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Feliciano, appena arrivato a Roma, non aveva esitato a raggiunger l'appartamento del fratello - uno dei tanti, in realtà. Durante l'inverno Romano prediligeva l'appartamento a Piazza Navona, a detta sua per comodità, ma Feliciano lo conosceva troppo bene: a Romano piaceva l'atmosfera. Piazza Navona d'inverno è assolutamente magica. I turisti, le famiglie, le bancarelle natalizie...
Una volta preso il taxi dall'aeroporto ed esser giunti in centro, i due giovani uomini s'incamminarono con spasso spedito verso piazza Navona. Ludwig si era limitato a seguire silenziosamente il compagno, ammirando la bellezza dell'Urbe, che continuava a sorprenderlo di continuo. L'Italia era sicuramente un Paese molto caloroso, lontano dalla sua mentalità, ma Roma - a parere di Ludwig - era diversa da qualunque altra città italiana: né troppo accogliente né troppo austera, l'antichissima città faceva sentire a proprio agio il tedesco. Quando arrivarono a casa di Romano non trovarono nessuno. La preoccupazione sul volto del Settentrione era palese. Provò a chiamarlo e Romano rispose solo alla decima chiamata del fratello.Comunicazione rapida, sbrigativa e fredda. In quel momento Romano non si trovava a Roma e comunque non voleva esser raggiunto. Feliciano pregò e supplicò, tuttavia fu futile, poiché Romano si limitò a riattaccare. A questo punto il povero italiano dai capelli ramati scoppiò in lacrime.
Le minute spalle tremavano scosse da violenti singhiozzi e Ludwig non poteva resistere all'istinto di stringerlo tra le proprie braccia e rassicurarlo. Uno scatto e si ritrovarono stretti l'uno all'altra. Feliciano si specchiò nello sguardo limpido dell'amato e per un attimo s'illuse di star indossando uno strambo vestito da bambina, di star stringendo una scopetta in mano... S'illuse di esser piccolo, o forse piccola, di vivere nella grande casa di Austria, di esser coccolato da Ungheria, di vivere senza responsabilità alcuna. L'unica cosa che non era mutata nel tempo era proprio quello sguardo limpido che lo stava scrutando preoccupato. Feliciano sorrise fra le lacrime, grato.

Erano giorni che non sentiva Romano e la sua vita si era fatta terribilmente vuota. Vagava per le Ramblas senza uno scopo preciso, con le mani nelle tasche e lo sguardo vuoto. Anche il suo cuore lo era.
Quando, molto tempo prima, aveva messo le mani sull'Italia meridionale tutto si era aspettato, tranne di trovarsi innanzi un marmocchio con un broncio adorabile. Romano era universalmente ritenuto un bambino maleducato, scansafatiche e fastidioso, insomma, solo un portatore di grane. Eppure per Antonio non era mai stato così: non c'era un perché o un per come, Romano era semplicemente speciale. Un'anima buona circondata dal male, una creatura cresciuta tra le vipere. E lui desiderava ardentemente proteggere quel cuore d'oro nascosto dal duro cipiglio messo come scudo.
Ed eccolo ora, solo, a vagare come un fuggitivo per la sua stessa città. Perché Antonio lo era: un codardo, fuggitivo, traditore della sua stessa promessa. I tempi si erano fatti duri e lui aveva lasciato allo stress il potere di sfogarsi sul suo chico.
Ma, carajo, pure lui s'impegnava per farlo arrabbiare in quel modo!
Stava guardando il vuoto seduto su una scalinata, con un bicchiere di sangria in mano, quando ricevette la chiamata di Ludwig.
Stranito, rispose al telefono, e scoprì che Romano era scomparso dalla circolazione. Sentiva Feliciano piangere sotto e il panico si fece spazio in lui.
Doveva assolutamente andare in Italia.

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