Faceva caldo. L'afa estiva non si accompagnava bene allo scuro cielo notturno e alle poche stelle non coperte dai lampioni. Lei aveva caldo. Lui era troppo occupato a guardarla per fregarsene di qualunque altra cosa.
Un mese. Era passato un mese dall'ultima volta in cui si erano visti. Giorni di nostalgia, paura, solitudine.
Ora erano lì, però. A pochi metri dal lago, col riflesso della luna sull'acqua come unico testimone. Zitti e abbracciati.
"Fa caldo."
Lei si alza, si sfila le scarpe e si avvia verso l'acqua. Lui la guarda, estasiato carezza i suoi movimenti con gli occhi. La ragazza entra piano nel lago, finché l'acqua non le lambisce l'orlo degli shorts. Si gira. Il ragazzo è ancora sulla spiaggia.
"Vieni anche tu?"
Un cenno del capo. Anche lui è dentro. Uno accanto all'altra. Si baciano. Non riescono a smettere. Lui le sfila la maglietta.
"Fa caldo."
Mormora scherzoso. La prende in braccio, trasportandola di nuovo fino al bagnasciuga. Appoggia la maglia di lei. Non c'è nessuno. La bacia di nuovo. Lei si stacca, sorridente come non mai. Si sfila i pantaloncini, lo sfida a fare lo stesso con lo sguardo. Sfida accettata. Entrano entrambi in acqua. Lui le circonda i fianchi da dietro. La luna osserva in silenzio.
Pian piano, anche l'intimo viene lanciato sulla spiaggia. Mano nella mano, vanno avanti nell'acqua bassa. Lui la prende in braccio, di nuovo, e la ragazza posa la test sulla sua spalla. Chiude gli occhi. Le carezze morbide del ragazzo la cullano insieme al rumore delle onde.  Forse il tempo si ferma lì, per loro due. Nel loro paradiso personale. Tornano alla spiaggia. Non parlano. Si rivestono, in silenzio. Non pensano ad altro che a loro due. Per mano, camminano veloci. Confuse dai sentimenti, le loro menti registrano, dei successivi quindici minuti, loro due abbracciati sui sedili di un autobus deserto, e poi una corsa mano nella mano e riso sulle labbra. Conoscono la strada. La casa di lui svetta dietro alla curva. Non è particolarmente grande, ma per due amanti un luogo in cui stare assieme è qualcosa di troppo importante per passarci davanti senza degnarlo di uno sguardo.
Entrano. Lui con la familiarità di chi entra in casa propria, lei lievemente imbarazzata da quella intrusione. La camera del ragazzo è a pochi metri di distanza. Camminano piano, in punta di piedi, anche se i genitori non sono in casa. Come bambini impauriti dalla propria ombra. Entrano nella stanza, la porta si richiude morbida dietro di loro. Forse non sapremo mai cosa accadde in quella stanza. Forse ci basterà solo immaginare. Ma sappiamo che, nel bel mezzo della notte, un ragazzo con in braccio una figura avvolta in una felpa troppo grande esce di casa. Cammina per qualche minuto. C'è un campo, poco distante dalla casa. Cammina nell'erba soffice, posa la ragazza su di questa. Si stende accanto a lei, l'abbraccia. Guardano il cielo, insieme e in silenzio, e non c'è cosa più intima che sapere di star guardando lo stesso stralcio di cielo. Insieme.
E se quella notte qualcuno, spinto da chissà quale divina volontà, avesse interrotto una qualunque attività per guardare in quel campo, avrebbe visto tre persone: i due ragazzi e la sagoma evanescente del loro amore.