato modo di credere che mi importasse.

Passo le dita sui suoi pupazzi, sui modellini, sui cuscini sparsi sul letto fino a buttarmici di peso con la faccia premuta contro il piumone.

Non piango mai, sono bravo a tenere tutto dentro, ma non posso farne a meno mentre immagino di affondare il viso tra i suoi capelli con la consapevolezza che non avrei mai più potuto farlo.
E così, mentre bagno la federa di lacrime che non riesco a frenare, mi rendo conto che è finita davvero. 

Ho sempre pensato di poter vincere qualsiasi cosa senza capire di aver perso tutto in partenza.

Sono passati cinque giorni da quella notte, oggi Izuku sarà dimesso dall'ospedale ed il suo zaino è ancora in un angolo della mia stanza.

Non ho avuto il coraggio di aprirlo, ma sento di doverlo fare prima di rivederlo.

Mi trascino fuori dal letto, gattono sul pavimento e tiro la stoffa accarezzandone distrattamente i bordi prima di convincermi a tirare la zip. Subito capisco perché voleva che sparisse.

La prima cosa a scivolare fuori sono foto, tante foto di quando eravamo piccoli gelosamente custodite. Dietro ognuna di esse, con la sua scrittura ordinata, aveva appuntato la data ed il ricordo che avevano immortalato.

16 ottobre: io e Kacchan giochiamo a fare i pirati. Lui è il capitano, ovviamente, ma io sono la sua spalla destra e questo mi rende infinitamente felice!

22 marzo: ho la febbre e Kacchan è scappato di casa per portarmi il suo pupazzo di All Might e le caramelle. Spero che la zia non lo punisca troppo dopo.

7 luglio: Kacchan mi tiene la mano mentre guardiamo i fuochi d'artificio. Mi ha detto di esprimere un desiderio, io spero solo che non mi lasci mai.

Un fiume di ricordi inizia a scivolarmi tra le dita fino all'ultima foto, ritrae entrambi con le divise della scuola media. È la nostra ultima foto insieme, dietro non c'è scritto niente ma è stropicciata come se ci avesse pianto sopra. Non sono sicuro di riuscire a respirare bene, ho come un nodo incastrato in gola mentre mi rendo conto di aver bagnato le foto con le mie stesse lacrime.

Le metto di lato con cura, le mani tremano incontrollate mentre estraggo dallo zaino quello che sembra un diario. Lo rigiro tra le dita, non ho il coraggio di aprirlo perché ho l'impressione che facendolo distruggerò ogni brandello di sanità mentale che mi è rimasta.

Vorrei urlare, ho bisogno di farlo, invece stringo il diario al petto e mi piego su me stesso senza forze. Mi sento perso e mi sta uccidendo dentro, sono totalmente paralizzato.
In questo momento lo odio. 
Odio lui ed il suo essere talmente pieno di sentimenti da sentire il bisogno di trascriverli per non perderne nemmeno uno.

Vorrei dirgli che non vedo più un futuro; ho paura di continuare a vivere, non ho idea di cosa mi aspetta e so per certo che non esiste una vita che valga la pena di essere vissuta se alla fine del tunnel non c'è Izuku con la mano tesa verso di me.

Sollevo la copertina con lentezza, cerco di respirare ma non ci riesco. Il mio nome è ovunque.

Tutti i ricordi che Izuku ha perso sono tra le mie mani ed io ci sto annegando dentro.

La prima volta in cui ho sentito il cuore battere in modo diverso avevamo quattro anni. Troppo poco, vero? Eppure, so di non essere mai stato così vicino all'amore quanto lo sono stato in quel momento, con le dita che sfioravano le tue e la tua risata nella testa.
Guardavamo il cielo, i nasi all'insù, le stelle riflesse nei nostri occhi e la consapevolezza che insieme eravamo più vasti dell'universo. Mi sono chiesto spesso se ci pensi mai a quelle giornate in cui il nostro problema più grande era che scusa trovare per stare svegli fino a tardi la sera dopo. Era tutto più semplice quando potevo stringerti tra le braccia senza la paura che tu mi respingessi. Ho cercato mille volte di capire cosa sia cambiato, non l'ho mai capito e forse è meglio.

La seconda volta in cui ho sentito il cuore battere in modo diverso eravamo alle medie. Non ho mai voluto credere al fatto che tu mi odiassi davvero, ma ho dovuto accettarlo quando mi hai consigliato di buttarmi dal tetto della scuola. Forse, hai detto, avrei avuto la possibilità di rinascere con un Quirk utile. 
Tutto ciò che mi è rimasto di quel giorno è il ricordo dei tuoi occhi pieni di disprezzo e la bruciatura sulla spalla dove c'era la tua mano. A volte ci penso, avrebbe fatto meno male buttarsi davvero dal tetto di quella dannata scuola.

Eppure, nonostante tutto, continuo a non odiarti. Deve esserci qualcosa di sbagliato in me. Perché davvero, diciamocelo, come puoi amare qualcuno che ti consiglia di ucciderti?

