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Era una mattina strana, quella: lo si percepiva nell'aria. Nell'incantevole Venezia la pioggia aveva appena cessato di cadere, l'aria era pungente ma il Sole era finalmente uscito in tutto il suo splendore, perciò, Feliciano, armatosi di tavolozza, cavalletto e tela, era uscito per fare una passeggiata lungo i canali della Regina dell'Adriatico, alla ricerca di qualche scorcio caratteristico. La Serenissima era sempre malinconica, ma in quel momento lo era in un modo struggente; così struggente ed angosciante da far riaprire le vecchie ferite del cuore... questo pensava Feliciano, fissando con occhi lucidi il suo riflesso nel Canal Grande. Attorno a lui il ciarlare dei turisti, le risate di una comitiva di ragazzi e  le voci profonde dei gondolieri, venivano percepite come ovattate:  lui, non era a Venezia, lui in quel momento era con la testa e il cuore ad Hamburg.

Io ti penso amore
Quando il bagliore del sole
Risplende sul mare.
Io ti penso amore
Quando ogni raggio della luna
Si dipinge sulle fonti.

Ormai era sera, Feliciano sarebbe dovuto rientrare a casa, eppure qualcosa lo bloccava. Vagava da ore come uno spettro per i canali della città, aveva ricevuto ed ignorato numerosissimi messaggi da parte di suo fratello e di Alfred, non aveva tempo per nessuno dei due. Era incredibile come gli anni passassero ma i sentimenti rimanessero gli stessi: pretendeva di andare avanti, ignorando quella mancanza che quando si faceva sentire, prepotente, gli attanagliava il cuore, lasciandolo muto e senza respiro. Tuttavia, sapeva dove dirigersi: tutte le sere,  a Piazza San Marco, suonava un violinista con cui aveva stretto amicizia. Un artista e un inguaribile romantico, così Feliciano lo avrebbe descritto. Quella sera stava suonando in compagnia della sorella, fanciulla dalla voce angelica, una melodia che fece immobilizzare Vargas ben prima che questo si fosse avvicinato all'amico stesso.

Io ti vedo
Quando sulle vie lontane
Si solleva la polvere
Quando per lo stretto sentiero
Trema il viandante
Nella notte profonda
Nella notte profonda.

Ed improvvisamente Feliciano si ricordò quegli occhi, di un azzurro gelido, quell'espressione dura, quelle labbra serrate, quei capelli d'orati e nulla ebbe più senso: perché si trovava lì e non con lui? Perché non erano stati capaci di andare avanti? Perché erano passati dai baci al non sapersi più guardare negli occhi? All'inviarsi email di lavoro per non incontrarsi? All'evitarsi ai meeting? Al diventare perfettamente sconosciuti dopo aver condiviso così tanto?

Io ti sento, amore,
Quando col cupo suono
Si muovono le onde.
Nel tacito boschetto caro
Spesso ad ascoltare sei tu con me.

Feliciano non voleva rinunciare a quel così tanto. No. Era un codardo, un vigliacco ed un perdente, ma non poteva rinunciare a lui.

Per nessuna ragione.

Io sono con te
Anche se tu sei lontano
Sei vicino a me
Anche se tu sei lontano
O fossi qui
O fossi qui

Quello era stato solo un sogno, ma una volta aperti gli occhi e ripresa coscienza del proprio corpo, immobile fra le lenzuola profumate, Feliciano guardò la pioggia fuori dalla finestra e si convinse che anche ad Amburgo stesse piovendo. Seppe cosa fare.

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