«Ludwig... perché? - un singhiozzo salì alla gola di Feliciano - Come... come hai potuto... io ti amavo!»

Spalanco gli occhi e mi alzo di scatto, mettendomi a sedere con le mani fra i capelli.
Quell'urlo mi lacera ancora le orecchie ed il cuore.
Sento il battito accelerato, ho il fiato corto, mi accarezzo delicatamente le gote che percepisco bruciare; Dio, di nuovo.
Sospiro sentendo l'aria fresca entrata dalla finestra spalancata accarezzarmi la pelle, e, mentre un brivido mi attraversa la schiena, penso che sarebbe meglio chiuderla... sta piovendo.
Mi alzo lentamente e, nell'atto di chiudere la famosa finestra, osservo le case del mio quartiere, tutte simili, facendo perdere il mio sguardo nel grigio del cielo.
Mi chiedo da quando io abbia iniziato a ritenere banali o noiose tutte queste piccole caratteristiche della mia vita.
A me sono sempre piaciute le case tipiche del mio Paese, no? Hanno armonia, nulla che stoni.
Come ho sempre amato questo clima freddo, la birra, il rispetto delle regole, l'efficienza nel lavoro... o forse non le ho mai amate, non ci ho semplicemente mai fatto caso.
Sono sempre andato per la mia strada come un treno, non mi sono mai chiesto nulla; eppure, nella penombra della mia stanza, in solitudine, un pensiero mi inquieta ed assilla.
E non posso far altro che chiedermi se a Venezia stia piovendo in questo momento.
Venezia ha sempre avuto un fascino particolare su di me: una città meravigliosa sotto qualsiasi punto di vista, particolare, ma con un velo di malinconia che la rende ancora più... indescrivibile.
Venezia rappresenta perfettamente Feliciano, forse è per questo che l'ho sempre amata.
Sento una lacrima rigarmi una guancia e mi chiedo come io abbia fatto a ridurmi così.
Come abbiamo fatto a distruggerci così, Feli?