Non ho giustificazioni per me stesso, ne ho ancora meno per te. Il mio unico appiglio era la ferma convinzione che tu fossi molto più di questo. E avevo ragione, dannatamente ragione. Vorrei che te ne fossi reso conto anche tu.

La terza volta in cui ho sentito il cuore battere in modo diverso è stato il giorno in cui ti ho visto ridere con Kirishima.

Non odio Eijiro, lui è davvero una persona fantastica, ma a quel punto era chiaro che lui avesse tutto ciò che avevo sempre sognato di avere.

Lui era tutto ciò che volevo essere, tutto ciò che ero stato per un tempo davvero troppo breve.

Non capisco, ti giuro che non capisco.

Non ho fatto che invidiarlo.

A lui è bastato esistere per entrare nella tua vita.

Ogni giorno che passava era una pugnalata e tu avevi il coltello dalla parte del manico.

Vorrei indurire il cuore con la stessa facilità con cui Eijiro indurisce la pelle, forse così sarei in grado di proteggere quel poco di me che è rimasto.

Perché è così evidente, adesso, che non c'è stato un solo giorno in cui non ho sperato che quei sorrisi fossero rivolti a me.

Ti ho attirato a me senza rendermi conto di aver solo spinto me stesso troppo in là. Ho ferito me stesso per farti restare e alla fine mi sono ritrovato davanti ad un bivio che mi terrorizza: morire o dimenticarti.

Ehi, Kacchan, oggi ho sentito Denki dire scherzosamente che hai una sola espressione: quella arrabbiata. Vorrei dirgli che non è vero.

Hai così tante sfaccettature dentro, perché nessuno le vede?

Quando sei assonnato batti spesso le palpebre, se sei preoccupato arricci il naso, se sei felice abbassi la testa come se ti sforzassi di non sorridere. Vorrei che permettessi agli altri di vedere quello che vedo io, ma soprattutto vorrei che lo concedessi a te stesso.

Non so che fare.
Continuo a sputare questi fiori arancioni, non capisco nemmeno dove mi porterà tutto questo. Ma Kacchan, non voglio dimenticarti. Come posso farlo?

Ho fatto un sogno bellissimo.
Non era niente di che in realtà. Eravamo seduti sul tuo letto, tu avevi la schiena poggiata al muro ed io ero accoccolato al tuo petto. Leggevo un manga, tu tenevi gli occhi chiusi e mi accarezzavi i capelli.

È stupido, vero? Sembro un ragazzino di tredici anni. Shoto dice che sono pazzo, che vedo in te cose che non esistono, ma io so che non è vero.

Sono a pezzi, anche se dico di stare bene. Nessuno se ne rende conto, lo so, cerco di nasconderlo anche perché probabilmente nessuno riuscirebbe a credere alla matassa di pensieri che ho in testa.

Vorrei che mi salvassi, Kacchan. Come quando eravamo piccoli e mi difendevi da tutto.

Vorrei smettere di amarti. Sarebbe più facile per entrambi. Sono egoista a volerti per me quando è chiaro che vuoi qualcun altro? Vorrei essere in grado di spegnere questi sentimenti, perché averti nella mia vita sarebbe già così tanto. Ma non posso, questa dannata malattia ha deciso che non posso accontentarmi di averti per metà.

Ho capito che forse devo perderti per amarti davvero.
Ricordi quando volevamo le stesse cose? Pensavo fossimo destinati ad essere una sola cosa e a durare per sempre. Forse, la verità è che eravamo destinati a dirci addio.

Non puoi essere felice se continuo a farci questo, e nemmeno io.
L'idea di guardarti senza riconoscerti mi terrorizza, ma tu non dimenticherai cosa siamo stati. So che in fondo, nonostante tutto, per te conto qualcosa.

Magari non mi ami, ma Kacchan... se il mondo finisse verresti a salvarmi, vero? Mi stringeresti a te mentre il cielo cade?

Non sono pronto a morire.

Pensavo di sì, ma non lo sono. Quindi... non lo so, credo che alla fine operarmi sarà l'unica opzione rimasta. Vorrei davvero ci fosse una soluzione diversa, ma non posso continuare a vivere la mia vita in funzione della tua.

La verità è che avrei fatto qualsiasi cosa per te, anche attraversare l'inferno se me l'avessi chiesto. Ma che senso ha?

In un certo senso, l'ho fatto.

E allora, forse, dimenticare è la cosa migliore.

Ho paura.

Non sono pronto ad amare qualcun altro. Credi che ne sarò in grado?

Non riesco nemmeno ad immaginare cosa voglia dire dimenticare di aver amato così intensamente. Proverò mai qualcosa di tanto forte per un'altra persona?

Kacchan, qualsiasi cosa accada, ti amo.


Dannato nerd.

Ti amo.
Ti amo.
Ti amo.

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